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Capitolo 13

Matt's pov

Mi sdraio sul letto e ripenso alla pazzia che ho fatto prima.
Alla fine le lezioni di italiano mi sono tornati utili. Prima o poi ringrazierò mia madre.

Non ho mai cantato e suonato davanti a nessuno, lei era la prima.
Non so con quale coraggio l'ho fatto, mi sono solo lasciato trasportare dai sentimenti, senza pensare al dopo.
Mi sono lasciato trasportare da quei sentimenti a cui non riesco a dare ancora un nome.

So solo che vederla li in piedi mentre si lasciava trasportare dalle parole e dal significato della canzone, mentre cercava di dirmi qualcosa con quegli occhi in cui mi perdo ogni volta che la guardo, ha scatenato in me uno tsunami capace di smuovermi anche l'anima, non solo il cuore che sta battendo all'impazzata pure in questo momento.

Non è stata solo una semplice canzone, scelta a caso.
Quella canzone diceva tutto quello che io ho provato in questi due anni senza di lei.
Dio, quanto vorrei dirle tutto quello che penso.
Ma c'é sempre qualcosa che mi blocca.
Paura? O qualcos'altro?
Non lo so nemmeno io.

Ma nell'esatto istante in cui le ho dato quel bacio sulla guancia, mi sono reso conto che volevo di più.
Volevo sentire le sue labbra sulle mie.
Volevo bearmi del sapore delle sue labbra proprio come sette anni fa.
E la cosa mi ha spaventato a morte.

Stavo cominciando a vederla con occhi diversi, stavo cominciando ad essere attratto da lei.
Forse perché ora non era più solo la ragazza con cui sono cresciuto.
Ma una giovane donna.
Una bellissima donna.
Una di quelle che non ha bisogno di mettersi in mostra per sentirsi bella.
Una di quelle che non ha bisogno di tacchi o vestitini per essere notata.
Una di quelle che ti disarmano con un sorriso.
Forse sono attratto da lei proprio per questo.
Per la sua semplicità, per il suo modo di essere.
Perché è semplicemente se stessa.

<<Che cosa mi stai facendo Madeline?>> Sussurro appoggiando un braccio sopra gli occhi.

Non dovrei provare queste cose.
Lei é una di famiglia, lei è come una sorella...

"Smettila con queste idiozie Matt. Smettila di dire che è come una sorella. Smettila di negare i tuoi sentimenti.
Ammettilo e basta. Tu sei innamorato di lei!"

Ancora questa frase.
Perché continuano a ripetermela tutti. Perché?
Perché sembrano accorgersene tutti dei miei sentimenti tranne me?
Troppe domande e poche risposte.
Sto veramente diventando matto.
Dovrei semplicemente lasciar perdere, d'altronde è stata chiara sul fatto che non volesse più avere a che fare con me.

Chiudo gli occhi e cado in un sonno profondo.
Spengo il cervello e smetto di pensare, almeno per una sera.

Vengo svegliato dallo squillo del cellulare.
Apro gli occhi lentamente abituandoli alla vista della luce e allungo la mano verso il comodino.
<<Pronto?>> Rispondo con voce impastata dal sonno.

<<Ma sai che ore sono coglione? Dove cazzo sei? >> Maledizione! Evan. Odio la sua voce squillante di prima mattina.

<<Che vuoi Evan?>> Dico scocciato.

<<Perché ti comporti come se ce l'avessi a morte con me? Io dovrei avercela a morte con te per il cazzo di pugno che mi hai dato! Ho l'occhio nero!>>

<<Tranquillo, non è la prima volta che te lo faccio, la tua faccia si è abituata ormai>> Commento sbadigliando.

<<Fai meno lo spiritoso e sbrigati ad arrivare. Abbiamo una partita importante oggi!>> E chiude la chiamata.
Cazzo! Aveva ragione.
Do uno sguardo alla sveglia e sono già le nove.
Ma quanto ho dormito?

Mi butto sotto il getto d'acqua lavandomi alla velocità della luce.
Afferro un paio di jeans ed una maglietta nera, le chiavi, il portafoglio ed esco di corsa con i capelli ancora bagnati.
Mi prenderò sicuramente un malanno.
Ma non ho tempo per asciugarmeli.

Dopo neanche venti minuiti, guidando come un pazzo ed infrangendo il codice stradale, riesco ad arrivare puntuale alla partita.

Non appena entro negli spogliatoi vengo assalito dai miei compagni di squadra.

<<Finalmente sei arrivato! >>.

<<Pensavo che non ce l'avresti fatta ad arrivare in tempo!>>.

<<Ora che il capitano è arrivato pensiamo solo a vincere!>> Urla Evan e la squadra esplode in un boato.
Alzo gli occhi al cielo ed indosso la mia divisa e sono finalmente pronto a scendere il campo a scaricare la tensione.
Ma sopratutto sono pronto a vincere.

Già dal riscaldamento siamo molto carichi.
L'anno scorso avevamo perso contro questa squadra e la voglia di vincere questa volta supera le altre.
Ed ecco che finalmente inizia la partita.

Nel primo quarto la palla non sta mai ferma, tutti toccano il pallone e la differenza è di solamente di 17-16 per noi.

Nel secondo quarto si ha finalmente la svolta.
Prendiamo facilmente il possesso palla e riesco a fare due canestri da tre punti portandoci in vantaggio.

Nel terzo quarto partiamo con una marcia in più, le nostre giocate diventato più decise ma soprattutto più precise e grazie ad Evan riusciamo a fare un altro canestro da 3 punti.

Rubo la palla all'avversario per l'ennesima volta, parto in contropiede smarcandomi facilmente dagli altri avversari, spicco in balzo dalla linea di tiro e schiaccio, mentre l'arbitro segna la fine della partita portandoci alla vittoria.
Quei tre secondi di libertà, da quando i tuoi piedi si staccano dal suolo e rimani sospeso a mezz'aria dandoti la sensazione di volare, sono impagabili
Scoro finale: 56-45

Torniamo negli spogliatoi tra fischi e applausi e soprattutto soddisfatti di noi stessi.

Sono soddisfatto di come sia andata.
Abbiamo lavorato in squadra e abbiamo portato la vittoria a casa.

Ora non resta che battere un'altra squadra per portarci a casa la vittoria finale.

<<Stasera si festeggia la vittoria! Tutti a casa mia per la festa più grande dell'anno! >> Annuncia Brandon facendo fischiare tutti.

<<Sei dei nostri Taylor? >> Si aggiunge Evan.

<<Ci puoi scommettere Amico!>>

Festa a casa di Brandon voleva dire solo una cosa: sbronza e sesso.
Un ottimo modo per non pensare a Madeline, almeno per una sera.

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