Vie impervie di sottotrame d'amore ( sacro e profano a pagamento ) prima parte
They're selling postcards of the hanging
They're painting the passports brown
The beauty parlor is filled with sailors
The circus is in town
Here comes the blind commissioner
They've got him in a trance
One hand is tied to the tight-rope walker
The other is in his pants
And the riot squad they're restless
They need somewhere to go
As Lady and I look out tonight
From Desolation Row
Desolation Row - Bob Dylan
Il salone di bellezza in fondo al vicolo
È affollatissimo di marinai
Prova a chiedere a uno che ore sono
E ti risponderà "non l'ho saputo mai"
Le cartoline dell'impiccagione
Sono in vendita a cento lire l'una
Il commissario cieco dietro la stazione
Per un indizio ti legge la sfortuna
E le forze dell'ordine irrequiete
Cercano qualcosa che non va
Mentre io e la mia signora ci affacciamo stasera
Su Via della povertà
Via della Povertà - Fabrizio De Andrè
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Sanna, ho detto di no! Smettila la lamentarti e preparati, apriamo fra poco e siamo già in ritardo.-
Sanna, vestita solo di un corpetto slacciato e una sottogonna, i capelli rossi spettinati a malapena trattenuti dalle forcine che le spuntavano dalle ciocche, come se fossero rametti di alberi rimasti impigliati nei suoi capelli dopo una corsa nel bosco ( e ne aveva tutto l'aspetto, con quel volto di ventenne sporco di mocio, lacrime e trucco sbavato ) nonostante si teovasse semplicemente nel bel mezzo di una crisi isterica che Parsa stava tentatando inutilmente di
ridimensionare ( crisi che si ritrovava a gestire almeno una o due volte ogni sei mesi, a cadenza abbastanza regolari ).
- No che non mi preparo! Io ho chiuso con questo lavoro, non voglio più farmi scopare da maiali che dicono di volermi sposare e sistemare, e se chiedo quando hanno intenzione di farlo prima si arrabbiano e poi mi riempiono di botte come fossi un cane randagio! Ma certo poi si scusano poverini perché lavorano per mantenere la famiglia, ma le mogli mica le lasciano! E si sfogano con noi questi porci, guarda, guarda qui! Ecco quanto valiamo per loro!-
La ragazza mostrò a Parsa il suo braccio sinistro, inizialmente la donna non ci aveva fatto caso, troppo impegnata a cercare di calmare la giovane donna che sbraitava e tirava fuori i vestiti dall'armadio per poi lanciarli per la stanza con furia, ma ora poteva vedervi chiaramente dei lividi violacei, e anche intorno ai fianchi e sulla pancia.
Almeno non l'ha colpita sul volto o sul collo, sulle braccia e sulla pancia sono facili da coprire, e potrei metterla a servire ai tavoli e, se proprio un cliente la vuole, nella stanza scura finché non le spariscono i lividi, ah e assolutamente devo ricordarmi di avvisare a ogni ingresso che lasciare lividi sulle ragazze è assolutamente vietato, pena l'espulsione per un mese...
Rifletté distrattamente Parsa, per poi rimproverarsi mentalmente, non era il momento di pensare a quelle cose, ora era più importante calmare Sanna e cercare di farla ragionare, evitandole colpi di testa e azioni dettati dall'emotività.
Diamine Sanna, sei qui un anno e ancora non hai capito come funzionano le cose?
- L'avvocato, è stato lui? O forse quel fruttivendolo? Sono sempre stati due tipi maneschi, avevo già impedito loro l'accesso al locale tre anni fa per lo stesso motivo, tu non te lo puoi ricordare perché non eri ancora arrivata...-
Sanna si bloccò in mezzo alla stanza, osservò Parsa dubbiosa, rispose incrociando le braccia intorno al petto, rabbrividendo.
- Il fruttivendolo...era dolce, prima, ma dopo aver scoperto la moglie a tradirlo con il garzone è cambiato.-
Parsa sospirò, avrebbe parlato con Gason la prossima volta che si sarebbe presentato al bordello, no non parlato, intimato di non azzardarsi a toccare più le ragazze se voleva continuare a frequentare il suo locale, una bella esclusione per un mese, anche se un mese per dei lividi che si potevano nascondere e neanche gravi era esagerato, magari una settimana, si una settimana sarebbe bastata, se si fosse trattato di calci e ferite con sangue, allora un mese come quella vicenda di due anni prima, ma per un paio di lividi...
