Parte 3 - Anime Affini
A un certo punto, Draken si accigliò, c’era qualcosa che non andava.
Cercò di tornare mentalmente lucido, prestando maggior attenzione alle reazioni di Seishu. I gemiti di quest’ultimo sembravano soffocati, e il suo corpo rigido tradiva tutta la sua tensione. Non capiva, stava facendo esattamente ciò che gli veniva chiesto, eppure, quando intravide il suo riflesso nell’ampia specchiera, nell’espressione di Inui colse tutto tranne che il piacere. Preoccupato di aver esagerato rallentò i suoi movimenti, dando al ragazzo il tempo di riprendersi.
«Che stai facendo?!» esclamò Seishu. «Non ti fermare!»
«Sei sicuro? Ti sento rigido e sofferente…», rispose Ken, con evidente preoccupazione.
«Sì. È tutto ok.»
Draken cercò di suggerire un cambio di posizione, ma la risposta sgarbata di Inui lo fece esitare. Infine, stringendo i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche, Seishu espresse la sua frustrazione con un grido deciso.
«Ho detto che è tutto ok! Forse dovresti soltanto metterci più forza!»
«Inu, per favore, potresti voltarti e ripeterlo?»
L’unica risposta che ricevette fu uno sbuffo infastidito. Senza la sua collaborazione e la certezza che stesse realmente bene, Draken preferì interrompere il rapporto e uscire.
«Perché sei uscito?» domandò Seishu voltandosi di scatto, palesemente irritato.
Ora che mostrava il suo volto, Draken pensò di aver preso la giusta decisione. Gli occhi di Seishu erano lucidi e arrossati, la fronte increspata e le labbra martoriate, con ancora visibili i segni dei denti.
«Mi chiedi perché? Continui a chiedermi di più quando stai quasi per piangere. Non mi offendo se mi dici che ti fa male!»
«Non è così, e anche se lo fosse, non sono affari tuoi!» ringhiò il maggiore, prima di lasciarsi cadere tra le coperte e coprirsi gli occhi. «Non sono una bambola, Draken. Non mi spezzo solo perché usi un po’ di forza!»
«Non l’ho mai detto né pensato. Semplicemente, non voglio farti male! C’è una differenza tra il piacere e la sofferenza, e se proprio vuoi saperlo, vederti patire non è per niente eccitante!»
«Stavi godendo sino a un attimo fa, e adesso fai tutto il premuroso?! Non siamo venuti qui per dichiararci amore eterno, siamo qui per scopare!» digrignò i denti Seishu, mettendosi sui gomiti e rivolgendo a Draken uno sguardo infuriato. «Sai che ti dico? Lascia perdere! Non dovevo fidarmi! Le tue erano tutte stronzate! Dimenticarci di tutta la merda che c’è fuori… Certo, come no!»
«La vuoi smettere?» sbottò Draken, sostenendo con serietà l’intensità del suo sguardo.
«Sei tu che devi smettere di guardarmi con quell’aria di sufficienza! Cos’è, ora ti faccio pena? Provi pietà per me, o non hai le palle per andare sino in fondo?»
«Non provo pena per te. Perché sei convinto che la gente debba per forza compatirti? Non lo stai facendo abbastanza da solo?» domandò Draken, alterato.
Seishu fece una pausa, lo sguardo fisso nel vuoto. «Bene. Se è questo che pensi… direi che abbiamo finito. Posso anche andarmene.»
Mentre pronunciava le ultime parole, la sua voce si spezzò, tradendo un misto di rabbia e tristezza.
Inui si spostò per alzarsi, ma Draken gli afferrò prontamente i polsi trattenendolo con decisione. Seishu alzò lo sguardo per replicare; tuttavia, prima che potesse pronunciare una parola, gocce calde iniziarono a scivolare lungo il suo viso.
Entrambi si bloccarono di colpo, un misto di sconcerto, confusione e disorientamento si dipinse sui loro volti. Il silenzio sembrava aver congelato il tempo, sospendendo persino il battito dei loro cuori.
