I.
Nella contea di Heaminster tutti erano in fibrillazione per i festeggiamenti per la Lady Adelle, ormai prossima alle nozze con Lord Raphael Ballard, Duca di Watun e Marchese di Wystone. In particolare nel piccolo palazzo l'intera famiglia era febbricitante al pensiero che finalmente una delle due gemelle avrebbe preso marito, per di più un ottimo partito che avrebbe portato potere e fama alla piccola contea; Lady Delia, la madre delle ragazze, non riusciva a fare meno di continuare a sistemare i capelli della figlia, così che fosse perfetta al primo incontro con il futuro marito; Lord Virgil se ne stava tutto tronfio a capotavola guardando la figlia con fierezza e gioia; Lady Lavina osservava la sorella con gioia e una punta nascosta di delusione, sebbene la sorella non sembrava curarsene, troppo eccitata mentre si rigirava tra le mani le lettere che si era scambiata con il giovane.
- Spero davvero che sia davvero perfetto come traspare dalle lettere – la giovane aveva tirato su un pezzo di carta azzurrina stropicciata e lo aveva annusato delicatamente – E spero che abbia lo stesso odore di lavanda che ha la sua carta da lettere.
- Sono felice che Lord Ballard ti sia piaciuto così tanto fin dal primo momento. Che questo possa essere anche un matrimonio d'amore?
- Lo spero per te sorellina, o passeresti una vita di inferno – aveva parlato Lady Lavina, come sempre realista e leggermente polemica.
- Oh, sono certa che sarà tutto perfetto, come nelle favole che ci leggeva la balia quando eravamo piccole – aveva fatto brillare gli occhi Lady Adelle, mentre invece la sorella li alzava al cielo esasperata.
Nonostante le due sorelle fossero gemelle e fossero molto simili anche nell'aspetto fisico (solo il colore dei capelli le differenziava, Lavina era corvina e Adelle invece bionda), i loro caratteri fin da piccole erano stati completamente diversi: Adelle era tranquilla, dolce e un po' ingenua, mentre Lavina aveva mostrato fin da subito una forte insofferenza per la vita nobiliare, come aveva anche dimostrato il buonissimo rapporto che si era creato tra lei e Antonio, il giovane musicista italiano che era arrivato poco prima della loro nascita.
- Certo tesoro – l'aveva sostenuta la madre, anche lei fiduciosa per davvero.
- Sarà un matrimonio bellissimo – era subentrato il padre – E tutti i nobili nei dintorni saranno invitati e renderanno omaggio a te e a Lord Ballard.
Lady Adelle era estasiata a quel pensiero, gli occhi puntati in alto a immaginare chissà cosa e la lettera stretta al petto.
- Se permettete, io vado nei giardini a prendere una boccata d'aria, che tutti questi convenevoli mi fanno venire il voltastomaco – si era alzata da tavolo Lady Lavina, senza permettere minimamente ai suoi genitori di protestare o controbattere.
- Posso seguirla? - aveva chiesto Lady Adelle distogliendo finalmente lo sguardo dalla figura della sorella.
- Sì, vai pure – le aveva dato il permesso il padre. Lei si era alzata, aveva fatto un leggero inchino ed era uscita dalla stessa porta che aveva poco prima oltrepassato la sorella.
Ogni volta che Adelle andava a cercare sua sorella, il primo posto dove guardava era sotto il monoptero in marmo a ridosso del lago nella loro tenuta. Di solito la trovava lì, seduta con un libro in mano o ad ascoltare Antonio che suonava il violino.
Anche quel pomeriggio di aprile l'aveva trovata lì, seduta sul marmo bianchissimo, con la sua ampia gonna a righe e i delicati capelli neri che sfioravano leggermente le gote di Antonio, ora seduto al suo fianco.
- Sono preoccupata Antonio, ho paura che mia sorella si faccia solo castelli in aria su questo Lord Raphael, ho paura che questo sia un vecchio bavoso che però dovrà sposare comunque, temo che dovrà passare la sua intera vita senza libertà – il viso di Lavina era davvero corrucciato, le guance leggermente arrossate dalla paura e una lacrima che scavava un solco sul suo viso pallido.
- Dalle lettere non sembrava un vecchio bavoso, al contrario pareva un giovane educato e gentile. Magari le tue paure sono infondate, inoltre lei mi pare abbastanza felice per questo matrimonio.
- Sì, lei è felice, ma sai com'è Adelle, si emoziona con poco e io ho paura che presto si possa pentire di aver accettato con così tanta gioia questo matrimonio. Infondo è sempre un matrimonio organizzato dai nostri genitori, non esiste amore. Anche io vorrei sposarmi, è il sogno di ogni ragazza di 18 anni, ma vorrei sposare qualcuno che amo veramente.
Antonio era arrossito leggermente, avrebbe voluto essere lui quello che lei amava davvero, ma ogni volta quel pensiero si andava a scontrare con la realtà: lui non era nulla altro che un violinista povero e senza speranza, non avrebbe mai potuto sposare la figlia di un conte, si sarebbe sempre visto costretto ad osservarla da lontano, anelare quel suo amore nella vana speranza di diventare in un futuro anche solo il suo amante proibito.
