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Snasi e galeoni

Ginny cercò di controllare la camminata buffa e trotterellante di Vic e al tempo stesso di guardare il giardino.
"Vuoi fare una passeggiata giù, fra i sentieri? C'è un gazebo molto carino al centro del parco" le chiese a quel punto Maddie, vedendo il suo interesse.
Ginny scosse il capo. "Maddie, posso chiederle una cosa?"

Maddie aggrottò la fronte e si fece attenta: la ragazza sembrava pensierosa. "Dimmi, cara" rispose, continuando a passeggiare lungo la terrazza che costeggiava l'abitazione.
"Io... ieri sono venuta perché ero preoccupata per i suoi vuoti di memoria, non sono capitata per caso per vedere i fiori..." Ginny sembrava quasi in imbarazzo, come se si vergognasse di fare quella confessione.
"Io posso solo ringraziarti. Pensavi che se me lo avessi detto mi sarei arrabbiata?"

Ginny alzò una spalla in un gesto forse un po' infantile, ma di sicuro non decoroso, di fronte a una donna dai nobili natali com'era lei. Si sentiva un'imbrogliona, perché anche se aveva ammesso di essere andata lì per quello, non le aveva detto dell'incontro con suo figlio. Degli incontri. E delle altre cose. Si sentì un po' a disagio a ripensare a quello che era successo la sera prima e si passò la mano fra i capelli.
"Io mi sono ricordata di una cosa... Si ricorda quando, prima di entrare nello studio del medimago io ho avuto..."
"Il vuoto di memoria?" concluse per lei la donna. Ginny questa volta annuì. Maddie era sveglia e in gamba, nonostante tutto.

Maddie rimase in silenzio un attimo. Forse aveva trovato un'alleata. Forse lei non l'avrebbe guardata con compassione come facevano le altre. Nessuna aveva dato importanza alla cosa, né le sue stesse parenti, né le sue amiche.
"Mi ricordo che lo hai avuto" disse.
"Un po' riesco a capire quello che prova, sa? È stato veramente... brutto. Sì, brutto."
Maddie sorrise. "Potresti darmi del tu. So che sembro vecchia, ma..."

Ginny, che stava pensando al suo primo anno a Hogwarts, quando Voldemort si impossessava del suo corpo e della sua mente, e lei si svegliava nel bagno di Mirtilla Malcontenta senza sapere cosa fosse successo, decise di tornare a sorridere e di accontentare la strega. "Va bene. Penso proprio di poterlo fare" concesse, con lo stesso tono con cui una regina avrebbe concesso un favore a un suddito. Maddie dovette comprendere la cosa perché ridacchiò un po'. "È successo ancora? Ieri? O Oggi?" Un po' si sentì male, perché sembrava che stesse circuendo quella dolce signora. Ma non poteva dirle che sapeva del diario, della Gringott e di aver visto suo figlio.
"No. Beh, non che io ricordi, comunque. Ormai non posso escludere niente. Ho scritto alcune cose..." Fece una pausa e Ginny intuì che stava soppesando cosa dirle e cosa no. Apprezzò la cosa, perché voleva dire che comunque era vigile e per niente rimbambita. "Ma me le ricordo tutte. Mi spiace, non posso raccontartele, però, perché riguardano altre persone..."
La ragazza annuì, anche se avrebbe voluto sapere davvero. Ancora si sentì di imbrogliarla.
"Hai raccontato a qualcuno delle perdite di memoria, negli ultimi giorni? A Rachel, forse? Ti sei confidata con lei? O con la..." Cercò di non chiamare la Parkinson per cognome, cercando di identificare le persone che le giravano intorno.
"No. Non l'ho più detto a nessuno. Mi... vergogno. Quando ho provato ad accennare la cosa, non tutti hanno capito che ero seria e non volevo sembrare... stupida."
Gli occhi della donna si riempirono di lacrime e Ginny vide la fatica che fece per non cadere nella tristezza.
Mise un braccio intorno alle spalle della strega e le si avvicinò. "Non devi vergognarti. Appena capiremo che succede, risolviamo tutto..." cercò di tranquillizzarla.
"Blaise pensa che io stia diventando vecchia e che non sia più..." La donna sospirò e non riuscì più a parlare.
"Za... Blaise è un maschio, cara Maddie, e come ogni essere maschile, non potrà mai capire le donne. Fidati di me: sono cresciuta con sei fratelli!"
Maddie rise e si asciugò le lacrime. Ginny aspettò il tempo giusto, lanciando occhiate in giardino per permetterle di ricomporsi e poi chiederle della polvere blu. Si voltò verso di lei e aprì la bocca quando vide che stava guardando altrove sorridendo, ma venne interrotta prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa.
"PUFF!" gridò Vic e Ginny, che per un attimo si era scordata di lei, si voltò verso la parte finale della terrazza, dove la bambina aveva lasciato cadere il pupazzo per terra e stava battendo le mani contro il vetro di una portafinestra.
"Vic!" esclamò, avendo paura che si facesse male, e accelerò il passo verso la piccola. "Vic, cosa fai?" le chiese ancora, allontanandola dalla finestra e prendendola in braccio.
"PUFF" disse ancora la piccola, indicando la finestra e alzando le mani con le dita aperte. Ginny la guardò, ma non vide niente. Appena Madeleine si avvicinò a loro, si scusò ancora.