Tap… tap… tap…
Una dopo l’altra, le lacrime di Seishu colpivano la stoffa rossa della trapunta, lasciando al loro posto piccoli aloni più scuri. Appena Seishu realizzò la situazione, tentò di divincolarsi per nascondere il viso. Draken, però, strinse la presa e lo spinse contro il materasso, intrappolandolo sotto di lui.
«Tu non vai da nessuna parte!» dichiarò Ken.
Seishu rimase paralizzato. Sentiva il peso del ragazzo premere su di lui, mentre le mani lo stringevano come morse d’acciaio.
L’espressione di Draken era mortalmente seria ma indecifrabile, non traspariva rabbia, delusione né preoccupazione, lasciando Seishu nel buio più totale. Nonostante la complicità raggiunta durante quella notte, ora era incapace di decifrare i pensieri del ragazzo e questo lo spaventava profondamente.
«Adesso mi ascolterai senza fiatare, capito?» Draken alzò la voce, con tono grave.
Seishu annuì appena, mentre le lacrime continuavano a sgorgare dai suoi occhi verdi, scivolando ai lati del viso come piccole perle bagnate.
«Ho cercato di venirti incontro e assecondarti ma ora basta! Tu non vuoi che io sia forte, Inui. Tu vuoi che ti faccia talmente tanto male che finalmente sentirai di avere sofferto abbastanza! Ok, porti dentro dei pesi immani, ma non sei il solo, e non è con il dolore che spariranno!» Ken prese un respiro profondo per calmarsi, prima di proseguire. «Se pensi che la sofferenza sia tutto ciò che meriti allora ti sbagli il doppio. So che hai paura e sei spaventato, non solo dal futuro, anche dal presente e dal passato. Ma sai una cosa? Ho una fottuta paura anche io, per questo ho scelto di goderci questa serata assieme.»
Seishu lo fissava con la bocca socchiusa. Si aspettava una sfuriata, un litigio, magari anche un pugno. Invece quel discorso lo aveva totalmente preso alla sprovvista.
Seishu Inui aveva passato la vita a mostrarsi forte. Si era creato una maschera di apatia e insensibilità, aveva fatto della violenza e l’intimidazione i suoi punti di forza per venire accettato e rispettato, quando scendere a compromessi non bastava. Ma era tutta una copertura, uno scudo di cartapesta per cercare di nascondere le insicurezze e la fragilità del suo vero io. Nonostante gli sforzi, quel ragazzo con i suoi occhi d’ebano era riuscito a fargli cadere la maschera. Lo aveva capito, comprendendo cosa si celasse dietro a tutte le sue frasi, le sue espressioni, le sue azioni.
Nel rispondere, la voce di Seishu vacillò, tradendo l’emozione che cercava di trattenere. «Ma io… volevo farlo anche per te. Volevo farti sfogare…», mormorò, lasciando trasparire un filo di vulnerabilità.
«Non sono qui per usarti come un giocattolo solo per sentirmi meglio. Sono qui, con te, perché l’abbiamo scelto assieme…, perché abbiamo bisogno della stessa cosa. Puoi darmi del debole o senza palle, ma non sarò uno stronzo. Non sono fatto così. Se non stiamo bene entrambi, allora non ha senso.»
Seishu iniziò a piangere e singhiozzare. Nuove lacrime scivolavano lungo la pelle calda del suo viso, lavando via i resti di quella maschera fatta di dolore e sentimenti negativi.
«Io non so cosa fare! È che, non funziona! Non riesco a concentrarmi e svuotare questa cazzo di testa! Anche se mi sforzo, continuo a pensare a cose e…, pensare a…», tirò su col naso. «Io non c’è la faccio più! Non ho fatto altro che incasinare la mia vita. Sono un disastro, ecco. Anche adesso, è tutta colpa mia!» singhiozzò. «Ho rovinato tutto. Scusami Ken, scusami tantissimo!»