- Gli chiederò un risarcimento che manderò a tua sorella e il bambino, oltre che la solita metà del tuo stipendio, d'accordo? E Gason non potrà entrare per una settimana, e tranquilla gli intimero' di non toccarti più, credo che Ilya sarà ben felice di prendere il tuo posto, è il tipo di ragazza più adatta a un omone come Gason.-
Sanna sciolse la braccia e si sedette, ora più rilassata al pensiero di ulteriori soldi che avrebbero potuto aiutare Masha e il piccolo Petr, con quelli la sorella finalmente sarebbe potuta andare dallo speziale a farsi curare quelle brutte piaghe sul braccio che le procuravano forti dolori e le impedivano di portare pesi.
Dopo aver notato con sollievo il rilassamento della ragazza, Parsa notò Sanna sorridere e poi ridacchiare, e lei all'occhiata perplessa della Mana rispose che le faceva ridere il pensiero di Gason insieme a Ilya.
Parsa assecondo l'ilarità della ragazza, approfittandone per sedersi accanto a lei e cingerle le spalle.
- Sarà divertente, già immagino la scena. Ora, se ti sei calmata, per favore presentati a colazione, le altre avranno finita da un pezzo, manchi solo tu, hai bisogno di rimetterti in forze...anzi facciamo un accordo, oggi ti concedo di non lavorare la mattina, servirai solo ai tavoli e aprirai il locale, ma pomeriggio lavori, va bene?-
Sanna alzò lo sguardo verso Parsa, stupita e sorpresa, gli unici giorni di risposo erano quelli in cui veniva loro il sangue, oltre che la domenica mattina, mezza giornata di riposo al di fuori di quei giorni era un evento raro, quasi miracoloso.
La tributaria del bordello, dopo essersi accertata che la ragazza si fosse davvero calmata e che non avrebbe più cercato di scappare o prendere altre decisioni avventate ( pericolose per sé stessa e le altre ) uscì dalla sua camera lasciandola a vestirsi, sistemarsi i capelli e pulirsi il volto.
- Che è successo? Ho sentito urlare, le ragazze a tavola si sono agitate, ho dovuto rassicurarla e dir loro che sarei andato a controllare.-
Parsa udì il rassicurante zoppicare del suo tuttofare, Ewan, lo vide avvicinarsi, infastidito ma non senza una traccia di preoccupazione negli occhi verdi che si muovevano spostando lo sguardo da Parsa alla porta di Sanna.
- Una delle sue solite crisi, per gli Dei, è sempre seccante trattare le ragazze nuove, se va bene si abituano a questa vita mediamente dopo due anni, prima è un continuo strepitare e lamentarsi dei clienti, delle botte...e dire che è stata lei a presentarsi alla mia porta e chiedere di essere assunta, nessuno l'ha costretta, dovrebbe solo ringraziare di mangiare tre pasti al giorno, avere lenzuola pulite e visite mediche annuali, quanti altri bordelli possono vantare tutte queste cose, e invece...-
Ewan osservava Parsa lamentarsi dell'ingratitudine della ragazza e del suo "fare i capricci" come era solita liquidare quelle loro crisi del "primo anno" così le definiva, e rifletté che quella era la stessa donna che teneva i capelli, un tempo biondi come il grano, sciolti e lunghi nonostante si ritenesse comunemente, a Misserto, che le donne dopo i trent'anni, sposate o zitelle, dovessero tenere i capelli o raccolti in code o trecce arrotolate oppure coperti da un velo viola ( che si differenziava da quello azzurro delle donne maritate o schiave ) e di come, nonostante all'apparenza sembrasse una donna autoritaria, fredda e severa, in realtà prendeva a cuore la sorte delle ragazze e il loro benessere.
Certo, queste apparenti "premure" erano giustificate dal fatto che se non stavano bene fisicamente e mentalmente non rendevano nemmeno bene e tanto valeva ributtarle per strada, motivo per cui senza i tre pasti al giorno sarebbero sembrate denutrite, e di donne denutrite e vestite di stracci che vendevano il proprio corpo in cambio di un pasto caldo erano piene le strade fuori Misserto, se le lenzuola non fossero state pulite sarebbero dilagati pidocchi e pulci, per lo stesso motivo faceva fare dei controlli annuali dal medico, non poteva permettersi malattie veneree o gravidanze ( e se le ragazze erano malate o solo me avevano l'aspetto, e il suo bordello diventava un alcova di malattie veneree e sporcizia Parsa sarebbe stata costretta a chiudere e delle ragazze chi si sarebbe preso cura, dopo)?
