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Zucchero e veleno



Kisame non aveva mai avuto dubbi sul fatto di aver adorato Itachi dalla prima volta che lo aveva incontrato. Non conosceva ancora il suo viso, non aveva guardato nei suoi occhi e né sentito la sua voce, non poteva avere idea di che meravigliosi capelli avesse dal momento che li aveva nascosti sotto quel dannato mantello, lo stesso mortificava anche le forme del suo bellissimo corpo. Eppure era stato attratto da quel mucchietto desolato di vestiti, già da lontano. Mentre si avvicinava, percorrendo quel pontile, era consapevole che era stata la fragilità trasudata dal suo linguaggio non verbale ad aver sciolto il suo cuore che aveva creduto rude e insensibile fino a quel momento. L'ho costretto io a diventare rude e insensibile, nella mia vita ho avuto la mia bella dose di dolore ed è stata la paura di soffrire di nuovo che mi ha fatto nascondere dietro a queste mura. Ma forse il mio cuore potrebbe anche avere una possibilità di liberarsi da queste catene. Itachi era rannicchiato su se stesso come se stesse trasportando un gigantesco macigno ma non lo volesse dare a vedere. Kisame si era fermato mantenendo comunque qualche metro di distanza, non sapeva nulla di lui tranne il suo nome. Era perfettamente a conoscenza del micidiale potere oculare che possiedono gli Uchiha. Tuttavia Pain si era premurato di avvertirlo anche di tutto il resto, quell'uomo era un'arma di distruzione devastante quando voleva. Kisame era dilaniato da tremendi contrasti, l'attrazione che provava faceva a botte con il timore che aveva iniziato a serpeggiare dentro di lui. Possibile che un corpo tanto fragile riesca ad essere così letale? E già Itachi era un enigma vivente. Kisame aveva ancora qualche passo nella sua direzione evocando degli squali in carne ed ossa che iniziarono a nuotare nel mare sottostante. Itachi continuava a tenere il piede destro in giù, verso l'acqua, senza il minimo timore che qualcuno di quei famelici predatori glielo potesse afferrare con un balzo; il sinistro era appoggiato sulle tavole, il ginocchio alzato su cui il moro aveva posato un gomito. Già, i capelli erano neri, di una tonalità polverosa, Kisame si sentì nuovamente sballottato tra due fuochi, da un lato il cuore che si scioglieva nel calore che gli stava invadendo il corpo come lava incandescente, l'erezione che iniziava a farsi strada e la bocca totalmente asciutta, dall'altra la pena che gli suscitava quel corpo totalmente infagottato con solo la testa che si vedeva appena. L'uomo squalo, sopraffatto dai sentimenti ma cercando di mantenere disperatamente il controllo, decise di esprimere la sua totale solidarietà sul fatto che entrambi avevano dovuto attraversare le stesse dolorose esperienze nella vita essendo stato costretti ad eliminare degli amici. Itachi non si voltava come se lui non esistesse e nemmeno le sue parole fossero state capaci farlo materializzare nella realtà. Itachi si era voltato infine verso di lui, dandogli solo il suo splendido profilo. La forma del suo naso era perfetta, le ciglia nere lunghissime, scrutava Kisame con quegli occhi neri bellissimi, taglienti e scintillanti come il mare che aveva di fronte, segnati profondamente dal dolore e da delle marcate fossette date da madre natura ma che rendevano i suoi lineamenti unici e particolari. L'uomo squalo si era sentito le gambe molli. Aveva notato anche come il moro non fosse per niente intimorito dalla sua mole, i tratti da squalo o il fatto che avesse una spada gigante con se. Sembrava che il dolore provato avesse saturato la sua anima così tanto che più niente potesse scalfirlo. Kisame era sobbalzato leggermente colpito da quello sguardo come se fosse stato trafitto un pugnale, la linea delicata e perfetta del mento incorniciata dai ciuffi di capelli più corti che sfuggivano alla costrizione dell'elastico. Il suo cuore sembrava un cavallo impazzito, la mente annebbiata, iniziò a sparare stupidaggini a raffica pur di attirare l'attenzione; finse di colpirlo con Samehada ma il moro lo zittì quasi snobbandolo con pochissime parole con il quale aveva colpito i punti giusti, senza chiasso, senza gesti plateali e evitando di alzare la voce. Questo lo rese ancora più attraente ai suoi occhi argentati di squalo, lesse il dolore su quel viso pallido e questo scosse la sua anima rude in un modo che non avrebbe mai creduto possibile. In seguito ebbe modo di capire che Itachi parlava pochissimo apparendo freddo e distaccato, ma in realtà osservava sempre tutto e non lasciava sfuggire mai niente alla sua comprensione. Era sensibile e gentile ma questo era dato solo a Kisame coglierlo tra i suoi gesti e i suoi sguardi, persino nei suoi movimenti calmi e flemmatici. Non dai sfogo alle emozioni perché temi che esse possano ferirti ancora, il tuo cuore tormentato non riuscirebbe nemmeno più a gestire la bonaccia estiva. A me succedeva esattamente lo stesso finché l'immagine del tuo viso non si è impressa nei mie occhi per restare per sempre. Alla fine Itachi si era alzato, il davanti del mantello era aperto, Kisame, perso nelle nervature del collo candido e nelle forme delle clavicole e dei pettorali appena accennati, non si era reso nemmeno conto che il moro gli era passato davanti, leggero e silenzioso come un soffio di vento, per lasciarlo lì da solo.

