Uno, due, tre: asta aggiudicata!
Blaise si era interrotto quando aveva notato che lo sguardo di Ginny si era posato oltre di lui e che si era fatto strano. Si voltò per vedere cosa avesse notato, e osservò Chastity e il giocatore del Puddlemere United che si avvicinavano a loro. Oh, beh, tanto valeva estrarre la mandragola subito.
"Buonasera, Ginny". Il ragazzo si avvicinò e si girò verso di lui, porgendogli la mano. "Piacere, Richard". Doveva ammettere che sembrava una persona a modo.
"Blaise" rispose, stringendogli la mano e notando poi anche Chastity che si fermava accanto a lui, sorridente.
"Lei è Chastity". Da perfetto gentilmago, non immaginò neanche che non ci fosse bisogno di una presentazione e Blaise non riuscì a non farselo stare simpatico per questo.
"Ciao, sono..." iniziò la rossa, dopo aver fatto un cenno al ragazzo e aver fatto un passo verso Chastity.
"So benissimo chi sei: so parecchie cose su di te!" Il tono di Chastity, la contrario di quello di Ginny, non sembrava particolarmente entusiasta, ma sapeva nasconderlo bene e solo una persona attenta ai dettagli avrebbe potuto capirlo.
"Oh, sarà il caso che io non ti dica quello che ho sentito su di te, invece!" ribatté Ginny, quando notò lo sguardo con cui la ragazza la stava osservando. Ma cosa voleva da lei? Forse pensava che fra lei e Blaise... Lanciò un'occhiata al ragazzo: lui non disse niente, ma il suo viso assunse un'espressione sorpresa e forse divertita, mentre alzava un sopracciglio. Richard invece rimase sorpreso e basta: Ginny pensò che non sapesse di Blaise. "Sto scherzando, scusami. Sapevo che Richard sarebbe venuto con una cugina molto bella, ma effettivamente nessuna voce è stata alla tua altezza".
Blaise corrugò la fronte: cosa stava dicendo? Perché non aveva detto niente? "Ah, siete cugini?" chiese con noncuranza, visto che la cosa non lo interessava minimamente ma non sapeva cosa dire.
"Eh, sì. Sapete, sono single da poco e Richard è stato così carino da invitarmi stasera, per farmi distrarre un po'... Vero, Richie?" Chastity ridacchiò in un modo un po' volgare e, secondo Blaise, disse quella cosa di essere single solo per lui.
Il giocatore, che non sembrava a conoscenza di niente, annuì in modo distratto.
"Oh, single da poco? Deve essere brutto, quando è successo a me, ero distrutta. Distrarsi è il modo migliore per andare avanti. Io non sarei riuscita, però, ad affrontare un evento del genere..." Ginny si morse un labbro e si guardò intorno: Blaise capì dalla sua espressione affranta che stava ripensando a quei momenti; probabilmente, anche se aveva lasciato lei Potter, doveva essere stata una cosa sofferta.
"Oh, per me non ci sono problemi, sai sono una persona che non si piange mai addosso. Cerco sempre di darmi una mossa, e poi adoro i ricevimenti così grandiosi."
Blaise aspettò che Ginny le rispondesse a tono, ma quando non lo fece si meravigliò e tornò a guardarla. Lei alzò lo sguardo e gli sorrise, come se nascondesse un segreto e lì capì che era vero: non le aveva risposto perché non c'era bisogno. Ginny era una persona che dava l'importanza giusta anche a una relazione finita e non si sarebbe vantata di ciò.
"Sì, penso che Ginny si sia fatta un'idea. Dimmi: hai già messo gli occhi su qualcun altro? O lo hai fatto mentre stavi ancora insieme al tipo di prima? Pensavi di sposarti anche con lui o che?"
"Cos..." La bionda spalancò la bocca, guardando il ragazzo con gli occhi sbarrati.
"Scusateci, Gwenog ci sta chiamando. Fra un po' aprono l'asta delle divise... In bocca al drago, Richard!" Ginny prese per un braccio Blaise e lo trascinò via dal centro della pista, mentre il presentatore stava ancora parlando. "Uno: quando si vuole scoprire le carte, bisogna farlo bene. Dovresti saperlo, visto che giochi e ti vanti di essere bravo..."
"Io sono bravo!" esclamò Blaise, stranito, mentre raggiungevano il tavolo.
