Riunione
- Padroncina... Il verdetto: vivere o morire? Colpevole o innocente?
Ellissa rimase immobile, un cicaleccio insopportabile nella mente: le tre voci rimaste si accavallavano, si rivoltavano le une contro le altre e non le rendevano per niente facile pensare lucidamente, o pensare, punto.
- Se i tuoi amici smettessero di fare il tifo per un solo partito, mettendo all'asta un elenco di morti possibili e scannandosi a vicenda per decidere quale sia la migliore, ti risponderei volentieri, Zariel -, disse con molta calma, pronunciando lentamente ogni sillaba.
Il caos si azzittì.
- Sembra abbiano capito. Ora...
Ellissa si sollevò in piedi, avvicinandosi a Katia e facendo cenno a Zariel di liberarla.
- Cosa ti ha fatto attendere così a lungo? Perché non mi hai uccisa non appena tu e il tuo servo vi siete resi conto del pericolo? Io l'Inferno ce l'avrei dentro anche senza di loro, per quello che ho vissuto in vostra compagnia. Le voci dei miei demoni mi hanno resa più forte, mi hanno aiutata: non sono stati loro a privarmi di una famiglia, non sono loro a volermi fare del male, adesso. Perché non sei stata più svelta a tentare di strangolarmi? Cosa ti ha trattenuto, a parte i sensi di colpa verso mia madre?
Sensi di colpa.
Katia si ricordò in quel preciso istante che quello era il nome della sensazione indistinta provata così a lungo, in quegli anni: guardò Ellissa, riconoscendo nelle sfumature verde pino di quelle iridi lo stesso colore che aveva fissato con gli occhi arrossati di pianto, lo stesso colore che le aveva sempre dato speranza.
Lo stesso colore che aveva visto spegnersi pian piano, raffreddato soltanto nella morte che le aveva dato lei stessa.
- Puoi...
Fremette. Non poteva. Non doveva.
- Puoi essere uccisa soltanto dalla lancia stessa. È Mathias a doverne ordinare l'uso, e ciò non sarà possibile fintanto che non sapremo qual è la tua metà -, disse Katia, contorcendosi e raggomitolandosi, le mani sulle tempie e tra i capelli, combattuta, indecisa.
Che cosa doveva proteggere?
Verso chi doveva provare fedeltà?
Perché non lo sapeva più, adesso?
- Quale sarebbe la mia metà? Cosa stai farneticando, zia?
- La Porta Angelica. C'è un ragazzo che come te porta un frammento di un regno ultraterreno nella sua anima, non so chi sia, ma c'è: so che ti cercherà, e quando ti troverà le vostre nature saranno più forti. Si manifesteranno più prontamente, saranno... Finalmente evidenti agli occhi di tutti. Mathias e l'Ordine desiderano lasciare in vita la Porta Angelica perché soltanto la stirpe dei Cieli possa albergare in terra, mentre quella opposta...
- Deve marcire tra le fiamme, ovviamente. Che carino.
Zariel, sarcastica, mimò un applauso senza l'ombra di un'emozione in viso.
- Vi avverto, comunque, che Lenora è uscita di casa da un bel po'. E che il monastero, la chiesa o il luogo sacro dove ammuffisce Riccioli d'Oro in tonaca è sin troppo vicino, quindi, facendo due più due e ipotizzando che sia anche la sede del famigerato Ordine... Mathias è qui.
La demone indicò la porta, che si spalancò in quell'esatto momento.
L'uomo, solo, fece qualche passo all'interno dell'ambiente, mentre la domestica arrivò trafelata alle sue spalle, rimanendo però all'esterno.
Con un breve sguardo, la figura avvolta dalla tonaca inquadrò senza problemi l'intera situazione e ne sorrise, come se tutto fosse pienamente sotto il suo controllo.
- Bene -, sentenziò: - Forse avrei dovuto occuparmi di tutto questo sin dall'inizio.
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