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Scelte diverse per destini prevedibili ( prima parte )

- Ivark, svegliati!-

Il vampiro si tirò su con un sussulto, notando che Markann aveva fermato il carro trainato da due dei tre cavalli in loro possesso, in uno spazio aperto, senza più alberi degli aghi rossi intorno, perfino il sentiero era sparito, ritrovandosi su una collina verdeggiante tagliata da campi di grano che si estendevano per molte miglia, davanti a lui intravedeva i profili dei monti innevati, e le mura di una città in lontananza.

Ai lati della collina vi erano dei raggruppamenti di alberi, dei cedri che gettavano ombra e non appena il carro si avvicinò, entrando nella loro ombra, gli parvero compatti e minacciosi, come mura, tremolanti come in un allucinazione dovuta al vino...

...di bacche gialle.

Il cielo viola era limpido, senza nubi, Ivark scosse la testa per allontanare quei pensieri e alzò il volto in alto, con un sospiro, per permettere al sole di scaldargli il viso, dovendo però strizzare gli occhi e poi ripararseli, con una mano, dai raggi intensi di un sole che non ricordava essere così rosso, non più abituato a essi, dopo una settimana passata all'interno di una foresta i cui rami oscuravano il sole, dando così la sensazione di muoversi in una penombra rossastra con cupe ombre viola a filtrare dai rami.

Ivark abbassò il capo sentendo un leggero giramento di testa, stordito da tutta quella luce e spazio aperto intorno a sé, per poi avvertire finalmente, dopo qualche secondo di confusione, la brezza leggera e tiepida di fine estate che respirò a bocca aperta a pieni polmoni, assorbendo tutta quell'aria che sentiva essergli mancata in quei giorni frenetici e di penombra allucinata.

- Ivark? Sei sveglio? -

Il vampiro avvertì nuovamente lo sguardo chiaro del medico su di sé e una mano che gli scrollava la spalla.

- Sono sveglio, Markann, accidenti...-

Lo scienziato continuava a osservarlo attentamente, per nulla convinto delle sue parole, ricordando quando lo aveva visto barcollare come un ubriaco, o in trance, fuori dalla radura di pini, scortato da Ithil, scomparso da tutte quelle ore in cui nessuno lo aveva trovato.

E a un certo punto si era stufato di cercarlo, aveva ordinato a tutti di raccogliere le proprie cose, preparare il carro e i cavalli, che sarebbero partiti con o senza il vampiro.

Solo le preghiere e gli insulti dell'elfa lo avevano convinto a mandarla, per l'ultima volta, a cercare quel vampiro - secondo Markann aveva approfittato della confusione e preoccupazione dovuta alla vicenda di Werrsot per scappare, ma Ithil aveva insistito così l'aveva mandata a dare un ultima occhiata in giro - ed era ritornata con un Ivark completamente a pezzi, regredito a quando era entrato con l'elfa alla sua bottega, ormai tanto tempo prima.

A Markann era bastata una sola occhiata per capire che Ivark aveva smesso di prendere le medicine, e questo aveva giustificato la confusione e lo spaesamento, ma fino a un certo punto ( era convinto che in quelle ore fosse accaduto qualcosa che lo aveva fatto regredire a quello stato di spaesamento).

- Markann, non vedi che sta male? Lascialo in pace-

Ithil si sporse verso il medico, la donna era seduta dietro Markann con accanto a sé Minh e, in mezzo a loro due, un Bentho stranamente tranquillo, intento a osservare una lucertola squamata nera raccolta prima della partenza e che ora era riuscito ad addormentare, raggomitolato nei palmi delle sue mani a coppa.

- Zitta Ithil, tu e Minh mettetevi dietro al carro, fate quel che vi ho detto e non parlare finché qualcuno non ve lo chiede.-

Ithil fece per protestare, ma Minh le mise una mano sul braccio, scuotendo la testa.

L'elfa sbuffò, e fece quel che aveva detto Markann, Minh si chinò a mettere un cappotto di pelle con un cappuccio a coprire il capo del ragazzino in mezzo a loro, sussurrando a Bentho che ora doveva stare in silenzio e magari fingere di dormire.

Il bambino, che era stato immobile per tutto il tempo e non aveva staccato gli occhi dal suo nuovo compagno di viaggio, annuì, distratto, e per nulla certo di aver compreso le parole della donna.

Minh raggiunse Ithil sul retro del carro, le porse un velo azzurro che l'elfa prese, e borbottando improperi contro Markann se lo lego' sul capo come un turbante, in modo da nascondere i capelli e le orecchie, e lo stesso fece Minh.

Dopo essersi sistemate, le due donne videro Werrsot raggiungerli a cavallo, e Minh non poté fare a meno di notare, con preoccupazione, le smorfie di dolore che tentava, seppur senza alcun successo, di trattenere.

- Siamo arrivati?-

Mormorò con l'affanno, alle due donne, e Minh gettò un occhiata a Markann che gesticolando concitato parlava a Ivark, sussurrando in modo così piano che non riuscì a cogliere nulla di quello che gli disse, ma vide il vampiro annuire, la stanchezza sul suo volto sostituita da un espressione concentrata...e preoccupata.

- Non lo so, Werry. Non so perché ci siamo fermati così vicini a Misserto, Markann aveva detto che alle porte della città delle guardie ci avrebbero controllato il carro e fatto delle domande, forse... -

Nel frattempo Ivark annuiva alle parole di Markann, sovrappensiero.

Quando era salito sul carro, ancora nella foresta di pini rossi, quella mattina presto, Markann gli aveva detto di dover parlare con lui di faccende "pratiche", ovvero del fatto che Misserto era piena di soldati verdi di Issergundu, vampiri che non parlavano la lingua degli umani, o meglio, la conoscevano ma fingevano di non conoscerla, per non abbassarsi al livello di quegli esseri che consideravano poco più che cibo.

