62- Un mese dopo
1 mese dopo
Fa male diventare sconosciuta alla persona che consideravi più vicina a te, ma ormai ci sto facendo l'abitudine.
Aprile è iniziato da qualche giorno, e l'aria inizia a farsi leggermente più calda. Le cose tra me e Tommaso vanno come dovrebbero, ci comportiamo come una coppia normale di diciottenni: usciamo insieme e con gli amici, ceniamo in ristoranti prenotati e stiamo insieme per gli altri. Bianca mi sta sempre vicina, così come Cecilia e Amelia. Cercano di non farmi pesare il fatto che, nonostante tutto, io non lo ami. Riccardo sta diventando decisamente più sopportabile e si è scusato per i suoi comportamenti passati nei miei confronti, so che il nome di Giacomo era sottinteso. Andrea è uguale a prima, con il sorriso immancabile sul volto e i capelli azzurri che trasmettono allegria, così come i suoi occhi. I miei genitori non chiedono più di Giacomo, hanno capito che le cose tra noi non vanno male, non esistono più. Ho evitato anche Valerio, limitandomi a rispondere a un suo messaggio dieci giorni fa. Dopo un suo semplice "Come stai?" ho scritto un poema, che, stupendo me stessa, ho inviato.
Lara: Sto bene, credo. No in realtà va abbastanza da schifo, ma fingo che sia ok. Tommaso si impegna per rendermi felice e non voglio deluderlo. Bianca, Ceci e Amelia sono straordinarie e mi stanno sempre vicine senza giudicarmi. Non voglio passare per quella ingrata, quindi apprezzo il loro impegno. Non ti chiedo come sta lui perché se mi dicessi che sta bene mi spezzeresti il cuore, ciò significa che sta bene anche senza di me, però spero che sia ok. Se mi dicessi che sta male morirei perché saprei che è in gran parte colpa mia. So che Giacomo rinnega le cose quando soffre, ma sembrava così sincero quando ha detto che non mi amava. Scusa, forse è meglio che vada. Ti prego di stargli vicino, sai che è bravo a fingere. E convincilo ad impegnarsi a stare bene. Ti voglio bene Vale.
Lui ha risposto con un messaggio altrettanto lungo che non mi sono sprecata a leggere, sapevo che le sue parole, seppur dolci, mi avrebbero ferita; trapassata come un pugnale. Vedendo la notifica sentivo già la freddezza della lama entrare dolcemente in me, facendo rabbrividire tutte le mie viscere. Ho evitato di leggere e di rispondere, meglio così per me.
Oggi sento la necessità di cambiare, qualcosa di piccolo ma significante, che mi faccia sentire diversa da prima. Forse, facendolo, mi sentirò più distaccata da Giacomo, anche se non è una cosa simile ad allontanarmi emotivamente da lui, la persona che amo anche se ci siamo fatti male.
«Sei proprio sicura di volerlo fare?» chiede Bianca curiosando tra le corsie del supermercato. «Sì» ripeto per l'ennesima volta da quando ho comunicato la mia pazzia alle mie amiche. «Lo faccio con te» dice Amelia posando una mano sulla mia spalla. Mi fa sorridere, è bello che voglia starmi vicino. «Allora lo facciamo tutte!» esclama Cecilia guadagnandosi un'occhiataccia da Bianca, «Posso astenermi?» domanda con tono incerto ma, dopo aver guardato negli occhi la sorella si convince. «Me ne pentirò» borbotta prendendo la prima scatola dallo scaffale. «Ce ne pentiremo tutte, ma almeno lo faremo insieme» commento io.
Stipate in quattro nel bagno di casa di Bianca e Cecilia, Bianca piagnucola spaventata dalle conseguenze della nostra azione, mentre Amelia legge ad alta voce le istruzioni, ascoltata attentamente da Cecilia, mentre io sono persa tra i miei pensieri osservando le mattonelle azzurre. Qui dentro ho chiuso con Giacomo e quelle mattonelle mi hanno quasi soffocata quel giorno. L'asciugamano posto sullo sgabello che ho abbracciato fingendo che fosse Giacomo, adesso non c'è più.
«Chi inizia?» chiede Amelia, il silenzio piomba tra noi. «Idea mia, inizio io» annuncio avvicinandomi allo sgabello e sedendomi. «Sicura?» Sospiro e annuisco.
Mentre Amelia svolge il suo lavoro chiacchiero in modo frivolo con le mie amiche, come se le nostre vite fossero bellissime, magari le loro lo sono, oppure mentono come faccio io? Chissà quali sono i pensieri che nascondono. Nonostante io abbia giurato loro sincerità eterna, spesso e volentieri non riesco a dire cosa provo, mi blocco. In quei momenti vorrei solo afferrare il telefono e chiamare Giacomo, e lo faccio... solo, mi fermo prima di schiacciare sul suo contatto. Ogni volta la nostra foto, che ho impostato come immagine per il suo contatto, mi fa assalire dalla malinconia. Siamo noi pochi giorni prima della mia partenza, i sorrisi spensierati e le risate sincere ad una festa a casa di Valerio.
