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26- Il ritorno a casa

Lara

Quando sai che una persona deve andarsene e lasciarti per un tempo di cui non conosci la durata, ti risulta impossibile dormire. Infatti io e Giacomo abbiamo passato la notte tra chiacchiere, risate, musica negli auricolari e serie tv.

«Comunque ti ho portato un libro perché mi è piaciuto tantissimo.» Sono le sei del mattino quando Giacomo pronuncia questa frase, e poi si sporge verso lo zaino e ne tira fuori un libro. La copertina rappresenta un caffè con una vetrata dove è scritto "Love". «"Un giorno in più" di Fabio Volo?» Annuisce, «Ti piacerà, ne sono certo.» Lo poso sul comodino, intenzionata ad iniziarlo il prima possibile.

«Sei stanco?» domando, «Da morire, non dormo da tre giorni.» Appoggia la testa sul cuscino, «Puoi dormire se vuoi.» Scuote la testa, «Lo farò in aereo, ora sto con te» sorride.

Sentiamo mia madre alzarsi, perciò restiamo nel silenzio più totale, non volendo che scopra che siamo svegli. «Che fate ancora in piedi?» domanda aprendo la porta. «Non vogliamo perderci un secondo» sorride. «I diciotto anni sono belli, godeteveli finché durano» sospira. «Torno a letto... Giacomo so che vuoi stare con lei ma non voglio che ti addormenti in mezzo alla strada» lo rimprovera provocando le nostre risate.

«Ci facciamo un caffè e poi usciamo, va bene per te? Risponde di sì e che torna a dormire.

«Forza, si va a correre.» Sbuffo per ciò che ha detto Giacomo, «Intendevo andiamo su una panchina e ci mettiamo a dormire come i barboni» protesto. «Invece si corre!» esulta a bassa voce tirando fuori dallo zaino dei pantaloni della tuta puliti e una felpa. Non voglio sapere quanta roba ha messo in quello zaino e soprattutto come è riuscito a farcela stare.

Mezz'ora e due caffè dopo siamo usciti di casa. Il freddo pungente ci circonda e siamo gli unici che camminano per strada.

«Devo per forza?» chiedo nel bel mezzo di uno sbadiglio. «Certo, il bello è che possiamo correre dove vogliamo perché molti dormono ancora. Tra un'ora e mezza la città tornerà caotica.» Sbuffo per il suo essere così poetico di prima mattina, quando sta per iniziare a correre e senza aver dormito. Prima di partire lo costringo a scattare una foto per il mio gruppo di amici.

Dopo aver aggiunto anche Amelia e Riccardo siamo riusciti a trovare un nome stupido, ovviamente ideato dalla grande mente di Bianca: I sette nani (non tutti). La parentesi è stata aggiunta da Tommaso che si è offeso per essere stato definito basso quando è davvero alto.

Lara: Questo è il tipico momento nella vita in cui ti rendi conto di essere rovinata e che nulla ha più senso quando nel tuo primo giorno da diciottenne, in dopo sbronza e senza aver dormito, ti ritrovi a correre il diciotto di novembre alle sei del mattino al freddo. Per la cronaca: odio correre :')

Prima di bloccare lo schermo e mettere il telefono nella tasca della felpa, mi soffermo a guardare la nostra foto. Giacomo ha un'espressione così felice e spensierata e le nostre facce buffe mi fanno sorridere. Lui ha mostrato la lingua alla fotocamera e gli occhi sono strizzati, ma riesco comunque a distinguere il colore di entrambi. I capelli sono spettinati, infatti ora li sta sistemando mentre aspetta che io sia pronta. I miei occhi mostrano la mia palese stanchezza, così come il mio sorriso.

Ai miei amici non arrivano i messaggi, segno che stanno ancora dormendo dopo la serata di ieri sera. «Aspetta, Bianca ha mandato le foto di ieri.» Giacomo borbotta qualcosa, ma alla fine si avvicina. Gran parte di esse ritrae noi due che balliamo e ridiamo come degli idioti. «Guarda che bella questa» esclamo, fermandomi a guardare noi due sul divano con le mani intrecciate. I capelli spettinati ci infastidiscono il viso e stiamo ridendo tantissimo. L'espressione di due persone che pensano che tutto andrà bene, sul serio. L'alcol ci ha resi così spontanei ma al contempo artefatti.

«Andiamo?» Annuisco abbassando lo sguardo, improvvisamente assalita dalla malinconia. «Depressa perché correrai?» Rispondo di sì con un sorriso falso sul viso. «La, non mentire a me.» Mi accarezza la guancia, «È che sembra che lì non ci pensiamo, sai» spiego con la voce incrinata, sento di essere sul punto di piangere anche se non posso farlo. «Scommetti che correndo ti sentirai meglio?» Prendo un respiro profondo e gli dico di andare.