E una volta appurato che Ivark, essendo un vampiro, conoscesse la lingua, Markann gli aveva chiesto, o meglio, intimato, senza tante alternative, di far loro da interprete.

Ivark nell'udire i piani che Markann aveva per lui avrebbe voluto rifiutarsi, insomma sapeva bene come Markann, oltre alla lingua corrente di Issergundu, conosceva non solo quella dei monaci della pece, ma anche quella dei vampiri quindi perché non parlava lui con loro?

Ivark ripenso' alla conversazione avuta mentre si stavano allontanando dalla foresta di pini:

Perché io sono umano, Ivark, e qui ci considerano alla stregua di nutrimento e se non siamo tali, se possiamo essere utili ci considerano poco più che un fastidio da tenere a bada, ma se ci sei tu non ci faranno nulla, non ci daranno fastidio, dovrete dire di essere sotto la tua protezione e in questo modo sarete intoccabili per i due giorni che conto di farvi restare a Misserto, ora capisci perché ti chiedo di farlo?

Ivark era ancora stordito da quello strano sogno fatto nella radura, e così aveva tenuto di non capire del tutto le parole del medico.

-Conti di farci restare a Misserto...perché, tu non verrai con noi?-

Ivark aveva visto una smorfia sul volto di Markann, ma anche notato come aveva evitato di guardarlo in volto mentre diceva quelle cose, come se fosse a disagio o...provasse vergogna.

-No Ivark, io e Werrsot insieme a Bentho andremo a Ristan, a poche miglia da Misserto, è un piccolo paesino senza guardie né vampiri, abitato da contadini e artigiani, il tempo di sbrigare degli affari e poi vi aspetterò fuori dalle mura sud di Misserto, per riprendere il cammino.
L'importante è che tu dica alle guardie che alloggiate da mana Parsa e andare da lei per affari. La conosco bene, è la tenutaria di un bordello, una donna rispettata anche dalle guardie verdi. Se fate il suo nome, vi porteranno da lei dove confermerà la vostra versione, ovviamente prima dovete dirle che vi mando io.-

Ivark aveva scosso la testa, no, quella storia non gli tornava, perché diamine aveva deciso di lasciarli, di punto in bianco? Non ne aveva mai parlato prima di quella decisione, che fosse una trappola? Lui non si fidava di Markann, non si era mai fidato.

- Perché devi portare con te Bentho e Werrsot, se poi tornerai? Sinceramente, Markann, mi sentirei più sicuro se il bambino resta qui con noi.-

"Perché so che lui non lo abbandoneresti, e se rimane con noi sei costretto a tornare per forza, e così avremmo le certezza che non hai tradito la nostra fiducia, abbandonandoci."

- Dov'è questa città, Markann? Non ce ne hai mai parlato, e sulle mappe non è segnata. E poi, di che affari parli? Per quale motivo dobbiamo dire che andiamo da questa mana Parsa?-

Aveva continuato, fissandolo in volto, costringendolo così a mantenere un contatto visivo, e avere così la certezza che non mentisse né potesse farlo.

- Se le guardie vedono Werrsot e capiscono che ha problemi di deambulazione o solo hanno il sentore che sembra malato, lo uccidono, e se dovessero ignorare la sua...difficoltà, capirebbero subito che è un mezz'elfo, a differenza di Ithil che riesce a nascondere le sue caratteristiche. Poi è debole e sciocco, non sa difendersi né verbalmente né in uno scontro fisico, soccomberebbe, e non voglio correre rischi di perdere qualcuno di voi. E per quanto riguarda Bentho beh...basta guardarlo in faccia, è probabile che non lo uccidano ma lo vendano senza problemi a qualche circo di zingari, dato che è stagione di circo questa, dovrebbero essere appena arrivata una carovana in queste settimane, a Misserto. E questo che vuoi, che diventi un attrazione da circo? E nemmeno tu potresti proteggerli, a Misserto gli storpi o deboli come Werrsot e gli scherzi della natura come Bentho, o vengono uccisi oppure usati come schiavi, fenomeni da baraccone. E questa legge nemmeno i vampiri possono aggirarla.-

Ivark era rimasto in silenzio, le argomentazioni di Markann erano sensate, seppur restassero delle cose in sospeso, e domande che voleva porre, ma era così stanco, troppo per poter ribattere, e così Markann aveva contiuato a parlare.

- Bene. Fra poco dirò a Minh di mettersi seduta al tuo fianco, dovrai dire alle guardie che è la tua promessa sposa, e insieme state portando una schiava elfa, ovviamente sto parlando di Ithil - mai fare nomi, Ivark, ricordatelo, tu stesso sceglietene uno di fantasia - al bordello di mana Parsa, lì gli elfi o presunti tali vengono accolto solo se sono schiavi o merce di scambio al bordello e data la bellezza di Ithil nessuno solleverà opzioni. Tutto chiaro? Bene, questo è quello che dovrai dire quando ti chiederanno la natura drgli affari da trattare con la mana Parsa. Non ne parlare finché non te lo chiederanno, ovviamente lo faranno, ma quando si rivolgeranno a te tu limitati a rispondere alle domande, e basta, dicendo l'essenziale, d'accordo?-

Poi Ivark si era addormentato venendo poi nuovamente svegliato da Markann, e ora il medico, con gesti nervosi e mormorando piano per far sì che né le donne né il bambino udissero la loro conversazione, stava ripassando con il vampiro quello che lui avrebbe dovuto dire una volta trovatosi di fronte alle guardie.

Ivark per l'ennesima volta annui, seppur distratto...