Era la prima volta che Seishu riusciva a sfogarsi e piangere, mettere da parte il proprio orgoglio e ammettere che non andava tutto bene, come invece raccontava a chi lo conosceva e soprattutto a sé stesso. Giunto al limite, non riusciva più a contenere tutta la rabbia e la sofferenza accumulate per troppo tempo.
«Tranquillo Sei, non hai rovinato nulla.» Draken gli lasciò andare i polsi per mettersi accanto a lui. «Scusami anche tu. Sono stato troppo duro, ho perso la pazienza e me la sono presa con te.» Ken scostò le coperte e si sdraiò, portando con sé il ragazzo e stringendolo al petto.
«Va tutto bene, sono qui e non me ne vado.» Gli donò un bacio sulla fronte mentre le sue mani gli accarezzavano i capelli lisci e sottili. «Con me sei al sicuro e sai che non ti giudico, non lo farei mai. Quindi non sentirti a disagio o in colpa. Tutti meritiamo di essere deboli, piangere e avere paura…, siamo soltanto ragazzi.», gli sussurrò dolcemente. «Ma…, non è con la forza che si aggiustano le cose. il dolore non aiuta ad affrontare i problemi, non può nemmeno far sparire ciò che ci spaventa.»
Seishu rimase immobile a riflettere sulle parole di Draken. Benché fosse più giovane di un anno, era molto più maturo e responsabile rispetto a lui. Sentiva di essersi comportato in modo sciocco, soprattutto per averlo aggredito in quel modo. Senza rendersene conto, la corrente della tristezza e dei sensi di colpa lo stava nuovamente trascinando a fondo. Ancora una volta, come se potesse leggergli dentro, Draken lo accolse tra le braccia con tenerezza, come un’ancora a cui potersi aggrappare. Seishu si strinse a lui e chiuse gli occhi, avvolto dal profumo e dalla gentilezza che pensava di non meritare. Per una volta, voleva essere egoista, ne aveva bisogno.
I minuti scivolavano via serenamente mentre i due si lasciavano cullare dal silenzioso conforto dei loro corpi intrecciati. Draken li aveva coperti entrambi in modo che non prendessero freddo, una premura che il maggiore aveva riconosciuto con gratitudine. Con la testa posata sull’ampio petto di Draken, Seishu avvertiva i forti battiti del suo cuore e, quasi istintivamente, vi posò sopra la mano.
«Sai…», disse Inui d’un tratto, interrompendo il loro riposo, «...stavo pensando che io e te siamo simili. Due casi senza speranza», sghignazzò. «Dovevamo fare i duri e invece, io sono un completo disastro e tu hai finito col prenderti cura di me, ancora una volta senza pensare a te.»
«Già», sorrise Draken, porgendo un bacio tra i capelli di Seishu. «Sai cosa penso? Basta scappare, e questo vale per entrambi.»
«Cosa intendi?» domandò Inui, distendendosi sopra il ragazzo per guardarlo negli occhi.
«Perché dovremmo scappare dalle nostre debolezze e fingere di essere ciò che non siamo…? Personalmente, amo prendermi cura di chi ha bisogno.» Draken abbassò lo sguardo, incrociando gli occhi grandi e luminosi di Seishu. «Mi fa piacere prendermi cura di te, mi fa stare bene.»
Seishu si sentì avvampare. Si nascose nel petto di Ken cercando di sparire sotto la morbida coperta. Tuttavia, il più alto riusciva a notare ugualmente il rossore che gli colorava la punta delle orecchie.
«Dove sei finito? Vieni qui!» sghignazzò Draken, facendogli il solletico su un fianco.
Incapace di trattenersi, Seishu scoppiò a ridere dimenandosi, finché fu costretto a emergere per prendere fiato, con il viso arrossato e i capelli scompigliati. Ken placò la sua tortura, felice nel vedere di nuovo un sorriso sul volto del ragazzo.
«Sei più bello quando sorridi», gli disse dolcemente, senza smettere di guardarlo negli occhi.
