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Regali

Ginny si era sentita prendere da dietro e quando si era ritrovata fra le braccia di Blaise, aveva spalancato gli occhi dalla sorpresa. Lo aveva visto sorridere e aveva lasciato che lui si avvicinasse a lei, mentre le passava una mano sulla schiena: non aveva immaginato il bacio che le aveva posato sulle labbra, ma aveva lasciato che i suoi occhi si chiudessero e non aveva opposto resistenza.
Purtroppo Blaise si era staccato da lei quasi subito, nonostante le sue labbra fossero morbide e avessero premuto nel modo giusto.
Stranita anche da questa reazione, aveva colto l'espressione basita di Chastity, con la coda dell'occhio e lì aveva capito perché lui l'avesse baciata.
Delusa, ma convinta che avrebbe avuto tempo per cazziarlo dopo per non averla avvertita in tempo, sorrise, allungò una mano sulla sua guancia e, accarezzandogli la barba, mormorò sulle sue labbra: "Se vuoi fare centro, devi volare vicino al portiere e mirare bene agli anelli".

Quando lei aveva giocato con la sua barba, Blaise aveva intuito che non era finita lì, ma le sue parole gli avevano fatto capire che Ginny aveva pensato che l'avesse baciata per altri motivi e lui aprì la bocca per risponderle.
Quello che non aveva immaginato era che lei si alzasse sulle punte e, continuando ad accarezzarlo come se non ci fosse stato un domani, lo avrebbe baciato con un'urgenza e una passione che gli avevano impedito di pensare lucidamente.

Ginny non aveva pensato di perdere il lume della ragione per un bacio dato per scherzo però, una volta posate di nuovo le labbra su di lui, la testa iniziò a girarle. Sentì una sensazione strana colmarla, una sorta di deja vu mista all'eccitazione di una nuova scoperta, e questa cosa la sconvolse così tanto che quando lui rispose al suo bacio, fece un passo indietro invece di schiudere le labbra.
"Oh santo Salazar..." Sentì la ex Serpeverde mormorare accanto a lei e si voltò: Astoria dovette capire la sua confusione perché la sua fronte si corrugò.
Ginny tornò a guardare Blaise, e notò che anche lui era sorpreso dalla sua reazione, ma non riuscì a reggere il suo sguardo: doveva andare via.
"Penso di aver bevuto troppo" si giustificò, mentendo, posandosi una mano sulle labbra.
"Andiamo in bagno". La bionda la prese con sicurezza per un braccio e la trascinò verso il bagno femminile.
Una volta dentro, Ginny si diresse velocemente verso il lavandino e ci appoggiò sopra le mani guardandosi allo specchio.

"E io che avevo capito male..." Astoria tentò di scherzare, ma capì dallo sguardo che le lanciò la ragazza che non era il caso. "Ginny..." Si avvicinò a lei e le mise una mano sulle spalle.
"Cosa cavolo è successo?" mormorò la rossa, continuando a riflettersi, come se nello specchio ci fosse la risposta alla sua domanda.
"Blaise ti ha baciato e tu lo hai ricambiato. Ma poi..."
Ginny sembrò riprendersi, si mise dritta e poi si voltò verso di lei. "Grazie, Greengrass, non lo avevo capito!" sbottò.
Astoria sorrise: così era meglio. "Sai, c'è stato un momento che sembrava ti piacesse, però..." buttò lì, con finta noncuranza.

