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Sorprese

Pansy si affacciò alla porta del salotto e chiamò Theo sottovoce, trattenendo il fiato. Lui alzò lo sguardo dalla gazzetta che stava leggendo e spalancò gli occhi: bene, era proprio la reazione che voleva suscitare.
Indossava una lunga vestaglia in rete di pizzo bianca, che sapeva perfettamente quanto si sposasse bene sulla sua pelle. Gli sorrise quando lui si alzò dalla poltrona, lasciando cadere il giornale di lato.

"Pansy..." Theo sentì la sua stessa voce troppo roca. Tossicchiò per riprendere un po' di controllo su se stesso e i suoi pantaloni, quando lei sciolse il nodo alla cintura e aprì i lembi di stoffa.
"Il medimago ci ha dato il via libera per..." La voce di Pansy si affievolì, mentre le sue mani avevano iniziato a tremare leggermente, come se non fosse convinta.
Theo coprì la loro distanza con pochi lunghi passi e le prese il viso fra le mani.
"Sei sicura? Solo perché possiamo, non vuol dire che dobbiamo per forza..." sussurrò, vicino alle sue labbra. Non doveva guardare in basso, altrimenti non avrebbe risposto di sé.

Pansy sospirò. "Non ti piaccio più, vero?" Fece un passo indietro e abbassò lo sguardo: ormai la pancia era molto accentuata e lei si era molto arrotondata anche dalle altre parti. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma questa volta non voleva dargliela vinta e strinse forte le labbra per non farsene scappare neanche una goccia.
"Merlino, Pansy, certo che mi piaci!" Le prese una mano e le baciò il palmo continuando a guardarla negli occhi. "Non sai quanto è stato difficile starti lontano. Cercare di non sfiorarti neanche per caso, non..."
Mentre parlava, i suoi baci si spostarono, prima lungo il palmo, poi sulla pelle sensibile del polso, facendola tremare. Quando arrivò al bordo di pizzo della vestaglia, l'avvicinò a sé e aprì di più i lembi di stoffa, abbassando lo sguardo sul suo seno; Pansy sapeva che era cresciuto, perché non riusciva più a mettere la biancheria che indossava prima.
La sua mano scivolò sulla sua pelle e lei rabbrividì di piacere. "Dimmi che mi vuoi ancora" sussurrò, quasi con vergogna.

Theo sorrise. "Ti voglio". Fece passare la mano sulla sua schiena e la strinse a sé, mentre con l'altra faceva cadere quella fantastica vestaglia, lasciandola nuda. "Ti ho sempre voluta e non smetterò mai di volerti."
Coprì la bocca della ragazza con la sua e sentì il suo sospiro di sollievo arrivare dritto al petto. "Andiamo in camera" disse ancora, mentre le baciava il collo.
"Sono stata troppo tempo in camera. Facciamolo qui."
Theo corrugò la fronte: lì? Sul divano? Ma poi alzò le spalle e annuì. "Va bene". La fece indietreggiare fino alla poltrona e la fece sdraiare, mentre si inginocchiava per continuare a baciarla. Quando sentì le sue mani calde sul petto che, tremando, gli slacciarono i bottoni della camicia, capì che non avrebbe potuto essere più felice.

*

"Dovremmo scegliere i nomi..." Il moro intrecciò le dita della mano con le sue e poi le baciò i polpastrelli.
Pansy si sentiva in paradiso: aveva appena fatto l'amore con il ragazzo che amava e lui voleva scegliere i nomi per il loro bambino, un bambino che aveva sconvolto le loro vite in più di un modo.
"Sai cosa dovremmo fare, prima, invece?" disse lei, sciogliendo le dita dalle sue e tracciando linee immaginarie sul petto del ragazzo.

Theo sospirò quando la sua mano scese lentamente verso il basso ventre. "Cosa dovremmo fare?" chiese, con voce rotta quando lei iniziò a muovere la mano proprio là in basso.
Pansy soppesò le parole apposta, probabilmente, perché il suo sospiro lieve, contro il suo collo, ebbe lo stesso effetto della sua mano. "Dovremmo sposarci".
Ah, davvero? L'ultima volta era stata lei a dire che non voleva sposarlo! "Magari questa volta non voglio sposarti io, ci hai pensato?" Rise della sua proposta, ma la sua risata si spense trasformandosi in un gemito quando lei si chinò su di lui e lo baciò, aiutandosi con la lingua.
"Allora dovrò convincerti in tutti i modi..." rispose, quasi divertita, prima di posizionarsi meglio e coprirlo tutto.
Oh, Santo Salazar! Come se lui avesse mai voluto negarle qualcosa!
Prima di esplodere Theo riuscì ad assicurarle, fra un gemito e l'altro, non solo che l'avrebbe sposata, ma anche tante altre cose di cui non si ricordò, una volta ritornato nel mondo reale.