Un po’ imbarazzato, il maggiore si tirò su per mettersi a cavalcioni su di lui, afferrando i lati della trapunta per coprirsi le spalle.
«Stai cercando di sedurmi, Ken Ryuguji?» domandò scherzoso, con un leggero cipiglio.
«Chi lo sa…?!» rispose Ken, divertito.
Quando Seishu lo guardò, un sorriso spontaneo si dipinse sul suo volto, mentre una nuova ondata di calore si diffondeva dentro al suo petto. Ken gli spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi accarezzò delicatamente la sua guancia, sfiorando i contorni della cicatrice rosata che gli copriva parte del viso.
Seishu chiuse gli occhi e sospirò di beatitudine, lasciandosi andare alle sensazioni travolgenti suscitate dal contatto. Adorava sentire le mani di Draken sulla pelle, dita ruvide che scivolavano lentamente sul suo collo provocando brividi intensi. Lievi sussulti sfuggivano tra le sue labbra, mentre scendeva e gli sfiorava l’addome sensibile, tracciando un sentiero voluttuoso che accendeva ogni fibra dei sensi. Mani grandi e forti scorrevano con sensualità lungo i suoi fianchi morbidi e sulle cosce, che premevano desiderose e tremanti attorno alle sue.
Risalì sul petto, dove il respiro era sempre più accelerato, e fermò il suo cammino proprio sul cuore, per disegnarvi l’infinito. Era impossibile non restare ammaliato dal corpo di Seishu, diventato tenera argilla sotto le mani ardenti di Draken che lo plasmavano a suo piacimento.
Spostò poi l’attenzione su uno dei suoi capezzoli per accarezzarlo, una volta, due volte, sinché non si irrigidì, aumentando notevolmente la sua sensibilità. L’erezione di Seishu pulsava e cominciava a inumidirsi. Si chinò in avanti, poggiando la fronte sul petto solido di Draken, lasciandosi inebriare dal profumo mascolino della sua pelle.
«Inu…», sussurrò Ken con tono basso e caldo. «Voglio farti mio…».
Sollevando dolcemente il mento di Inui, Draken catturò la sua bocca con passione, in un bacio senza la fretta e la frenesia iniziale ma ugualmente carico di intensità. Un lento assaporarsi, mordersi e accarezzarsi, entrambi desiderosi di riscoprire una connessione ancora più profonda.
Dentro sé, Ken desiderava trasmettere a Seishu l’onestà dei suoi sentimenti. Nonostante conoscesse appena quel ragazzo, voleva che si sentisse desiderato non solo come un oggetto di piacere, ma come una persona di valore. Concentrandosi su questo, sperava che l’ex combattente della Black Dragon potesse dimenticare il suo oscuro passato, capire che anche lui meritava di essere accettato e amato per chi era veramente. Draken desiderava prendersi cura di lui, del suo corpo e, dolcemente, della sua anima.
Così, come foglie leggere sospinte da una brezza, le loro mani tornarono a farsi guidare dal caldo vento della bramosia. Si cercavano, si sfioravano e si toccavano con insistenza, mentre si appropriavano incessantemente delle labbra reciproche incapaci di resistere al loro richiamo.
Come una scintilla sotto la cenere, l’eccitazione si stava rianimando sino a bruciare, implorando di soddisfare quei desideri ardenti rimasti inappagati, e trasformare la passione in fiamme avvolgenti che divoravano ogni resistenza.
Non c’era spazio per paure o apprensioni, solo il bisogno di fondersi e appartenersi così come erano, senza maschere né veli, semplicemente due ragazzi con le loro fragilità e debolezze.
Draken lo fece distendere per poi tornare su di lui. Indossò un nuovo preservativo e si insinuò dolcemente nel suo corpo, accolto dalle pareti lisce e calde che si contraevano a ogni centimetro conquistato.
Vedendolo ben disposto, Ken decise che questa volta avrebbero fatto a modo suo. Si prese quindi il suo tempo, muovendosi lentamente in base alle risposte del corpo sensibile di Seishu, per consegnarlo tra le braccia del piacere sublime.