Ginny aggrottò le labbra, imbronciata: certo che le era piaciuto! Per Godric, se non si fosse sentita così strana probabilmente sarebbero stati ancora lì a fare scena.
"Guarda che lui mi ha baciato perché c'era la sua ex, non per..." Ginny sospirò e aprì il rubinetto dell'acqua, lavandosi le mani.
"Come? Dici davvero?"
Ginny annuì. "Sì, eravamo d'accordo". Beh, lei gli aveva dato disponibilità, ma non aveva pensato che lui arrivasse a baciarla in mezzo al locale! Per fortuna erano quasi tutti andati via. Per fortuna del suo tavolo non c'era più nessuno, altrimenti sarebbe stato difficile spiegarlo agli altri; a Gwenog o a George. E per fortuna non c'erano più giornalisti. Già la storia dell'asta avrebbe portato un sacco di pettegolezzi, questo avrebbe distrutto la serata.
"Oh, mi spiace... sembrava che tu invece..." Il tono di Astoria era quasi triste per lei.
Ginny sorrise perché lei le piaceva, fondamentalmente. Non sembrava neanche una Serpeverde. "Non devi preoccuparti, Astoria" le rispose, consolandola. "Ci sono abituata, ricordi?" Ammiccò nella sua direzione e si asciugò le mani. "E poi lo psicomago mi ha detto di non iniziare relazioni amorose, adesso. E questa cosa del non poter fare, mi irrita. Probabilmente mi sentirei così a baciare chiunque..."
Che alla fine avesse ragione Blaise? Con chiunque?

Astoria si sentì triste per la sua amica: Ginny l'aveva aiutata e lei invece non poteva fare niente? Quando la rossa disse che potevano uscire perché si sentiva meglio, si scontrò fuori dal bagno con Blaise.
"Attento a ciò che fai!" bisbigliò vicino a lui e il moro la guardò stranito. "Comportati bene" gli intimò ancora, ma subito lo sguardo del ragazzo venne catturato da Ginny che stava uscendo dietro di lei.
"Stai bene?" La rossa annuì in risposta. Disse ancora qualcosa sul fatto che forse aveva bevuto troppo ma anche Astoria notò che Blaise non le credette.

Blaise faceva fatica a capire la situazione: Ginny si era staccata da lui dopo quel bacio così intenso e lo aveva guardato con gli occhi sbarrati. Ma non capiva quale fosse il problema, visto che aveva preso lei l'iniziativa. Sì, lo aveva fatto per il motivo sbagliato, lui non l'aveva baciata per una sorta di rivalsa verso Chastity, e di questo avrebbero dovuto parlare, ma aveva avuto una reazione strana.
Ignorando la bionda che, al suo fianco, continuava a blaterale senza la sua attenzione, si avvicinò alla porta del bagno, aspettando che le ragazze uscissero. Non si sarebbero smaterializzate a casa, giusto? No, no, dovevano uscire dal locale per smaterializzarsi.
Astoria fu la prima ad uscire, ma mentre gli passava vicino gli mormorò qualcosa che non capì: doveva starle lontano? Questo gli stava dicendo? E perché? Il sospetto che lei si fosse staccata da lui quando aveva capito che per Blaise quel bacio aveva avuto un altro significato si affacciò nei suoi pensieri quando vide Ginny uscire e scusarsi dicendo che aveva bevuto troppo e si era sentita male. Non aveva bevuto così tanto, lui l'aveva osservata per tutto il tempo e, anche se effettivamente aveva osato bere un po' di più di quello che pensava facesse di solito, non aveva i sintomi dell'ebbrezza; e lui, stando con Draco e Theo, li conosceva bene.
Dispiaciuto per la cosa, ma consapevole di dover mantenere gli impegni presi, le disse che l'avrebbe accompagnata a casa.

"Posso andare da sola" iniziò a dire Ginny, ma poi si ricordò del regalo e quando tentò di correggersi, lui la interruppe.
"Ho promesso a tuo fratello di accompagnarti" insistette e la rossa alzò gli occhi al soffitto.
"Da quando non c'è più Fred pensa di dover fare anche la sua parte, nei miei confronti..." Ginny sentì un misto di tristezza e arrabbiatura colmarla.
"Vuole solo proteggerti: ci sta". Blaise alzò una spalla, come se la cosa fosse del tutto normale e lei sorrise perché le venne in mente un fatto strano.
"Ha detto la stessa cosa Harry, l'altra sera". Ginny si era sistemata il mantello e aveva mandato un segno di saluto con la mano, rimanendo lontano dagli altri, cercando di non dover dare spiegazioni di quello che era successo poco prima: sapeva che tanto avrebbe dovuto raccontare tutto ad Astoria, ma ci avrebbe pensato il giorno dopo.