...e quella domanda di fondo, fastidiosa e ronzante nella mente come una mosca dell'estate, perché sacrificare Ithil come capro espiatorio del loro finto viaggio d'affari? Solo perché era un elfa? E perché fingere che Minh fosse la sua promessa sposa? Non aveva chiesto queste cose, a Markann, e sopratutto avrebbe voluto chiedere alle donne se fossero consapevoli dei ruoli assegnatoli da loro dal medico, in questa finzione decisa dal propietario della bottega di Issergundu che ora vestiva le vesti di un onnisciente direttore di teatro i cui attori erano inconsapevoli dei loro ruoli, una "recita" che a Ivark puzzava come una carogna lasciata al sole per troppi giorni...

...con lo sguardo cercava la fantomatica Ristan di cui Markann aveva parlato, ma a parte quelle due macchie di salici non più estesi di una mandria di buoi, e oltre alle mura di Misserto, davanti e ai lati vedeva solo un immensa distesa di erba alta e basta, interrotta da campi di grano pronti per la mietitura.

Markann smise di parlare una volta appurato che il vampiro avrebbe ripetuto filo per segno ciò che gli aveva detto di dire.

- Ivark, per favore, dì a Minh di sedersi al mio posto, ORA.-

Ivark, inquieto, chiamò Minh a voce alta, facendole cenno di avvicinarsi.

La donna scambiò un occhiata perplessa con Ithil, poi fece spallucce, scavalcò la pila di cibarie e oggetti accatastati e legati, fece una carezza a Bentho, ancora intento a giocare con la lucertola, e si sedette in mezzo ai due uomini, in attesa che qualcuno le dicesse il perché di quel cambiamento di posto.

Ivark osservò Markann che si era tolto gli occhiali per massaggiarsi le tempie con una smorfia di dolore, come se fosse preda di una forte emicrania...o un dubbio difficile da sciogliere.

C'era aria di tensione, perfino i cavalli l' avvertivano, sbuffando e battendo con gli zoccoli il terreno, inquieti, nessuno parlava, Ithil si era sporta per osservare la scena davanti a lei, Bentho aveva alzato il capo per osservare i tre, l'esserino che teneva chiuso fra le mani iniziò a muoversi freneticamente mentre con le zampette tentava di scavarsi un uscita, nel tentativo di passare fra gli spiragli delle dita del bambino.

Werrsot si era avvicinato con il cavallo a Markann, e lo osservava, in silenzio, in attesa di un segnale o solo una parola.

Il medico sospirò, si rimise gli occhiali e alzò la testa verso il mezz'elfo, annuendo.

- Prendi il bambino, è ora.-

Markann slegò la fune che teneva attaccato il suo cavallo al carro, legata non con i soliti cinque nodi, bensì tre, in modo tale che, con soli due strattoni, riuscisse a scioglierlo senza difficoltà, e dopo aver fatto ciò controllò lo zaino che aveva con se e le tasche della borsa in pelle a tracolla che indossava, al cui interno teneva un fondo per le emergenze, della carne essiccata insieme a delle mele e dei permessi per rientrare a Issergundu e superare i controlli.

Werrsot si affiancò a Bentho, mollò le redini e prese il bambino in braccio per poi metterlo seduto davanti a sé e riprendere le redini.

- Werry...che cosa succede?-

Bentho non aveva opposto resistenza, colto alla sprovvista dal gesto del mezz'elfo e dalle parole di Markann.

Prendi il bambino.

A causa del gesto inaspettato di Werrsot aveva sciolto le mani, facendo cadere inavvertitamente la lucertola, che però gli era caduta sul petto e si era aggrappata con le piccole zampine acuminate a uno dei bottoni del mantello del ragazzino, e da lì gli era salita su una spalla per restarci e infilarsi in una delle pieghe.

Bentho non riusciva ad avvertire nulla da parte di Werrsot, come se la sua mente fosse schermata, e osservandolo negli occhi, stranamente assenti, capì che era davvero riuscito, in qualche modo a schermare la sua mente per far sì che lui non potesse comprendere le motivazioni dietro a quel gesto.

Solo Ivark sembrava osservarlo con un espressione colpevole, che subito nascose chinando il capo.

Il bambino si guardò intorno, sia Minh che l'elfa erano sconvolte e confuse, nessuno di loro sapeva cosa stesse esattamente facendo Werrsot.

Minh, non appena vide Werrsot allontanarsi insieme a Markann, al trotto, in direzione dei campi di grano comprese.

- BENTHO!-

Urlò, cercando di saltare giù dal carro per inseguire Werrsot e riprendersi il bambino, ma Ivark la afferrò per la vita, per impedirle di scendere, nonostante la donna si divincolasse ferocemente, e la strinse a sé in un abbraccio, nel tentativo di calmarla ( cercando di bloccare i pugni e i calci ).

Ithil, che aveva visto tutto, scese dal retro del carro, correndo per raggiungergli, mentre Bentho, ancora stordito dalla situazione, si tappò le orecchie per evitare di udire le grida disperare di Minh.

Mi sono fatto distrarre dalla lucertolina, non ho prestato attenzione a quello che mi accadeva intorno, alle loro emozioni, ora sento angoscia, timore...e senso di colpa.

Quest'ultima emozione proveniva da Markann, che si fermò, insieme a Werrsot per osservare tutti loro, e sopratutto desistere Ithil che vide correre nella loro direzione.

- Che nessuno ci segua! Ivark, continua per la strada, dirigetevi a Misserto e dì alle guardie quelle che ci siamo detti. Ci rivedremo fuori dalle porte sud della città fra due giorni, a mezzogiorno in punto, io ho degli affari da sbrigare a Ristan, ma tornerò, dato che senza di me non andate da nessuna parte. State vicino a Ivark, fate esattamente tutto quello che vi dice, e Ithil, proteggi entrambi, e sopratutto prenditi cura di Minh.-

Ithil, che li aveva raggiunti e se ne stava ritta in piedi osservando con occhi strabuzzati i tre davanti a lei, incredula.