"E secondo: avvisa la tua spalla quando vuoi fare una scenetta, perché lei potrebbe non capire le tue intenzioni e poi finisce male."
Blaise divenne serio e la fissò con uno sguardo penetrante. "Sei la mia spalla?"
Ginny sbuffò e alzò gli occhi al soffitto. "Sembra che solo io conosca il concetto di squadra, fra noi due..."
Blaise si fece serio davvero. Cosa stava dicendo? Loro erano una squadra? "Senti, capisco che tu lotti in continuazione fra il non volerti fidare di qualcuno e voler comunque far parte di qualcosa, ma dovrai pur prendere una posizione, no? E qui ora ci sono solo io che..."
Colpito da quello che aveva detto lei, e confuso fra il fatto di voler negare tutto e ringraziarla per essere così sveglia, lui alzò le spalle e non disse niente: perché lei lo conosceva così bene? E perché lui si sentiva così vulnerabile per questo fatto?
Arrivarono al tavolo e si sedettero, ma la rossa continuava a scuotere la testa. "Guarda che non ho detto niente di..."
"Avremmo potuto farlo meglio. E metterla in ginocchio. Se volevi vendicarti di lei, dovevamo..."
"Non volevo vendicarmi. Non mi è piaciuto quello che ti ha detto: non sei una che si piange addosso."
Il rumore di un applauso lo interruppe e loro rimasero a osservarsi.
"L'hai fatto per quello che ha detto a me?" Quando il moro annuì, Ginny sentì veramente il calore salirle sulle guance. E sul collo, e sul petto. Sentiva caldo dappertutto. "Non dovevi" disse, forse un po' dura, perché non sapeva come interpretare la cosa. E poi, lei lo aveva fatto per lui, aveva contato fino a dieci e non aveva risposto subito, come avrebbe fatto di solito. Non solo non aveva aperto bocca, ma non aveva neanche tirato fuori la bacchetta. Fermarsi l'aveva aiutata a non sbottare in escandescenza e, quando si erano guardati, le era sembrato che non ci fosse più bisogno di dire niente. Si era sentita così bene. Doveva assolutamente scoprire come facesse lui a comportarsi sempre così.
"Lo so. Ma l'ho fatto lo stesso". Blaise iniziò a battere le mani.
"Magari ci vendichiamo dopo, che dici?" Ginny gli fece l'occhiolino e batté le mani.
"Perché no?"
Poco dopo iniziò l'asta: le divise di tutti i giocatori vennero portate, una per una sul palco e, in ordine alfabetico, iniziarono a venderle in favore dell'associazione dei bambini.
"Come funziona?" Blaise si rivolse a Tom, il tipo con cui aveva parlato di investimenti. "Dobbiamo comprare le divise delle ragazze?" Aveva notato che, soprattutto le prime divise, erano state comprate dallo stesso tavolo della squadra.
"No, lo fanno solo quelli che non ricevono offerte: sono le squadre meno popolari. Qui", indicò il tavolo con il capo, "non ci sarà bisogno".
Blaise annuì.
Effettivamente, quando arrivarono le prime divise verde scuro, non ci furono tentennamenti e le aste non rimasero mai senza offerte. La divisa della Jones, forse perché era il capitano, era salita a più di cento galeoni.
Quando arrivò sul palco la divisa nera con il pipistrello rosso di Finbar Quigley, dei Ballycastle Bats, Blaise si tirò su, facendosi attento. Il folletto che faceva da banditore aveva iniziato a leggere qualche informazione sul giocatore, come era successo per tutti gli altri, e dal fondo del locale si alzò un grosso applauso. Il moro si girò: il pubblico che era stato fatto entrare per l'asta era in visibilio. Più della metà dei presenti doveva essere lì per lui. Oh, Merlino, sarebbe stato difficile aggiudicarsi la divisa. Si preparò a spendere molti galeoni. Ma d'altronde lo sapeva già.
L'asta iniziò e man mano il prezzo si fece sempre più alto.
"Non fai un'offerta?" sussurrò al suo fianco la rossa, quando vide che non aveva alzato la bacchetta neanche una volta.
"Aspetto. C'è troppa gente."
"Come?" Lei corrugò la fronte in quel modo che Blaise aveva iniziato a disegnare da poco.
"Quando gli altri saranno alla fine del loro budget, io inizierò a giocare" confidò, cercando di non farsi distrarre.
