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47- Ik hou van je

Lara

Tornata a casa controllo i messaggi sul telefono, dove trovo dodici chiamate perse da Giacomo, il cui nome compare sul display. Così mi rifugio in bagno e rispondo.

«Mi sembrava strano che dormissi» scherza. «Sono andata a fare un giro e ho lasciato il telefono a casa» spiego. «Posso parlarti? Ho davvero bisogno di te.» Sospiro, ma poi acconsento. «È possibile che siamo arrivati a questo punto?» mormora, senza però ottenere alcuna risposta da parte mia.

«Ho scoperto che Mattia è mio padre.» Trattengo il fiato, dimenticando che Giacomo mi conosce meglio di me stessa. «Da quanto lo sai?» chiede, «Domenica scorsa» replico mordendomi il labbro.

«Mi evitavi per questo?»
«Anche.»

Non cito tutti i motivi per cui mi sono tenuta alla larga da Giacomo, e non gli faccio notare che anche lui ha fatto lo stesso. Mi sono allontanata perché Tommaso ha ragione, non posso stare con lui e pensare costantemente a Giacomo. Perché devo dimenticare i sentimenti che provo per lui; perché devo considerarlo solo come il mio migliore amico rimasto in Italia; perché vederlo con Miriam mi uccide e questa cosa deve finire, devo provare gioia nel vederlo stare bene con lei, cosa di cui non sono poi così sicura. Potrei andare avanti e elencare una serie di altre cose ovvie.

«Silvia è mia sorella La. L'ho baciata e ho pensato a lei in quel modo. Ho fatto pensieri del genere su mia sorella» dice con tono che esprime il disgusto che prova verso se stesso, «Non lo sapevi» lo rassicuro. «Ma è così evidente! Lo stesso giorno di nascita e l'eterocromia» controbatte. «Nemmeno io l'ho mai notato, nonostante il compleanno e l'eterocromia. Quindi smetti di farti paranoie inutili» lo riprendo infine.

«Non voglio cambiare cognome. Sono Giacomo Riva da sempre; e lo sarebbe anche Silvia se Mattia non le avesse cambiato cognome per non destare sospetti. Io non sono Giacomo Russo. L'unica figura paterna che abbia mai avuto è stato Alessio, anche se non era il mio padre biologico io lo considero come tale» confida. «Perché cambiarlo? Hai diciotto anni e hai scoperto che Mattia è tuo padre solo ora. Non sai nemmeno se ha intenzione di comportarsi come tale.» Ma Giacomo non dice altro, sa che ho ragione e non spreca tempo a contraddirmi.

«Scusa La» dice ad un certo punto, «Io ho evitato te e ti ho cercata solo nel momento del bisogno. So che ci siamo promessi di esserci in caso di necessità, ma io ti ho detto che ci sarei stato sempre. Sono un egoista Lara, non so come tu stia e mi preoccupo solo di me stesso.»

Il freddo del pavimento oltrepassa i pantaloni e un brivido mi percuote il corpo. Solo dopo aver passato la mano tra i capelli per sistemarli, rispondo, «Non ci sono stata nemmeno io, abbiamo sbagliato entrambi» ammetto.

«Serve costanza per mantenere un rapporto. Dobbiamo sentirci sempre, raccontarci tutto e comportarci come se non ci fossero tutti questi chilometri a dividerci. Solo così riusciremo a far sopravvivere la nostra amicizia.»

Ma la verità è che, sentite le parole di Giacomo, vorrei dargli torto. Io voglio più di una stupida e banale amicizia con lui. Voglio tutto di Giacomo Riva. Invece non posso; ed è per questo che non dico nulla contro la sua opinione.

«Allora parlami di Miriam» sentenzio, portandomi una mano al petto, pronta al dolore lancinante che sta per colpirmi il cuore. «Da quanto stiamo insieme?» domanda come se fossi tenuta a saperlo, mentre lui no. «Da maggio» rispondo. «Possibile che in sette mesi io non la ami?» La mano scivola sulle gambe, vorrei tirare un sospiro di sollievo per l'enorme felicità che provo. «Forse non è quella giusta» suggerisco incerta, anche se sono sicura al cento per cento di questa cosa. «E tu? Lo ami?» Inizialmente resto confusa sul soggetto della frase, perché vorrei solo rispondere di sì, che lo amo. Ma la mia risposta sarebbe riferita a Giacomo, non a qualcun altro. «Tommaso?» chiedo. «Ami molte persone?» ridacchia. No, Giacomo, ne amo solo una e sei tu. «No» dico.