- Markann! Cos'è questa storia? Non ci hai mai parlato di affari a Ristan e tanto meno di una città del genere... È solo una scusa per svignartela e lasciarci nelle mani dei vampiri, vero?-

Strillò Ithil, che ritta in piedi osservava con occhi strabuzzati i tre davanti a lei, incredula.

Brutto bastardo, se pensa di andarsene così...

Markann la fissava dritto in volto, in quegli occhi di quello strano viola, uno sguardo duro...pericoloso, ma che Ithil non volle distogliere né cedere.

Fu Markann a distogliere lo sguardo, distratto dalle urla che provenivano dal carro, Minh e Ivark vennero sorpreso da delle frecce atterrate davanti alla diligenza insieme a delle urla in una lingua ignota o meglio...la lingua dei vampiri.

Imprecando in elfico Ithil dovette lasciare scappare i due uomini che spronarono i cavalli al galoppo verso il campo, ma prima Werrsot diede un ultima sguardo alla donna, come a chiederle scusa per le sue azioni, un perdono per la propria vigliaccheria.

Minh e Ivark videro spuntare dai due raggruppamenti di alberi un gruppo di soldati, in totale erano cinque, tre uomini a cavallo e due donne a piedi che videro correre verso di loro ( erano state loro a svegliare le frecce), i tre uomini erano arrivati dal gruppo di salici a destra del carro, le due donne da quello di sinistra, e nessuno era riuscito a prevedere il loro arrivo, ingannati dalle loro verdi armature di Issergundu che si mimitizzavano con il fogliame, e protetti dall'ombra.

Un imboscata di vampiri...perché si rivolgono a noi in quella lingua? A Issergundu parlano la lingua corrente degli uomini del Nord, solo fra loro parlano in quel modo, ma io non la conosco, quel linguaggio, Markann non ha mai voluto insegnarmelo.

Così pensava Minh sovrappensiero, mentre osservava Markann e Werrsot sparire fra le spighe di grano, e si sentiva distante, quasi leggera, troppo sconvolta per piangere ( le lacrime si erano mescolate alle urla ).

Non era riuscita a raggiungere né tanto meno a proteggerlo, e lei quel viaggio lo aveva fatto solo per Bentho, per stargli accanto...

E ora che Markann glielo aveva portato via, così, senza dirle nulla?

Perché avverto quel dolore così straziante, come se mi avessero tagliato un arto? Io non sono sua madre, sono solo la donna che gli ha fatto da balia e lo ha cresciuto, nient'altro. E perché ho reagito così? Riprenditi, Minh, si tratta sempre di Markann, un truffatore e un manipolatore opportunista, ma non ci metterebbe mai in pericolo, se ha detto che tornerà con Bentho gli credo...voglio credergli, altrimenti impazzisco.

Minh era lontana dagli incomprensibili ordini impartiti dai vampiri, li udiva a malapena come se fossero solo le voci dei mercanti e dei venditori a Issergundu, così, in quella ciaciara confusa e agitata vide Ithil raggiungerli di corsa e risalire sul carro riuscendo a evitare le frecce e prima che i soldati si avvicinassero.

Quel miserabile...lo sapeva che saremmo caduti nell'imboscata, per questo è fuggito, o forse sì è messo d'accordo con i soldati? Ci ha venduti, è così?...ma perché diamine allora Werrsot lo ha seguito, con il bambino? Aspetta...l'ho visto parlare con Ivark, lui ne era al corrente? Appena riusciamo a superare questo inconveniente io e lui dovremmo fare una bella chiacchierata...

Cosi pensava Ithil risaliva sul carro arrampicandosi fra i bagagli legati sul retro, nel tentativo di prendere la spada elfica nascosta fra le casse dei vestiti legate sotto quella del cibo, non poteva nulla contro i vampiri o meglio non poteva lanciare loro incantesimi, ma con la spada avrebbe potuto fare un tentativo di respingerli, un tentativo disperato dato che le due donne avevano gli archi con sé puntati contro di loro e gli uomini spade e lance.

Loro hanno tre cavalli, due lance e le donne arco e freccia, siamo in netto svantaggio anzi non ne abbiamo nessuno, se slegassimo i cavalli come ha fatto Markann ci troveremo addosso subito i soldati e verremmo uccisi dalle lance e frecce se tentiamo di scappare a piedi, siamo circondati, senza via di scampo...

Markann si è addirittura fermato in tempo, doveva conoscere benissimo quest'imboscata, ah se dice il vero e fra due giorni ritorna, sempre se noi saremo vivi, io giuro su Werah e i tredici Dei che lo ammazzo...

Poi Minh vide Ivark scendere dal carro, camminare al centro del cerchio formato dai cinque soldati che, nel raggiungerli si erano stretti in cerchio intorno alla diligenza per evitar loro via di fuga, e poi le due donne lo videro alzare le mani e parlare la lingua di quei soldati verdi.

Fermi! Loro sono con me!

I soldati, nell'udire quello sconosciuto parlare la loro lingua, si bloccarono, sorpresi.

Mi chiamo Ivark, forse alcuni di voi mi conoscono, Ivark di Woorshej, ero il feudatario del regno di Rame, conoscevo il capitato dell'esercito dell'aquila di sangue della Prima invasione.

Né Ivark né Ithil avevano compreso una singola parola di quello che aveva detto, Minh, che sembrava essersi ripresa quasi d'improvviso, sussultando come dopo essersi risvegliata bruscamente da un incubo, aveva preso le redini per cercare inutilmente una via di fuga e impedire ai due cavalli rimanenti di imbizzarrirsi e rovesciare la diligenza, nel mentre Ithil cercava la spada, sempre tenendo sotto controllo i movimenti dei soldati, maledendo Markann per averli abbandonati in quella situazione.