Oh. Ginny non capì bene cosa intendesse, ma intuì il suo gioco quando, man mano, la maggior parte degli offerenti smise di alzare la bacchetta e fare offerte e rimasero solo in due.
E a quel punto Blaise alzò la mano aggiungendo dieci galeoni all'ultima offerta. Tutti rimasero zitti e quando il banditore batté il primo colpo con la bacchetta, l'asta riprese.
Alla fine Blaise rimase quasi per ultimo, fino a quando Ginny non vide Quigley impugnare la bacchetta: oh-oh, non andava bene.
Sembrava che Blaise avesse finalmente vinto l'asta, quando un elfo domestico apparve in fondo del locale e dichiarò un'offerta anche lui, a nome del proprio padrone, senza dire chi fosse.
Blaise fece un'offerta più alta, ma subito Ginny lo bloccò con una mano sul braccio. "Fermati" sussurrò.
Blaise si voltò verso di lei. "Perché?"
La ragazza gli indicò l'elfo che aveva appena superato la sua offerta di solo mezzo galeone e sussurrò al suo orecchio. "È l'elfo di Quigley: quando lui pensa che l'asta non sia abbastanza importante, lo fa intervenire per alzare le offerte. Solo che è già la più alta, non capisco perché stavolta lo stia facendo. Forse..."
La ragazza si voltò a guardare il tavolo dei Bats e Blaise vide l'occhiata che il giocatore lanciò a Ginny e qualcosa nel suo petto si smosse. Quei due erano intimi? No, non sembrava. Ma il giocatore avrebbe voluto, secondo Blaise. Oh sì, quel bastardo la stava spogliando con gli occhi, nella sua occhiata viscida. Niente a che vedere con il cugino di Chastity: almeno lui l'aveva guardata anche con ammirazione. Quigley la stava divorando. Si voltò verso la ragazza e notò che aveva tolto lo sguardo dal tavolo. Merlino, quel troll lo stava usando. Usando per fare un dispetto a lei?
"Ci ha provato con te?" le chiese, alzando la bacchetta e facendo un offerta di poco più alta di quella dell'elfo. Tutta la sala era silenziosa. Solo il suo tavolo stava borbottando e Blaise sentì le ragazze bisbigliare fra di loro.
"Come fai a saperlo?" Lei aveva strabuzzato gli occhi, confermando la sua domanda. Ora Blaise era a metà fra il deluso e l'incazzato nero. Anche se immaginava che non fosse successo niente, non riuscì a non chiederle: "E tu?"
"Io, cosa?"
Il nervosismo gli faceva friggere le budella. "Ci sei stata?"
Ginny gli lanciò uno sguardo durissimo e per un attimo pensò che avrebbe generato magia involontaria. "Ti ricordi quando ti ho detto che non andavo con chiunque?"
Blaise sentì il cuore riprendere a battere e il respiro rifarsi regolare. "Non volevo offenderti" ribadì.
Ginny fece finta di crederci. Odiava Quigley perché ci aveva provato con lei quando aveva iniziato a frequentare il mondo del Quidditch ed era solo una riserva. Lo detestava perché era convinto di poter avere tutto quello che voleva e si credeva un essere superiore. Si era fatto avanti quando ancora stava con Harry, pensando che lei lo avrebbe tradito soltanto perché il più importante dei giocatori di Quidditch glielo aveva proposto. Al suo rifiuto subito lui aveva riso, pensando che lei stesse facendo la preziosa, ma dopo, quando aveva capito che non era un atteggiamento, si era arrabbiato. Era tornato alla carica anche qualche mese prima, dopo che lei e Harry si erano lasciati: probabilmente non capiva come mai una ragazza dovesse rifiutare uno come lui.
Ma Ginny sapeva che lui ci provava sempre con tutte; sapeva anche, però, che normalmente si teneva lontano dalle Holyhead Harpies. Perché si fosse fissato così tanto con lei, non lo sapeva proprio.
"Giuro che non volevo offenderti. Ero solo..." Blaise le appoggiò le dita sul braccio, prima di continuare. "Confuso. Non avevo capito..."
Blaise si dovette mangiare la lingua per non dirle che era geloso e aveva girato la cosa sul fatto che non conosceva veramente Quigley. Ma ora iniziava a farsi un'idea. Alzò ancora il braccio che impugnava la bacchetta.
"Non fare altre offerte: quel troll non..."