Blaise si bloccò mentre si allacciava il mantello per poter uscire a smaterializzarsi. Cosa aveva detto Potter? E quando? "Sei stata da Potter?" esclamò, con un tono troppo duro.
La ragazza non lo guardò subito e lui notò chiaramente il rossore sulle sue guance. Per Salazar! Ecco dove aveva dormito!
"Beh, io..." Finalmente lei alzò il viso verso di lui, ma Blaise non riuscì più a guardarla; non dopo quello che era appena successo e che lui aveva sentito.
"Dai, andiamo via" la interruppe. Improvvisamente non gli interessava più sapere cosa avrebbe raccontato.

Ginny non capì bene la reazione del moro, ma non fece storie perché si sentiva molto stanca e uscirono dal locale per smaterializzarsi dal piazzale di fronte al ristorante.
Quando si materializzarono a casa sua, in cortile, si stupì di trovarsi fuori in cortile, ma poi capì che aveva guidato lui la smaterializzazione.
"Ti piace comandare eh, Zabini?" lo prese in giro.
"Già" borbottò lui.
"Oh, su, non vuoi il tuo regalo? E sì che ce l'ho qui..." Prese la pochette intonata al vestito e ci guardò dentro: aveva fatto un incantesimo di Estensione Irriconoscibile e ci aveva messo così tante cose che ora faceva fatica a trovare ciò che stava cercando. Purtroppo dovette ammettere che Hermione, anche su questo, aveva ragione. "Uffa... Aspetta che lo appello, che non lo trovo..."

Blaise la guardò mentre infilava il braccio nella pochette: non sarebbe mai riuscito a capire le donne.
Si era scordato del regalo. E aveva davvero pensato che il suo regalo sarebbe stato il bacio, se solo lei avesse reagito diversamente.
"Eccolo qui!" esclamò. "Oh, Merlino, si è un po' stropicciato... Aspetta che lo incanto con uno Stiramento..." Continuò ad osservarla mentre roteava la bacchetta contro quello che sembrava un pezzo di carta arrotolato, ascoltando stranito le sue parole.
"Vieni, siediti, ho paura che mi svieni..." Lo trascinò verso la panchina su cui avevano chiacchierato giorni prima e gli impose di sedersi. Lei sembrava che si fosse perfettamente ripresa dal loro disastroso bacio: forse era il caso che anche lui si desse una mossa.
Finalmente incuriosito dalla cosa, decise di non pensare più ai baci, a Potter né a nient'altro e prestò l'attenzione tutta su di lei. Tanto non era difficile.

Ginny, eccitata come una bambina piccola, gli porse la pergamena arrotolata e disse: "Tanti auguri!" Poi, con il fatto che era notte fonda, guardò l'orologio: era ancora il giorno giusto? "Cavolo, fai presto, altrimenti diventa domani e non puoi più aprirlo!"
Blaise rise, prendendo la pergamena. "Non posso più aprirlo se scatta la mezzanotte? E perché?"
"Perché non sarebbe più il tuo compleanno!"