Ewan sapeva che in realtà Parsa era parecchio preoccupata per le crisi di Sanna, era passato un anno e non accennavano a diminuire, anzi esplodevano quasi a cadenza regolare, certo non erano necessari interventi estremi ( solo una volta era capitato che una ragazza dopo un crollo nervoso era stata portata con la forza all'ospedale delle sorelle Nere, ospedale che ospitava donne malate "nell'animo") ma trovava comunque preoccupante questa regolarità nelle scenate e scoppi di rabbia nella ragazza.
Al piano di sotto si udì cantare, era la voce bassa di Ilya, e al suo canto si aggiunsero il violino e il liuto di Mida e Orinna, seguite dalle voci delle altre ragazze che si unirono a quella di Ilya.
Prima di aprire il bordello le ragazze si esercitavano a cantare e suonare, per rilassarsi e prepararsi mentalmente alla giornata lavorativa.
Era stata Parsa a istituire quel rituale ma non solo, per la Mana era importante anche l'istruzione, tutte le sue ragazze ( e ragazzi, il suo era uno dei pochi bordelli ad ospitare uomini ) dovevano sapere leggere e scrivere, ma non solo, una volta alla settimana al bordello veniva una donna, un insegnante di Issergundu che insegnava loro la storia del Paese, antiche leggende, le istruiva alle lingue più parlate dai commercianti e nei regni adiacenti e tutto ciò che era necessario a intrattenere conversazioni piacevoli e stimolanti con i clienti, così che oltre per il piacere fisico e la bellezza delle sue fanciulle, il locale di Parsa venisse frequentato anche per il piacevole intrattenimento culturale e linguistico che le sue ragazze proponevano ( e alcune volte i clienti pagavano solo per conversare amabilmente con le signorine di cultura, politica e concetti filosofici).
Parsa sorrise nell'udire la voce tonante di Ilya che spiccava fra quelle delicate e acute delle compagne, e con quel sottofondo percorse il corridoio per raggiungere il suo studio prendendo Ewan sottobraccio, costringendolo a seguirla, cosa che lui fece seppur dubbioso sulle condizioni di Sanna, avrebbe voluto entrare nella sua stanza e confortarla, lui sapeva parlare con lei e le altre ragazze, era un buon consigliere, paziente nel lasciare che le sue interlocutrici si sfogassero senza fermarle o sminuire i loro problemi ( e Parsa lo sapeva, difatti solitamente delegava a Ewan il compito di gestire quelle crisi ).
- È stato Gason, di nuovo, e io che speravo che quello di due anni fa fosse stato un episodio isolato, e invece...poco importa, dopo l'adeguata sanzione, se sarà così stupido da tornare gli assegnerò Ilya, sono sicura che lei lo saprà gestire.-
Ewan sorrise a sua volta, pensando a Ilya quel donnone dalla voce baritonale, la pelle scura e i capelli ricci e crespi, gentile, servizievole e dolce nel suo lavoro, ma maneasca, aggressiva se necessario e con un autorità che poco aveva da invidiare a quella di Parsa, oh sì con lei Gason avrebbe imparato a stare al suo posto ( se non scappava dopo la prima notte con lei ).
- Pomeriggio vai a fare la spesa al mercato, giusto? Potresti accennare la questione di Senna a Gason, vedere come reagisce...-
Ormai avevano raggiunto l'ufficio di Parsa, lei si era seduta al suo posto di fronte alla scrivania mentre Ewan era rimasto in piedi dall'altra parte del lungo e massiccio tavolo di noce rossa disseminato di carta di papiro scritto a mano, permessi e scartoffie burocratiche.
- Ne dubito, ci sarà la moglie con lui, e se non c'è la moglie ci sarà il garzone.-
Parsa si accigliò, sorpresa, quel garzone?
Ewan annuì, le braccia dietro la schiena e gli occhi fissi sul volto di Parsa, attento a non fare trasparire nulla che non fosse necessario alla conversazione e che non si adattasse allo stato d'animo della Mana.