"Non ho intenzione di farmi fregare da un tipo che manda avanti il suo elfo" spiegò e lei lo guardò stranita per poi scuotere la testa.
Subito dopo un leggero brusio si alzò dal tavolo nero con disegnato il pipistrello scarlatto e Blaise capì che gli stessi compagni di squadra di Quigley gli stavano intimando di smettere. Lui ghignò e scosse il capo, puntando la bacchetta e l'elfo fece un'altra offerta.
Fu solo quando un folletto si materializzò al suo fianco, sussurrandogli qualcosa all'orecchio che lui annuì.
Capendo che era finita, Blaise fece la sua ultima offerta; l'elfo non disse più niente, il banditore batté tre volte la bacchetta e confermò il prezzo dell'asta: 512 galeoni.
Uno scroscio di applausi partì dal fondo del locale, ma Blaise non ci fece tanto caso. Osservò invece Quigley che, incurante di come si era appena comportato, con un bel sorriso, si era alzato, si era sistemato la cravatta ed era andato a prendere la divisa per portarla a lui come vincitore.
Tutti gli altri, prima di lui, si erano alzati per andare incontro ai giocatori, per abbracciarli e ridere con loro sul tappeto che conduceva al palco, fare foto e altro, ma Blaise rimase seduto e aspettò che Quigley camminasse fino al loro tavolo. E Quigley non fu contento della cosa. Blaise lo capì dal suo sguardo quando intuì che lui non si sarebbe alzato.
"Complimenti per l'asta" disse il giocatore, una volta arrivato davanti al suo tavolo, tendendogli la divisa. Forse si aspettava che si alzasse, ma Blaise, ancora, rimase seduto.
"Già, nonostante qualche piccolo imbroglio, ma alla fine me la sono aggiudicata". Sentì tutto il tavolo trattenere il fiato. Per fortuna il loro scambio di battute non si sentì oltre.
"Potresti farla indossare alla tua ragazza, stasera, quando te la scopi" lo provocò, con arroganza e tono borioso, lanciando un'occhiata di sbieco a Ginny.
"Se questo è l'unico modo che hai per entrare nel letto di una donna..." Blaise alzò una spalla come se gli importasse poco e tutto il tavolo applaudì alle sue parole, ma lui non si fece distrarre e continuò a guardare il giocatore negli occhi. Lo vide incassare il colpo senza rispondere niente, ma lanciò un'occhiata alla ragazza al suo fianco. Ginny, stavolta, non abbassò lo sguardo e sorrise di un sorriso vittorioso.
Appoggiò la mano sulla spalliera della sua sedia e sorrise all'uomo davanti a lui, in un gesto quasi di possesso. Quigley fece un sorrisetto di circostanza e poi fece un passo indietro, alzando la mano per salutare tutto il locale e ricevere un applauso anche lui.
Ginny non sapeva cosa dire: per la prima volta era rimasta senza parole. Osservò Quigley andarsene e continuò a sorridere. Fu solo quando sentì le dita di Blaise accarezzarle la schiena che si voltò verso di lui. "Sei stato un signore. Devi insegnarmi come si fa". Era vero: lei avrebbe dato in escandescenza, mentre lui era rimasto calmo e tranquillo. A volte gli invidiava quel suo atteggiamento.
Blaise scosse il capo perché non poteva dirle che era meglio essere come lei che come lui, ma venne distratto dagli altri che iniziarono a fargli i complimenti e a parlargli, mentre l'asta andava avanti.
Quando il banditore chiamò il nome di Ginny, sapeva già, perché glielo aveva detto lei, che sarebbe stata l'ultima asta e che il papà di una bambina ricoverata al San Mungo si era presentato per aggiudicarsi la divisa e allo stesso tempo fare una donazione all'associazione.
Furono due o tre gli offerenti per la divisa di Ginny, ma alla fine, rimase solo il padre di Juliet, la bambina che lei aveva conosciuto il mese prima.
Gli lanciò un'occhiata e lui sorrise nel vederla, alzando una mano per salutarla.
In quel momento si sentì un'offerta dal tavolo vicino al banditore e tutti, straniti, girarono la testa verso il capitano dei Ballycastle Bats. Cosa stava facendo?
Blaise notò Quigley fare l'offerta per la divisa della sua accompagnatrice e quando lo guardò, capì che lo stava facendo come affronto nei loro confronti.