***


Ginny guardò Hannah attraverso lo specchio e lei le fece una smorfia, facendola ridere. Susan Bones stava raccontando da più di mezz'ora del suo nuovo fidanzato, che l'aveva accompagnata al matrimonio, facendolo risultare il mago migliore di sempre.
La rossa si alzò, raggiungendo la sposa.
"Susan, potresti andare da Augusta a chiederle la spilla della prozia Rosemary? So che ci teneva che la indossassi oggi..."
Susan, sorridendo contenta, annuì, sparendo oltre la porta: tutte le ragazze presenti nella stanza tirarono un sospiro di sollievo.
"Non sapevo di una spilla..." Ginny si chinò per dare aria alla gonna di Hannah, subito raggiunta da Hermione che, con la bacchetta in mano e una manciata di spilli volanti al suo fianco, diede gli ultimi ritocchi all'abito immacolato.
"Infatti non esiste. Ma stava diventando pesante, se avesse raccontato di un'altra qualità di Greg, l'avrei strozzata."
Ginny alzò un sopracciglio alle parole di Hannah. "E quando troverà la nonna di Neville, cosa succederà?"
La ex Tassorosso alzò le spalle, mirandosi allo specchio. "La prozia Rosemary è una vecchia strega bigotta e pettegola, con una mentalità del secolo scorso: non la sopporta nessuno. Augusta capirà l'antifona e si inventerà qualcosa".
Ginny questa volta rise e si voltò verso Hermione, che spalancò gli occhi. "Grande nonna Augusta!"
Le ragazze ripresero ad aiutare Hannah a prepararsi, quando Luna entrò nella stanza reggendo un velo delicato tutto in pizzo.
"Ecco, Hannah, l'ho controllato tutto: nessun nargillo. Ma la prossima volta ricordati di non lasciarlo fuori in giardino".
"Non penso che Hannah abbia intenzione di sposarsi un'altra volta e poi i nargilli non...." Hermione non era riuscita a stare zitta, come al solito, e Ginny dovette darle una gomitata per zittirla.
"Grazie Luna, sei stata gentilissima" disse, prendendo dalle mani dell'amica il delicato tessuto e voltandosi verso la sposa. "Finiamo di prepararci."

Hermione si infilò l'abito da damigella color bronzo, per poi guardarsi allo specchio. "Comunque è una cosa carina che Susan parli così tanto di Greg, no? Vuol dire che è felice" spiegò, mentre si avvicinava a Ginny per farsi chiudere la lunga zip.
"Dici?" Hannah la guardò alzando un sopracciglio. "Ma tu non parli così di Ron..."
Hermione si sentì arrossire: lei non era il tipo da raccontare qualsiasi cosa.
Ginny, alle sue spalle, rise. "È perché Ron non ha pregi, solo difetti!"
La riccia, che si stava sistemando i capelli allo specchio, si girò di scatto. "Non è vero! Ron è..." la sua voce si affievolì, ma sapeva benissimo che non era perché non avesse niente da dire, infatti si sentì le guance caldissime.

Ginny si avvicinò, ancora ridendo, contenta che l'amica volesse comunque difendere il fidanzato. "Hermione, sei la persona giusta per Ron e io non vorrei mai un'altra cognata" la rassicurò, stringendola fra le braccia per quel che poteva, visto che si stava infilando anche lei l'abito da damigella.
"E, ammettiamolo, non se lo prenderebbe nessun'altra..." sussurrò, verso Hannah, facendole l'occhiolino, prima di chiudere la zip che lei aveva sul fianco.
Hermione si girò di scatto ed esclamò: "Oh, Santo Godric!"
Ginny la guardò con la fronte corrugata. "Non lo sapevi?"
La riccia scosse la testa per poi chiedere: "Cosa?", con una faccia stranita. "No, no intendevo... Quell'abito... Ginny, stai benissimo!"
La rossa si guardò arricciando il naso. "Dici?" Alzò le spalle. "A me sembra che stia meglio tu... Ma vabbè, l'importante è che non sembri una bomboniera..."
Le ragazze si finirono di preparare e Ginny si occupò di Hannah, come le aveva spiegato Hermione, nel modo in cui lo dovevano fare le damigelle d'onore.

