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48- Natale

La tradizione di famiglia è passare il pranzo di Natale insieme a Giacomo e Laura, e magari qualche altra persona. Spesso abbiamo invitato Valerio, che sarebbe rimasto da solo, oppure qualche parente lontano venuto in visita.

Quest'anno, però, non viviamo più nella stessa città, ciò significa che passare il Natale insieme è impossibile. Così i miei genitori si sono accordati con quelli di Bianca per pranzare a casa nostra. Sarà strano. Io e Tommaso non abbiamo detto niente a nessuno, solo Andrea lo sa.

Davanti allo specchio della mia stanza, mi passo le mani sull'abito nero che mia madre mi ha obbligata a mettere, dicendo che Giacomo me l'aveva regalato per un motivo: indossarlo. In realtà l'ho messo solo per fare una sfilata con lui nella mia stanza, e poi l'ha messo Giacomo e, non so come, non l'ha allargato o rotto.

«Smettila, sei bellissima.» Mi volto di scatto. Questa è la tipica frase che direbbe Giacomo, quindi non mi stupirei se, una volta girata, lo trovassi a braccia conserte appoggiato allo stipite della porta con il suo solito sorriso smagliante stampato sul volto. Si passerebbe la mano tra i capelli biondi e mi scruterebbe con i suoi occhi diversi. No, non c'è Giacomo.

«Smettila tu, mamma» replico allora io, cercando di non lasciar trasparire la mia delusione. «Puoi chiamarlo» suggerisce, capendo a cosa sto pensando. «Stanno arrivando» sbuffo tirando giù il vestito. «Vi sentite?» Annuisco. «Stamattina ci siamo chiamati e abbiamo parlato... tu lo sapevi?» Mia madre aggrotta le sopracciglia confusa. «Di Mattia.» Sgrana gli occhi. «Q-quindi gliel'ha detto?» Rispondo affermativamente. «Marta era la mia migliore amica» mormora con un leggero sorriso. «Perché non me l'hai mai detto?» Infilo i tacchi neri. «Lo avresti tenuto per te?» Scuoto il capo, «Lo avrei detto a Giacomo» rispondo. «L'avresti detto a Giacomo e, scusa per la franchezza, non ne avevi alcun diritto.» Chiudo la bocca e mi alzo in piedi.

Davanti allo specchio continuo a tirare giù il vestito sotto lo sguardo attento di mia madre. Vorrei che Giacomo fosse qui. Vorrei che venisse a lamentarsi della camicia che non gli piace perché preferirebbe mettere un maglione natalizio abbinato al mio; vorrei che mi chiedesse di sistemargli i capelli diversamente dal solito; che mi posasse il regalo sul letto come ha sempre fatto. Invece, quest'anno, non può succedere.

«Questo è per te.» Mia madre esce dalla stanza e rientra con una scatola. «Buon Natale tesoro.» Posa un bacio sulla mia guancia e mi lascia sola. Fisso per qualche istante la scatola rosa pesca, chiedendomi cosa possa esserci dentro. Alla fine mi avvicino e la apro con lentezza estenuante, quasi fa innervosire anche me.

Nella scatola trovo un po' di cose, ma prima prendo il biglietto posato in cima.

Buon Natale La, chiamami quando lo apri. Ti voglio bene.
Giacomo

Prendo il telefono abbandonato sulla scrivania incasinata e chiamo Giacomo. «Ciao» mi saluta entusiasta quando il suo viso compare sullo schermo del mio cellulare. Vedo spuntare il colletto della camicia bianca e ridacchio.

«Lo stai aprendo?» chiede curioso allungando il collo, come se potesse magicamente vedere dove la fotocamera non inquadra. «Sì, vieni.» Cerco di creare un appoggio per il cellulare e mi metto lì a frugare nella scatola. «È diverso dal solito» mi avverte Giacomo. Senza rispondere prendo un pacchetto rosso e quadrato, «Che libro mi hai regalato?» chiedo allora. «È una cosa strana, però aprilo» dice. Strappo la carta e prendo tra le mani una vecchia edizione di una raccolta di poesia di Leopardi.. «Bella coincidenza vero? Mia madre e Mattia si sono conosciuti leggendo Leopardi, più precisamente "A Silvia"... per questo l'hanno chiamata così.» Sorrido, stringendo forte tra le dita il libro. «Grazie» mormoro, «Ovviamente è sottolineato.» Mi fa l'occhiolino, «Allora vedrai le mie sottolineature» replico posandolo sul letto.

La seconda cosa che afferro è una felpa enorme. Riconosco il profumo di Giacomo e anche la felpa, vista mille volte. «So che ti piaceva e te l'ho regalata.» Prendo anche una camicia a righe bianche e azzurre che sa che adoro. Vorrei stringerle forte a me, ma non posso farlo davanti a lui. «Vai avanti» mi incita.

Il pacchetto che prendo e sottile e piccolo. Lo apro senza fare commenti perché non saprei provare a indovinare. «L'album dei Pinguini Tattici Nucleari!» esclamo con un sorriso a trentadue denti. «Guarda su un lato della scatola, appoggiato dentro dovrebbe esserci qualcosa» dice sorridendo a sua volta.

Faccio come mi ha detto e, tra le mie mani, prendo una lastra sottile di vetro. Una foto di me e Giacomo è attaccata al centro e, sotto, c'è scritto Ridere. È come se fossimo la copertina di quella canzone. «Dove hai trovato la foto?» domando riferendomi all'immagine di Giacomo che mi posa un bacio sulla fronte. Riconosco la spiaggia in cui abbiamo passato la nostra non-ultima notte insieme. «Penso di averla fatta da ubriachi, l'ho trovata nel telefono.» Mi arriva un suo messaggio in cui me la invia.