"Merlino!" mormorò Ginny, accanto a lui, quando anche lei guardò verso il palco.
Senza un motivo coerente, pensò al fatto dell'indossare le magliette come per fare sesso e la cosa lo innervosì parecchio, soprattutto quando il giocatore ghignò.
"Che cosa assurda" sussurrò Ginny alla Johnson.
"Penso che si voglia vendicare per prima. Te lo farà pesare mentre gli dovrai consegnare la divisa. Quel troll ha decisamente..." Blaise non sentì la fine della frase della ragazza, ma notò lo sguardo cupo della rossa, mentre accettava la cosa. Come? No, no.
Il banditore batté la prima volta la bacchetta, ma subito si sentì un'altra offerta da uno dei tavoli sul lato destro: il cugino di Chastity aveva alzato il braccio. Blaise pensò che anche a lui avesse dato fastidio il comportamento del capitano dei Bats e apprezzò il gesto, ma non voleva che fosse lui a farlo.
"Forse Stonewall ha capito quello che vuole fare Quigley e sta cercando di... sì, di salvarti..." spiegò una ragazza bionda, alla sua destra. Blaise ora era più che infastidito. Non doveva salvarla quello là. No. No. Lo avrebbe fatto lui.
"Hai detto che Quigley vuole che la sua asta sia quella più alta?"
Ginny corrugò la fronte alla domanda di Blaise. "Sì. Essendo quasi alla fine dell'elenco dei cognomi, sa che dopo di lui non ci sono giocatori che possono sfidargli quel titolo, così deve solo alzare la posta di quelli per cui hanno già fatto un'offerta" spiegò. Quando il moro annuì, lei chiese: "Ma cosa c'entra adesso?"
Blaise si voltò verso il banditore e alzò la bacchetta. "511 galeoni e mezzo" offrì.
"Ma cosa fai?" esclamò, scandalizzata, lei.
"Gli ho fatto capire che non ho problemi di soldi. E che se vuole giocare duro, ci sono. Non farà altre offerte, perché altrimenti tu diventeresti l'asta più alta della serata."
Oh. Ginny osservò Quigley e notò che Blaise aveva ragione: non si aspettava un'offerta così alta e se non voleva fregarsi da solo il titolo dell'asta, avrebbe dovuto mollare. Sentì con piacere il banditore battere tre volte la bacchetta e dichiarare l'asta conclusa. Mentre batteva le mani, disse: "Non li ho tutti quei soldi da darti indietro, lo sai, vero?"
"Certo che lo so."
Ginny si voltò verso di lui e lo sguardo che Blaise le lanciò fu così rassicurante che si sentì quasi in colpa. "Dai, ora vai a prenderla, che il pubblico non aspetta altro!"
Oh, giusto! Si alzò di scatto, avvicinandosi al palco. Si fece consegnare la divisa e poi si voltò per tornare al suo tavolo, ma si fermò quando trovò Blaise a pochi passi da lei, sul tappeto che portava al palco: si era alzato per andarle incontro, cosa che non aveva fatto con Quigley e voleva far notare la cosa a tutto il locale. Capì che era una gentilezza nei suoi confronti e non riuscì a non sorridere, mentre lo guardava.
Lui si chinò in un gesto estremo di galanteria e Ginny fece qualche passo avanti. Quando gli consegnò la divisa, Blaise le prese la mano e le baciò il dorso delle dita davanti a tutti, facendo scoppiare uno degli applausi più sentiti.
Tutti si alzarono per tornare a ballare, appena il banditore dichiarò finita l'asta, e Blaise le porse la divisa sussurrandole all'orecchio: "Vai a darla a quel papà che dicevi prima: non è giusto che sia sua figlia a rimetterci".
In quel momento il suo cuore prese a battere forte e lei si scordò di Chastity, di Quigley e di tutto il locale.
*
"Una delle migliori cene della Magical Children, Zabini! Dovresti venire anche l'anno prossimo!" Gwenog Jones si alzò in piedi congratulandosi con lui, quando la serata venne alla fine.
"Gli abbiamo fatto spendere più di mille galeoni, non penso proprio che tornerà, Gwenog" la stuzzicò Ginny, mentre si alzava e raccoglieva poi la borsetta da terra, dove le era caduta.
"In verità mi sono divertito parecchio". Blaise si scambiò un'occhiata con il suo capitano e Ginny sbuffò quando pensò che stessero ridendo di lei.