Blaise rise. Lei era strana, imprevedibile e assurda: praticamente fantastica.
"Ok, allora lo faccio subito". Slegò il nastrino che teneva ferma la pergamena.
Ginny saltellò mentre lui srotolava il foglio e si mise seduta accanto a lui. "Il folletto diceva che non ne forgiava uno da più di vent'anni. Infatti non dovresti averlo..."
Blaise srotolò il tutto e quello che sembrava un grosso ciondolo di metallo gli cadde in grembo. Lo raccolse e lo guardò, notando qualcosa di familiare nella sua forma: era uno stemma araldico, non un ciondolo.
Ginny sbuffò e puntò la bacchetta contro l'oggetto, illuminandolo e notando che era grande quanto il suo pugno. Porca Morgana, lo stemma dei Zabini! Blaise riconobbe il cipresso inciso sullo stemma e lo sparviero. Non vedeva bene i colori, ma sapeva che lo stemma originale doveva essere verde e azzurro, tinte che rappresentavano l'onore e la gloria.
Passò le dita sulla frase in latino: 'tantum pugnare vincere'. Combatti solo per vincere.
"Guarda, qui si vede meglio" spiegò lei, tirando fuori dal gruppo una pergamena; fissava lo stemma della famiglia di suo padre come non aveva mai potuto fare, lo aveva visto solo in Italia, al cimitero. Con un dito disegnò i contorni che si ricordava e notò particolari che sullo stemma di ceralacca non si potevano vedere. Avrebbe pianto. Lei gli aveva fatto forgiare il suo stemma di famiglia. Sapeva che non era una cosa facile: i folletti governavano banche, uffici postali e le biblioteche d'archivio anagrafico, ma erano maledettamente diffidenti, brontoloni e arroganti.
"Come hai fatto a fartelo fare? Io ci ho provato ma hanno fatto un sacco di storie. Dicevano che non si potevano forgiare duplicati senza il consenso del Ministero e per averlo c'è un iter burocratico che fai in tempo a morire."
La piccola rossa sorrise maliziosa. "Devi andarci con la persona giusta. Se arrivano due cognomi importanti nella biblioteca storica con i folletti più odiosi del mondo, neanche loro possono dirti di no!" Oh. C'era andata con Potter? Effettivamente loro avevano salvato il mondo magico. Probabilmente anche un odioso folletto si piegava ai voleri di chi ha ucciso Voldemort. "E poi Hermione sa benissimo a quali leggi appellarsi per ottenere ciò che vuole" spiegò ancora e Blaise fu contento che non l'avesse accompagnata il sopravvissuto.
Il fatto che fosse andata in Italia per lui gli fece sentire un calore al petto a cui non sapeva dare un nome. Non riusciva a parlare, poteva soltanto continuare a osservare lo stemma e il disegno araldico.

"Non ti piace, eh? Merlino, speravo che..." disse Ginny, quando lui non disse niente.
Lui tossicchiò. Forse era emozionato? "Mi piace molto, in verità. È che non so cosa dire... È il più bel regalo che abbia mai ricevuto". Lui continuò a guardarlo con meraviglia e la rossa sorrise.
"Posso parlare io, non c'è problema!"
Blaise rise e rispose che non aveva dubbi sulla cosa. "Guarda anche l'altro foglio..." Dolcemente, lei si avvicinò e illuminò con la bacchetta l'altra pergamena, mentre appoggiava una mano a fianco a lui per spostarci il peso del corpo.
Lui ubbidì e lei poté vedere il suo sguardo confuso. "Cos'è?"

Blaise guardò l'altro foglio: era un testo timbrato dalla biblioteca storica italiana e presentava molte righe corte, una sotto all'altra. Purtroppo la scarsità della luce non riusciva a fargli leggere bene le parole.
Poi Ginny puntò di nuovo bene la bacchetta e lui lesse in alto:

Elenco Famiglie
Le rispettabili tredici

"Le rispettabili tredici? Cos'è?"

Ginny puntò meglio la bacchetta e si fece più vicina. "L'equivalente delle famiglie purosangue delle sacre ventotto, ma in Italia". Blaise spalancò gli occhi e lì capì di aver fatto la cosa giusta: lui non lo sapeva. "Non ne eri a conoscenza, vero? Purtroppo devo dire che anche qui mi ha aiutato Hermione, ma dovrai comunque apprezzare lo sforzo che ho fatto..."
"Porca Morgana, certo che apprezzo! E... chi... e io ci..."
Ginny sentì la sua voce tremare e gli posò una mano sul braccio quando capì. "Prova ad andare direttamente alla fine della lista..."

Blaise spostò la pergamena sotto la punta accesa della bacchetta della ragazza e fece scorrere i nomi; riuscì a leggerne qualcuno: Baricchi, DeAngelis, Proietti... e poi lì, l'ultimo in fondo, ma solo perché scritto in ordine alfabetico, vide il suo cognome, la sua famiglia: Zabini. La zeta era disegnata con un capolettera molto pittoresco, ma lo erano tutte le iniziali, anche se lui pensò che fosse il più bello.
Si sentì strano, come se una sensazione mai provata gli avesse preso il petto e lo stesse maneggiando a suo piacimento.
"Non lo avevi mai chiesto?" Il tono di Ginny era gentile. Scosse il capo: lui non ci aveva mai pensato. "A volte basta fare le domande giuste, eh?"