Hermione sorrise, mentre finiva di sistemarsi i capelli da sotto.
"Vado dai ragazzi. Qualcuno dovrebbe assicurarsi che non abbiano perso le fedi..." Ginny si guardò allo specchio e fece una smorfia, prima di girarsi per uscire.
"Aspetta, Ginny, lascia che ti trucchi!" Hermione prese la bacchetta e si avvicinò all'amica: era un matrimonio! Un po' non avrebbe fatto male a nessuno.
"Oh, non c'è bisogno..." Tentò di tirarsi indietro lei.
"Dai, vieni qui. Una volta tanto che hai l'occasione... Prometto che non ci andrò giù pesante."

Ginny sbuffò, ma obbedì, lasciando che Hermione le puntasse addosso la bacchetta. Almeno stavolta non c'era Angelina: a lei il trucco piaceva tantissimo. Dopo pochi secondi, senza neanche guardarsi allo specchio, si diresse verso la porta e uscì.

*

"Sei... ehm... Bellissima, Ginny."
Ginny sorrise al suo cavaliere di ballo. "Il testimone dello sposo ci prova con la damigella d'onore?" gli chiese, con un'occhiata sorniona. L'ultima cosa che voleva era che Harry fosse a disagio con lei e tentò di buttarla sul ridere.
Per fortuna, riuscì nel suo intento e il salvatore del mondo magico scoppiò a ridere. "Troppo banale, eh?" rispose lui, facendola girare su se stessa.
Lei non disse niente, ma tornò a sorridere. Sarebbe stato facile stare con Harry. Ma non sarebbe stato giusto. Né per lei né per lui. E Ginny preferiva non fare errori.
Continuò a ballare e poi, quando la musica si fece più lenta, si strinse a lui. "Sai che io ci sarò sempre, vero? Come amici. Come..."
"Harry, lo so. E ti sono grata per questo. È solo che adesso mi sento così confusa..."
"Vieni in Romania. Prenditi una vacanza. Non c'è la pausa dal campionato questa settimana? E poi domani..."
Ginny, che non sapeva se effettivamente dietro l'invito di Harry non ci fosse altro, o che non si sentiva sicura nel prendere decisioni troppo rischiose, lo interruppe scuotendo il capo e staccandosi da lui.
"Grazie. Ci penserò."

Harry sorrise e le lasciò le mani: aveva capito che lei lo stava rifiutando con gentilezza. "Voglio dire che potresti davvero venire in vacanza. Con Ron. E Hermione. Non intendevo..." Lasciò cadere la frase perché si sentiva in po' in imbarazzo, così lanciò un'occhiata verso Ron e Hermione, che stavano ballando poco distanti dagli sposi.
Lei finalmente sorrise di un sorriso sincero. "Allora verrò con piacere".
Harry annuì e loro ripresero a ballare fino a quando Neville e Hannah si avvicinarono a loro.
"Harry, ti va di far ballare la sposa?"
Capendo che Hannah lo stava invitando solo per lasciare Neville con Ginny, annuì e le lasciò la mano per girarsi verso la ex Tassorosso.
"È un onore" accettò, inchinandosi in un gesto galante.

Ginny lasciò che Neville prendesse il posto di Harry e lo guardò con un sorriso. "Ti sei sposato!" esclamò, pur sussurrando.
Il ragazzo divenne rosso sulle guance e Ginny provò una tenerezza infinita. "Ho anche un'altra cosa da dirti, ma è un segreto..."
Ginny si bloccò e spalancò gli occhi. "Ogni volta che mi confidi un segreto, vengo ricattata e succede un casino!" Rise delle sue parole e poi, subito dopo aver realizzato cosa avesse detto, si bloccò e il suo labbro finì fra i denti senza che se ne rendesse conto.

Neville, nonostante tutto, sorrise. "Visto la fortuna che ti ho portato l'altra volta, penso sia il caso di dirtelo subito, allora".
La ragazza alzò un sopracciglio in segno di rimprovero: almeno la sua tristezza sembrava scomparsa. "Fortuna? Abbiamo un concetto diverso della fortuna, mi sa."
Neville la fece girare per poi tornare a guardarla. "Vuoi dire che ti sei pentita di quel che è successo?"
"Guarda com'è finita" spiegò lei, alzando le spalle.
"Questa non è la Ginny che conosco io..."

