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«E come lo chiamerete?» domandò Jane fissando insistentemente il pancione di Vivian.
Nell'ultima mezzora le aveva fatto il terzo grado. Si era fatta raccontare della sua famiglia, aveva voluto sapere come aveva fatto sua madre da sola a pagare gli studi a entrambe le sorelle. Aveva ricevuto una descrizione minuziosa dell'appartamento in cui viveva con Daniel per poi restituirne una altrettanto particolareggiata di quello di Reagan. Aveva criticato apertamente Daniel, sostenendo che non le era mai piaciuto e che tutto sommato era una fortuna che si fosse levato dai piedi. Aveva voluto sapere se pensava di tornare a lavorare dopo il parto o se sarebbe rimasta a casa a tempo pieno.
Tutte cose che il signor Wood e Oliver non era riusciti a contenere. La furia di Jane Wood contro l'usurpatrice del matrimonio della sua primogenita era implacabile. Sferzava i suoi attacchi senza alcuna pietà e la povera Vivian non poteva fare altro che rispondere, prima in maniera cordiale e civile poi sempre più piccata. Alla fine era diventata una vera e propria sfida aperta.
«Non ce la farà a farmi sentire in difetto, signora», stava dicendo la ragazza.
«Sei una poco di buono e se nessuno te lo aveva ancora detto era ora che qualcuno lo facesse.»
Vivian serrò gli occhi in atteggiamento da guerra. «Le offese, per valere qualcosa, dovrebbero essere fatte da qualcuno di cui ci importa e onestamente signora il suo parere non mi sconvolge minimamente.»
«Tesoro, per sconvolgere una che se ne va a letto col suo capo bisogna impegnarsi davvero tanto. Mi dispiace solo per mia nipote che adesso dovrà farsi da parte per quel bambino.»
«Nessuno vuole che Will si faccia da parte. Daniel, in tutti questi mesi, ha cercato un punto d'incontro che non è mai avvenuto. Quando le passerà la rabbia troverà sempre la nostra porta aperta.»
«Sai che meraviglia. Se fossi sua madre non le permetterei mai di entrare nella vostra casa promiscua.»
«Siamo fortunati che non lo sia, allora.»
Una fitta improvvisa trafisse la schiena di Vivian che si aggrappò al tavolo stringendo gli occhi.
«Non fare la sofferente», l'ammonì Jane. «Solo perché non sei in grado di reggere una conversazione tra adulti non c'è bisogno di fare le sceneggiate.»
Ma la fitta non passava. Lasciò Vivian senza fiato e con le lacrime agli occhi.
«Va tutto bene?» domandò Oliver.
Lei non rispose. Accidenti a quella vecchiaccia che non aveva fatto altro che insultarla da quando erano rimaste sole. E Daniel che l'aveva lasciata lì, pure. Non conosceva la sua ex suocera? Non lo sapeva che l'avrebbe presa a calci in faccia se avesse potuto? Erano via da un'eternità quanto ci impiegavano a recuperare quella ragazzina?
Un'altra fitta incredibilmente forte la fece gemere e accartocciare su se stessa.
«Credo che qualcosa non vada», borbottò Jacob alla moglie. «Tu e le tue maniere da principessa, ci manca solo che si senta male.»
«Non ho fatto niente, io», si difese Jane.
Vivian cercò di regolare la respirazione come le avevano ripetuto mille volte, ma la sensazione era quella di essere trafitta da un coltello nella schiena. Un coltello rovente che veniva inserito nel suo corpo e poi fatto ruotare su sé stesso. Voleva piangere.
«Qualcuno chiami Daniel, per favore», mugolò prima che arrivasse un'altra contrazione.
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