Uscendo dalla sua stanza, dopo quella notte terribile e tormentata Kisame vide Samehada appoggiata sulla parete del salotto costituita da mattonelle di pietra grezza dalla forma circolare ma irregolare, si tranquillizzò almeno sul suo conto: allora l'aveva portata a casa. Accanto alla sua gigantesca spada ce n'era una più piccola, sottile e aggraziata. Come il suo proprietario. Itachi era dunque tornato? Perché non era venuto nel letto con lui? L'anima di Kisame fu di nuovo straziata dalle contraddizioni. Lo avrebbe fracassato di botte quel corpo sottile e bianco, senza interessarsi della loro notevole differenza di forza fisica. Tuttavia era anche sollevato da fatto che ora fosse di nuovo lì con lui, ma poi il pensiero della tremenda tortura a cui lo aveva sottoposto e il fatto che non fosse venuto ad addormentarsi tra le sue braccia come faceva ogni sera da anni, scacciavano di nuovo il primo. Cosa hai combinato con Naruto? Ti sei stancato troppo? Lo ami? Io cosa sono per te? Mi rendo conto solo adesso di non averlo capito in tutti questi anni. Ancora una battaglia spietata di pensieri dentro il suo cuore. Il coprifronte tagliato di Itachi era gettato a terra vicino alla porta d'ingresso sulla sinistra, Kisame lo raccolse pensando che una cosa del genere non era da lui, sempre molto ordinato e preciso. Itachi era sulla gigantesca poltrona di pelle nera di Kisame davanti al camino, dormiva, il suo corpo sembrava scomparire là sopra. Si era messo addosso una coperta scura tirata fino a sotto il naso, i piedi incrociati erano appoggiati sulla sponda del camino di pietra grigia con le rifiniture di marmo bianco, i gambaletti bianchi indossati, non si era tolto neanche le scarpe; la testa reclinata a sinistra gli faceva ricadere ciuffi di capelli sulla fronte, le lunghe ciglia serrate, per il resto era nascosto dalla coperta. Sembrava che le sue precisione e cura, sia sulla sua persona che sull'ambiente circostante fossero sparite, risucchiate da quel vortice di sentimenti che lo aveva investito inducendolo a cercare Naruto rischiando persino la vita. Kisame si sentì sollevato, lo guardava respirare quasi incantato, l'alzarsi e l'abbassarsi ritmico e tranquillo di quella coperta era l'unico movimento del suo corpo in quel momento. Poi si sentì invadere dalla rabbia: Naruto gli aveva messo le mani addosso, aveva goduto di quel corpo magnifico, non aveva il diritto di godere di una tale meraviglia. Purtroppo Itachi forse lo amava. Kisame si rese conto che lui quel privilegio non lo avrebbe mai avuto. La vita per me l'avresti rischiata, Itachi?

