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La nostra promessa

Breve oneshot che ho scritto un po' di tempo fa a cui sono molto legata ♥️

Le braci del falò erano quasi spente, gli scarponi erano fuori dalle tende e tutti stavano dormendo già da un paio d'ore.

Quasi tutti.

Eren, con gli occhi spalancati, disteso nel suo sacco a pelo, aspettava che arrivasse il momento giusto per svegliare Armin.

Si girò su se stesso più e più volte, impaziente, pregustandosi l'espressione di felicità che avrebbe potuto godersi sul volto dell'amico quando sarebbero arrivati .

Era da quando avevano quattro anni che tutte le estati i due amici partecipavano al ritiro scout organizzato in una località al mare, accampati per qualche giorno in un bosco lontano dalle città a contatto con la natura.

Solamente l'anno precedente Armin non aveva preso parte alla spedizione, a causa dell'improvvisa morte dei suoi genitori in un incidente d'auto. Era stata un'estate difficile per lui, e altrettanto lo era stata per Eren, forzato dai suoi ad andare con gli scout nonostante preferisse rimanere in città con Armin, per stargli vicino e consolarlo. La settimana era stata vuota senza il suo compagno di avventure, aveva vagato da solo per i boschi pensando all'amico a casa da solo, senza la sua presenza a tirargli su il morale.

Finché non aveva trovato quel posto, durante una notte di vagabondaggio in solitaria. La prima persona che gli era venuta in mente osservando quello spettacolo era stato ovviamente il suo dolce e biondo amico e aveva pensato che non appena ne avesse avuto l'occasione l'avrebbe portato: gli sarebbe senz'altro piaciuto.

Ed ecco perché quella prima notte di campeggio non era riuscito a chiudere occhio: si sarebbe dato pace soltanto una volta mostrata quella meraviglia ad Armin.

Guardò il suo orologino da polso, le 02:00 precise.

-Armin, Armin svegliati!- sussurrò al suo vicino di sacco a pelo, per non svegliare gli altri bambini della tenda.

-Mmh...- fu la risposta.

Eren non si lasciò scoraggiare: gli scosse una spalla e lo costrinse a voltarsi -Dai Armin, devi vedere una cosa!-.

L'amico grugnì ancora un paio di volte, prima di mettersi a sedere. -Che c'è, Eren?-

-Vieni con me!- gli rispose, raggiante in volto e fremente per l'emozione: ormai il momento si stava avvicinando.

-Ma... Ora?!- chiese l'altro, stropicciandosi gli occhi ancora intorpiditi dal sonno con i dorsi delle manine.

-Ssh, andiamo- non gli diede il tempo di ribattere, lo prese per una manica e sgattaiolò fuori dalla tenda cercando di fare meno rumore possibile.

-Corri, Armin!- disse appena furono fuori.

-Ma dove andiamo? Non abbiamo le torce!- la sua voce risultò preoccupata.

-Non ce ne sarà bisogno- lo trascinò di nuovo per la manica -Sbrigati!-.

Armin non oppose resistenza perché in fondo si fidava dell'amico, anche se da sempre lo riteneva un po' folle. Ma gli piaceva: lo spingeva a fare cose che da solo non avrebbe mai avuto l'idea o tanto meno il coraggio di fare.

Si avviarono per un sentiero appena accennato, sembrava più la traccia di un animale notturno che quella originata da esseri umani. A quell'ora della notte si sentivano soltanto il bubolare dei gufi o il frusciare delle foglie sugli alberi, accarezzati da una fresca brezza che sapeva di salsedine.

Questa, unita al timore di potersi imbattere all'improvviso in un cinghiale, senza avere gli strumenti per difendersi, fecero rabbrividire il piccolo Armin.

Eren, accortosi della sua tensione, si avvicinò e, rivolgendogli un sorriso rassicurante, gli porse la mano. Da sempre era bastato questo a farlo tranquillizzare: un contatto, un sorriso o un semplice sguardo complice era tutto ciò di cui i due bambini avevano bisogno per sentirsi al sicuro, protetti in quel mondo magico e speciale a cui nessuno aveva mai avuto accesso al di fuori di loro due.

Armin afferrò la mano del più grande, immediatamente smise di tremare e ricambiò il sorriso, ormai convinto che finché avesse tenuto quella presa non gli sarebbe accaduto nulla di brutto.

Camminarono per circa mezz'ora, facendosi strada tra rovi e radici. Una volta Eren perse anche l'orientamento, ma come sempre non si fece prendere dallo sconforto e, appena tornato sui propri passi, ricordò la strada da percorrere.

-Okay, Armin- disse a un certo punto voltandosi verso il biondino. Aveva gli occhi spalancati, luccicavano dall'emozione: non vedeva l'ora che l'amico provasse la stessa sua gioia. -Chiudi gli occhi e non sbirciare-

-Ma...non so dove andare!- rispose Armin portandosi le mani sugli occhi per impedirsi di guardare.

Senza aggiungere altro, Eren gli si piazzò alle spalle, cinse l'amico con le braccia, posò le mani sulle sue e iniziò a camminare lentamente, per evitare di far cadere entrambi per terra e per assicurarsi di non inciampare su qualche rametto. Avanzarono così per qualche minuto e, appena si palesò il rumore del mare in lontananza, Eren si fermò. Sul petto, attraverso il contatto con la schiena di Armin, sentì il battito del suo cuore accelerare senza sosta.

-Apri gli occhi- disse con una voce rotta dalla crescente emozione, allentando la pressione sulle mani del biondo e mettendoglisi di fianco: non si sarebbe perso neanche un secondo della sua reazione.

Appena aprì gli occhi e sbatté le palpebre per riabituarsi alla luce notturna, Armin rimase senza fiato. Le sue gemme azzurre si spalancarono, illuminandosi della luce della luna e rispecchiando il blu che li circondava. I lacrimoni di gioia che gli si formarono alla base degli occhi gli lasciarono appena il tempo di guardarsi intorno e realizzare dove si trovasse, prima di appannargli la vista.

Erano in cima a una scogliera a qualche decina di metri dal mare, che con le sue onde si frangeva contro le rocce, con scrosci selvaggi che sapevano di libertà. Tutta la baia, in lontananza, rifletteva le luci dei paesi che si incatenavano l'un l'altro sulla costa e, a completare lo spettacolo, da un promontorio alla loro destra, la luce intermittente di un faro illuminava il bosco alle loro spalle. Le stelle nel cielo sopra di loro erano centinaia, nonostante la luna quella sera fosse quasi piena e si specchiasse sul mare, che ne amplificava la luminosità.

-E'... è bellissimo, Eren- dopo cinque minuti, la voce di Armin uscì roca, soffocata dall'estasi provata in quel momento.

Per tutta risposta, Eren avvicinò la propria mano alla sua e gliela cinse, stringendola delicatamente: quel contatto fu più eloquente di mille parole.

Su quella scogliera, lontani dal resto del mondo, raggiunti soltanto dal rumore cullante delle onde, gli occhi azzurri di Armin incontrarono quelli verdi di Eren, come il cielo limpido incontra i prati smeraldini nelle fresche mattinate primaverili.

Si guardarono a lungo, con gli occhi lucidi che parlarono al posto della bocca.

"Saremo sempre insieme?"

"E' una promessa".

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