11- Amsterdam
Lara
Se dicessi che appena ho visto Amsterdam me ne sono follemente innamorata sarei la bugiarda più grande della storia.
Tanto per cominciare in aereo non ho dormito nulla per le turbolenze e per la signora accanto a me che non faceva altro che parlare di suo marito che l'aveva tradita con la vicina di casa. Arrivata in aeroporto, ho dovuto aspettare una vita, al contrario dei miei genitori, per prendere la valigia. Quando abbiamo preso un caffè al bar una bambina mi ha rovesciato il suo frappè al cioccolato sulla maglietta, quindi sono stata costretta a viaggiare sporca perché mia madre mi ha proibito di aprire la valigia e cambiarmi.
Ok, una parte positiva c'è. Siamo arrivati a casa da mezz'ora e, visto che la stanchezza è passata, mi sono messa a sistemare la mia nuova stanza, che adoro.
L'appartamento è gigantesco abbastanza grande. Al piano di sotto ci sono due camere da letto, una con bagno privato che ho riservato per me, un bagno comune che useranno i miei, un grande salotto e una cucina.
A nessuno importa delle altre stanze, ma della mia si. Mia madre ha fatto dipingere le pareti prima del nostro arrivo, che ora sono azzurre e a breve saranno tempestate di foto e tutto ciò che era appeso in quella vecchia. Il letto matrimoniale è addossato ad una parete e l'altra parte della stanza è occupata da una scrivania bianca che si trova in mezzo a due porte dello stesso colore. La porta a destra conduce fino al bagno, con le piastrelle bianche e nere e una doccia con le porte scorrevoli. La seconda alla cabina armadio immensa in cui non vedo l'ora di sistemare ordinatamente i miei vestiti per poi metterli in disordine.
Il telefono si è spento una volta scesa dall'aereo, così non ho potuto nemmeno controllare eventuali messaggi di Giacomo. Stava venendo in aeroporto, ma non ci siamo visti. Così lo accendo e vedo i suoi messaggi.
Giacomo: Mi dispiace così tanto La.
Giacomo: Cazzo.
Giacomo: Dovevo vederti sono un'idiota.
Giacomo: Questo schifoso telefono si è spento e la sveglia non è suonata.
Giacomo: Dovevo andare più veloce, ce l'avrei fatta.
Giacomo: Ti voglio bene. Ci vedremo presto, promesso.
Nonostante la nostra abitudine a mantenere le promesse non so se Giacomo sarà in grado di mantenere questa.
Apro il pc e mi siedo sul letto. «Lara!» esulta Giacomo quando ci troviamo insieme su FaceTime. «Dove sei?» domando cercando di capire, «Sono uscito con Valerio» dice. Il suo amico, che conosco dalla prima liceo, mi saluta con la mano spuntando dietro di lui.
«Allora ci sentiamo stasera ok?» Risponde che è perfetto e dice che ci vedremo alle dieci, in modo che possa salutarmi anche Laura.
«Scusami ancora La.» Scuoto la testa. «Vai a divertirti, io metto in ordine l'armadio.» Scoppia a ridere divertito, «Non fai prima a buttare le cose a caso? Domani sarà di nuovo in disordine» consiglia. «Fammi essere ordinata per una buona volta. Stasera tour della mia nuova camera ordinata come non la vedrai mai.» Sorride malinconicamente e anche io. Probabilmente lui questa camera non la vedrà mai, dal vivo intendo.
«Ora ti saluto, divertiti.» Scuoto la mano, «Vai a fare un giro per me e mandami un sacco di foto. Ti adoro!»
Poi il suo viso sparisce e chiudo il computer permettendomi di piangere. L'autocommiserazione dura dieci minuti, poi mi metto a sistemare i vestiti con la playlist condivisa con Giacomo.
La prima canzone che parte è All around the world degli Oasis, così canticchio a bassa voce iniziando ad appendere i vestiti eleganti.
«Lara è pronta la cena.» Entra in camera mia madre mentre muovo i fianchi a ritmo di Blinding Lights di The Weeknd. Inizia a ridere e poi si unisce a me nel mio balletto, dimentichiamo il nostro litigio di questa mattina. A fine canzone la abbraccio, «Mi dispiace» mormoro stringendola forte.
«Lui mi manca» sospiro. «Ti farai nuovi amici» mi incoraggia e io alzo gli occhi al cielo senza che lei lo noti, nessuno è paragonabile a Giacomo.
«Stai sistemando» commenta sorpresa. «Sì, mi va di essere ordinata almeno mentre metto le cose al loro posto, da domani sarò di nuovo la solita Lara.» Mi lancia un'occhiataccia. Da quando ho dieci anni mi rimprovera sempre per il mio disordine che è presente ovunque. Sono disordinata nei quaderni di scuola, nella mia camera e nella vita.
«Papà ha ordinato la pizza, è arrivata. Dopo cena facciamo un giro» mi informa mentre andiamo nella nuova cucina.
«Allora dopo mi cambio» dico indicando il mio pigiama rosa pallido che Giacomo mi ha regalato pochi mesi fa perché mi piaceva.
Lara: Ti chiamo mentre sono in giro per Amsterdam con i miei, così ti faccio vedere un po' la città di notte, non vedrai l'ordine della mia camera.
Ha l'ultimo accesso pochi minuti fa, quindi probabilmente starà studiando o cenando.
Mi siedo e mi obbligo ad evitare con i miei genitori il discorso del trasferimento per non causare litigi prima di uscire.