Ora che entrambi erano completamente rilassati, il corpo di Seishu si abbandonava senza resistenza, mostrando finalmente espressioni di vero godimento. La smania di Draken cresceva, così come l’impeto con cui si spingeva nel suo corpo accaldato, fino a quando, con un affondo deciso, entró completamente in lui portandolo a gemere rumorosamente a bocca aperta.
«K-Ken! È… enorme! È bellissimo, così grosso!» gridò Seishu sopraffatto.
«Oh, sì! sei un bravo ragazzo. L’hai preso tutto sino in fondo!» Lo lodò Draken.
Fece passare le mani sotto la sua schiena e lo sollevò con forza senza mai separarsi, in modo che potesse stare a cavalcioni su di lui. Si strinsero tra le braccia l’uno dell’altro annullando ogni distanza tra loro. Iniziarono a muoversi all’unisono in una danza sensuale, tra lunghi baci e continue carezze.
Forse non era più semplicemente sesso, ma qualcosa di molto più intimo, finalmente uniti nella loro interezza, con il corpo e con l’anima.
«Ti piace così?» chiese Draken, posando la testa sulla sua spalla, lasciandogli baci umidi.
Seishu annuì. Benché fosse riuscito a prendere l’intera lunghezza di Draken, non provava dolore, ma anzi, lo sentiva pulsare mentre scivolava continuamente dentro la sua carne, assuefatto dal senso di pienezza quando raggiungeva il fondo.
«Lo sento…, lo sento muoversi dentro!» esclamò Seishu, frastornato, posando una mano sul proprio ventre.
Eccitato dal gesto, Draken premette la mano con forza sopra la sua, facendogli toccare la sua grandezza attraverso la pelle sottile.
«Senti come mi prendi bene! Ogni volta che ti contrai, è come se mi stessi divorando il cazzo…», ansimò Ken, mordendosi il labbro.
Seishu chiuse gli occhi, la passione ribolliva con ardore sempre più travolgente. Si aggrappò alle spalle di Draken per aiutarsi a seguire il suo ritmo ma, in preda all’eccitazione, volle prendere il sopravvento e cavalcare il suo cazzo, variando la rotazione dei fianchi e del bacino per stimolare i punti giusti. Ogni volta che raggiungeva la prostata, godeva al punto da affondare le unghie sulle spalle di Draken e graffiarlo, gemendo e ansimando persino tra le loro labbra, mentre si scambiavano baci appassionati e disordinati.
L’atmosfera era densa di lussuria. Tutti i pensieri svanirono, i corpi tremavano e i loro cuori battevano impazziti. Seishu sentiva l’inevitabilità del climax che si avvicinava. Ogni ondata di calore si irradiava attraverso il suo corpo, contrandosi con ogni spasmo.
«Sei stupendo, Inu, perfetto! Ti adoro, cazzo! Vuoi essere bravo e venire per me?» chiese Draken ansimando, desideroso di vederlo raggiungere il culmine.
«Sì! Per… te! Sarò… bravo…!» balbettò Seishu, tra un verso e l’altro.
«Bravo ragazzo. Ora ti scopo per bene…»
Draken si sollevò sulle ginocchia e iniziò ad aumentare l’andatura. Ogni affondo era sempre più forte, arrivando a spingere Seishu contro la testiera del letto imbottita, facendolo sprofondare tra i cuscini che decoravano la stanza. Voleva vederlo in viso, guardare come impazziva dal piacere con gli occhi languidi e la bocca aperta, soddisfatto per ogni espressione oscena che gli tirava fuori. Draken si chinò su di lui per baciarlo, assaporare il salato della sua pelle umida, leccando e mordendo i suoi capezzoli arrossati, sempre più affamato dei suoi gemiti dannatamente erotici.
Seishu strinse maggiormente le gambe attorno al suo corpo, mentre Draken lo teneva saldamente per i fianchi lasciando i segni rossi delle sue dita.