Maddie guardò attraverso il vetro e corrugò la fronte, notando qualcosa di strano. Tentò di aprire la porta finestra, ma questa era chiusa dall'interno, così si smaterializzò per oltrepassare il vetro. Una volta dentro si girò velocemente e aprì il chiavistello per far entrare le ospiti.
Ginny la guardava con uno sguardo strano. "Maddie... Va tutto bene?"
Ma la strega era troppo impegnata a guardarsi intorno. "C'è qualcosa che non va..." disse, più a se stessa che alla ragazza.

Lo sguardo della donna impensieriva Ginny. Entrò nella stanza e fece scendere la bambina, cercando di capire cosa avesse spinto Maddie a preoccuparsi così tanto.
Il locale dove erano entrate sembrava uno studio: una scrivania, una grossa scrivania, troneggiava sul lato sinistro della stanza, un po' discostata dalla finestra. Sul lato da dove c'era la portafinestra c'era un piccolo divano rosso, proprio accanto alla scrivania, mentre sull'altro lato c'era un mobile, quella che sembrava una credenza, ma che Ginny dubitava contenesse bicchieri e chincaglierie. Un vaso rosso conteneva delle margherite bianche. Sulla parete sopra la scrivania c'erano dei documenti incorniciati. Lanciò un'occhiata veloce, ma dovevano essere stemmi di famiglia e altre cose di cui lei non era a conoscenza. Vero, Blaise era fissato con quelle cose lì, riguardanti la rispettabilità della famiglia, il casato e le altre cose. Si ricordò vagamente il discorso fatto sull'elenco delle sacre ventotto.
Alla sua destra, invece, una grossa libreria colma di libri riempiva tutta la parete. Hermione avrebbe fatto salti di gioia. In basso, il mobile aveva delle ante che coprivano il contenuto alla vista.
"Puff!" eclamò di nuovo Vic, alzando le braccia in aria e ridendo scuotendo le dita. In quel momento Ginny si ricordò di quando Ron e George avevano giocato con la piccola, smaterializzandosi e insegnandole a urlare "Puff!" quando sparivano.
Ginny si chinò davanti alla bambina. "Hai visto qualcuno che si smaterializzava, Little Vee?"
La piccola annuì, cercando di saltare, ma finì solamente per girare su se stessa e Ginny dovette afferrarla al volo prima che cadesse.

