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«E voi che ci fate qui?» domandò Mason vedendo entrare Will e Liam. Lei indossava ancora il suo cappotto.
«Abbiamo deciso di fare il conto alla rovescia in famiglia», annunciò Will con un sorriso tirato. «Mamma come sta?» chiese poi incerta.
«Tua madre e tuo padre sono andati alla festa.»
«Quale festa?»
«La vostra festa.» Mason li indicò entrambi.
«A fare cosa?»
«A prenderti», rispose lo zio come fosse ovvio.
«Quindi era arrabbiata?» Will sorrise speranzosa e Mason le controllò l'alito.
«Sì. Direi che arrabbiata è dire poco.»
La ragazzina si voltò e abbracciò Liam. Mason guardò entrambi i suoi nipoti non troppo sicuro di aver ben capito cosa stesse succedendo. «Perché non saluti tua zia intanto che aspettate che tornino?»
Will non se lo fece ripetere due volte, varcò la soglia delle cucine e cercò Elena con lo sguardo. Era intenta a guardare un programma tv di musica mentre i suoi dipendenti sistemavano e predisponevano tutto per il brindisi.
«Come sta andando?» le chiese Will andandole vicino.
«Tesoro!» esclamò Elena vedendola. Poi la squadrò meglio. «Perché sei vestita da spogliarellista?» chiese acida guardandola da capo a piedi.
«Sai, è una lunga storia», rispose Will imbarazzata.
«Spero centri un motociclista e una rapina in banca» Elena le strizzò l'occhio.
«Sto aspettando la mamma», spiegò Will.
«E vuoi davvero che ti trovi conciata in quel modo?» Elena sollevò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. Non era pronta per vedere sua nipote diventare un'adolescente ribelle. «Seguimi.»
La portò nello spogliatoio e gli lanciò una divisa.
«Vuoi che lavori per te?» domandò Will confusa.
«Voglio che ti copri quelle gambe e che ti lavi la faccia. Pantalone e camicia per stasera te li farai bastare.» Dopodichè la lasciò sola a sistemarsi.
Liam intanto era andato in sala.
«Oliver dov'è mia madre?» chiese avvicinandosi all'uomo che aveva conosciuto poche ore prima.
«Torna subito.» Gli rispose l'uomo intento a passare un bicchiere d'acqua a Vivian. Aveva una pessima c'era.
«Si sente bene?» domandò Liam guardando la faccia dei signori Wood. Poi intercettò sua sorella.
Emma era alla fine di una canzone e lui aspettò in piedi, poco distante che terminasse di cantare. Poi si avvicinò.
«Sono contento che tu sia qui», le disse senza tergiversare.
«E io sono contenta di essere voluta tornare. La serata è pazzesca e se aspetti mezzanotte vedrai l'alcol fare il suo effetto.» Emma si passò una ciocca ribelle dietro l'orecchio. «Ma tu che ci fai qui? Non dovevi essere a una festa?»
«Io e Will abbiamo pensato fosse meglio stare in famiglia», si limitò al alzare le spalle.
«Chi è Will?» chiese Emma.
Lui la indicò con la testa mentre la ragazza, cambiata e ripulita, entrava nella sala. I capelli lisci le ricadevano intorno al viso, e le lentiggini risaltavano sotto la luce artificiale.
«Carina», disse Emma dando di gomito al fratello.
«Bellissima», mormorò lui.
«Lei è Emma?» chiese Will raggiungendoli.
«Sì. è mia sorella.»
«Liam mi ha parlato un sacco di te. Sono contenta di conoscerti.» Si abbracciarono.
Poi un urlò lacerante fece ammutolire la sala. Si voltarono di scatto e videro Vivian in piedi, piegata in avanti con le mani aggrappate al bordo del tavolo. Urlava e si lamentava mentre anche Jane e Jacob Wood scattavano in piedi allarmati e Oliver ancora col bicchiere in mano aveva uno sguardo disorientato.
Mason attirato dal rumore entrò in sala e subito corse da loro imitato da Will e Liam.
«Ho rotto le acque», stava mugolando Vivian con le lacrime agli occhi.
Will sgranò i suoi vedendola a gambe aperte, il fondo del vestito fradicio e una pozza ai suoi piedi.
«Non doveva capitare adesso, non era proprio il momento.»
«Esibizionista fino alla fine», borbottò Jane.
«Stia zitta dannata vecchiaccia!» urlò Vivian terrorizzata.
«Dobbiamo portarla in ospedale», intervenne Mason. «Ci penso io.»
«No», lo fermò Jacob. «Tu devi pensare ai tuoi clienti. Ci penso io. Vieni cara, appoggiati a me» così dicendo scortò lentamente Vivian fuori dalla sala sotto lo sguardo attonito e commosso dei presenti.
«Lei viene con noi?» domandò Jane a Oliver rivolgendogli la parola per la prima volta.
«No, la ringrazio. Credo che aspetterò qui con i ragazzi», rispose battendo la mano sul tavolo.
«L'ostetrica», urlava Vivian. «Chiamate la mia ostetrica vi prego.» Dettò il numero a Mason che lo segnò su un fazzolettino insieme al nome dell'ospedale dove erano diretti.
«Sarà meglio che qualcuno avvisi mio padre», disse Will estraendo il cellulare.
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