I loro corpi, bagnati e impregnati di desiderio, schioccavano ogni volta che entravano in contatto in modo frenetico, cercando di unirsi sempre più avidamente. Ma ancora non bastava. Draken fece scivolare una mano tra loro e avvolse le dita attorno all’erezione di Seishu, lavorandola e massaggiandola con la stessa andatura delle sue spinte.
Seishu lo sentì arrivare, incapace di pensare ad altro oltre all’estremo piacere che aveva preso possesso di tutto il suo essere. Bastarono solo altre due spinte a fargli raggiungere l’orgasmo, forte e violento, che gli fece implorare il nome di Draken tra gemiti e imprecazioni spudorate, perdendosi completamente nella pura estasi. Ken intrecciò la mano libera con la sua, senza mai smettere di muoversi, aiutandolo a cavalcare il suo apice mentre Seishu veniva sul suo stesso corpo.
«Bravo… ragazzo! Resisti, ancora un attimo!» ringhiò Draken sentendosi vicino.
«Sì! Scopami…Ken! Prendimi!» biascicò Seishu, accaldato e ansimante, facendogli perdere l’ultimo briciolo di autocontrollo rimasto.
Draken smise di trattenersi e iniziò a fotterlo con tutta la forza che aveva in corpo, facendolo rimbalzare sul suo cazzo a un ritmo vertiginoso.
«Cazzo! Seishu! Sei…, sto venendo!» Imprecò Ken sentendo il picco dell’orgasmo.
Con un ultimo affondo, Ken gettò la testa all’indietro, gemendo il nome di Seishu come un mantra. Esplose dentro di lui, riversandosi nel preservativo, talmente caldo e abbondante che Seishu riuscì a percepirlo chiaramente.
Rimasero aggrappati l’uno all’altro mentre ansimavano, cercando di riprendere fiato, i loro corpi ancora uniti. Si guardarono negli occhi, ancora velati dal piacere, e sorrisero. Seishu era un disastro ansimante, lo spettacolo più eccitante e osceno che Ken avesse mai visto.
Prima che uno dei due potesse dire qualcosa, Draken uscì da lui con attenzione, sfilò il preservativo, ne fece un nodo e lo gettò nella piccola pattumiera accanto al letto. Si vestì rapidamente, mise i calzini e si diresse in bagno, lasciando Seishu da solo, ancora sdraiato tra le lenzuola disfatte.
E ora?
Il sesso era stato fantastico, forse la migliore delle sue esperienze. Eppure, come tutte le cose belle, prima o poi hanno una fine. Seishu cercò la forza per alzarsi; doveva pulire il pasticcio sopra il suo stomaco prima di trasferirlo per sbaglio sulle lenzuola. Mentre cercava dei fazzoletti o delle salviette da poter usare, avvertì improvvisamente qualcosa di umido e tiepido sfiorargli l’addome. Si voltò di scatto e trovò Draken, intento a pulirlo con un asciugamano inumidito d’acqua calda.
«Tutto ok?» chiese Ken, notando lo sguardo sorpreso del ragazzo.
«Oh…, sì, cioè. Lascia pure, faccio io», rispose imbarazzato.
Seishu cercò di togliergli di mano la salvietta, ma Draken l’allontanò subito fuori dalla sua portata. Seishu sbuffò divertito fingendosi offeso. Si sdraiò di nuovo, cedendo alle cure e alle attenzioni del più alto. Provava una lieve sensazione di imbarazzo per quei gesti, ad ogni suo tocco però lo faceva sentire stranamente felice.
«Te l’ho detto, mi piace prendermi cura di te», sorrise Ryuguji.
«Scusa, non sono abituato…», ammise Seishu, con voce bassa, distogliendo lo sguardo.
Un sorriso di comprensione si dipinse sul volto di Draken, che annuì in silenzio. Aveva notato la soggezione e lo stupore di Seishu, ancor prima che ammettesse di non essere abituato a quel genere di accortezze. Per questo decise di prendersi maggiormente cura di lui, per dimostrargli che il mondo non era del tutto nero, ma esistevano persone di cuore, capaci di trattarlo con la dolcezza e l’attenzione che meritava.