«È così bello» mi complimento. «Devo trovare un posto in cui metterlo.» Per ora lo poso sul letto e prendo l'ultima cosa rimasta: una busta bianca. «Mi hai scritto una lettera d'amore?» lo prendo in giro, «Meglio.» Apro delicatamente la busta. Spalanco la bocca per lo stupore, «Andiamo a New York?» chiedo con le lacrime agli occhi. «Beh... se proprio ci tieni» risponde.

Spontaneamente tiro giù il vestito. «Smettila, sei bellissima.» Ma questa volta la sua voce non proviene dal mio telefono. Girandomi perdo l'equilibrio sui tacchi, ma riesco a non cadere davanti a lui. Li sfilo in fretta e non mi curo di nulla mentre mi butto su Giacomo, facendoci cadere a terra. «Che male» si lamenta con le braccia attorno alla mia vita. «Oddio, sei qui» sussurro al suo orecchio. Il suo respiro sul mio collo, il suo corpo sotto al mio. «Sono qui.» Giacomo è qui.

«Non sognavo di trovarvi nel bel mezzo di atti osceni in luogo pubblico» commenta una voce disgustata. Così mi alzo; mi alzo perché Valerio è qui e mi abbraccia più forte che può. Nel frattempo Giacomo si mette in piedi e mi stringe dall'altra parte. Mi ritrovo schiacciata tra loro due, ma è così bello.

«Posso salutarla anch'io?» interviene Laura, che intravedo dietro Valerio. «Laura!» esclamo abbracciandola, «Ciao tesoro» mi saluta a voce bassa.

«Bene, spero che tu ti diverta a New York. Fate i galantuomini e aiutatela a preparare le valige» dice Laura a Giacomo e Valerio. «Quando partiamo?» chiedo sgranando gli occhi, «Aereo stasera alle dieci.» Sorride Giacomo. «Il biglietto l'ha pagato solo a te, a me ovviamente no» borbotta Valerio. «Non dovevi regalarmi nulla, avevamo detto niente per quest'anno» rimprovero Giacomo. «Smetti di lamentarti idiota, andiamo a preparare la valigia. Porta qualche vestito carino, Capodanno a New York!» Abbraccio di nuovo Giacomo e tiro dentro anche Valerio. «Andiamo, venite ad aiutarmi.»

Mezz'ora dopo siamo ancora ad infilare vestiti su vestiti nella mia valigia, interpellando di tanto in tanto l'applicazione del meteo per sapere all'incirca il clima newyorkese. «Ciao» sento dire da qualcuno. Trovo Tommaso appoggiato allo stipite della porta che mi osserva confuso, confuso soprattutto dalla presenza di Giacomo e Valerio a frugare tra la mia biancheria intima. Una camicia nera gli fascia il fisico scolpito, ed è abbinata a degli skinny neri che aderiscono alle gambe. Un anellino argentato gli contorna il naso e i capelli sono arruffati.

«Ciao Tommaso» lo saluta Giacomo con tono annoiato. Valerio si presenta in fretta e torna a cercare tra i miei cassetti.

«Dove vai?» chiede allora, avvicinandosi a me. Appoggia una mano sulla mia vita, attirandomi più vicina a sé; allora io mi allontano, temendo che arrivi qualche membro della sua famiglia diverso da Andrea. La verità è che non voglio che Giacomo ci veda così, anche se sa della nostra storia. «Giacomo mi ha regalato un viaggio a New York per Natale e Valerio viene con noi» spiego. «Oh, quando parti?» Gli dico tutto quello che so del viaggio.

«Ok, ti aspetto di là allora, Bianca e gli altri sono in salotto.» Senza attendere una mia risposta, esce dalla stanza e se ne va.

Giacomo

«Sei meglio tu amico» sussurra Valerio per far sì che Lara non lo senta. Lei torna a mettere qualche maglione in valigia, come se non fosse successo nulla. «Smettila» lo ammonisco.

«Ok va bene, dovrebbe esserci tutto» dice Lara dopo un po'. «Io mi siedo sopra e Giacomo la chiude» esclama. «Ti odio» borbotto. Valerio aggrotta confuso la fronte, «Da sempre facciamo a gara su chi si siede sulla valigia e chi la chiude, e vogliamo entrambi sederci sopra.»

Lara

Mentre racconta questa cosa io mi siedo sulla valigia rosa. «Alza le gambe» dice Giacomo quando deve chiudere la cerniera. Nel farlo le sue mani sfiorano le mie cosce e vengo percossa da un brivido. Deglutisco e solo Valerio nota il mio nervosismo, Giacomo ha lo sguardo basso.

Poi andiamo a pranzare insieme agli altri e, dopo tempo, io e Giacomo ci comportiamo come i due migliori amici che siamo
sempre stati.

Veniamo anche colpiti dalla sonnolenza post pranzo come ogni anno, e ci sediamo sul divano, dove lui appoggia la testa sulla mia, che è sulla sua spalla.

Bianca, seduta sulla poltrona, ci guarda intenerita, così come Cecilia. Invece Tommaso e Andrea osservano sospettosi Valerio e Giacomo. Mi dispiace che loro non capiscano, ma io mi sento bene per la prima volta dopo un'infinità di tempo. Appoggiata a Giacomo e Valerio, sdraiato con il capo posato su di me, io mi sento immensamente bene.

Spazio autrice
Benvenuti in questo nuovo capitolo natalizio con una sorpresa da parte di Giacomo, Valerio e Laura.

In copertina potete vedere uno dei regali che Giacomo ha fatto a Lara... ma siete davvero pronti a New York?

Non vedo l'ora che voi possiate proseguire con la lettura e scoprire altre cose sui nostri protagonisti... a presto!♥️

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