Ginny spostò la bacchetta per evitare di vedere ancora il suo viso: si stava facendo prendere da una sensazione strana. E lei avrebbe fatto altre domande, ma sapeva che non sempre si potevano fare.
Quando dei rumori inconfondibili si sentirono da dentro le mura della Tana, lei sospirò e si alzò. "Festa finita, Zabini. È ora di andare a letto..."
Lui la osservò alzarsi, mettere via la bacchetta e guardare verso casa sua: in cucina il rumore di sedie e tavole che venivano spostate, si accompagnavano a quelle delle grida di Ron. Probabilmente i genitori di Audrey erano andati via.

Blaise si alzò e prese la bacchetta per mettere via le pergamene e lo stemma di metallo. "Dormirai qui?" Non era riuscito a non chiedere.
Lei si voltò verso di lui e inclinò la testa: possibile che avesse capito quello che voleva sapere? "Lo psicomago mi ha detto di trovare un posto tranquillo dove dormire..." In quel momento si sentì il rumore di qualcosa che veniva scaraventato giù per le scale. Ginny tornò a guardare la strana struttura della Tana e sospirò ancora. "Ti sembra un posto tranquillo dove dormire?"
"Vieni a casa mia" propose Blaise senza pensarci troppo.

Ginny si voltò a guardarlo: aveva pensato, qualche giorno prima, che sarebbe stata una soluzione ottimale, ma dopo aver dormito da Harry (anche se non lo aveva previsto), da Hermione e Luna, in quei giorni aveva capito che il posto non faceva differenza.
"Sai, a volte è difficile" Guardò sospirando le finestre della cucina: sua madre e suo fratello stavano discutendo. Ancora.

Blaise la guardò, ma lei non si girò verso di lui.
"È difficile riuscire ad andare avanti quando ti senti così stanco da voler dormire e non svegliarti più. E al tempo stesso vorresti non addormentarti mai per paura di quello che potrebbe succedere..." Si passò una mano sul viso e il ragazzo capì che stava per piangere. "Non voler preoccupare nessuno e quindi non chiedere aiuto. Ma..."
"Chiedere aiuto rende vulnerabili. Lo so bene. Ma tu hai accanto delle persone che..."
"Chi ho accanto pensa che sia una persona a cui non interessa di niente: di Harry, della guerra... Pensano che il mio essere così sia perché mi scivoli tutto addosso..."
"Sei una persona forte". Blaise le posò una mano sulla sua.
"Guardami: ti sembro una persona forte? Sono solo una finzione. Non sono forte per niente; sorrido perché mi sembra che sia il miglior modo di vivere e loro pensano che sia superficiale. Non grido a tutti il mio dolore e pensano che non ne provi..."
"Sono sicuro che chi ti conosce veramente non pensa questo di te."
"Come fai a non impazzire, Zabini? Come fai a essere sempre così lucido? Oppure questa calma ti è costata così tante tempeste da non riuscire neanche a contarle?" La ragazza finalmente lo guardò, ma alla luce della luna il suo sguardo era così perso che Blaise si sentì male per lei. E non sapeva come facesse a conoscerlo così bene: persino i suoi amici, che lo frequentavano da tanto, non sarebbero mai riusciti ad arrivare a questo pensiero su di lui e lei c'era arrivata in poche settimane.
Il fatto di sentirsi così sensibile gli dava fastidio, così cercò di fare una battuta. "Io dormo bene".

"Stanotte dormirò anch'io" dichiarò Ginny, cercando di riprendersi dopo quella confessione.
"E come farai?"
Lei aprì di nuovo la pochette. "Mi sono arresa: ho preso questa in farmacia". Gli mostrò una piccola pipetta di plastica.