L'uomo squalo decise che era meglio fare colazione dal momento che la sua mente iniziava ad annebbiarsi e i suoi grossi muscoli a tremare per il calo imminente di zuccheri. Gli bastò spostarsi pochi metri sulla destra per raggiungere l'angolo cucina super moderno, in contrasto con lo stole rustico del resto della casa. Si mise a cucinare di tutto e di più, uova con salsicce in quantità industriali, non mangiava dalla sera prima, successivamente Itachi lo aveva colpito con il suo tremendo Tsukuyomi, non aveva praticamente dormito passando la notte tra il dare di stomaco e gli incubi, di conseguenza adesso sentiva il suo grande corpo terribilmente debilitato. Mentre aspettava che fosse cotto quanto aveva deciso di preparare, addentò con le sue enormi zanne triangolari un prosciutto intero, subito pensò che Itachi lo avrebbe rimproverato da matti per questo, ma non aveva saputo resistere non poteva certo rischiare uno svenimento adesso. Mentre si mangiava tutto non lasciando nemmeno una briciola seduto allo spesso tavolo di legno, continuava ad osservare Itachi addormentato sprofondato nella poltrona e nascosto dalla coperta. Quando si fu saziato la sua mente sembrava più lucida e io suo corpo più saldo, quasi come era abituato a sentirlo da tutta la vita. Gli venne in mente che Itachi era diverso tempo che non mangiava quasi niente, il suo olfatto sopraffino di squalo aveva iniziato a sentire un odore strano sulla pelle e nel respiro del compagno, non era sgradevole, ma il suo istinto arcaico, che non sbagliava mai, gli suggeriva che qualcosa non andava. Scaldò una tazza di latte e ci mise dentro un cucchiaino di miele, Itachi amava le cose dolci, ultimamente non riusciva a mandare giù altro, decisamente non si nutriva a sufficienza e lo vedeva sempre più debole. Si diresse verso il suo amico. Non mi spieghi nemmeno cosa hai, Itachi, perché non sono degno nemmeno di sapere della tua salute?

"Itachi..." Kisame lo chiamava accarezzandogli i capelli delicatamente con le sue mani giganti. Il moro emise un sospiro così esausto aprendo gli occhi che l'uomo squalo si sentì in colpa per averlo svegliato, quelle due perle nere, sebbene non avessero perso la loro brillantezza, sembravano ancora più infossate del solito. Itachi raddrizzò la testa ma senza uscire dalla coperta, che teneva ora tirata fino al mento, guardava il suo amico Kisame gli offrì la tazza, Itachi accettò allungando una mano; raddrizzò le spalle per bere facendo scivolare la coperta nera che gli scoprì il collo. Kisame si accorse all'istante del segno violaceo sulla pelle fine e bianca, appena sopra la sua collana, sgranò i suoi occhi tondi, fu certo di avere avuto un sobbalzo mentre si sentiva precipitare il cuore nello stomaco. Si sedette sulla sponda del camino osservando l'amico che sorseggiava con calma, avrebbe avuto ora il suo bel da fare per evitare di sbottare, urlare e usare le mani.

"Vedo che si sei fatto sbattere come di deve da quell'impiastro di Naruto" Kisame non riuscì a fare a meno del suo sarcasmo, nascondere un dolore così lancinante era la stessa cosa di evitare di chiudere gli occhi prendendo un treno in faccia.

Itachi, che fino a quel momento non lo aveva degnato di uno sguardo, sollevò improvvisamente le folte ciglia nere mandandogli un'occhiata inceneritrice. Lo squalo si affrettò ad abbassare lo sguardo, memore di quello che era successo la notte prima, poi continuò: "Siamo compagni e amici da una vita, io mi preoccupo per te, faccio tutto quello che vuoi, dormi nel mio letto e fai l'amore con me per quale motivo? Solo perché non hai di meglio, immagino..."

Itachi addolcì impercettibilmente lo sguardo, poi spiegò: "Naruto era un chiodo fisso nella mia mente da quando ero molto giovane, avevo bisogno di verificare se la sua vicinanza mi avrebbe fatto sempre lo stesso effetto, qualunque dubbio diventa terribilmente insopportabile quando persiste per tanti anni" il moro posò la tazza sul camino senza nemmeno ringraziare il suo amico, poi continuò con la sua solita calma : " comunque non abbiamo fatto niente, ci siamo resi conto di non trasmetterci più nessun sentimento a vicenda che non vada oltre l'amicizia e qualche ricordo di gioventù, tirando una sorta di sospiro di sollievo entrambi. Questo mi ha dato la possibilità di focalizzarmi maggiormente su di te e mi sono reso conto di quanto mi vuoi bene."