D’altra parte, Seishu si sentiva profondamente grato per quei gesti premurosi. Era come se il suo cuore, ormai intorpidito dal lungo isolamento emotivo, iniziasse a pulsare di nuovo grazie a quei momenti di gentilezza inaspettati e all’interesse sincero, sempre così rari nella sua vita. Gli era profondamente riconoscente, apprezzando tutto ciò che Draken aveva fatto per lui fin dal momento stesso in cui si erano incontrati. Nonostante non condividessero gli stessi ricordi, un passato comune o un forte legame, Draken era riuscito a farlo sentire unico, in qualche modo speciale.
Dopo aver sciacquato l’asciugamano, Ken tornò accanto a lui, aprendo le braccia nella sua direzione. Seishu dovette combattere contro le lacrime mentre si accostava a lui e veniva stretto e coccolato nel calore del suo petto.
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Era quasi mattina quando si risvegliarono lentamente, avvolti dal tepore della nuova giornata. Rimanendo ancora vicini, i loro visi si trovarono uno di fronte all’altro al momento in cui aprirono gli occhi, gli sguardi leggermente assonnati ma accarezzati da un sorriso che si dipingeva sulle labbra.
Gli ultimi strascichi della frenesia notturna si stavano gradualmente dissolvendo, assieme alle titubanze e le paure che avevano affrontato la sera prima, al tempio, dopo il discorso di Mikey. Era trascorsa soltanto una notte, eppure sembrava passato un secolo. Forse perché entrambi si sentivano diversi, pervasi da una sensazione di leggerezza, serenità e pace.
Mentre assaporavano gli ultimi istanti di dolcezza, Draken gli propose di condividere una doccia, un sorta di rito purificatore per iniziare la giornata. Era un gesto per rendere speciale il risveglio, o forse, era un modo per prolungare il più possibile quei preziosi momenti di connessione prima della separazione.
Quando Draken lo vide ridere e scherzare, insistendo addirittura nel lavargli i capelli, fu pervaso da un senso di soddisfazione. Vederlo così, allegro e spensierato, lo faceva stare bene. Quel ragazzo meritava di continuare a sorridere, ma doveva trovare la forza per affrontare il suo futuro e tracciare la sua strada.
Una volta vestiti, lasciarono la stanza mano nella mano, pronti ad affrontare un nuovo inizio. Draken si offrì di pagare, sottolineando che alcune cose non avevano prezzo. Con sorpresa, ricevettero persino uno sconto da parte dell'uomo alla reception, lo stesso della sera precedente, il quale li salutò con un sorriso caloroso e un invito a tornare. Lo aveva chiamato "Sconto esclusivo per la Tokyo Manji Kai"; evidentemente, indossare la divisa aveva avuto i suoi vantaggi, anche se l'uomo non poteva sapere che la gang ormai non esisteva più.
Nell’aria fresca del mattino, decisero di concludere la loro avventura notturna con una brioche calda appena sfornata, anche se le 5 del mattino non era esattamente l’orario più convenzionale per una colazione. Questa volta, era stato Seishu a proporre e offrire, svelando la sua golosità e l’amore per i dolci, soprattutto se ripieni di confettura alla fragola. Fu un gesto semplice, un modo per ringraziare il ragazzo e fare qualcosa di speciale per lui.
Quando raggiunsero la moto e Draken gli porse il casco, i due si scambiarono uno sguardo profondo e intenso, immersi nel silenzio confortante che solo chi aveva condiviso qualcosa di speciale poteva comprendere. I loro occhi parlavano un linguaggio silenzioso, trasmettendo emozioni di gratitudine, nostalgia e la consapevolezza di un addio imminente.
