1- La nostra ultima notte insieme
Ho letto tanti libri su persone condannate a morte che passano la loro ultima notte a riflettere. La mattina si "svegliano" e vengono portati al patibolo.
Io questa notte non la passerò a riflettere e domattina, quando mi "sveglierò", andrò a mia volta al patibolo. Ok, forse sono un po' melodrammatica. Se ve lo state chiedendo non andrò davvero al patibolo, ma quasi. Tra dieci ore avrò un volo che dalla mia amata città mi porterà ad Amsterdam. Quindi sì, Amsterdam è sinonimo di patibolo.
Che poi a me questa città alla fine non piace più di tanto, non la amo come dico, ma amo lui. Lui che è qui invece si.
Scendi, i tuoi hanno la luce spenta e tra quattro minuti tuo padre si alzerà per andare in bagno.
Il telefono si illumina facendomi ridere per la sua conoscenza delle abitudini dei miei genitori. Sa che, ogni notte, a mezzanotte e tredici minuti, mio padre si alza e va in bagno, ma prima di farlo guarda la strada davanti a casa nostra dalla finestra della stanza che condivide con la mamma.
Mi calo giù dalle piante rampicanti che mia madre ha piantato quando sono nata per decorare l'intonaco bianco con cui è dipinta la nostra casa.
Quando cado sul prato umido emetto un rumore sordo e, prima di correre verso la sua auto scura, lancio una breve occhiata alla finestra della camera dei miei e all'orologio che ho al polso. Un minuto e quarantasette secondi.
Corro a tutta velocità per paura di essere beccata e, una volta salita in macchina, chiudo la portiera solo cento metri dopo casa mia.
«Ciao Lara» mi saluta distogliendo lo sguardo dalla strada buia per un secondo. «Ciao Giacomo.» Appoggio i piedi sul cruscotto, rilassandomi per la prima volta negli ultimi cinque giorni.
«Tutto pronto? Valige eccetera?» Annuisco con un'espressione disgustata sul volto, non voglio andare via. Lui la nota grazie alla luce della macchina accesa. «Che cosa ti turba La?»
Sorrido al nomignolo. Tutti mi chiamano con il mio nome completo, visto che è breve, mentre lui no. Io faccio la stessa cosa al contrario. Tutti accorciano il suo nome, ma a me piace chiamarlo Giacomo e a lui piace se sono io a farlo.
«Tutto» rispondo sospirando. «Vuoi parlarne?» Sollevo le spalle. «Non c'è molto di cui parlare. Vado ad Amsterdam domani.» Si sistema i capelli biondi, visto che una ciocca gli era caduta davanti agli occhi.
«Amsterdam è bellissima, grande e piena di vita!» tenta di convincermi. «Tu sei ad Amsterdam?» Scuote la testa. «Allora non importa se è bellissima, grande e piena di vita. Non ci sei tu, fa automaticamente schifo.»
Prende la mia mano portandola sul cambio insieme alla sua. Vengo percossa da una scossa di brividi a contatto con il calore della sua pelle. Quanto vorrei dirgli la verità.
«Mi mancherai» ammette senza guardare me, ma mantenendo l'attenzione sulla strada, più che altro per non mostrarmi quanto stia soffrendo. «Anche tu mancherai a me» replico con voce rotta. «Ti prego non piangere, piangerei anche io e con gli occhi offuscati non riesco a guidare.» Rido con le guance bagnate di lacrime, che asciugo con la mano libera.
«Mi dispiace di dover partire.» Scuote la testa, «Pensi che sia colpa tua? Il destino-» Lo interrompo, «Il destino vuole che io stia lontana dalla mia vita!» esclamo. «Probabilmente ha qualcosa di migliore in serbo per te.»
Ma c'è qualcosa di meglio di Giacomo? Non lo dico ad alta voce, non mi sembra il caso.
Resto a guardare le stelle dal finestrino della macchina di Giacomo, e rifletto su quanto possano essere diverse viste da Amsterdam.
Quante differenze troverò da domani vivendo in un ambiente completamente diverso, senza Giacomo? Come mi sentirò quando non lo troverò ad aspettarmi la mattina davanti a scuola quando tutti sono entrati? Lui sempre in perfetto orario, io una ritardataria di prima categoria. Eppure ha sempre scelto di essere rimproverato dalla prof solo per non farmi entrare da sola.