La donna prese un foglio e iniziò a leggerlo, non commentò oltre quella storia, non erano fatti suoi e aveva già le ragazze che scrivevano i segreti che i clienti raccontavano loro in dei diari che poi Parsa conservava accuratamente ( conoscere i segreti degli uomini di Misserto era tornato utile molte volte), altri pettegolezzi non gli interessavano, sarebbe comunque venuto fuori altro, se Gason avesse continuato a frequentare il bordello.
- Non sono fatti miei, ho altre cose a cui pensare...Ewan, hai preparato il rendiconto delle spese di questo mese?-
Il tuttofare annuì, oltre a occuparsi delle pulizie, della cucina e dei lavori e riparazioni dell'edificio, si occupava anche di contabilità, era lui che controllava le spese delle ragazze e verificava che non spendessero troppo per cose futili.
- Anche queste mese non ci sono state spese superflue, tranne che per la biancheria e parrucche, ma ritengo che c'entri Ehsen.-
Parsa alzò gli occhi su Ewan, a quel commento scosse la testa, scocciata.
- Quante volte ti ho detto che non devi chiamarla Ehsen? Per i clienti è Aaria, e vuole farsi chiamare così anche da noi e dalle ragazze e io non ho nulla da obiettare sull'argomento visto che quella ragazza è richiesta, e anche parecchio, è una delle migliori, importa solo questo, motivo per cui questo mese chiuderò un occhio che ho altro da pensare che alle biancheria e alle parrucche, e se queste spese serviranno per attirare altri clienti ben vengano.-
Ewan abbassò gli occhi, contrariato.
- Almeno fallo dormire nella stanza dei ragazzi, abbiamo solo sei uomini al bordello che occupano quattro stanze e uno in più non farà differenza, può stare con Rane, sono amici, non gli darà fastidio.-
Parsa si alzò lentamente dalla sedia, guardando fuori dalla finestra, era infastidita, e non era la prima volta che affrontavano quel discorso.
- I clienti la considerano una donna come le altre solo con una...specialità in più, anche le altre ragazze la considerano una di loro, non sarò io a stravolgere la loro percezione quindi discorso chiuso.-
Parsa si avvicinò a Ewan con delle carte in mano che piegò in quattro parti e gliele diede, sperando con quelle parole di aver concluso un argomento la cui ripetitività cominciava seriamente a innervosirla.
- Quando vai a fare la spesa pomeriggio porta queste carte al falegname, sono gli arretrati che gli devo per i lavori del soffitto. E sopratutto ricordati di portarmi entro oggi il libro dei conti di questo mese.-
Ewan prese la busta, annuendo distrattamente, Parsa si era accorta del suo essere distratto e sopratutto aveva notato il suo respiro sibilante e il fiato corto che aveva da troppo tempo, ma non commentò, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sembrare preoccupata anche per lui.
Qualcuno bussò alla porta, la donna pronunciò un brusco "avanti" e a quella parola entrò un ragazzo di nemmeno vent'anni dall'aspetto androgino di nome Samu ( il più giovane "ospite" del bordello), per avvisarla che le ragazze la stavano aspettando per aprire il locale.
Nonostante l'aspetto da adolescente il giovane era maggiorenne secondo la regola ferrea di Parsa, ovvero che al bordello tutte le ragazze e i ragazzi, per lavorare, dovessero avere più di diciotto anni, Parsa non ammetteva ragazzini sotto quell'età ne tantomeno bambini.
Lì al bordello tutti i desideri dei clienti ( uomini, ma in rari casi anche donne, per lo più straniere del Sud di passaggio, dalla mentalità più aperta e disinibita ) trovavano terreno fertile facendoli uscire soddisfatti una volta finito, e a Parsa le era indifferente con chi scegliessero di passare le ore o l'intera notte, bastava che pagassero e non pretendessero minorenni o bambine ma oltre a questo erano affari loro se chiedevano di "dormire" con un uomo, una donna ( anche entrambi ma in quel caso si doveva pagare di più ) o qualcuno che si travestiva dall'uno o dall'altro senza esserlo davvero.
Il bordello era anche un luogo sicuro per i clienti e le ragazze, un posto in cui chiunque poteva esprimere sé stesso senza limitazioni essendo l'unico posto in cui i monaci con il loro Libro e le loro regole morali non potevano entrare e la cui giurisdizione era nulla ( purtroppo i soldati verdi non li poteva bandire, ed erano quelli a creare più problemi ).