- Vinnie – era sbucata Adelle dai cespugli di rose e more che circondavano il tempietto e si era seduta al fianco della sorella, salutando con un cenno delicato Antonio – Non devi preoccuparti per me, andrà tutto bene.
Agli occhi della corvina la positività della sorella risultava quasi disarmante, sorprendente e leggermente fuori luogo, poco oggettiva.
- Io lo spero Adie, lo spero davvero per te – aveva preferito lasciare cadere il discorso la corvina, rivolgendo subito uno sguardo ad Antonio – Ti va di suonare? Magari la musica mi farà passare questi brutti pensieri.
- Sì, certo Milady.
- Ti prego Antonio, non mi chiamare così, per te sono Lavina e lo sai benissimo – gli aveva dato un leggero colpo sulla spalla, spingendolo verso il violino poggiato all'entrata del tempietto.
Lui le aveva fatto un leggero sorriso e si era alzato in piedi per prendere lo strumento ed imbracciarlo.
Lentamente, senza fretta, aveva posato l'archetto sulle corde e aveva cominciato a suonare una fuga improvvisata, una di quelle che gli venivano dal profondo e dimostravano quanto talento ci fosse in realtà in quel corpo, un talento che alle volte veniva sottovalutato.
Lavina aveva buttato leggermente indietro la testa, i capelli che cadevano sottili sul bianco marmo sembravano venature rigogliose, mentre Adelle aveva preso in braccio Ermes, il Cavalier King Charles Spaniel di casa, e aveva cominciato ad accarezzarlo delicatamente mentre teneva gli occhi puntati su Antonio.
- Potrei vivere per sempre così – aveva parlato Lavina appena Antonio aveva posato il violino e si era rimesso al suo fianco – Aria fresca, un buon libro e bella musica. Mi sembra quasi di sognare...- aveva fatto un leggero sospiro e aveva poggiato la testa sulla spalla di Antonio – Alle volte ho paura che tu parta per un posto in cui qualcuno possa riconoscere il tuo talento. Sarei felice per te, ma non so se sopravvivrei senza la tua musica.
Antonio era arrossito leggermente, era abituato a quei complimenti da parte di Lavina, però gli facevano sempre un certo effetto. Dissimulò rivolgendosi ad Adelle: - Tra quanto arriverà Lord Ballard?
- In teoria in serata dovrebbe essere qui, quindi sicuramente tra poco verrà Valerie a prenderci per prepararci.
- PrepararCi?! - aveva alzato la testa Lavina – Io cosa c'entro? Devi sposarlo tu, mica io.
- Sì, ma dovrai essere comunque perfetta per il ballo di stasera. Magari troverai il tuo principe azzurro – aveva fatto occhi sognanti la bionda.
- Preferirei un bel pirata, come Black Sam – le aveva sputato in faccia – Molto più affascinante.
- Ora che mi fate pensare, sicuramente anche Magnus mi verrà a chiamare per preparare qualcosa da suonare per stasera.
- Un bel minuetto, come quelli che vanno tanto di moda a Vienna – aveva consigliato Adelle.
- Sì, magari di Wolfgang Amadeus Mozart, povera anima.
- Veramente, morto così giovane e con così tanto talento.
Antonio non aveva neanche fatto in tempo a finire quella frase che da lontano aveva visto arrivare Magnus, il suo maestro. Si era alzato di scatto, aveva fatto un brevissimo inchino e aveva parlato: - Miladies, chiedo perdono ma devo proprio andarmene o rischio di non arrivare a stasera perché Magnus mi avrà ucciso prima.
Entrambe le ragazze avevano riso e lo avevano salutato, Adelle con la mano e Lavina dicendogli:
- Tieni un ballo per me stasera.
- Se Magnus mi lascia, volentieri.
- Parlerò con mio padre – gli aveva fatto un cenno con la mano e lui, leggermente turbato, se ne era andato per la stradina secondaria, lasciando le due gemelle definitivamente sole.
Lavina aveva quindi ripreso tra le mani il suo libro e aveva ricominciato a leggere, mentre Adelle, continuando ad accarezzare Ermes, aveva preso a guardarla di sbieco.
- Cosa c'è, Adie? - le aveva chiesto la corvina senza togliere lo sguardo dalle pagine ingiallite del "Castello di Otranto", la primissima edizione che Antonio aveva portato dall'Italia come ringraziamento per la sua assunzione a palazzo.
- Nulla, nulla – aveva continuato ad accarezzare Ermes e a guardare storto la sorella.
- Non ricominciare con la solita storia – non aveva ancora alzato lo sguardo, sembrava parlare al libro – Tu vedi amore ovunque, sorellina.
- L'amore È ovunque – le si erano illuminati gli occhi.
- Ne riparleremo stasera al ballo – aveva zittito completamente la sorella, definitivamente più interessata ai suoi sogni che a discutere con Lavina.
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