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23

Mason ebbe un tuffo al cuore quando Liam aprì la porta, nel rendersi conto di quanto il nipote assomigliasse al fratello.

Benchè si passassero parecchi anni, era stato un punto di riferimento per lui. Un uomo tutto d'un pezzo, forse un po' rigido e molto esigente con sé stesso, che lo aveva cresciuto quando i loro genitori erano venuti a mancare. Il giorno del funerale Mason non aveva fatto altro che pensare a quale tipo di maledizione fosse caduta sulla sua famiglia per tutte quelle morti premature. La cosa ridicola era che nonostante i problemi di suo fratello con l'alcol che ormai erano agli occhi di tutti, non guidava neanche lui il giorno dell'incidente.

«Ehi ometto», salutò Liam scompigliandogli i capelli.

«Ciao», sorrise quello facendosi da parte.

«Disturbo?» chiese Mason quando Harper comparve nell'ingresso.

«Ciao», gli disse seria.

Era sempre un duro colpo vedere quanto la cognata fosse cambiata dalla morte del marito. Ed era ancora più incredibile che Mason fosse l'unico al quale quel cambiamento non desse alcun fastidio. «Come stai?» le chiese.

«Abbiamo appena finito di mangiare, ma se vuoi ti preparo qualcosa», rispose Harper eludendo la domanda.

«Non voglio disturbare.» Mason mise le mani avanti.

«Figurati. È avanzata un po' di zuppa se ti accontenti di qualcosa di già pronto preso al supermercato», disse Harper facendolo accomodare.

Mason mangiò con gusto e in silenzio mentre Harper riassettava la cucina. La conosceva troppo bene per credere alla malelingue nate sul suo conto. Sapeva quanto volesse bene a suo fratello ed era a conoscenza della sua profonda sofferenza. Jackson gliene aveva fatte passare di tutti i colori eppure lei era sempre rimasta al suo fianco. Un'altra donna non ci avrebbe pensato due volte a prendere i figli e andare via. Era sicuro che Harper avesse sofferto il colpo, probabilmente lo stava ancora metabolizzando, ma suo fratello avrebbe voluto che si comportasse esattamente così. La trovava sempre più bella, giovanile, felice e stranamente determinata. Aveva una luce negli occhi che non credeva di averle mai visto negli anni.

Scambiarono qualche chiacchiera di circostanza. Mason si informò da Liam sulla scuola, Harper gli chiese di Elena. Nessuno accennò a Emma, come se non esistesse. Avrebbe tanto voluto che madre e figlia si parlassero una buona volta, che si dicessero tutto in faccia e che ricominciassero a volersi bene. Emma era letteralmente scappata di casa dopo il funerale. Harper aveva impiegato giorni a rintracciarla, mobilitando tutta la famiglia e anche qualche amico. C'era chi temeva in un colpo di testa, per qualche giorno si era temuto il peggio. Poi una telefonata a Liam, dove Emma diceva che aveva cambiato appartamento e che non l'avrebbero più trovata a quello del campus, che stava bene per quanto possibile, ma che non aveva più intenzione di avere rapporti con loro. Nessuna spiegazione. E Harper aveva accetato la cosa nello sconcerto generale.

«Hai progetti per il pomeriggio?» chiese Mason a LIam.

«No, perché?»

«Voglio andare a comprare un anello di fidanzamento a Elena. Stasera le chiederò di sposarmi.» Sorrise trionfante ignorando il tuffo allo stomaco che aveva sentito pronunciando quelle parole.

Liam lanciò uno sguardo angosciato a sua madre.

«Congratulazioni! Sono sicura che non ti deluderà», esclamò Harper.

«Sono terrorizzato», ammise Mason.

«Quella ragazza non aspetta altro, te lo dico io. Anzi, se aspettavi un altro po' probabilmente la facevi scappare.»

«Spero che tu abbia ragione», rispose Mason sollevato. «Vuoi venire con noi?»

«Mi piacerebbe, ma ho già un impegno fissato nel pomeriggio», spiegò Harper senza aggiungere altro. 

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