I primi bagliori del mattino iniziarono a risplendere nel cielo di Tokyo, tingendo la città con nuove sfumature e colori. I tiepidi raggi del sole si diffondevano tra gli altri palazzi, le strade e i grattacieli, avvolgendo ogni superficie col tepore gentile della loro luce.
Da quando avevano lasciato Kabukichō, Seishu non aveva detto una parola. Era rimasto appoggiato alla schiena di Draken, stringendo la presa sulla giacca della sua divisa. Le vibrazioni della moto non erano riuscite a nascondere i piccoli singhiozzi che gli agitavano il petto, né il gesto istintivo di portare una mano al viso per asciugare le lacrime da sotto la visiera del casco. Senza fare domande, Draken prese la mano fredda di Seishu e l’avvolse con la sua, più grande e calda.
Quando Ken lo vide sorridere nello specchietto retrovisore, capì. Non era un pianto di tristezza, ma il segno di una liberazione interiore. Il suo sorriso lo aveva sollevato, ma volle comunque tenere la sua mano stretta a sé per il resto del tragitto.
Anche Seishu si sentiva sereno, lasciando che le ultime lacrime scivolassero sulla sua pelle per poi dissolversi nel vento, come piccoli cristalli. Pieno di gratitudine, si strinse ancor di più a quella schiena protettrice, ampia e forte, sulla quale avevano gravato pesi troppo grandi per un ragazzo della sua età.
Ora comprendeva perché Draken era stato il vicecapitano di Mikey, il suo braccio destro e punto di riferimento per tutti i ragazzi smarriti. Si era sbagliato a giudicarlo, e ora era persino riconoscente per la sua gentilezza, la premura e la bontà d’animo. Quella notte gli aveva insegnato una grande verità che avrebbe custodito per sempre: mostrare le proprie emozioni, le proprie incertezze o paure non rende deboli, rende umani.
Arrivati al parcheggio del tempio, Seishu scese dalla sella della Kawasaki e restituì il casco.
«Grazie per tutto. È stato divertente, dovremmo rifarlo!» esclamò Inui, cercando di alleggerire l’atmosfera. Poi, addolcì il tono e lo sguardo. «Sono stato bene…, davvero.»
«Ne sono felice», sorrise Ken. «Anch’io mi sono divertito. Ora, che farai?»
«Non lo so. Immagino che cercherò la mia strada e chissà, magari un giorno ci rivedremo.»
«Io ci sarò.» rispose Ken con tono serio, sorprendendo il ragazzo. «Qualsiasi cosa accada. Quando ti sentirai perso, senza via di fuga, smarrito o semplicemente solo, vieni da me. Sarò sempre qui, è una promessa.»
«Guarda che poi ti credo, Ken Ryuguji.»
«Te l’ho detto, Seishu Inui, mi piace prendermi cura di te.»
I due si guardarono, e per l’ultima volta, gli occhi neri e profondi di Draken si fusero nei suoi. Ora che Draken li osservava alla luce del giorno, notò le sfumature smeraldine e il gioco di luci create dalle lunghe ciglia dorate che adornavano gli occhi di Seishu. Erano davvero come pietre preziose, tanto quanto lo stesso Seishu. Un sorriso si dipinse sui loro volti, una connessione silenziosa che non richiedeva altre parole. Ken aspettò che Seishu infilasse il casco e partisse, per poi andare anche lui, nella direzione opposta.
Mentre percorreva la sua strada, Seishu non riusciva a non sorridere. Le parole di Draken risuonavano nella sua mente facendolo sentire meno solo, e per la prima volta, il futuro non lo spaventava più così tanto.
Fu così che, quella notte, due anime sole e smarrite avevano trovato un lieve tepore nel gelo dell’inconsapevolezza. Uno sguardo condiviso, un bagliore delicato come una piccola fiammella, aveva riacceso la speranza che non tutto fosse perduto.
Non sapevano cosa il futuro avesse in serbo per loro, se un giorno le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo. Tuttavia, erano certi che quel piccolo legame nato tra le loro anime affini sarebbe rimasto per sempre.
Fine
(Forse...)
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