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Pace a modo nostro



Ginny si materializzò sul tappeto nello studio di Blaise (cosa che non aveva mai fatto) e strizzò gli occhi quando notò che la stanza era in penombra. Strano: era ancora pomeriggio e fuori il sole doveva essere ancora alto. Forse Blaise aveva tirato le tende? E perché poi? Nello studio aveva sempre bisogno di luce per disegnare.
"Blaise!" chiamò, girandosi per andare a cercarlo in salotto. Si era materializzata direttamente lì, senza pensare al fatto che sarebbe stato più giusto farlo in un'altra stanza o, addirittura, fuori dall'appartamento.

"Ginny?" Blaise si accorse della ragazza solo quando lei girò su se stessa. Aveva un vestito del colore dei Corvonero, che le stava benissimo, e lei, con i capelli sciolti, sembrava una visione. Quando si mosse, capì che era vera. Perché era vestita così? Era a una festa? O doveva uscire con qualcuno? Aveva qualcosa in mano, ma non capì bene cosa.
"Oh, Blaise! Cosa fai lì?" gli chiese lei, girandosi e vedendo che era sul divano. Il suo tono era stupito e per niente rimproverante, ma a lui diede comunque fastidio.
Scosse le spalle. "Sono in casa mia: sto dove voglio" rispose, sostenuto.

Ginny si bloccò nel passo che stava facendo: giusto, lei era un'ospite e basta. Abbassò le braccia e in quel momento si rese conto che aveva ancora in mano il fumetto. Le cadde qualcosa per terra e chinò lo sguardo: il bouquet di Hannah era ai suoi piedi. Oh, Merlino! Ma non doveva prenderlo Susan? Si chinò a raccoglierlo con un sospiro: probabilmente le era finito addosso mentre si smaterializzava.
"Perché sei vestita così?" Blaise si alzò dal divano che c'era di fronte alla scrivania e tentò di fare un passo verso di lei: da come si muoveva, Ginny capì che doveva essere molto stanco o ubriaco. Si risedette con noncuranza, come se fosse stata una sua decisione.
Imbarazzata, si portò una mano aperta sulla gamba, accarezzando la stoffa della gonna. "Ero al matrimonio di Neville e Hannah..."

Blaise annuì: si ricordava del matrimonio. Beh, effettivamente, era partito tutto da lì. "È già il 10 agosto?" chiese e quando lei aprì la bocca per rispondere, rendendosi conto di non sembrare troppo lucido o in piena forma, la bloccò per non farle dire niente. "Quando ti diverti, il tempo passa in un baleno..."
Lei fece una smorfia strana. Probabilmente si stava mordendo l'interno della guancia per non ribattere alla sua frase e a Blaise la cosa diede fastidio come se lo avesse insultato. "Devi andartene" disse, brusco. Ma no! Cosa stava dicendo? Perché lo aveva detto? Blaise si rese conto di combattere con se stesso.

Ginny fece un sospiro insieme a un passo verso di lui; lasciò cadere il mazzo di fiori sulla poltrona accanto al divano e si parò davanti al ragazzo. "Perché?"
Blaise scosse le spalle, alzando su di lei uno sguardo forse un po' appannato, ma intenso. "Aspetto compagnia". Si passò la lingua sulle labbra e Ginny capì che lo aveva fatto per farle capire che aspettava una ragazza. La sua risposta la lasciò senza parole, ma poi ci ripensò: era vero? O lo aveva detto solo per infastidirla? Dallo sguardo di lui non riusciva a capirlo. "Davvero?" chiese, comunque in un sussurro e senza riuscire a non metterci un po' di tristezza.

Blaise si alzò dal divano e questa volta ci riuscì benissimo, forse per la forza della rabbia: ma glielo stava chiedendo sul serio? Perché sembrava che volesse accettare la cosa senza fare niente? "Ma certo che no!"
Quando Ginny scoppiò a ridere, lui non capì più niente: quanto gli era mancato quel suono!

"Scusami..." Ginny non riusciva a smettere di ridere. Il suo tono inorridito quando le aveva risposto era stato troppo buffo e lei non era riuscita a contenersi.
Blaise scosse il capo, come accadeva tempo prima quando lei faceva qualcosa di strano o stravagante rispetto ai suoi gusti, e Ginny si sentì a casa quando il suo sorrisetto comparve sulle labbra.
Riuscì a smettere di ridere, ma continuò a sorridere. "Mi fa piacere. Sarebbe stato strano andarmene e lasciarvi qui a fare..."
Lui la interruppe, subito serio. "Non lo avresti fatto. Ci avresti lanciato una delle tue fatture di sicuro".
Ginny storse la bocca quando si prese un labbro fra i denti; non sapeva cosa dire: lo avrebbe fatto? Non era sicura, forse prima sì, ma in quel momento, dopo che aveva iniziato a essere un po' meno istintiva, forse sarebbe riuscita a contenersi. Per lui. Non sapendo come rispondere alla sua accusa, stette zitta.