Blaise si avvicinò a lei, perché non riusciva a vedere cosa avesse in mano. "Cos'è?"
"Concentrato di sonnifero. In polvere. Ha detto il farmacista che è più potente della pozione. Mi ha spiegato di metterla in bocca così..." Fece il gesto di prendere la capsula, "E di romperla con i denti se voglio che faccia effetto subito o inghiottirla intera se voglio che faccia effetto dopo venti minuti".
"Non prenderla" la supplicò lui.
Lei rise. "Oh, è difficilissima da rompere. Ieri non ci sono riuscita..."
"Volevi prenderla ieri?"
"Sì, solo che ho fatto come ha detto il farmacista, ho dato un morso, ma non si è rotta: ho pensato che fosse un segno del destino e non l'ho ingoiata. Ma oggi ho deciso che lo farò. Non penso di voler aspettare ancora."
"Non farlo" tornò alla carica lui. Non doveva farlo, era come il sesso: un palliativo. E non sarebbe servito a risolvere la cosa.
"Te l'ho detto, è difficile da rompere..."
"Non mandarla neanche giù. Non c'è bisogno..."
In quel momento si sentirono le grida del fratello di Ginny e le urla di sua madre che gli rispondeva: ma stavano ancora litigando?
Si voltò verso la ragazza, ma lei stava ancora guardando la capsula mentre alzava gli occhi sulla Tana.

Ginny sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dormire. Doveva per forza. Guardò la sua casa e si sentì in trappola: adorava la Tana, con il suo casino, il suo chiasso, la sua simpatica confusione. Si odiava per essere andata in farmacia.
"Vieni a casa con me". Lui le prese la mano che stringeva ancora la pochette e quando Ginny si girò verso di lui, seppe che per lei sarebbe stato strano. E poteva sembrare tante cose.
"Io non..."
"Non è un invito per... quello" spiegò lui, imbarazzato. Si passò la mano libera fra i capelli e lei la osservò. Perché aveva la sensazione che i suoi capelli fossero morbidi? Perché si immaginava cose che non c'erano? Si sentì come poco prima durante il bacio. "Solo per dormire. Ho una camera per gli ospiti. E Kikky può rimanere se..."
Ginny quasi rise: lui si stava preoccupando per la sua rispettabilità e lei pensava davvero a fare sesso con lui. Cosa che non poteva comunque fare: se voleva seguire le direttive dello psicomago, doveva farlo nel modo giusto. Blaise non le sarebbe saltato addosso e lei lo sapeva bene. Guardò ancora la capsula: era una tentazione fortissima in quel momento.
Lo spalancarsi della porta della cucina li spaventò tutti e due e Ginny, senza pensarci, quando vide la madre sulla soglia, si infilò fra le labbra la capsula: dovevano nascondersi e lei aveva bisogno di prendere la bacchetta.
Spinse Blaise dietro una delle piante del cortile così, quando Molly uscì non li vide.

Blaise si ritrovò dietro un albero con la ragazza che lo spingeva per nasconderlo alla vista della madre che era uscita borbottando dalla cucina.
"Ma cosa..."
"Stai zitto! Se ci vede qui è finita. Poi vorrà sapere come è andata, cos'è successo e avrà da raccontare della cena con i suoceri di Percy. E, fidati, non interessa neanche a te, della cena."
Blaise annuì e le lasciò andare la mano, quella che teneva ancora la sua micro borsetta, guardandole anche l'altra, che impugnava la bacchetta, mentre l'accendeva per vedere dove stava mettendo i piedi. "Dove hai il sonnifero?"
Lei corrugò la fronte e poi si guardò le mani, impegnate. "Merlino!"

Ginny si spaventò: dove aveva messo la capsula? L'aveva fatta cadere? No! L'aveva messa in bocca! "Ah, sì ce l'ho qui, tutto ok..." Gli porse la pochette e si infilò due dita fra le labbra, ricordandosi dove nascondeva le pillole di medicine a sua madre quando era piccola: fra la guancia e i denti. "Eccola qui!" esclamò, tirandola fuori. Ma quando lo fece la mise contro la punta della bacchetta. "Oh, per Godric, si è rotta!"

Blaise alzò gli occhi al cielo. "Andiamo via".
Poi, prima che svenisse, la prese in braccio e si smaterializzò a casa.

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