"Ti fai accompagnare da Zabini, Ginny? Io pensavo di andare da Angelina..." George si era avvicinato e aveva sussurrato all'orecchio della sorella.
Ginny gli sorrise. "Non preoccuparti, so anche tornare a casa da sola..."
"Preferirei che venissi accompagnata" insistette lui. "Possiamo sempre passare dalla Tana e..."
"Vai con Angelina" sussurrò lei, sorridendo: sapeva che suo fratello aveva bisogno di svagarsi. E Angie era la persona giusta per lui. L'ultima cosa a cui doveva pensare era la sua sorellina, per una sera. Sorrise anche alla mora, che non aveva sentito la loro conversazione e poi si girò verso Blaise, alzando la voce. "Puoi rassicurare George sul fatto che non parteciperemo a una gara di volo clandestina, una volta andati via da qua?"
Blaise fece finta di pensare e poi scosse il capo. "Stasera abbiamo la lotta illegale fra ippogrifi, al pub dei troll giù a Notturn Alley" la contraddisse lui e la ragazza rise.
"Oh, è vero! No, George, niente di avventuroso, stasera. Cavalcherò un ippogrifo che si chiama 'Artiglio avvelenato' ma non è pericoloso per niente: è imbattibile in combattimento..." Gli occhi della ragazza brillarono di divertimento, mentre suo fratello sbuffava. Era buffo guardarli: una volta era lui che faceva battute divertenti. Blaise guardò quasi con tenerezza la rossa stringere suo fratello in un abbraccio mozzafiato e poi, di nascosto, asciugarsi un occhio.
"Starà bene, te lo prometto" sussurrò Blaise, poco dopo, passando accanto a Weasley. Lui annuì e gli fece un cenno, prima di lanciare un'occhiata al tavolo dei Bats. Anche lui guardò in quella direzione: di sicuro non avrebbe permesso che quel troll di Quigley si avvicinasse a lei, per nessun motivo.
Si salutarono tutti e, quando ormai quasi tutti gli ospiti se ne furono andati, Ginny andò incontro ad Astoria, che si era avvicinata al loro tavolo per salutarli. La rossa notò che lanciò un'occhiata a Blaise, ma lui, probabilmente forte del suo giocare a poker, non lasciò trapelare niente.
"A domani?" le chiese l'ultima volta e Ginny annuì sorridendo.
"A domani, a domani..." Ginny salutò anche Richard, che si stava avvicinando, e la sua compagna che la squadrava in modo poco carino ma, come prima, lei non se ne curò: avrebbe aspettato di sapere cosa volesse fare Blaise.
Blaise venne raggiunto da Chastity mentre si allontanava dal tavolo per raggiungere Ginny. "Non ci siamo salutati per bene, prima, Blaise". Il moro alzò un sopracciglio al suono della sua voce melliflua: ma era così affettata anche prima? Improvvisamente tutto di lei gli diede fastidio: i suoi capelli biondi, la sua carnagione chiara e perfetta, gli occhi azzurri. Sembrava scialba e insipida in confronto a Ginny. Il suo sguardo la cercò, ma lei era girata a parlare con Astoria e non si accorse di lui.
"Eh, già. Ma cosa vuoi, può capitare. Dormirò e mangerò lo stesso, giuro."
Il viso stranito di Chastity gli rispose con una smorfia che lo avrebbe quasi fatto ridere, se gli fosse interessato davvero prendersi una rivincita nei suoi confronti.
"Non mi sono scordata di che giorno è oggi, sai?" continuò lei e Blaise si chiese se intendesse la data di matrimonio o il suo compleanno.
Guardò l'orologio: le undici e mezzo. Chastity dovette interpretare male il suo gesto, perché sorrise, si fece più vicina e gli posò una mano sul braccio. "È ancora il 18. È ancora il tuo compleanno. Volevo farti gli auguri a modo nostro..."
Blaise la osservò mentre civettava con lui e non sentì niente: aveva ragione quando aveva detto che non l'amava, ma ora sapeva di per certo di non provare nient'altro.
"Scusami, hai ragione, ho poco tempo: devo andare a reclamare il mio regalo."
E così dicendo si avvicinò a Ginny, che stava indossando il mantello e parlava con il cugino di Chastity, la prese per la vita, la fece girare verso di lui e quando lei spalancò gli occhi, si chinò a baciarla.
***sorpresa!
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