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«E tu che cosa ci fai qui?» domandò Mason entrando in casa, dove Ethan e Harper erano seduti in salotto a chiacchierare.

«Ciao!» lo salutò lui alzando la tazza di caffè.

«Allora eri tu quello di cui parlava Liam poco fa», mormorò Mason alludendo alla conversazione col nipote.

«Dov'è mio figlio?» chiese Harper.

«Uscito. Ha detto che andava a collaudare la bicicletta per essere sicuro che fosse okay», ridacchiò Mason.

«Vuoi un caffè?» domandò Harper alzandosi in piedi.

«No, grazie», disse Mason. «Ma vorrei sapere come diavolo vi siete incontrati e, soprattutto, voglio farti vedere questo», continuò estraendo la scatoletta con l'anello.

«Ehi, è quello che penso io?» esclamò Ethan colto di sorpresa.

Mason gli si sedette a fianco. «Voglio chiedere a tua sorella di sposarmi», annunciò.

«Era ora, amico, quella non aspetta altro», esultò il cognato.

«Dici sul serio? Io ho il terrore che mi dica di no», ammise Mason.

«Si taglierebbe una mano, piuttosto.» Ethan afferrò la scatolina e rimirò il gioiello. «Congratulazioni, sarà la sera più bella della sua vita. Glielo dai a cena?» chiese.

«Non ho ancora ben escogitato un piano, ma sì, pensavo a qualcosa del genere. Vorrei che fosse una cosa memorabile.»

Harper si alzò dal suo posto e lo abbracciò calorosamente, sinceramente felice per loro. Dopodiché trascorsero il resto del tempo a raccontare delle peripezie di quella mattina, dal caffè rovesciato al bar, alla bicicletta fuori uso di poco prima. Ethan non aveva proprio riconosciuto Harper, si erano visti in così poche occasioni che era impossibile. In più il cambiamento fatto dalla donna dalla morte del marito metteva ancora in difficoltà chi la frequentava abitualmente, figuriamoci un estraneo.

«Tuo figlio ha paura che tu voglia rifarti una vita», disse Mason. «Probabilmente vedere Ethan per casa gli ha fatto capire che la cosa è verosimile.»

Lucy abbassò lo sguardo. «Ci sono un po' di cose delle quali dovrei parlare con i miei figli e non lo farò», disse. «Emma ha tagliato i ponti e non sono stata brava a insistere, l'ho semplicemente lasciata andare e LIam è ancora piccolo, non fisicamente magari, ma non è ancora maturo per affrontare con serietà certi argomenti e comprenderli.»

«Di che parli?»

«Parlo di quello che voglio fare nella mia vita», rispose Harper. «Tuo fratello mi ha lasciato nel testamento una serie di "obblighi"», cominciò a spiegare mimando le virgolette in aria. «Cose che avrei dovuto fare entro l'anno per rivoluzionare la mia vita e riappropriarmene come non facevo da anni, da quando stavo con lui. è stato dolorosissimo rendermi conto di quanto, nonostante il nostro matrimonio fosse naufragato, mio marito ancora mi amasse. È stato per lui e grazie a lui se mi vedi come sono adesso. Sgravata dal ruolo di vedova piangente.»

Mason era stupito. Non ne sapeva niente.

«Ho messo in vendita la casa», annunciò Harper.

«Che cos'hai fatto?»

«Ero appena stata dall'agente immobiliare quando Ethan mi ha incontrata», sorrise. «L'ho messa in vendita, io mi trasferirò in quella al mare. Più piccola e più comoda per una donna sola.»

«E i ragazzi non lo sanno?» chiese Mason.

«Liam non lo sa. E lo saprà quando, dal college, mi chiamerà per dirmi che vuole venirmi a trovare. O più semplicemente vorrà venirmi a portare il sacco della biancheria sporca.»

«E pensi che accetterà la cosa?»

«Non mi interessa» Harper alzò le spalle. «Non devo chiedere il permesso ai miei figli per vivere. Tanto qualunque cosa facciamo noi genitori sbaglieremo sempre, per loro. Pensano che il nostro compito nella vita sia essere a disposizione, economicamente ed emotivamente. Sopportare ogni loro capriccio e sgarberia, tacere le nostre opinioni, e accoglierli a braccia aperte col fardello dei loro sbagli al seguito. No.» Harper fece una pausa. «I miei figli prenderanno le proprie strade, io sarò sempre dietro di loro, ma nel frattempo vivrò la vita che merito.»

«Incredibile.» Mason stava cercando di assimilare tutte quelle informazioni.

«Non voglio la tua accettazione, non mi interessa il tuo parere. Puoi essere d'accordo con me oppure no. Non importa. La casa è in vendita, ho già cominciato a raccogliere alcune cose e portarle nell'altra casa. Pian piano ultimerò i lavori.»

«Sono contento», disse Mason. «Era da parecchio tempo che ti vedevo spenta.» Poi la guardò. «Dimmi la verità: hai un altro uomo?»

«Sì», rispose Harper serena.

«Forse è meglio che io mi tolga di torno», disse Ethan alzandosi. «Stiamo entrando in faccende di famiglia che non necessitano della mia presenza.»

«Ti prego resta, sei mio ospite», lo fermò Harper.

«Ti ringrazio, ma è meglio se chiarite le vostre questioni prima che torni il giovanotto. E preferisco che non mi trovi qui, o si farà davvero delle strane idee.»

«Ti ringrazio per il tuo aiuto, allora», gli disse Harper.

«Figurati, è stato un piacere», rispose Ethan. Poi si illuminò. «Ehi, cognato, credi di riuscire a rimediare due posti in più a tavolo per loro?»

«Mi sembra un'ottima idea!» esultò Mason.

«Di che state parlando?»

«Harper, se tu e Liam non avete già altri progetti, vi prego di venire al ristorante stasera. Starete in famiglia. Sarà divertente. E poi potrete assistere alla mia performance romantica» e strizzò l'occhio.

«Liam ha cose migliori da fare che farsi vedere a cena con sua madre. Deve andare a una festa.»

«Un motivo in più per non rimanere da sola.»

«E chi ti ha detto che rimarrò da sola?»

«Invita anche lui», si intromise Ethan. «Sul serio. Vieni con il tuo fidanzato, saremo lieti di conoscerlo e vedrai, non se ne pentirà.»

Improvvisamente Mason cambiò espressione. Lo notarono tutti. Come se gli fosse venuto in mente qualcosa di molto importante tutto d'un tratto.

«Sì, Harper ti prego, dimmi che verrai», disse accalorato.

«Ci tieni proprio tanto», rise questa.

«Fidati di me.»

Sarebbe stata l'occasione giusta per farle incontrare Emma. Certo non era sicuro della reazione che entrambe avrebbero potuto avere nel rivedersi, ma non avrebbero certo potuto ignorarsi.

«Ne parlerò con Oliver e decideremo.»

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