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Kate raggiunse il bar dell'ospedale con ancora le ciabatte del reparto ai piedi, i pantaloni della divisa e i capelli raccolti.
«Direi che è stato un ultimo dell'anno movimentato», le disse Ethan porgendole un bicchiere di latte caldo.
«Adoro il mio lavoro», rispose Kate con lo sguardo abbassato.
Fare l'ostetrica era un'enorme soddisfazione, ma anche un incredibile impegno. Trovare un uomo che accettasse gli imprevisti, i turni massacranti e il suo stile di vita non era semplice.
«Ho seguito la gravidanza di Vivian per tutti i nove mesi, ultimamente mi telefonava spesso perché colta da attacchi di ansia. Non potevo non essere presente», continuò.
Era la loro serata, quella per la quale avevano aspettato un intero anno. Sarebbero dovuti uscire e divertirsi. O meglio, conoscersi. Avevano così tante cose di cui parlare, una sfilza infinita di argomenti. Ed era quello che avevano cominciato a fare prima di ricevere la telefonata d'emergenza dove era richiesta la sua presenza in sala parto.
Ethan si era dimostrato molto comprensivo, l'aveva accompagnata in ospedale senza dire una parola, aveva aspettato al bar tutto il tempo necessario, ma non significava che non fosse infastidito, o che non l'avrebbe piantata in asso.
«Quindi tu lavori qui?» domandò lui guardandosi intorno.
«Sì», annuì lei. «Sono ancora una specializzanda, ma il mio obbiettivo è quello di fare questo lavoro per tutta la vita», rispose Kate.
«Maschio o femmina?»
«Maschio. È nato un maschietto. L'hanno chiamato Bryan», sorrise lei.
«Mio cognato sarà contento», commentò Ethan.
«Tuo.. cognato?»
«Vivian è la compagna dell'ex marito di mia sorella. Daniel è stato mio cognato per un sacco di tempo prima del divorzio», spiegò. «Ho visto i miei genitori e mia sorella passare poco fa, mentre ti aspettavo, e ho collegato gli eventi. Hanno portato loro Vivian qui.»
Lo sguardo di Kate era confuso e interrogativo.
«La storia è lunga», scoppiò a ridere. «E anche complicata», aggiunse. «Diciamo che la mia è una famiglia articolata e particolare, non ti sei trovata un ragazzo semplice con cui passare la serata.»
«Mi sembra una storia molto interessante.»
«Be', se hai ancora un po' di energie te la riassumo. Abbiamo tutta la notte.»
Si guardarono per un lungo istante. Ethan era ancora incredulo di vedere quanto Kate fosse bella, quanto i suoi lineamenti delicati si scontrassero con un carattere determinato e sicuro di sé.
«Ho sabotato la nostra serata», commentò con una smorfia.
«Perché?» Ethan sgranò gli occhi. «Sono seduto in un bar a bere latte caldo con la ragazza più incredibile del mondo.»
«Dici sul serio?»
Ethan annuì. «Allora, la vuoi sentire la saga della famiglia Wood?» domandò poi ridendo ancora.
Kate si sporse sul tavolino e allungò una mano intrecciando le dita con quelle di Ethan. «Non vedo l'ora», rispose.
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