Un soldato si staccò dal gruppo, scese da cavallo e tenendolo per le redini e si avvicinò a Ivark, togliendosi l'elmo ( senza però rinfoderare la spada, tenendola in bella vista, pronto ad attaccare ).

- Io sono, anzi ero il capitato dell'esercito dell'aquila di sangue della Prima invasione, quindi tu...aspetta ora ti riconosco... Sei davvero il Principe? Credevamo fossi morto...-

Ivark sussultò nel vedergli il volto che riconobbe, un ovale bruciato dal sole, ma giovane, con le guance solcate da una curata barba castana, e due occhi turchesi magnetici, parzialmente nascosti dai ricci scuri, e Ivark ne avvertì la saggezza di secoli ( ma anche il pericolo ) che emanavano, seppur stonassero su quel viso di ventenne.

- Capitano Khornos.-

___________

Bentho piangeva disperato da quando erano entrati nel campo di grano, e dopo sei minuti angoscianti in cui tutti avevano udito le urla dei soldati che accerchiavano la diligenza, minuti in cui Werrsot era stato tentato di voltare il cavallo e galoppare in soccorso dei suoi amici.

Ma la consapevolezza dell'inutilità del suo gesto, e la presenza di Bentho, lo avevano fatto desistere e mentre l'angoscia lo attanagliava insieme al l'indecisione, crescevano anche i dubbi su ciò che Markann gli aveva detto in merito al piano.

O forse era semplice vigliaccheria? Forse anche lui dopotutto non era molto diverso da Markann che fuggiva dai pericoli accumulando scuse, quando il reale motivo era la sopravvivenza fine a sé stessa?

A Bentho aveva detto che sarebbero andati a Ristan per delle faccende da sbrigare, e che non era necessaria la loro presenza a Misserto per incontrare quella proprietaria di un bordello, che bastava Ivark per fare da interprete e da garante, essendo un vampiro.

Ma allora perché non ha detto nulla a loro? Perché solo a me e Ivark? E sopratutto, perché insiste nel non voler andare a Misserto, che importanti affari deve sbrigare Markann a Ristan, tali da impedirgli di incontrare quella donna di cui ha tanto parlato e che, a detta sua, può aiutarci?

Werrsot chinò il capo per osservare Bentho, in lacrime, non sapendo cosa dirgli per farlo stare meglio.

Non poteva dirgli che Markann così facendo aveva evitato venisse venduto o peggio, eliminato come si eliminano gli unguenti sbagliati, quella preparati con ingredienti errati, e così valeva per lui, Werrsot, un mezz'elfo con atteggiamenti infantili e una mente fin troppo semplice da risultare credibile come umano, agli occhi di quei vampiri.

Entrambi, a detta di Markann, sia Bentho che Werrsot erano difettosi, troppo, per posti come Misserto dove sopravvivere, da umano, era dura, e lo era ancora più se eri un elfo o un essere con difetti e debolezze ( il cui sangue i vampiri si rifiutavano di bere, preferendo eliminarli direttamente, non essendo buoni né per il lavoro manuale né come nutrimento e quindi, inutili ).

Ma tutto questo, a un bambino di otto anni, era difficile da spiegare.

Capirà comunque, lui meglio di te sa cosa significhi doversi nascondere, evitare di essere visto, come un appestato o un lebbroso, qualcosa di cui vergognarsi e temere...non è, dopotutto, quello che tu e Ithil, insieme agli altri bambini, avete fatto per anni, nascondendovi nelle foreste?

- Andrà tutto bene, dobbiamo fare solo una deviazione e poi li raggiungeremo presto, promesso.-

Il bambino continuava a singhiozzare tenendo le mani premute sulle orecchie, gli occhi lucidi di pianto, il naso che sgocciolava, riusciva a sentire anche il corpicino sussultare, a ogni singhiozzo.

Una volta alzato il capo per controllare davanti a sé, Werrsot notò che Markann era sparito.

Fermò il cavallo, spiazzato, non sapendo, sul momento, come comportarsi.

Una strana calma, come il vento silente intorno a sé che non faceva nemmeno frusciare le spighe di grano, e sollievo, lo avvolsero.

Ecco, l'ha fatto. Ci ha lasciato qui, abbandonandoci come pesi ingombranti...

- Perché vi siete fermati? Da questa parte c'è un sentiero che porta a una grotta in cui possiamo nasconderci per tutta la notte. Non preoccupatevi dei vampiri, Ivark non ci tradirà né dirà nulla di noi e anche se ci hanno visti, non ci verranno a cercare, saranno troppo occupati con loro. Accampiamoci, e domani faremo il giro per raggiungere le mura sud di Misserto.-

Markann era ricomparso, e Werrsot sospirò, dandosi dell'imbecille per non aver controllato e notato i segni di spighe calpestate dal cavallo davanti a sé, Markann era semplicemente uscito dal campo, e, non vedendoli, era tornato indietro a cercarli.

- Su, cosa aspettate? Muovetevi!-

Werrsot lo segui in silenzio fuori dalle spighe, mentre un dubbio iniziava lentamente a formarsi nella mente.

Ha parlato solo di Misserto, ma non ha menzionato Ristan...Perché non l'ha fatto?

- Siamo a Ristan?-

Markann, che conduceva il cavallo al passo lungo un sentiero scosceso e pendente, facendo attenzione, dato che il terreno era friabile e pietroso pieno di sterpaglie appuntite ( una volta cominciato il percorso in discesa il paesaggio era cambiato, e a Markann ricordava le spiagge lunari delle scogliere del Nord ), non si voltò per rispondere al mezz'elfo, ma mormorò piano un "domani" e poi non parlò più fino ad arrivare a uno spiazzo senza erba né alberi che conduceva a una sorta di grotta.

