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«Qui hai tutto quello che ti serve, come al solito», disse Mason.

Emma poggiò a terra il borsone con l'attrezzatura. In realtà erano poche cose, il ristorante di suo zio era sempre ben fornito di tutto l'occorrente.

«Hai una scaletta, qualcosa?» domandò ancora l'uomo.

«Ho buttato giù una bozza», disse Emma. «Cercherò di riadattarla per l'occasione. Purtroppo le tempistiche non sono state dalla nostra parte.»

«Per noi va benissimo che sei qui», disse Mason. «Per gli ospiti. Non volevamo lasciare gli ospiti senza musica», si affrettò ad aggiungere. «Se hai bisogno di rinfrescarti, cambiarti o prepararti c'è il bagno di servizio in cucina», continuò.

«Cercherò di fare veloce», annuì Emma.

Mentre cominciava a sistemare le sue cose, ad accendere il portatile e a provare le casse, sentiva dietro di sé lo sguardo di suo zio. Sapeva che si era trattenuto dall'abbracciarla, quando l'aveva vista entrare nel ristorante. Era riuscito a far finta di niente concentrandosi su un gruppo di clienti entrati con lei. Emma aveva aspettato pazientemente il suo turno, mentre la porta a spinta della cucina ondeggiava velocemente avanti e indietro al ritmo dei camerieri. Era strano ritornare a casa. La città era sempre la stessa, quel posto pure, eppure le sembrava di essere stata via da secoli.

Diede uno sguardo alla sua postazione e si disse soddisfatta. Lanciò un'occhiata alla sala per rendersi conto di chi fosse il suo pubblico. Ce n'era per tutte le età e tutti i gusti. La maggior parte erano tavolate di amici o parenti. C'era anche il tavolo con i genitori di Elena. Ed è lì che Emma vide sua madre.

Impiegò qualche secondo a rendersi conto che era davvero lei, se l'avesse incontrata per strada non l'avrebbe mai riconosciuta. Si era tinta i capelli, era dimagrita, stava benissimo e dimostrava almeno dieci anni in meno. Lo shock per Emma fu grandissimo. Insieme a lei, sedutole vicino, c'era un uomo che pendeva letteralmente dalle sue labbra ascoltandola chiacchierare.

Svelta prese la porta della cucina e si nascose dalla sale. Dentro l'attività era nel pieno del suo corso, faceva un caldo torrido e Elena urlava disposizioni a destra e sinistra come un generale al suo battaglione. Nonostante tutto, l'ordine e la pulizia erano incredibili. Quella donna era un portento.

«Tesoro!» esclamò quando la vide.

Emma non rispose.

«Eravamo così in pena per te. Pensarti tutto il giorno chiusa in quel treno mi è venuta l'ansia. Stai bene? Hai trovato della buona compagnia o qualche balordo ha provato a importunarti? Io li odio i treni. Così piccoli e sporchi, pieni di germi e di gente che non si lava», cominciò a dire sua zia.

«Tu lo sapevi che ci sarebbe stata mamma? È per questo che mi avete chiamati?» la fermò Emma. Doveva sapere se era tutta una messa inscena. Se sua madre era complice di questo teatrino.

«Ho scoperto dell'arrivo di Harper pochi minuti fa, quando Mason ci ha avvisato che i coperti al tavolo erano aumentati. Non lo sapevo», disse ed Emma seppe che era sincera. «Spero che la cosa non ti metta troppo a disagio.»

Era così?

«Solo.. non me lo aspettavo», ammise.

«Non ci pensare. Sono sicura che riuscirai ugualmente a fornirci uno spettacolo meraviglioso e tua madre non è una sciocca. Capirà che non vuoi essere avvicinata.»

Un rumore di pentolame la fece voltare di scatto.

«Che diavolo state combinando?» cominciò a urlare allontanandosi da Emma.

Perché Liam non le aveva detto quanto le cose fossero cambiate? O forse lei non aveva voluto ascoltare? Probabilmente, vista la situazione, suo fratello aveva preferito tenersi neutrale. A lei non raccontava niente della madre ed era presumibile che alla madre non raccontasse niente di lei.

Toccò il foglietto dei buoni propositi che aveva infilato in tasca. Pensò a Ben. Gli aveva detto che voleva riappacificarsi con la sua famiglia, ristabilire un rapporto. Non importavano tutti gli errori commessi in passato, avrebbe chiesto scusa se necessario a cancellarli, quello che le interessava adesso era solamente il futuro.

Tornò in sala, accese l'impianto, afferrò il microfono e salutò i presenti. Un applauso educato la accolse mentre schiacciava play alla prima base. Incrociò lo sguardo di sua madre, la vide stupirsi quanto lei di trovarsela davanti. Harper strinse la labbra per contenere l'emozione ed Emma la vide anche stringere la presa sulla mano dell'uomo che l'accompagnava. Se sua madre poteva guardare al futuro, l'avrebbe fatto anche lei.

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