La Fine
Lacrime lente scorrevano sul viso della donna, sul viso di chi si era fatta chiamare "zia", da me. Dalla figlia di una sua consorella...
- Ho provato a tenere nascosto il luogo a Mathias, Ellissa, io ci ho provato con tutta me stessa! Ho lasciato che trascorressero tre anni, tre lunghi anni in cui Michael e Magdalena ti hanno accudita, protetta, allevata, ma senza poter nascondere i prodigi che già all'epoca eri in grado di compiere, fuori controllo. Sono stati loro, bambina, a darti la pace, ma a caro prezzo...
- Spiegati.
Rantolai, senza cercare di mantenere una parvenza di fermezza, di autocontrollo. Da otto anni sapevo frammenti di informazioni su quella che ero, dalle voci che mi avevano sempre fatto compagnia per quel tempo, le uniche altre che avessi mai sentito oltre a quelle di Lenora, Katia, Leandro.
Voci provenienti dall'inferno, che speravano si prendesse al più presto l'anima di quella donna, di quell'assassina.
- Mi sono recata da loro. Avevo capito dagli indizi in possesso di Mathias dove poteva trovarsi il loro rifugio, poco prima che lo venisse a sapere anche lui. Mi hanno accolta a braccia aperte, nonostante avessero intuito quant'era accaduto. Mi hanno sorriso, mi hanno offerto del cibo, dell'acqua per ritemprarmi dalla corsa forsennata che mi aveva portata alla loro porta. Non ce l'ho fatta ad accettare alcunché: ho soltanto chiesto di essere ascoltata per un'ultima volta, lo dovevo a Magdalena, lo dovevo a colei che pur di proteggere sua figlia aveva deciso di nascondersi in quel luogo sperduto, capivo la sua scelta dopo averne compiuta una identica, altrettanto avventata, per proteggere un'altra vita. Mi dissero che andava tutto bene: che così il Fato aveva voluto, che ero parte di qualcosa di più grande. Quasi li insultai entrambi, per quelle parole. Quasi mi rivoltai loro contro, dopo che mi ebbero spiegato che cosa desideravano fare per evitare il peggio nell'immediato.
Eppure, finii per assecondarli: avrebbero utilizzato il potere latente nel sangue di Michael per creare un sigillo, un sigillo per i tuoi poteri: per sette anni saresti vissuta in tranquillità, senza avere contatti con il mondo dei demoni, contatti pericolosi che già si erano manifestati dalla culla. Fino alla maggiore età, sarebbe stato per te impossibile essere una vera e propria Porta per gli Inferi, perché è questo che sei, Ellissa. La soglia dell'Ade, per chiunque sia abbastanza forte da affacciarsi tramite te a questo mondo: per emergere dagli abissi dell'Erebo e manifestarsi fisicamente al di qua di esso, come puoi vedere.
Miczariel riassunse forma umana, aprendo immediatamente bocca per rettificare:
- Longino e il suo potere avrebbero richiesto comunque un aiuto. Magdalena ha offerto il suo sangue di semplice umana per completare il sigillo, per rafforzarlo con il potere di un demone. Il mio, per la precisione. Curioso, è stato veramente curioso: mi è stato chiesto di aiutarli a silenziare la mia stessa voce nella sua mente, ed ho acconsentito per il suo bene. Quando mi sono risvegliata, sono corsa a recuperare i ricordi degli anni passati sotto la tua tutela...
La demone fece una pausa, ponderando le parole.
- ... e mi sono resa conto che non è stato un male accettarla. Fino ai nove anni l'hai lasciata vivere lì dovera cresciuta, tentando di istruirla, tentando di farle dimenticare quanto fino al giorno prima era in grado di fare. Facendole accettare la morte dei genitori, facendola accettare a Mathias. Non è stato facile, soprattutto quando si è avvicinato il termine della protezione del sigillo. Hai iniziato ad aver paura, a cedere, a rinunciare: da brava, debole mortale hai venduto la casa, ti sei trasferita nuovamente in città, hai licenziato le istitutrici, l'hai data in pasto a Mathias e al suo figlioccio...
- Leandro è mio figlio! -, sbottò però Katia. - Mathias potrà averlo cresciuto come un membro dell'Ordine, ma resta la mia prole! Abbiamo cercato di aiutarla, ma non è possibile farlo. Non posso salvare la figlia di Magdalena, posso soltanto liberarla dal suo fardello... e dalla vita -, concluse, atona, scagliandosi subito dopo contro la ragazza, prontamente bloccata da Zariel.
- Ora, ora... Padroncina. È il momento del verdetto -, sentenziò la demone, trattenendo Katia e impedendole di urlare, percependo come un vago fastidio l'assenza della domestica. Sapeva già dov'era diretta Lenora.
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