"È un gioco che le hanno insegnato i miei fratelli, Maddie. È una cosa stupida, avrà visto qualcuno che si è smaterializzato..." Maddie si voltò verso la ragazza: non era una cosa stupida. "Forse ha visto uno degli elfi..." disse ancora lei.
"Questo è lo studio di Blaise, nessuno ha il permesso di entrare, solo io e lui. Neanche gli elfi senza permesso, possono..." Non andava bene. Non andava bene per niente.
Si guardò intorno ancora, per capire cosa le sembrasse così strano. La bambina fece un passo verso di lei e si addentrò nella stanza, ma poi la superò e guardò nello spazio fra la scrivania e il mobile di mogano. "Puff!" ripeté ancora la piccola, indicando il tappeto e ridendo.
"Vic... Torna qui..." Ginny si avvicinò, ma Maddie fu la prima ad arrivare vicino alla bambina. E spalancò occhi e bocca dalla sopresa: per terra, sul tappeto c'era un sacchetto di velluto viola e delle monete erano sparse lì vicino.
Si voltò verso la ragazza e poi si chinò anche lei vicino alla piccola. "Vic, qualcuno ha fatto 'puff'? C'era qualcuno e ora non c'è più?" Lei annuì ancora, ma questa volta non rise più, probabilmente iniziava a sentire la tensione che si stava creando. Qualcuno era entrato nello studio di Blaise e lei non sapeva chi fosse stato. Cercò di sorridere alla bambina e la accarezzò sulla testa per tranquillizzarla. "Va tutto bene, Vic sei stata bravissima a dircelo".

Ginny si avvicinò alle streghe e vide anche lei quello che aveva fatto spalancare gli occhi di Maddie: un sacchettino di velluto e una decina di monete erano sparpagliate sul tappeto. Visto che la donna si era come paralizzata vicino a Vic, decise di oltrepassarle e andare dietro alla scrivania.
"C'è uno sportello aperto, vieni a vedere" disse a Maddie, indicando per terra, ma senza chinarsi o sparire oltre la scrivania. Maddie si avvicinò e annuì quando vide la piccola antina della cassettiera della scrivania.
"Lì c'è la cassaforte" spiegò e la ragazza la vide piegarsi e guardarci dentro. "È vuota" constatò.
"È giusto?" chiese. Loro non avevano una cassaforte, quindi a parte i soldi non aveva la più pallida idea di cosa dovesse contenere.

Maddie scosse le spalle. "Non lo so. Non l'ho mai usata. Dovrei chiedere a Blaise".
Poi Ginny disse una cosa che la stupì. "Può chiamare un elfo? Ci sarà una gerarchia, qualcuno che comanda, o uno di quelli più vicino a lei..."
"Posso chiamare Kikky" rispose, senza capire bene. La ragazza annuì, così lei batté le mani e chiamò l'elfa, che si materializzò subito.

Ginny vide Vic spaventarsi e andarle vicino: non era abituata agli elfi. "Eri tu, prima, qui dentro?" chiese all'elfa, anche se conosceva già la risposta.
La piccola elfa scosse il capo facendo un passo indietro e torcendosi le mani.

Maddie vide Ginny prendere in braccio la bambina e annuire, voltandosi a guardare verso di lei. "Lo avevo immaginato, ma bisognava chiedere".
La donna fece un cenno con il capo: era giusto.
"Kikky, hai visto qualcuno qui, adesso? C'era qualcun altro in casa oltre a me e alle mie ospiti?"
L'elfa fece un altro passo indietro e scosse ancora il capo. "Kikky non ha fatto niente, Mrs Zabini. Non ha fatto niente..." Kikky si stava impaurendo e la strega lo capì perché l'aveva chiamata per cognome.