Werrsot lo vide entrare dentro quella cavità scura, e si fermò, a disagio, guardandosi intorno nel tentativo di capire come fossero passati da un paesaggio collinare di sola erba e campi di grano, completamente soleggiato, a quella sorta di montagna rocciosa.

- Muoviti, Werrsot, fra poco farà buio e da queste parti girano parecchie linci e lupi delle rocce.-

Werrsot rabbrividì, cominciava a sentire freddo, e anche il bambino, che aveva smesso di piangere e ora si stringeva le braccia intorno al corpicino, per riscaldarsi.

Il mezz'elfo sospirò e capendo di non aver molta altra scelta ( non sarebbe assolutamente stato in grado di rifare la strada appena percorsa, e di notte scendere per quei sentieri equivaleva a un suicidio ) segui' il medico all'interno della grotta.

_____

- Ho solo queste strisce di carne e delle mele, dovremmo farcele bastare fino a quando non raggiungeremo gli altri a Misserto. Ma domani attraverseremo un frutteto, e li potremmo rifornirci di altra frutta, se facciamo attenzione a non farci vedere dal propietario.-

Markann disse ciò mentre porgeva al mezz'elfo e al bambino la carne affumicata e una mela a testa, il tutto uscito dalla sua borsa di pelle che continuava a tenere a tracolla, per poi prendere la sua parte e sedersi di fronte a loro, con un sospiro.

In mezzo ai tre brillava un fuoco acceso con delle pietre fuocaie che il medico aveva portato con sé, mentre il combustibile, in mancanza di legna, era riuscito a raccoglierlo dalle sterpaglie sul sentiero, abbastanza secche per alimentare un fuoco.

Markann una volta seduto assunse l'espressione di chi ha dimenticato qualcosa di importante, per poi rovistare nella sua sacca tirando fuori una borraccia, anch'essa di pelle, e alzandosi per appoggiarla davanti a Werrsot.

- Ho dell'acqua, ma per stasera dovremmo dimezzarla, ma niente paura, qua vicino c'è un torrente, domani ci passeremo vicino e riempirò nuovamente la borraccia. Intanto, bevete questa.-

Il mezz'elfo alzò lo sguardo dalla mela che stava mangiando ( la sua porzione di carne aveva preferito lasciarla al bambino che in cambio gli aveva dato la sua, di mela ) a Markann, notando come il medico stesse parlando più del solito ( rispetto a quando erano scappati ) e di come sembrasse a disagio, quasi inquieto.

- Di la verità, Markann, questa città, Ristan l'hai chiamata, te la sei inventata, non esiste, vero?-

Il medico, impegnato a masticare una delle tre strisce di carne essiccata, si blocco'.

- Cosa... come cazzo ti viene in mente una cosa simile?

Werrsot e Bentho si scambiarono un occhiata, dopodiché il bambino abbassò gli occhi riprendendo a mangiare la carne, staccandone dei pezzettini che diede da mangiare alla lucertola, ancora adagiata sulla sua spalla.

- Non è segnata sulle mappe, e nemmeno visibile dalla foresta di pini né nella vicinanze di Misserto anzi è probabile se non certo che Misserto sia l'unica città della colline, a parte fattorie e case di braccianti sparse in giro. E poi, se questi affari erano così importanti, perché scappare così, preparando quello zaino e quella sacca in anticipo, abbandonando i nostri amici, come un codardo? Era come se sapessi dell'imboscata, perché lo sapevi, vero?-

Markann non parve reagire alle parole del mezz'elfo, anzi, dopo qualche secondo di silenzio i due lo videro buttare per terra il pezzo di carne mangiato per metà, togliersi lo zaino e aprirlo per tirarne fuori una bottiglietta di pomice nera ammaccata, toglierne il tappo e berne dei sorsi copiosi

Werrsot ne udi' l'odore penetrante e da far lacrimare gli occhi.quando Markann tolse il tappo, quello era sicuramente alcool, da quello che ricordava bevessero i suoi vecchi proprietari alla fattoria, doveva sicuramente essere whisky.

Poi tirò fuori dallo zaino tre coperte arrotolate e due le porse a Werrsot e Bentho, per poi sedersi a fianco del mezz'elfo e porgergli la borraccia con il Whisky.

- Bevi.-

Werrsot, che temeva da un momento all'altro una sfuriata dell'uomo, degli insulti o solo un negare le sue parole, prese la borraccia per poi berne un sorso, solo uno, già mezzo bastava a infuocargli la gola e lacrimare gli occhi.

Markann riprese la borraccia, bevve altri sorsi e si sporse in avanti per visualizzare Bentho che, fingendo noncuranza, continuava a spiluccare la cena.

- Prendi la coperta e vai a dormire, domani dobbiamo svegliarci all'alba.-

Dato che il ragazzino non accennava a muoversi né pareva aver ascoltato le parole a lui rivolte, Werrsot, che notava come il medico cominciasse a innervosirsi, si accostò a Bentho.

- Fai come ti dice, è già ubriaco e anche piuttosto nervoso, domani ti racconto tutto, è una promessa, ma ora vai a dormire o qui la situazione peggiora, e io non so come gestire un Markann ubriaco.-

Il bambino non guardò né lui né Markann, solo annuì, mise il resto del cibo in una tasca del cappotto datogli da Minh, prese la coperta e si allontanò dai due e dal fuoco per sdraiarsi contro la parete.