L'unica cosa che non ammetteva era la violenza, ma quella purtroppo non poteva evitare che accadesse, cercava solo di limitare gli stupri e che le ragazze venissero picchiate selezionando già all'entrata quella adatta a ogni cliente o cercando di allontanare le signorine più vulnerabile, ma a volte accadevano gli imprevisti, come con Sanna.
Ewan, grato dell'interruzione di Sanu, aspettò che quest'ultimo fu uscito per uscire a sua volta dall'ufficio di Parsa, e ritrovandosi nel corridoio ( facendo attenzione nel chiudere la porta dietro di sé ) vide Sanna uscire dalla camera vestita con un abito rosso che si intonava al colore dei suoi capelli, i capelli sciolti e morbidi sulle spalle, sembrava essersi ripresa.
Ewan si era trattenuto troppo a lungo, gli dispiacque che Sanna dovesse assistere a quella scena, ma non poté fare a meno di accasciarsi per terra in preda alla tosse lancinante che era riuscito a ingoiare e nascondere da quando era sceso a servire la colazione che il cuoco aveva preparato per le ragazze dall'alba, fino a quel momento.
Imprecando si puli' la bocca con un fazzoletto, lo appallotolo' e lo mise sbrigativamente in tasca con la speranza che Sanna, ormai accanto a lui, non avesse notato le macchie di sangue su essa.
- Ewan? Stai bene?-
Premurosamente la giovane donna lo aiutò ad alzarsi accompagnandolo fino alle scale, nonostante le proteste del tuttofare.
- Sto bene, è solo l'umidità che il legno non riesce a trattenere, le pareti della mia camera sono piene di muffa e spifferi, è normale ammalarsi, questo pomeriggio vedrò il falegname magari riesco a convincerlo a fare uno sconto e sistemare il problema prima della sua visita di controllo del mese prossimo .-
Sanna non era per nulla convinta, lei così come le altre ragazze sapevano che il medico era venuto la scorsa settimana a visitarlo su insistenza di Parsa, proprio a causa di quella tosse insistente che da anni gli causava affanno e debolezza, così come sapeva che l'umidità e gli spifferi c'entrassero poco in quella faccenda, o meglio procuravano malanni a tutti loro in inverno, ma non con la stessa frequenza dei disturbi respiratori di Ewan.
- Ti pregherei solo di non dirlo a nessuno, finché non sistemo il problema delle travi, va bene? Non avete motivo di preoccuparvi, sono vaccinato contro il vaiolo e la peste, non dovete temere malattie da parte mia, lo sapete.-
Sanna sorrise forzatamente ai suoi tentativi di ironizzare, ma non si espresse oltre, lei ora doveva fare colazione e poi avrebbe passato il resto della mattinata a fare una sciarpa per suo nipote e sicuramente avrebbe scritto una lettera alla sorella per esprimere la sua contentezza nel potersi prendere mezza giornata solo per sé stessa.
- Ora vai, poi mi dirai come ha reagito Ilya alla nuova notizia...-
Sanna rise e abbracciò Ewan per poi dirigersi verso il tavolo per servirsi con gli avanzi della colazione delle altre ragazze e nel mentre si avviava venne abbracciata da un entusiasta Samu che come ogni mattina si premurava di dare il buongiorno a tutte loro abbracciandole calorosamente.
- Mi sei mancata, dov'eri finita?-
Sanna ricambiò la stretta teneramente, alzò il capo in direzione delle scale ma Ewan era già sparito.
La giovane avvertì una strana sensazione nel petto che sembrava tristezza o forse angoscia, non riuscì a decifrarla e così se ne dimenticò in fretta.
- Ragazze, volete sapere la novità?-
Era cominciata un altra giornata.
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Parsa era rimasta alla finestra anche dopo che Ewan l'uscita di Ewan dal suo ufficio.
Dopo qualche minuto smise di fingere interessamento per il paesaggio fuori di essa che consisteva in un cielo fin troppo terso e sgombro di nuvole, il vociare dei bambini, il via vai delle guardie e le donne che si fermavano alla bancarelle per contrattare con i negozianti il prezzo delle merci.
Ma prima di allontanarsi e riprendere a sistemare le carte della giornata, vide fermarsi in mezzo alla piazza in carro con degli estranei a bordo e il capitano Khornos a far loro da scorta.