Ginny si intenerì. "Oh, Kikky, lo sappiamo che non hai fatto niente, ma abbiamo bisogno di te per sapere chi avrebbe potuto essere qui poco fa e aver fatto questo" spiegò indicando i soldi per terra. L'elfa non aveva ancora visto le monete e quando successe, spalancò gli occhi. "Non è stata Kikky, Kikky non farebbe mai... Se vuole Kikky sistema..."
Maddie si passò una mano fra i capelli e sospirò di nervosismo. A Ginny ricordò così tanto suo figlio, che involontariamente sorrise. "Maddie, vuoi sederti?" Quando la donna annuì, l'accompagnò al divano e la fece sedere, poi si voltò ancora verso l'elfa.
"Può essere stato un elfo, Kikky, ad aprire la cassaforte?"
L'elfa scosse il capo. "Nessuno degli elfi conosce la combinazione della cassaforte, Miss Weasley".
Ginny annuì e tornò vicino alla cassaforte per vedere se effettivamente era stata aperta o scassinata. Non sembrava essere stata forzata, ma lei che ne sapeva?
Guardò di sottecchi Maddie e vide che si stava asciugando il viso con un fazzoletto di stoffa. Forse avrebbe dovuto portarla via da lì.
Si alzò e le andò vicino. "Senta, che ne dice di andare via di qua? Possiamo lasciare qualche incantesimo e far venire il Ministero a indagare su questa..."

Maddie spalancò gli occhi: il Ministero no! L'avrebbero saputo tutti. "No, non raccontarlo a nessuno. Non voglio che si sappia che qualcuno è entrato in casa mia e ha toccato..." Guardò inorridita la scrivania: cos'altro avevano toccato? Erano stati solo in quella stanza? Oppure? Erano in altre stanze?
"Kikky, fai controllare la casa da tutti. Tutta la casa. E vieni a dirmi se qualcos'altro è fuori posto."
Vide Ginny annuire e sorridere. "Brava, Maddie!"
Quando poco dopo Kikky tornò, riferì che tutti gli elfi avevano controllato e niente sembrava fuori posto.
"Quindi è entrato solo qui?" chiese, forse più a se stessa che a lei, la ragazza. Effettivamente sembrava così. "Maddie, ti va di controllare il sacchetto? Sai quante monete potesse contenere in origine, e di cosa si tratta?"
Maddie annuì, ma non se la sentiva di alzarsi: la testa le girava vorticosamente. "Puoi portarmelo qui? Mi sento un po'..." Non riuscì a finire la frase e strinse forte, con la mano, il bracciolo del divano.

Ginny si chinò a prendere il sacchetto e le monete e le raccolse sulla mano prima di portarle alla donna. Kikky continuava a guardare in basso, ma ormai aveva imparato come erano fatti gli elfi, non era una segno di colpevolezza.
"Kikky, tu conosci questo sacchetto? Sai perché era nella cassaforte?"
"Mrs Madeleine lo ha messo lì" rispose subito l'elfa.

Maddie alzò la testa dalle monete: Kikky stava mentendo! Non era stata lei a farlo! "Io non entro qui da tanto tempo, Kikky, stai dicendo una bugia".
L'elfa sgranò gli occhioni e colpì l'anta di legno con la testa. "No, no Mrs Maddie, Kikky non sta dicendo che lei sta mentendo, ma Kikky non dice bugie! E non lo farebbe mai, Kikky vuole bene a Mrs Madeleine. Kikky..."

Ginny alzò una mano e sbuffò piano: quando facevano così, gli elfi erano un po' una scocciatura. "Va bene, Kikky, va bene... Sai quando è successo? Quando Mrs Madeleine è venuta in questa stanza? Ed è successo spesso?"
L'elfa sgranò ancora gli occhi. "Kikky non sa quante volte è successo. Kikky non vuole spiare la signora. Kikky ha solo visto ieri Mrs Madeleine tornare a casa e portare il sacchetto nello studio. Io non ho visto nient'altro.
"E dove lo avrei preso, quel sacchetto, secondo te?" chiese la madre di Zabini. Era sempre più stranita e Ginny glielo leggeva in faccia.
"Lei ha detto di essere stata alla Gringott. Kikky non sa se è vero, non sa niente. Kikky sa solo quello che Mrs Madeleine ha detto. E ha detto di essere stata alla Gringott..."