- Bene, ora che il mostriciattolo è sistemato... sì hai ragione, Ristan me la sono inventata, non esiste, era solo una scusa per non dover entrare a Misserto e finire sulla forca. Esatto, sulla forca, hai capito bene, in quella città mi conoscono e hanno deciso di mettere una taglia sulla mia testa, ecco perché sono scappato via, no, non scappato, ho dovuto andarmene perché altrimenti non uccidevano solo me, ma anche tutti voi solo per essere i miei compagni di viaggio. Per questo ho detto loro di andare da Mana Parsa, la conosco da anni, è una buona amica e non mi venderebbe mai ai soldati, ho dovuto inventarmi una storia per giustificare il fatto che andassero da lei, ma con Mana i tuoi amici saranno al sicuro finché non capisco come aggirare le guardie che pattugliano la zona e farmi trovare vivo, e non su una forca, davanti alle mura sud di Misserto. Tutto chiaro, ora? Ringrazia il whisky e la stanchezza se ti ho raccontato la storia tutta in una volta, l'ho fatto per evitare ulteriori domande a cui non ho voglia di rispondere né sarei in grado di farlo, e no non ho intenzione di dirti perché sono ricercato con una taglia sulla testa, non stasera.-

Markann tacque e bevve nuovamente, Werrsot conto' uno, due, tre sorsi, anche di più, finché non smise di bere, con una smorfia.

Il mezz'elfo, notando come l'uomo avesse già gli occhi rossi e le guance visibilmente paonazze, seppur coperte dalla barba, Werrsot decise che era il momento di smetterla, gli prese la bottiglia per impedire un quarto o quinto sorso di troppo e la gettò nel fuoco, ignorando le grida e gli insulti.

- Per Werah, ma lo sai quanto ho pagato quella bottiglia? E il Whisky? No, eh? Ma io lo so, molto più della carne e di tutte le nostre provviste messe assieme anzi, più della diligenza!-

Werrsot scosse la testa, deluso e amareggiato, non gliene importava un accidente del whisky e della bottiglia, gli importava solo del fatto che Markann, per l'ennesima volta avesse mentito e nascosto delle cose essenziali a tutti loro e fosse scappato per codardia e evitare di affrontare qualsiasi cosa avesse fatto a Misserto.

E me e Bentho, perché non ci ha lasciato con loro? Dovrei credere anche al fatto che le guardie ci avrebbero uccisi o venduti se fossimo rimasti lì? Dovrei davvero crederci? In caso contrario perché farci venire con lui? Torneremo davvero a Misserto fra dei giorni? Se sì, chissà cosa diranno gli altri, quando racconterò loro la verità?-

Markann, come se avesse udito il pensiero dei mezz'elfo, gli mise una mano sulla spalla esercitando una pressione tale da strappare un lamento a Werrsot, che ancora non si era ripreso dalle punture di aghi, aveva bisogno ancora della stampella per camminare e in mancanza di essa aveva dovuto appoggiarsi a Bentho, per non cadere.

Per non parlare delle ore a cavallo, una tortura per i suoi poveri arti ancora doloranti, il passaggio dal trotto al galoppo, il doversi aggrappare al cavallo per evitare di cadere, e quella discesa piena di pietre e buche, un vero e proprio martirio.

Era così provato che anche una leggera stretta alla spalla gli provocava dolore, motivo per cui non gli venne in mente che Markann lo avesse fatto apposta, lo pensò solo, con inquietudine e un principio di paura, dopo aver udito le sue parole:

- Ovviamente è scontato il fatto che tu a Ivark e le due donne non dirai nulla della nostra conversazione, giusto? Anzi racconterai di quanto era bella Ristan e di come tu e Bentho vi siete divertiti nell'allevamento dei Parssem, la deliziosa famigliola da cui dovevo andare per una compravendita di erbe e informazioni per il nostro viaggio, d'accordo?-

Il medico non accennava a lasciargli la spalla che teneva stretta, ignorando i gemiti del mezz'elfo.

Il povero Werrsot dovette annuire, mormorando un sì impercettibile, ma a Markann non bastava, così lo scosse ulteriormente per far sì che lo guardasse in viso e gli rispondesse senza mentire.

- Guardami, Werrsot. Si cosa?-

Ora il mezz'elfo cominciava seriamente ad avere paura, era stanco, quel sorso di whisky che aveva bevuto lo faceva sentire ancora più stordito di quanto non facesse il malessere causato dal dolore agli arti, voleva piangere ma sapeva di non poterlo fare, così, con la bocca asciutta ( quel poco di acqua che aveva bevuto non era bastato a calmargli la sete ) si trovò costretto a dover confermare la menzogna dell'uomo.

- Sì, siamo stati a Ristan da una famiglia di allevatori per comprare erbe medicinali e raccogliere informazioni per il viaggio.-

Markann annuì, non del tutto soddisfatto ma data la situazione non poteva fare altro che contare sulla lealtà del mezz'elfo ( o meglio sul timore che sapeva incutergli ) così gli lasciò lentamente la spalla e poi dallo zaino tirò fuori un bicchiere di legno, lo aprì rivelando l'intruglio che Werrsot aveva già bevuto la notte precedente.

- Prendi questa, l'hai già bevuto, e mi avevi detto che era riuscito a lenirti il dolore, questa è una dose doppia, dovrebbe bastarti fino al nostro ritorno a Misserto.-

Werrsot, troppo impaurito per ribattere, prese il bicchiere, ne bevve il contenuto trattenendo le smorfie di disgusto e lo ridiede a Markann.

Il medico, per sicurezza, volle dare un occhiata alle cicatrici lasciati dagli aghini iniziando quella sulla nuca, la più problematica, ma lo sguardo si incupì nel notare che non si era rimarginata del tutto e intorno la pelle appariva tumefatta, come un livido bluastro.