Aveva abbassato un attimo gli occhi, non era sicuro di sé come al solito, a Kisame questo non era sfuggito intuendo che forse non era sincero. Hai sul serio rischiato la vita per ridere e scherzare su dei ricordi di gioventù, Itachi? Non sono mai stato lo sprovveduto che tu pensi che sia.

"Mi prendi per scemo? Ho visto il segno che hai sul collo. Io ti ho voluto bene dal primo istante in cui ti ho visto, ancora non ti avevo nemmeno visto in faccia, pensa. Mi sono sempre preso cura di te anche se non vuoi dirmi che problemi ti affliggono, e tu cosa fai? Mi sottoponi a una tremenda tortura lasciandomi da solo e buttato per terra per andare a tradirmi!" Kisame sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.

Itachi sentì il suo cuore spaccarsi in due, la devozione di Kisame nei suoi confronti non gli era mai passata inosservata, era la verità che era stato esattamente così fin da primo istante e lo aveva capito subito, già da quando lo aveva lasciato solo su quel pontile letteralmente paralizzato e con la bocca spalancata; aveva cercato di tenerlo a distanza affinché non si affezionasse troppo, ma il suo grande cuore era stato più forte di lui. Naruto era il suo amore perduto di cui non aveva mai potuto fare parola con nessuno, i suoi occhi turchesi li aveva avuti davanti per tutti quegli anni, lo aveva immaginato piangere in solitudine e farsi domande sulla sua sorte a cui nessuno sapeva dare una risposta, per poi venire a sapere che era stato esattamente così. Era un ragazzo positivo e lui aveva avuto bisogno di questo e di quella risata che era riuscito a strappargli ora che si sentiva ogni giorno più debole e disperato. Tutti questi pensieri furono riassunti in un lieve sospiro non riuscirono comunque a scalfire la fermezza degli occhi: "Sono tornato anche per vedere come stavi, lo so che sei forte, Kisame, e che te la saresti cavata benissimo."

"Altrimenti cosa avresti fatto, saresti fuggito con lui?"

"Naruto è completamente diverso da te, è solare, mi fa ridere e stare bene, ti sei brutale e mi tratti come un bambolotto. Ma ho capito che tu sei fatto così e che, nonostante tu sia burbero, mi vuoi veramente bene " si era sforzato di sorridere per tranquillizzare l'uomo squalo che lo guardava attonito ancora seduto sulla sponda del camino. Stava ancora aspettando la spiegazione per il segno sul collo che non era arrivata.

Itachi si alzò dalla poltrona con le sue movenze aggraziate e flemmatiche, Kisame lo raggiunse con uno scatto afferrandolo con forza per un braccio, lo fece voltare.

"A chi vuoi darla a bere? Cosa è quello schifo che hai nei capelli? Un regalo di Naruto?"

"Ho perso il mio elastico e lui mi ha dato quello che aveva" il moro spiegava mantenendo una calma assoluta.

Kisame strinse ancora di più la presa sul braccio di Itachi strattonandolo: "vatti a fare un bagno, puzzi di volpe!"

La faccia dell'uomo squalo si stava facendo minacciosa, Itachi indossava la sua divisa grigia a maniche corte che teneva sempre sotto il mantello, lui lo aveva afferrato sulla pelle nuda, lasciando dei segni rossi sul braccio con le grosse e forti dita.

"Smettila, Kisame" Itachi, anche in quella situazione, parlava sempre con la sua solita tranquillità.

Kisame gli assestò un poderoso schiaffo sul viso, Itachi se lo prese in pieno rotolando sul pavimento e perdendo sangue dal naso. Lo squalo, accecato dalla rabbia, gli sferrò un calcio nello stomaco, subito dopo.

"Che fine ha fatto la tua proverbiale velocità eh, Uchiha?"