Sei mesi prima
Il vestito nero è troppo attillato, così mette in evidenza le cosce. Continuo a tirarlo giù davanti allo specchio nella speranza che, magicamente, si allunghi eliminando il mio disagio. Sbuffo, osservandomi ancora un altro minuti. I tacchi mi fanno sembrare più alta e slanciata, ma le cosce restano sempre delle stesse dimensioni, io lo so e gli altri lo sanno. I capelli sono pettinati in boccoli che ho aperto poco fa e le labbra tinteggiate di un rossetto rosa candido.
Afferro la giacca nera, una delle poche cose rimaste nell'armadio e guardo le valigie addossate in un angolo della stanza. Sono aperte e in disordine, ma mi sono ripromessa di sistemarle prima della partenza. Già... la partenza. Mi passo delicatamente una mano sotto l'occhio destro, da cui sta per cadere una lacrima, per non rovinare il trucco che mi sono tanto impegnata a realizzare. Una volta indossata la giacca mi posiziono nuovamente davanti allo specchio cercando di metterla in modo che nasconda le cosce il più possibile. Quando ci riesco, inizio a riflettere sul tenerla così tutta la sera... sarebbe così scomodo ballare? Ma, conoscendo Valerio, so che in casa sua farà caldissimo, ma non sarebbe un problema.
«Finito di programmare un attacco alla Russia?» mi canzona Giacomo, spuntando dietro di me. Il suo riflesso allo specchio mi fa tremare le gambe, ma non lo nota. I capelli biondi sono pettinati all'indietro, ma nel giro di pochi minuti saranno spettinati come al solito. La camicia bianca avvolge alla perfezione il fisico asciutto ed è abbinata a dei jeans neri che gli calzano a pennello. Un sorriso accennato gli illumina il volto, e i suoi occhi diversi mi scrutano attentamente.
«Come sei bella La» si complimenta posando lo sguardo sul mio viso. «Posso tenerla tutta la sera?» domando indicando con l'indice la giacca. Allora lui si avvicina al mio armadio e fruga in mezzo al poco disordine rimasto, e ne estrae una giacca, sempre nera, più corta.
Senza proteste lascio che mi sfili il cappotto lungo e mi faccia mettere quello. In questo modo le gambe si vedono perfettamente. Quando nota che le sto guardando in modo schifato si inchina davanti a me, e fa la stessa cosa di anni fa, su quella panchina in centro dopo aver baciato Silvia. Con le mani accarezza delicatamente le mie gambe, del punto dove più le detesto, toccandole come se fossero oro colato o qualche opera costosa e, soprattutto, preziosa. Quando socchiudo la bocca per dire qualcosa, lui mi sorprende posando un leggero bacio prima sulla coscia destra, poi sulla sinistra. Nonostante io non senta il calore delle sue labbra per via delle calze e dell'abito, il suo tocco brucia e il calore si irradia in tutto il corpo.
«Ora possiamo andare?» chiede con voce rauca. Incapace di parlare annuisco e afferro il cellulare abbandonato sul letto sfatto e ricolmo di vestiti che ho provato.
Una volta fuori casa, saliamo in macchina e lì mi faccio prendere dal panico. Non riesco a distogliere lo sguardo dalle gambe e vengo assalita da un senso di nausea. Sono visibili, più che con i jeans e le persone, me compresa, le vedranno. Ma il problema è che tra qualche giorno andrò via, dall'altra parte d'Europa, e non ci sarà più Giacomo a rassicurarmi come ha fatto stasera. Non ci vedremo più.
Il mio respiro si destabilizza, porto una mano alla fronte che trovo fredda come il ghiaccio. Fatico sempre di più a respirare e tutto davanti a me diventa offuscato: l'auto, la strada, il traffico. Non riesco più a vedere e respirare, mi sento morire e cadere nel baratro. Ma torno su. Torno su quando Giacomo, notando il mio stato, accosta e mi posa una mano sulla gamba. Poi con delicatezza mi solleva il mento. Le sue iridi azzurre e marroni mi scrutano preoccupate. Un sorriso rassicurante si forma sul suo volto angelico.
Con gli occhi puntati nei miei, come se non gli importasse delle cosce grosse, del brufolo sul mento che ho cercato di coprire alla perfezione, o di tutto il resto. «Sei la cosa più bella che Dio abbia creato, Lara Palmieri.»
Spazio autrice
Ciao a tutti, bentornati e tanti auguri a me! Spero stiate bene, soprattutto perché so che questo flashback finale vi ha fatti sorridere... ma come andrà?
Oggi è il mio compleanno, ma faccio un regalo a voi: cercherò di aggiornare più di una volta (spero anche più di due) e metterò un annuncio molto importante in bacheca oggi pomeriggio. Restate connessi!♥️
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