Il medico picchiettò l'area con due dita, aspettandosi che a quel contatto Werrsot strillasse come un maiale sgozzato, e invece pareva non essersene nemmeno accorto.

- Ti fa male?-

Il mezz'elfo scosse la testa, no non aveva nemmeno quasi avvertito quel contatto, gli doleva solo il collo a muoverlo e la testa se la chinava troppo, ma non la cicatrice e per fortuna in quel momento il malessere generale stava scomparendo per effetto della medicina, e Werrsot spero' di riuscire a cavalcare senza provare dolore.

Markann gli controllò le braccia, le caviglie e poi gli chiese di togliersi la casacca di cuoio e alzarsi la camicia per controllare le cicatrici sul petto e sulla schiena, notando, con inquietudine mista e ribrezzo, che in tutto il corpo avevano stessa colorazione e aspetto di quella sulla nuca.

Il medico annuì, e Werrsot si rivestì, a disagio, non gli era piaciuta l'espressione che il dottore aveva assunto mentre gli osserva le cicatrici lasciate dagli aghi, anche lui le aveva trovate strane e preoccupanti, ma finché non gli dolevano, preferiva evitare di preoccuparsi.

Non aveva detto nulla, Markann, durante l'ispezione, se non dei commenti sul fatto che Werrsot fosse davvero troppo magro, e sul suo pallore malaticcio, chiedendosi cosa diamine gli dessero da mangiare alla fattoria e che di certo non aveva né il fisico né un aspetto da contadino bruciato dal sole, ma in entrambi in casi aveva pronunciato questi commenti fra sé e sé, senza davvero rivolgersi al diretto interessato.

- Bene, domani dovremmo attraversare un frutteto, dei campi e una radura, li ci fermeremo per la notte e domani a mezzogiorno saremmo a Misserto, all'uscita delle mura sud, una zona che a quell'orario dovrebbe essere sgombra dalle guardie. Lungo la strada vedrò se riesco a trovare delle foglie che servono a creare una pomata per queste cicatrici, non mi piace affatto come stanno guarendo.-

Werrsot annuì di nuovo, non sapendo né cosa dire né come comportarsi si voltò verso la parete notando Bentho raggomitolato nelle coperte, pareva profondamente addormentato.

Spero che non abbia sentito nulla di quello che ci siamo detti, sia su Ristan che sulle mie cicatrici.

Cosi penso' Werrsot mentre si sdraiava tirandosi su le coperte infeltrite che pizzicavano e non avevano affatto un buon odore, ma avevano solo quelle, doveva accontentarsi.

- Ah, un altra cosa, la carne la devi mangiare, per rimetterti in forza, una mela o due non basteranno, se domani riusciremo a raccogliere della frutta o delle bacche commestibili mangerai quelle altrimenti dovrai per forza accontentarti della carne, sei già debole, la mancanza di cibo ti farà collassare.-

Cosi disse Markann mentre si sdraiava sistemandosi le coperte, in procinto di girarsi di lato e cercando di addormentarsi e non pensare alla situazione in cui si trovavano, a come gli altri avrebbero giudicato le sue azioni ( ancora non sapeva cosa ne pensasse Bentho ma forse non voleva realmente esserne al corrente ) e sopratutto, per non pensare al pessimo stato fisico di Werrsot, e il timore nascosto che potesse peggiorare.

Ah, se questo imbecille non avesse bruciato il mio Whisky...

Werrsot, incurante dei pensieri e dello stato d'animo del medico, si era già addormentato.

E quella notte arrivò la febbre.

_____

Capitolo decisamente lunghetto, quasi settemila parole, infatti dividerò in tre parti, nella prima abbiamo il "tradimento" di Markann nei confronti degli altri del gruppo, e poi come lui e Werrsot, insieme a Bentho, affrontano questa breve "fuga" ( e visto che l'autrice cioè io, è sadica, ho messo pure che Werrsot si ammala nuovamente ) tranquilli già domani o dopodomani ho intenzione di far uscire il prossimo capitolo, sulla risoluzione della febbre di Werrsot, mentre la terza parte di questo capitolo verterà su Minh, Ithil e Ivark a Misserto, scortati dai vampiri ( e il ritorno di un nome già citato, ovvero Khornos, il generale di Borshin) e l'introduzione di Mana Parsa.

Un'aneddoto sulla creazione di questo capitolo, inizialmente né Markann né Werrost dovevano svignarsela bensì venivano raggiunti dai vampiri, Markann riconosceva Khornos ( mentre in questa versione non è riuscito a incontrarlo...per ora ), dovevano uscire un po' di vecchi rancori e momenti del passato, oltre che esser tirato in ballo Borshin e poi se ne andavano tutti a Misserto dalla tenutaria del bordello. Ma alla fine ho deciso per questo cambiamento di rotta, ditemi se avete apprezzato o avreste preferito la prima versione.

Altro cambiamento, inizialmente ho pensato di stravolgere il personaggio di Markann, trasformandolo nella versione peggiore di sé stesso, così da giungere prematuramente a un "mid point" un momento di rottura da cui né lui né gli altri sarebbero più tornati indietro, ma poi ( e qui ringrazio chiunque abbia commentato il mio post sulla bacheca, in merito ) ho preferito di no dato che il viaggio dei nostri eroi ( o meglio, antieroe ) e solo all'inizio, siamo ancora sulla soglia, ed è troppo presto per scoprire le carte dei vari personaggi e mostrarli nella loro peggiore versione di sé ( o comunque mostrarli in atti e parole da cui non potranno piu tornare indietro), quindi pazientate ancora un attimino.

E niente, come al solito, pareri, curiosità, dubbi?

P.s vi piacciono le interazioni fra Markann e Werrsot? ( E Bentho, che ha trovato un nuovo animaletto ).

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