Itachi rimetteva sangue contorcendosi su se stesso; Kisame iniziò a chiedersi perchè non avesse schivato le sue mosse, non era da lui. In una situazione normale avrebbe reagito colpendolo ancora più duramente, aveva perso decine di volte combattendo con lui. Erano state battaglie fatte solo per allenamento in cui nessuno dei due si era fatto male, tuttavia se Itachi avesse voluto andare fino un fondo per l'uomo squalo non ci sarebbe stato scampo. Ecco che qui la forza fisica non vale niente. Itachi in me hai sempre suscitato ammirazione e non astio e invidia come negli altri.

Kisame smaltita la rabbia iniziale, era stato attanagliato dalla preoccupazione, gli si inginocchiò accanto rendendosi conto di avergli fatto male sul serio. Lo sollevò a sedere facendolo appoggiare al suo petto possente che in quel momento era nudo, gli tolse dal viso i capelli incollati di sangue e di lacrime. Le bellissime labbra leggermente carnose di Itachi ebbero un fremito, le ciglia folte erano abbassate e tremanti, Kisame era forse la prima volta che lo vedeva piangere, questo non fece che accrescere la sua apprensione, per essersi lasciato andare in quel modo doveva esserci sotto qualcosa di grosso.

"Tesoro mio, mi dispiace, ero certo che tu avresti schivato, perchè non lo hai fatto?"

Gli asciugò il sangue dalla bocca con un piccolo asciugamano preso dal bancone della cucina che stava alle loro spalle, ma Itachi ne rigurgitò ancora.

"Accidenti, che ti prende? Fatti dare un'occhiata e stavolta niente storie."

Kisame lo prese in braccio, aveva una forza sovrumana ma si stupì di quanto il suo amico fosse leggero, gli sembrava di stringere dei vestiti vuoti, allentò un po' la presa per paura di fargli ancora più male. Fece pochi metri per stenderlo sul divano che stava vicino alla poltrona sempre davanti al camino e iniziò a denudarlo per controllare il livido che gli aveva fatto colpendolo allo stomaco, lo palpò per vedere se c'era niente di rotto: sembrava tutto a posto a parte il fatto che negli ultimi tempi era visibilmente dimagrito. Sebbene avesse ancora un fisico atletico, le ossa del bacino sporgevano come due lame e le clavicole ormai formavano due buchi.

Kisame lo spogliò completamente mentre Itachi singhiozzava in silenzio, le ciglia fradicie di lacrime. Dannazione quel Naruto lo ha proprio devastato, altro che ricordi di gioventù. Hai mai pianto per me Itachi? Vorrei non conoscere già la risposta, vorrei che tu lo avessi fatto di nascosto come stai facendo adesso nei confronti di Naruto.

"Questa roba la butto in lavatrice, devi darti una ripulita, ora ci penso io a farti rilassare, torno subito"

Itachi sentì Kisame allontanarsi per aprire il rubinetto della sua vasca gigantesca, fatta anch'essa di marmo bianco con le venature scure. Lo sentiva smuovere vigorosamente l'acqua, Itachi si immaginava cosa stesse facendo, l'ennesima cosa per cercare di renderlo felice. Appoggiò la fronte sulla pelle nera del divano, le lacrime non si fermavano. Kisame, perdonami, io so solo fare soffrire chiunque mi voglia bene. L'uomo squalo era tornato a prenderlo.

"Su, andiamo" gli disse accogliendolo di nuovo tra le sue braccia, si accorse che la sua pelle era terribilmente fredda. Lo baciò sulla fronte mentre Itachi si era rannicchiato contro di lui ma senza guardarlo né abbracciarlo.

Kisame immerse l'amico nell'acqua calda , in mezzo a grosse nuvole di soffice schiuma bianca, cosa che Itachi aveva detto più volte di adorare, lo squalo entrò con lui e se lo prese in grembo.

Forse intendeva questo quando mi rimproverava di trattarlo come un pupazzo? Kisame gli ripuliva il viso dal sangue con la grossa mano azzurrina che però riusciva ad esser delicata come quella di nessun altro Io lo faccio perchè gli voglio bene, che c'è di sbagliato? Itachi si lasciava galleggiare nell'acqua.