Iniziamo a correre per Amsterdam l'uno accanto all'altra e, stranamente, non sento la stanchezza come dovrei. Giacomo ha ragione, come sempre, e mi sento meglio con il fiatone. In realtà mi sento meglio con lui accanto concentrato per impedire di perderci per la città.

«Stai meglio?» domanda quando ci fermiamo poco prima di casa mia a riprendere fiato. «Decisamente» replico appoggiando le mani sulle ginocchia, tentando di regolarizzare il respiro. Giacomo mi afferra la mano e mi rivolge un sorriso, «Dovresti farlo ogni mattina» consiglia. «Ora non esageriamo» rido. Ma in realtà probabilmente lo farò, forse seguirò il consiglio di Giacomo e mi sveglierò un'ora prima del normale la mattina per correre. E forse ci andrò anche al pomeriggio. Se mi sentirò così credo di poterlo fare davvero.

Dopo aver pranzato a casa con i miei genitori siamo tornati a fare un giro per la città. Ieri non ho portato Giacomo nel famoso bar che Andrea ama. Infatti ora siamo lì con una fetta di Appeltaart davanti, che stiamo dividendo, e due tazze di cioccolata calda fumante. «Cavolo, questa torta è davvero buona!» dice, «Andrea non sbaglia mai, ha sempre ragione... Soprattutto in ambito culinario.»

Lui sorride e rimane con la forchetta a mezz'aria, «Mi piacciono i tuoi amici.» Abbasso lo sguardo e gioco un po' con il pezzo che ho tagliato di torta. «Che c'è?» domanda confuso dal mio cambio d'umore improvviso, «È strano che siano i miei amici e non i nostri, abbiamo sempre fatto tutto insieme ed è strano che ora non sia più così.»

Mi prende la mano sopra il tavolo e la stringe alla sua. I nostri corpi a contatto e, guardandolo negli occhi, mi viene voglia di prendere il suo viso per poi baciarlo, cosa che non devo fare.

Passiamo il pomeriggio a chiacchierare nel bar dove solitamente trascorro il tempo con i miei amici.

Giacomo ha salutato stamattina i miei genitori e mia madre gli ha detto qualcosa che non ho sentito, credo che sia riguardo alle domande che potrebbe avere su Marta e Alessio.

Quindi prendiamo un taxi e, quando Giacomo dice come meta l'aeroporto, il mio cuore si spezza e mi viene da piangere. Passo tutto il viaggio stretta forte a lui.

Siamo arrivati in anticipo, così ci fermiamo in mezzo all'immenso aeroporto tra le persone che sono in ritardo per il loro volo e ci fissiamo.

Dopo un po' di silenzio Giacomo mi stringe a sé e sospira. Quando sta per allontanarsi lo fermo, voglio che mi stia vicino.

«Ti prego tienimi tra le tue braccia» lo supplico. Lo fa, mi stringe di più e chiudo gli occhi accarezzando con dolcezza la sua felpa.

«Credo di dover fare i controlli» mormora allontanando il capo da me. I suoi occhi mi scrutano attentamente, come per verificare la presenza di eventuali segni di cedimento. «Sto bene» lo rassicuro, dicendo una delle bugie più grandi della mia vita.

Mi posa un bacio sulla fronte, come suo solito, poi mi allontana e tiene le mani sulle spalle. «Va tutto bene La, smettila.» Sorrido, «Non ho detto nulla.» Solleva le sopracciglia bionde, «Io ti leggo nel pensiero, ricordi?» Gli prendo il viso e accarezzo le guance lisce. Avvicino il viso al suo e vorrei baciarlo, ogni cellula del mio corpo lo vuole quasi morbosamente. Però lo giro e gli poso un bacio leggero sulla guancia. Indugio un po' nel contatto, immaginando che io lo stia davvero baciando.

«Ti voglio bene La, ok?» Annuisco alla sua frase, poi mi lascia di nuovo un bacio sulla fronte e, con lentezza estenuante, lascia la mia mano. Si allontana da me, da noi. Il passo stanco e sta tentennando... So che non vuole andarsene. Quando è a debita distanza trovo il coraggio di pronunciare quelle parole che tengo dentro da tempo. È strano perché è la prima volta che le pronuncio, ma non vorrei dirle a persona diversa da Giacomo Riva.

«Ti amo» sussurro impercettibilmente. Gliel'ho detto, anche se è di spalle e non mi ha sentito, io ora gliel'ho detto e lui lo sa.

Spazio autrice
Ora Giacomo lo sa... Ma quando riuscirà Lara a dirgli in faccia ciò che prova per lui? Come si evolverà l'amicizia, e anche il rapporto amoroso, tra i nostri due protagonisti? Non vi resta che attendere con ansia il capitolo 27 che uscirà a breve!♥️

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