Maddie spalancò gli occhi a quella frase: Kikky non avrebbe mai mentito. E il sacchetto era veramente uno di quelli che c'erano nella camera blindata. Ma lei non lo ricordava! Perché c'era andata? Perché aveva preso del denaro? E, soprattutto, chi era in casa sua che sapeva dove l'avesse messo, visto che lei non ne era a conoscenza? Improvvisamente il mondo intorno a lei iniziò a girare e lei sentiva la testa scoppiarle.

L'elfa era sempre più spaventata, i suoi occhi erano enormi e continuava a sbattere la testa contro l'anta del mobile.
Ginny non ne poteva più di quella scena. Corse verso l'elfa e la tenne ferma per le spalle. "Smettila, Kikky, mi stai facendo venire il mal di testa! Anzi, lo stai facendo venire a Mrs Madeleine, non vedi come sta male?" si corresse alla fine, sapeva che gli elfi facevano ogni cosa per i loro padroni e sicuramente si sarebbe contenuta se avesse saputo che stava recando danni alla sua.
"No, no, Kikky non vuole che la padrona stia male! No, non è colpa di Kikky!"
L'elfa continuò ad agitarsi e la ragazza sbuffò, pensando di lasciar perdere, e abbassò lo sguardo, sgranando di nuovo gli occhi: le mani dell'elfa erano ricoperte di polvere blu!
Subito si staccò da lei, cercando di mettere più spazio possibile fra loro due.
Si voltò verso Maddie, ma vide che guardava con occhi spaventati il sacchetto. Ginny sapeva che era andata alla Gringott e il fatto che lei non se lo ricordasse ci stava tutto. Ma non sapeva se dovesse dirglielo o no.
Avrebbe dovuto parlare con Zabini. Ma si sentiva in colpa verso Maddie.
"Kikky, dove ti sei sporcata le mani?" sussurrò, per non farsi sentire dalla strega.
Kikky si guardò le mani e sgranò gli occhi. "Kikky non lo sa! Kikky non sa niente!" Quando riniziò a colpire il legno con la testa, Ginny sbuffò rumorosamente: non avrebbe cavato uno snaso dal buco.
Si avvicinò a Maddie e l'aiutò ad alzarsi.
"Maddie, hai un'amica dove andare? Intanto che vediamo di capire cosa è successo?"

Maddie sgranò gli occhi: non aveva capito che non voleva far sapere a nessuno quello che le stava succedendo?
"No, non voglio andare da nessuna parte. Resto qui..." Si bloccò quando si guardò intorno, come se non riuscisse a riconoscere la stanza: qualcuno era entrato in casa sua. In casa sua. Non era più al sicuro, visto che non sapeva chi fosse. Sicuramente chi le aveva detto di andare a prendere i Galeoni nella camera blindata era la stessa persona che poco prima era nella stanza. Poteva essere chiunque. Ma lei non se lo ricordava. E non lo aveva scritto. Aveva letto il diario che aveva iniziato a scrivere e non c'era nessun riferimento né alla Gringott, né alle monete, né tantomeno allo studio. Non si sentiva totalmente al sicuro. Ma non voleva andare da nessuna parte.
"Vuoi andare da tuo figlio? Non so dove sia, ma possiamo..." La ragazza si girò verso il centro della stanza quando sentirono un sonoro russare: la piccola Vic si era addormentata sul tappeto, dimenticata da tutti.
Scosse il capo. "Non saprei dove andare senza dare spiegazioni. E non voglio dover spiegare qualcosa che non so..."

Ginny guardò la bambina, l'elfa che era rimasta seduta contro la libreria e poi la strega. Doveva parlare con Zabini. Dovevano guardare la stanza e lui sarebbe riuscito a cavare qualcosa dall'elfa. Ed era meglio che Maddie non ci fosse.
"Ho avuto un'idea. Andiamo a prendere il suo lavoro all'uncinetto, così andiamo via."
Maddie si alzò, docile, ma poi la guardò. "E dove andiamo?"
Ginny sorrise. "Alla Tana!"

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