"Bene, così, rilassati" Kisame lo stava massaggiando dolcemente sul petto e sulla schiena con l'altra mano quando notò qualcosa di strano nei suoi occhi alla luce del sole che filtrava dalla finestra proprio sopra alla vasca, gli sollevò le lunghe ciglia con le dita per vedere meglio: quelle bellissime iridi non erano più nere e lucide come un tempo, una patina grigiastra le stava appannando. Kisame sospirò di dispiacere e rassegnazione iniziando a baciarli quegli occhi, non sembrava possibile che quella bocca piena di zanne potesse essere tanto delicata; Kisame indugiò un po' sulle morbide labbra di Itachi, il compagno non ricambiava il bacio ma lo squalo sentiva comunque l'eccitazione salire dentro di sé, il suo grosso pene stava crescendo a dismisura. Il cervello gli esplodeva, sollevò le spalle di quella creatura così attraente per baciarlo sul collo delicato girando intorno al segno che aveva lasciato Naruto, gli raddrizzò la collana con le dita. È così diverso da me, un essere tanto delicato, forse è per questo che non gli piaccio, ma a me viene naturale l'istinto di prendermene cura.

Kisame fece passare pianissimo le sue enormi mani tra la ragnatela dei capelli neri che galleggiava; visto che poteva respirare sott'acqua usando le sue branchie, si immerse baciando il candido petto di Itachi, sfiorava la linea dei suoi fianchi asciutti, le carezze si trasformarono in strette appassionate, Kisame, comunque cercava sempre di controllare la sua forza esagerata. Gli afferrava i glutei, Itachi era poco partecipe, sembrava stordito, ma comunque morbido e assecondava i movimenti aiutato dal galleggiamento. Kisame affondava la faccia da squalo nel ventre candido del compagno e lui gli circondò il busto con le gambe affusolate.

"Itachi..." Kisame era riemerso dall'acqua con la faccia piena di schiuma, i suoi capelli a spazzola si erano abbassati a formare una specie di fungo che fece sorridere Itachi, Kisame fu illuminato da una immensa gioia vedendo quell'espressione così rara sul viso del suo amico, incurvò anche lui le sue labbra carnose stringendolo forte a sé.

Il corpo di Itachi quasi scompariva in quello blu di Kisame. Lo squalo fremeva e respirava forte, teneva l'amico in un dolce abbraccio, una mano cingeva la sua vita flessuosa mentre l'altra sosteneva il sedere allenato e perfetto. Kisame iniziò ad entrare dentro di lui, nonostante l'eccitazione rendesse lucidi i suoi occhi argentati e bollente il suo respiro, si costringeva a procedere piano, essendo consapevole delle sue considerevoli dimensioni e non volendo far male a quella creatura sottile che aveva tra le braccia. Itachi mandò un gemito, Kisame si fermò un momento baciandolo delicatamente su un orecchio, dopo su quel naso perfetto; furono completamente insieme. Kisame si muoveva piano lasciando che Itachi rimanesse in balia dell'acqua essendosi accorto che questo lo rilassava molto. L'uomo squalo sentiva l'eccitazione del compagno sui suoi grossi addominali, gli passò le braccia sotto al sedere sollevandolo un poco per avvicinarlo ancora di più al suo corpo. Itachi tremava con il respiro irregolare, Kisame capì che era vicino all'orgasmo e fece in modo di raggiungere quel momento insieme. Rimasero abbracciati e immobili per diversi minuti, a coccolarsi con piccoli baci quasi completamente silenziosi. Itachi tremava nelle braccia del compagno, iniziò a tossire, Kisame comprese che era molto indebolito. Lo tirò fuori dall'acqua mettendolo seduto sullo spesso bordo della vasca, iniziò ad asciugarlo con cura con il suo accappatoio trascurando se stesso e rimanendo nudo, bagnato e gocciolante.

"Io capisco che non sei mai stato una persona molto loquace, soprattutto con me, ma mi vuoi spiegare che hai?"

Itachi non gli rispose, teneva gli occhi bassi evitando lo sguardo del compagno che si preoccupava tanto per lui. Kisame lo avvolse ben stretto nell'accappatoio e lo prese ancora in braccio per portarlo a letto.

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