Come mi sentirò quando starò male e lui non verrà a passare la giornata a letto abbracciato a me? Come mi sentirò quando non dovrò spiegargli matematica e quando lui non dovrà aiutarmi in latino? Come mi sentirò senza le nostre uscite notturne? Come mi sentirò senza Giacomo? Uno schifo, ecco la risposta.
Cristo, la mia vita sta letteralmente crollando. Avete presente quando un edificio crolla e collassa su se stesso? Io sto facendo letteralmente così.
«Smettila di avere rimpianti» mi rimprovera. «Non ci siamo ubriacati in spiaggia, non abbiamo ballato sui tavoli di una discoteca, o forse lo abbiamo fatto ma eravamo ubriachi» rido senza ricordare gran parte delle nostre serate in discoteca. «Non abbiamo urlato in cima a quel palazzo altissimo che sogniamo da sempre. Non abbiamo mangiato un'ultima volta il gelato di quel posto in cui tua madre ci portava da piccoli. Non ci siamo neanche mai baciati!»
Questo è il suo turno di ridere, «Vuoi baciarmi? Posso farlo.» Scuoto la testa anche se lo vorrei con tutta me stessa. Il problema è che bramo di sentire le sue labbra premute sulle mie, ma non voglio che sia solo un'esperienza di due adolescenti che non si vedranno mai più. Voglio che sia una cosa eterna, perché sono innamorata di Giacomo e non posso negare l'evidenza all'infinito.
Prima o poi questi miei sentimenti mi si ritorceranno contro, esploderò e distruggerò tutto ciò che mi circonda, me compresa, e non potrò farci nulla.
Da domani non potrò più passare i miei pomeriggi a condividere gli auricolari con Giacomo avendo come colonna sonora le nostre canzoni preferite. Non potremo più cantare a squarciagola nel salotto di casa sua quando siamo soli e ridere per la nostra stupidaggine. Non potremo più dormire insieme di nascosto. Non potremo più passare giornate intere tra i negozi del centro alla ricerca di qualcosa da metterci per le serate. Era così bello ammirare le vetrine indicate da lui e guardarlo provare le innumerevoli camicie oppure fare l'idiota indossando vestiti ridicoli.
Non mi va di lasciare la mia vita, non mi va di lasciare Giacomo. Da sempre è stato il mio punto fermo, la mia ancora di salvezza e, soprattutto, il mio unico vero amico.
Da domani lui dovrà abituarsi a stare con gli altri e io conoscere gente nuova. Conosce altre persone con cui parla, ma non passa con loro il tempo che passa con me.
Se dovesse fare una classifica degli amici più importanti per lui al secondo posto ci sarebbe Valerio, un compagno di classe con cui anch'io sono amica. Non è Giacomo ma è speciale.
Tutti mi hanno sempre chiesto cosa avrei fatto se avessimo litigato, se avessi perso il mio migliore amico. La risposta è semplice: non avremmo mai litigato. Non è mai successo e non penso che succederà adesso o quando io sarò ad Amsterdam.
Ci siamo promessi di restare amici per l'eternità, l'abbiamo fatto all'asilo, e lo faremo.
Così abbiamo deciso che, ogni sera, alle nove faremo videochiamata ed è concesso di saltare solo due volte in una settimana con preavviso di almeno due ore.
So che lo rispetteremo, perché siamo io e Giacomo e so quanto teniamo l'uno all'altro, anche se in modo diverso.
Lui è il mio migliore amico ma sono follemente innamorata di lui, credo. Il dubbio nasce dal fatto che la mia potrebbe essere solo una convinzione mentale. Potrebbe essere solo una cosa psicologica che mi impedisce di pensare a lui come se fosse un semplice e banale amico. Mi obbliga a pensarlo come la persona di cui sono innamorata da sempre.
«Allora basta paranoie, faremo tutte queste cose stanotte. È la nostra ultima notte insieme.»
Spazio autrice
Eccoci qui con il primo capitolo di questa nuova storia... Che ne pensate? È evidente che Lara prova qualcosa per Giacomo... Ma è ricambiata? Non vi resta che scoprirlo andando avanti. Buona lettura!
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