Parsa, il volto immobile senza alcuna emozione a solcarlo, osservò gli stranieri e nel farlo si tastò le tasche della sua ampia gonna colorata trovando cio che cercava.
Prese la lettera che conservava da più di dieci giorni come un monito di sventura in attesa di avverarsi nel momento più inopportuno, la rilesse, nonostante conoscesse a memoria le parole impresse sulla carta.
Dopodiché lentamente e senza fretta la ridusse in strisce ordinate che gettò nelle braci della sua stufa personale alimentata a carbone ( di cui teneva una generosa scorta nascosta dietro la libreria ), e riprese a guardare fuori dalla finestra.
Quella lettera non aveva firma né timbro postale, l'aveva ricevuta settimane addietro e solo sapeva che proveniva da una bottega a lei fin tropo nota di Issergundu, e che all'interno della lettera vi erano precise istruzioni per accogliere quei nuovi arrivati, fra cui quella di usare dei nomi fittizi e non rivelare assolutamente le loro identità.
Parsa vide Khornos parlare con la piccola Emma, la vide annuire e correre nella direzione indicata dal vampiro una direzione che, disgraziatamente, conduceva al suo bordello.
La ragazzina ( entrata nel bordello dopo aver suonato ed essere stata aperta da Samu e aver parlato con quest'ultimo ) si avvicinò alla sua porta per poi bussare.
- Avanti.-
Mormorò Parsa con rassegnazione.
Li odiava, i bambini, sopratutto quei bambini in particolare.
- Buongiorno signora, Khornos mi manda a dirle che sono appena arrivati in città degli stranieri che sostengono di essere suoi ospiti e qui a Misserto in questi giorni per concludere un affare con lei.-
Parsa annuì in conferma continuando a fissare fuori dalla finestra, come ogni volta evitava accuratamente di guardare negli occhi quei piccoli mostri, non era mai riuscita a sostenere lo sguardo di quei morti occhi viola.
- Lo so, li aspettavo in questi giorni. Grazie dell'avviso, Emma.-
La bambina non se ne andò ma rimase li ferma in attesa, e per scongiurare qualsiasi fraintendimento allungò le braccine in direzione della donna e aspettò.
Parsa sospirò, si frugò nella gonna ricavandone tre pezzi di zinco che diede alla ragazzina, ben attenta a non sfiorare quelle piccole dita innaturalmente fredde.
- Non ho galline per te, Emma, quelle che ho stanno tutte covando.ma con queste te ne puoi comprare anche cinque.-
La ragazzina si rigirò le monete fra le mani per nulla soddisfatta, ma con grande sollievo di Parsa fece spallucce e sparì, canticchiando, dalla sua vista.
La donna sospirò sollevata, quella volta era andata bene, altre volte invece tornava indietro e faceva i capricci finché non otteneva ciò che voleva e allora Parsa cedeva, a causa di quella mocciosa il suo pollaio si dimezzava di anno in anno.
Ma non poteva farci nulla, aveva imparato a sue spese cone fosse meglio assecondare quei piccoli mostri, che per il loro aspetto infantile e il carattere bloccato in un infanzia eterna erano capricciosi, meschini e sopratutto i loro scherzi erano dobbiamente crudeli rispetto a quelli di un normale bambino risentito perché i grandi non concedevano loro le caramelle.
E cosa ancora più grave le guardie verdi non punivano le loro azioni ne risarcivano i danni che ne derivavano, considerandole, appunto, delle marachelle pari a quelle dei bambini "normali".
Parsa si accertò che la bambina fosse uscita dal suo locale e solo dopo esserne assicurata uscì dall'ufficio per dirigersi dalle ragazze.
- Che gli dei ci assistano.-
Nota autrice: questo capitolo può essere considerato uno di quegli episodi "filler" una sorta di riempitivo, qualcosa in più per presentare il personaggio di Mana Parsa e il suo modo di gestire il bordello ( insieme al suo rapporto con i bambini - vampiro specialmente con la piccola Emma ), e io stessa mentre stavo scrivendo questo capitolo l'ho rivalutata parecchio.
( Parsa nuova madrina del gay pride di Misserto per combattere a colpi di amore libero - a pagamento, ma dettagli - l'egemonia dei monaci neri e vampirame vario ).
P.s Desolation Row di Bob Dylan ( e la versione italiana di De Andrè, Via della Povertà ) è stata perfetta per creare la "morfologia" e la fauna umana ( e non solo ) che popola Misserto.
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