Ginny rise della sua frase. Sapeva che aveva ragione. Non rimpiangeva mai niente. E, se avesse dovuto ammetterlo, anche stavolta non aveva rimpianti; forse era solo troppo presto per vedere le cose con lucidità. Forse quando avrebbe iniziato a sentirsi un po' meno distrutta, ci sarebbe riuscita.
Ballarono per un po', senza dirsi niente e poi Neville parlò ancora.
"Comunque lo vedo, che sei triste, e vedo anche che..."
"Non sono triste!" Il suo tono si stizzì, come se l'avesse accusata di chissà che cosa.
"Vedo anche che riesci a nasconderlo bene, quindi non ti stai buttando giù. Stai dormendo?" continuò lui, come se lei non lo avesse interrotto.
La rossa sbuffò per quella domanda, perché Neville la conosceva bene e la cosa le impediva di raccontargli, come agli altri, quello che voleva.
"Insomma. È un casino, ma meno di prima."
Il ragazzo annuì come se lei avesse risposto giusto ai M.A.G.O. ma non disse altro.
"Oh, me lo dici o no, il tuo segreto?"
Lui fece uno sguardo sornione. "Pensavo non volessi saperlo..."
"Pensavo volessi dare una svolta alla mia vita!"
Neville rise. "Pronta? È una cosa veramente grossa".
"E che sarà mai, Hannah non sarà mica incin..." iniziò, per poi bloccarsi e guardare il suo migliore amico in faccia. "Per le scarpe di Merlino, Neville! State per..."
Neville rise e l'allontanò dalla pista, prendendola per un gomito. "Shh, shh, Ginny, non gridare, per Godric, ti ho detto che è un segreto..."
"Non riuscirete a nasconderlo per molto! Perché lo hai detto a me? Sarà difficilissimo non dirlo a nessuno! È così bello, sono contenta per voi! Dov'è Hannah? Voglio congratularmi anche con lei!" Incapace di dare un freno a tutti i pensieri, a metà fra l'abbracciare l'amico e voltarsi verso Hannah per vedere dove fosse, Ginny si sentiva un po' disorientata.
"Sei la mia migliore amica, Ginny. Non ho segreti con te, lo sai."
"Santo Godric, Neville, ti voglio un mondo di bene, sono così felice per voi!" sussurrò, per poi buttargli le braccia al collo.

Neville la strinse nell'abbraccio più fraterno del mondo e rimase con lei a ondeggiare. "Anche noi ti vogliamo bene. E un po' siamo preoccupati. Ma se tu mi dici che stai bene, io mi fido".
"Sto bene" rispose, troppo velocemente, lei. Neville si rabbuiò: non era vero.
Si ristaccò da lei per guardarla in viso. "Non sai mentire" l'accusò.
Ginny alzò gli occhi al soffitto. "Cosa vuoi che ti dica? Che Blaise mi manca come l'aria ma che se lo vedessi vorrei lanciargli una fattura orco volante?"
Lui annuì sorridendo. "Sì, effettivamente è più da te. Gli hai parlato?"
Lei scosse le spalle. "Non voglio sentirmi dire ancora che..." Si interruppe ancora e Neville capì che fra loro erano solo volate troppe parole. Forse potevano ancora salvare tutto.
"Cosa ti ha detto?" le chiese, alzandole il mento con la mano.
"Che non tiene a me" sussurrò lei, ma senza guardarlo negli occhi.

Ginny abbassò lo sguardo.
"Non dirmi che ci hai creduto!" esclamò Neville, un po' troppo forte.
Alzò gli occhi di colpo: che stava dicendo? "Come?"
"Oh, guarda, un Serpeverde al mio matrimonio: forse davvero porto scompiglio nella tua vita."
Ma cosa cazzo stava dicendo? Neville la fece girare e Ginny notò una persona non invitata sul fondo del locale.
"Cosa ci fa lui qui?" chiese, a nessuno in particolare, andando incontro al ragazzo.
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*** Scusate il mio enorme ritardo, ma questo capitolo (che doveva essere l'ultimo ma che poi alla fine ho deciso di dividere) mi ha fatto un po' dannare. Siamo vicini alla fine, comunque, portate solo un pochino di pazienza perchè ci siamo, davvero.
Grazie ancora a tutti quelli che leggono ancora (nonostante tutto!) la storia e buona lettura a tutti gli altri.
Un bacio

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