Memorie
Osservai i lineamenti dell'uomo che amavo, studiandone il profilo austero e dolce a un tempo; mi aveva fatta sedere accanto a sé, fedele alla promessa che ci eravamo scambiati.
"Non c'è luogo del mio cuore o del mio mondo a te precluso, non c'è niente di mio che non sia anche tuo: come un solo essere, come una sola anima, da qui alla Fine"
Distolsi lo sguardo, sentendo la tristezza invadere ogni fibra del mio corpo. Cosa stavo per fare?
- E tenebris lux, tenebrae e luce. Semper fiat ex altera una, ex una altera.
"Dalle tenebre la luce, dalla luce le tenebre. Sempre l'una si genererà dall'altra, e l'altra dall'una".
Il primo di tutti gli insegnamenti, per la Setta dei Puri. Il motto con cui si aprivano le riunioni generali della confraternita, le parole con cui il suo capo supremo salutava i convenuti. Riportai gli occhi su Raphael, levatosi in piedi per pronunciare quella breve orazione. Le sue labbra continuavano a muoversi, ma avevo smesso di prestare ascolto: vedevo soltanto l'espressione rilassata e serena del mio consorte, della persona alla quale avevo legato il mio destino.
L'eternità che ci eravamo giurati l'un l'altra era davvero tanto breve da finire quel giorno?
- ... di Longino, artefatto che abbiamo a lungo cercato, a lungo desiderato distruggere!
Rivolsi la mia attenzione all'intorno, verso il salone, ammirando la bellezza dell'ambiente in cui sembrava incastonata la famosa lancia: soltanto i discendenti del suo primo possessore l'avrebbero potuta brandire, soltanto uno di essi avrebbe potuto scagliarla contro un essere a metà tra cielo e terra, legato ad entrambe le realtà e da entrambe ugualmente lontano.
La Porta Angelica e la Porta Demoniaca portavano in sé un frammento di Paradiso, un tizzone d'Inferno: quell'arma era nata per distruggerle, e la Setta voleva proteggerle entrambe da quella minaccia.
Nessuno di loro sapeva.
Nessuno di loro immaginava di essere stato tradito.
Il primo a cadere fu un uomo, colpito da un quadrello di balestra: non emise un fiato, accasciandosi su sé stesso. Una consorella fu la vittima seguente: le grida di panico iniziarono a sollevarsi dalla platea, mentre ombre incappucciate sciamavano all'interno del salone.
- Katia, andiamo! Ci hanno trovati!
Raphael. Che mi tendeva la mano, brandendo nell'altra un corto pugnale.
- Corri!
La nausea mi strinse la gola, ma afferrai le sue dita protese, accettai il suo aiuto.
Concentrai tutta me stessa in quella stretta, desiderando di fermarmi, di stringerlo a me un'ultima volta. Di baciarlo e chiedergli scusa, di spiegargli quanto fosse sbagliato l'operato della congrega, di come l'Ordine fosse nel giusto: la lancia doveva continuare ad esistere, la Porta Demoniaca no. Soltanto agli angeli doveva essere permesso discendere in questo mondo già tanto permeato dal male: soltanto in questo modo l'equilibrio sarebbe stato ripristinato.
Soffocai un conato, mentre mi sovvenne che quelle stesse parole mi erano state sussurrate all'orecchio da Mathias, giovane adepto dell'Ordine. Corrugai la fronte, ma il dubbio che la mia debolezza e le capacità persuasive del ragazzo potessero aver creato una nuova e utile verità non mi sfiorò neppure.
- I topi scappano, dunque. Non pensavo lo facessero anche quelli con la corona...
Una voce cantilenante, profonda e suadente; un'altra ombra si parò davanti a Raphael, l'ombra di Mathias.
Caddi a terra, spinta indietro dall'uomo che amavo. Davvero non si rendeva conto di proteggere la responsabile dello sterminio dei suoi confratelli?
Ferendosi a vicenda, i due combatterono: alcune gocce di sangue mi raggiunsero, spettatrice passiva di quella lotta per la vita.
Ma anch'io dovevo lottare per una vita, e non si trattava della mia.
Armato di un corto gladio, Mathias stava per avere la meglio: ancora giovane e inesperto, tuttavia, fu troppo affrettato nello sferrare il colpo finale, che andò a vuoto. Raphael, avvantaggiato dall'esperienza e dalla corporatura, rovesciò la situazione gettando via il pugnale con cui fino ad allora si era difeso alla meglio, raccogliendo la spada da terra, avvicinandosi a Mathias steso a terra supino. Raccolsi il pugnale giuntomi quasi in grembo, lì dove in germe giaceva un erede...
- Non riesci neppure ad uccidere... chi ti ha portato via ogni cosa, Raphael.
Un colpo, uno soltanto. Alla schiena. Alle spalle. Persi immediatamente la presa sulla lama, portandomi le mani al viso e subito dopo scostandole, quasi sentendo lo stesso freddo acciaio tra le costole, quasi desiderando che la sua fine fosse anche la mia.
- Katia, va tutto bene. Ne abbiamo parlato, ricordi? Nessuno deve sopravvivere, di costoro. Nessuno. Lui non è ancora membro della Setta, lui sarà uno di noi. Verrà educato nell'amore angelico del nostro Gran Maestro, Katia: vuoi anche tu questo destino per lui. Tuo figlio, suo figlio... Ucciderà l'abominio partorito dagli Inferi, compiendo il suo vero destino. Lo volevi, ricordi?
Annuii. L'avevo voluto. Era giusto. Era troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per salvarlo, troppo tardi per dirgli addio... Eppure un refolo di fiato mi raggiunse, un vento leggero che dalle sue labbra esangui mi accarezzò dolcemente una guancia.
- Avrai meritato il mio amore, se ti prenderai cura di lui... di Leandro... amalo, Katia, ama...
Un secondo colpo, al petto. Al cuore.
- Andiamo, donna. Il tuo compito qui è concluso.
Gli chiusi gli occhi. Raphael non doveva vedermi seguire quei passi, l'andatura ora malferma e claudicante di Mathias. Non avrebbe dovuto parlarmi, non avrebbe dovuto perdonarmi.
Non avrei dovuto perdonare me stessa, mai.
- Mathias...
Il giovane percepì la voragine che si era spalancata in me: un vuoto da riempire, da colmare fino all'orlo di altre parole, di altre falsità. Di altre richieste di sacrificio per un fine superiore che mi fu di giorno in giorno confitto più a fondo nella mente...
"Ama Leandro, ama nostro figlio"
Erano le uniche parole di Raphael che ascoltavo ancora.
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