Quando l'amore viene detto tragico...
Genere: drammatico
Titolo: Quando l'amore viene detto tragico...
È mattina, eppure mi sembra che sia già passata un'intera giornata; guardo impaziente l'orologio, ma sono ancora solo le undici meno dieci. Continuo a camminare per il parco, gironzolando in mezzo alla natura. Accidenti quanto è bella... oggi sembra tutto perfetto, gli uccellini che fischiettano, il dolce profumo dei fiori e... accidenti cosa mi fa l'amore! Non sono mai stato un tipo smielato e adesso che quella ragazza è entrata nella mia vita, non posso fare a meno di pensare che tutto è perfetto quando sono insieme a lei.
Il suo dolce profumo, i suoi occhi tanto grandi per quel suo piccolo viso, la sua pelle olivastra...
Ora sono le undici. L'aspetto, pieno d'emozione, perché mi ha detto che mi vuole parlare, e anche io lo voglio fare: ho deciso, finalmente, è farò il grande passo. Non è perfetta come giornata?
Sono già passato in gioielleria e le ho preso un anello con un bellissimo diamante incastonato nel centro. L'ho scelto con delle sfumature nere, perché si abbinasse alle tonalità scure delle sue iridi... ah, l'amour... la bellezza di questo posto mi sembra infinita, ora.
Abbiamo avuto dei problemi in questi ultimi mesi, ma sono sicuro che così tutto si sistemerà, e torneremo ad essere la spensierata coppia di una volta. Era questo ciò che voleva, prima che ci lasciassimo. Ora che sono pronto, finalmente, possiamo tornare insieme e buttarci alle spalle ogni momento buio.
Mi siedo su una panchina bianca, vicino alla fontanella al centro del parco, con i pensieri rivolti solo ed esclusivamente al centro del mio universo. Non riesco a stare fermo, continuo a muovere le gambe in preda all'eccitazione e, appena la vedo arrivare, salto su e le corro incontro. Ma la mia euforia viene smorzata dalla sua espressione: più mi avvicino e più diventa compassionevole e triste. Capisco ciò che mi vuole dire ancor prima che apra bocca. Ancor prima d'arrivare da lei.
Le lancio la scatola con l'anello, incapace di sentire quelle parole uscire dalle sue dolci labbra. E me ne scappo, sentendo appena i suoi singhiozzi, come se arrivassero al mio udito come suoni lontani trasportati dal vento, invece che un pianto fin troppo vicino che mi compatisce.
Mi vuole lasciare, definitivamente. Vuole mettere fine alla pausa, ma non nel modo che pensavo io.
Solo queste parole rimbombano nella mia testa. E ne sono sicuro, perché ho visto nel suo sguardo tutta la stanchezza che indossa da sin tempo ormai.
Ho fatto la mia mossa troppo tardi e ho perso la partita.
Non ho idea di dove stia scappando, ma non importa, il mio cuore ormai oscurato, è diventato nero, delle stesse sfumature dell'anello, dello stesso colore dei suoi occhi.
Continuo a correre guardando tutto privo di emozioni, se non l'odio che continua ad attanagliare il mio cuore. C'è forse un altro lui? Non sono abbastanza per lei?
È come se la luce del mondo si fosse d'un tratto spenta, come se nessuno dovesse più avere un motivo per sorridere. E no, sono sicuro di non star esagerando. Sento nascere delle altre emozioni dentro di me, rabbia e dolore che riescono ad abbattermi ancor di più. Sembra tutto troppo colorato, tutto troppo allegro, e non mi piace. Attraverso la strada e vedo un camion venire a tutta velocità verso di me, mentre il suono del clacson mi rimbomba nelle orecchie. Adesso mi accorgo che lei mi ha seguito, e sento le sue urla implorarmi di tornare indietro.
Non la guardo, non mi volto, però mi fermo.
M'immobilizzo. Il camionista, che mi aveva visto correre e credeva avrei fatto in tempo a passare, starà premendo solo ora sul freno. Non ce la farà in tempo.
Non posso permettere che la rabbia si trasformi in odio. Non posso permettermi di odiarla solo per evitare di odiare me stesso e i miei sbagli.
Chiudo gli occhi e, finalmente, non mi sembra più tutto così nero.
Finalmente appare una luce.
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