Mezz'ora dopo sono a frugare nell'armadio buttando tutto alla rinfusa. L'ordine fatto prima è già sparito, Giacomo sarà fiero di me. Alla fine, dopo un milione di prove, indosso una gonna con un maglione rosso.
Alle nove e mezza io, mamma e papà passeggiamo vicino al canale in una via illuminata da lampioni che brulica di persone.
Il mio telefono inizia a squillare prima del previsto, dopo aver risposto a Giacomo il suo volto compare sullo schermo del telefono. È sdraiato sul divano del salotto di casa sua.
«Ciao La!» mi saluta contento. «Forza, ti mostro la città!» Mamma e papà salutano Giacomo e continuiamo a camminare. Lui mi spiega che Laura aveva uno dei suoi appuntamenti, ma che mi saluta e dice che le manco già. Inquadro con il telefono le cose che voglio che Giacomo veda.
Inizia a ridere quando, per sbaglio, dopo essere finiti in un quartiere a luci rosse, inquadro una spogliarellista che balla nella vetrina di un locale che mi rivolge un sorriso malizioso che mi fa abbassare la testa imbarazzata.
«Potevi mandarle un bacio» mi prende in giro Giacomo dieci minuti dopo per non farmi dimenticare la scena così imbarazzante.
«Guarda, siamo davanti alla Centraal Station.» Mostro a Giacomo l'imponente edificio, «Siamo vicini a Piazza Dam» dice mia madre, così continuiamo a passeggiare e nel frattempo Giacomo mi racconta la figuraccia che ha fatto oggi con Valerio. «Eravamo in coda in quel bar in centro, sai quello con tutte le riproduzioni dei quadri famosi? Volevamo un caffè e davanti a noi c'era una donna davvero bassa, forse un metro. Valerio mi ha fatto vedere un video divertente e abbiamo iniziato a ridere come due stupidi. Il telefono è caduto e la signora si è girata pensando che stessi ridendo di lei. Poi quando stavo andando via non l'ho vista e le ho rovesciato il caffè addosso.» Inizio a ridere seguita dai miei genitori che hanno seguito la conversazione.
Arrivati in Piazza Dam, la mostro entusiasta a Giacomo che dal telefono la ammira meravigliato.
«Quanto vorrei essere lì con te» mormora pensando che io non lo senta, troppo presa dall'ammirare la magnificenza della piazza piena di persone che passeggiano. Decido di non rispondere e fingere di non aver sentito.
I miei genitori trovano una panchina libera, allora decidono di sedersi lì mentre io, accompagnata da Giacomo, passeggio per una via adiacente.
Trovo una libreria in cui entro. Se vado in una città devo assicurarmi che le librerie valgano, altrimenti non mi piacerà sicuramente il posto.
Girovago un po' per gli scaffali commentando con Giacomo alcuni libri. Ad un certo punto tra le mani prendo "Città di carta", così lo mostro a Giacomo che si rabbuia. «Mi dispiace, dovevo portartelo» sospira. Io lo prendo e gli dico che lo comprerò, almeno leggerò in inglese.
Mentre parlo vado addosso ad una ragazza che stava leggendo la trama di un libro. «Oh.... Sorry» balbetto, «Come si dice "Non ti avevo vista"?» domando a Giacomo facendo ridere la ragazza, «Sei italiana?» chiede. «Anche tu» rispondo. Annuisce. «Piacere Bianca» si presenta per poi porgermi la mano ricoperta da un guanto di lana nero «Lara.» Gliela stringo.
«Vai al Montessori?» chiede curiosa lei riponendo il libro dove l'ha preso. «Ehm... Sì, inizio lunedì.» Sorride. «Oh ti sei appena trasferita?» Annuisco. «Forse è meglio se ti lascio Lara» dice Giacomo. Mi ero quasi scordata di lui. «Oh certo. Ci sentiamo domani sera?» Scuote la testa. «Domattina sveglia alle nove, andiamo a correre.» Sbuffo, speravo se ne fosse dimenticato. Non faccio storie per non fare figuracce davanti a Bianca.
Lo saluto e torno a parlare con Bianca. «Se ti va lunedì puoi venire a fare colazione con me e i miei fratelli» propone. «Ho due fratelli e una sorella, sono simpatici... Quando vogliono.» Ridacchio. «Io purtroppo sono figlia unica, ma mi servirebbe qualcuno con cui sopportare i miei.» Lei ride. «Come si chiamano i tuoi fratelli?» chiedo.
«Ti avverto, siamo tutti gemelli ma non faticherai a distinguerci... Io e mia sorella siamo uguali ma dovresti farcela per i capelli, si chiama Cecilia. I miei fratelli Andrea e Tommaso.» Posa lo sguardo sul libro che tengo in mano. «Ti piacerà sicuramente.» Mi accompagna alla cassa a pagare.
«Allora ci vediamo lunedì... Dove?» domando uscendo dalla libreria. «Lasciami il tuo numero così ti invio la posizione del bar.»
Poi ci separiamo. Mentre cammino scrivo un messaggio a Giacomo.
Lara: Lunedì prima di scuola vado a fare colazione con lei e i suoi fratelli! Forse ho una nuova amica.
Spazio autrice
Ciao a tutti! Come va? Come avete passato questo Ferragosto? Spero bene... Vi lascio con la nuova amica di Lara: Bianca. Chissà come saranno i suoi fratelli, siete curiosi di conoscerli?Vi auguro una buona giornata!♥️
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