Lui invece si lascia andare ad un sospiro di sollievo, che mi sorprende. «Almeno non sono solo» si giustifica. Ci resto male perché speravo fosse sollevato da fatto che non provo qualcosa di forte per Tommaso. «Già» mormoro socchiudendo gli occhi. «Lui com'è?» domanda allora. Potrei dire tantissime cose. Io credo che Tommaso sia una persona straordinaria, ma stare con lui per dimenticare Giacomo mi fa venire da piangere perché so che è insensato. Gli ho detto che potremmo innamorarci, e lo penso ancora, ma non ha senso. Amo Giacomo e lo so bene.

Giacomo capisce di aver sbagliato domanda, così cambia argomento. «Ho fatto una verifica di matematica l'altro giorno e credo che sia la più imbarazzante della mia vita» ridacchia. Ma la mia testa è da tutt'altra parte, e lui lo sa perché non rido e non rispondo. «La, se non sei felice-» Lo interrompo, «Stiamo insieme da una settimana, non so come andrà. Tu però dovresti lasciare Miriam» suggerisco. «Se la lasciassi sarei solo» dice. «Hai Valerio e me» gli ricordo. «Non vi ho in quel senso.»

Giacomo

«Non vi ho in quel senso.» Se lasciassi Miriam io non avrei più qualcuno che prova qualcosa di forte per me. Forse mi serve essere amato da una persona perché mi manca l'amore dei miei genitori. La verità è che lascerei Miriam solo per Lara.

Però almeno lei non ama Tommaso, e questo mi fa venire voglia di ballare fino a stasera per la gioia. Invece non posso farlo perché Lara è dall'altra parte del telefono e se ne accorgerebbe di certo.

«Potresti trovare di meglio, qualcuno che ti faccia stare bene.» Sospiro, l'unica che potrebbe farmi stare davvero bene è Lara. Ma non posso, non possiamo.

Ogni tanto mi piace pensare a me e Lara come persone da cui dipende il mondo. Ma in realtà le conseguenze nascerebbero solo dopo la rottura. Non sarebbe un problema per qualcuno se io stessi con Lara. Zia Laura sarebbe felice, Agnese e Fabio lo sarebbero, per non parlare di Valerio. Ma se noi due rompessimo succederebbe in cattivi rapporti, sicuramente. Nascerebbe un odio che non voglio nemmeno immaginare per il troppo dolore che mi causa solo il pensiero.

Quindi no, è sbagliato. «Forse un giorno lo farò» rispondo per accontentarla. Vorrei che dicesse di farlo ora perché ci sarebbe lei ad amarmi.

«Come va la scuola?» cambio argomento. «Bene, ho preso otto nell'ultima verifica di matematica e otto e mezzo di olandese» racconta. «Puoi dirmi qualcosa in olandese?»

Lara

Quando Giacomo mi chiede di dirgli qualcosa so già cosa dire, tanto non capirà. «Ik hou van je» dico allora. «Sembra una lingua difficile» commenta, «Ci si fa l'abitudine e non è più così complicata.» Questa volta ho detto "Ti amo" a Giacomo in faccia, in realtà per telefono; ma è sempre meglio che sussurrarlo tra il chiasso dell'aeroporto mentre lui è di spalle e se ne sta andando.

Magari un giorno potrò dirglielo davvero, guardandolo negli occhi. Magari quel giorno lui ricambierà i miei sentimenti, ma so che arriverà solo nei miei sogni. Giacomo non mi amerà mai e poi mai. Ma va bene così, prima o poi ci farò l'abitudine.

«La?» mi richiama ad un certo punto. «Il sole sta sorgendo, quasi mi stavo per dimenticare... buon Natale.» Sorrido. «Buon Natale Giacomo.»

Spazio autrice
Ciao a tutti e bentornati, finalmente, in questo nuovo capitolo! Parto scusandomi per l'assenza, ma tra scuola e impegno aggiornare mi risulta davvero complicato.

Capitolo dedicato interamente a una telefonata tra Lara e Giacomo... pareri? Giacomo si odia per ciò che ha fatto con Silvia, ma lui non sapeva della loro parentela. Pensate che stia pensando la cosa giusta?

Finalmente Lara ha detto a Giacomo di amarlo, anche se non come lo speravamo noi... ma almeno nessuno dei due ama i corrispettivi partner. E qui vi chiederete: "Perché allora non si mettono insieme?" Beh... me lo chiedo anch'io, ma una piccola risposta ce l'ha data anche Giacomo.

I nostri protagonisti si sono augurati un buon Natale, quindi vi chiedo... cosa succederà nei prossimi capitoli natalizi? Tante cose nuove: ecco la risposta!

Non vi dirò altro, quindi spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile. Vi voglio tanto bene, un bacio!♥️

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