Blaise la osservò non dire niente e la cosa lo irritò: perché non gli rispondeva a tono? Perché era così... remissiva? Cercò di osservarla meglio e notò i segni della stanchezza sul suo viso. Dormiva? I sogni erano tornati a disturbarla?
Quando tentò di chiederglielo, lei disse qualcosa, le parole si persero nell'aria e tutti e due si guardarono senza continuare.
"Cosa sei venuta a fare?" Notò da solo il tono aspro con cui glielo aveva chiesto, ma non fece niente per addolcire la frase o farle capire che era preoccupato e sì, anche, contento di vederla.
"Sono venuta per questo" spiegò, alzando il suo fumetto, quello che aveva disegnato la notte che aveva sistemato RedPoppyHouse.
Blaise, stranito, spostò lo sguardo verso la scrivania e poi di nuovo su di lei, facendo un passo per raggiungerla. Perché lo aveva lei? Non era sulla sua scrivania? Ma poi.. lo aveva visto?
"Perché lo hai tu?" Si avvicinò per strapparglielo dalle mani, ma lei fu più veloce e riuscì a fare un passo indietro.

"Non è importante. È solo che voglio sapere come finisce" disse Ginny, spostandosi e allungando il braccio all'indietro quando lui tentò di prenderglielo.
"Cosa vuol dire?" Blaise si fermò con la mano a metà strada fra di loro, guardandola confuso.
"L'ultima pagina... non si vede..." spiegò, un po' imbarazzata, lei.

Blaise guardò l'ultima pagina del suo fumetto, che lei gli stava mostrando, e notò che era rovinata: c'erano macchie confuse e linee che sembravano spostarsi a casaccio. Doveva essersi rovinato quando aveva messo sottosopra lo studio. Sospirò, perché si vergognava di quegli scatti d'ira e si ricordò di come lei lo avesse aiutato dicendo che si sarebbe ricordato delle conseguenze. "L'ho rovinato io... Dopo che te ne sei andata..."
"L'ha rovinato una magia lanciata in un momento di rabbia" precisò Ginny, che doveva aver intuito quello che era successo, ma lui non capì perché lo stesse dicendo. La guardò per chiedere spiegazioni. "Voglio sapere cosa gli risponde la ragazza" continuò lei, indicando la figura del moro.
Blaise alzò le spalle. "Non ha più importanza".
Lei batté forte la mano sulla pergamena. "Sì, invece, porca Morgana!"
Il ragazzo alzò un sopracciglio, quasi divertito. "Allora dimmelo tu, cosa risponde lei".

Ginny si spazientì nel vedere quel sorrisetto sul suo volto: la stava prendendo in giro?
"Voglio sapere cosa hai scritto tu" insistette, ma Blaise alzò le spalle e lei non ci vide più e imprecò forte.
Lui scoppiò a ridere quando lei non riuscì a trattenersi. "Dannazione, quanto ti amo... Avrei dovuto scriverci questa risposta!" Si passò una mano fra i capelli e poi sospirò.
Ginny si bloccò: cosa aveva detto? Cosa aveva detto? Una forte emozione le strinse il petto, le sembrava quasi di non riuscire a respirare.
"Non dire stronzate!" urlò, nervosa e arrabbiata. Perché lui le stava mentendo così? La cosa la faceva stare malissimo.

Blaise si bloccò e divenne serio. "Non è una stronzata. È la verità!"
"Non puoi amarmi se non tieni a me!" Lei era visibilmente agitata.
Ehi, ma cosa stava dicendo? "Questa sì, che è una stronzata!"
Ginny si agitò ancora di più. "Lo hai detto tu l'ultima volta che ci siamo visti. Eravamo...", si guardò intorno, "proprio qui".
"Io non mai detto una cosa così assurda!" Blaise lanciò un'occhiata al divano e raccolse una copia di 'Strega 2000. "Ho anche comprato questo schifo, per sapere qualcosa su di te! E se non me ne fosse fregato niente, sarei davvero con un'altra, adesso!" Rilanciò la copia sul divano e il giornale si aprì all'ultima pagina vista, dove si vedeva benissimo la foto della ragazza con la divisa della squadra mentre cadeva dalla scopa e rimaneva attaccata solo per una mano al manico. Quando l'aveva vista per poco non aveva avuto un infarto, ma poi l'articolo narrava che lei era riuscita a riprendere il controllo della scopa e le Holyhead Harpies avevano anche vinto la partita.
Lei scosse il capo, come se non capisse. "Hai detto che non saresti mai stato geloso di me perché..." La sua voce venne a mancare e lei si interruppe.
Blaise sbuffò pesantemente e fece un passo verso di lei, prendendole il viso fra le mani. "Intendevo che non potevo essere geloso di Potter, di Potter, colui che ha salvato il mondo magico, l'ex Gridondoro ideale, il preferito di Silente e della McGranitt, probabilmente il fidanzato perfetto per te..." Ginny tentò di interromperlo, ma lui glielo impedì. "Ma stavo mentendo: non volevo ammettere che il fatto di poterti perdere mi faceva stare male. Ma la mia vita è uno schifo senza di te e sto male veramente; ti amo davvero".
La ragazza tentò di rispondergli, ma lui riempì la poca distanza che separava le loro bocche e coprì la sua con le proprie labbra. Lei cedette subito, come se, nel suo stesso modo, non avesse aspettato altro da quando si erano lasciati.

"Ti amo anch'io, Blaise" riuscì a dire Ginny, quando le loro labbra si divisero.
Il ragazzo scosse le spalle, come se volesse ribadire che non c'era bisogno di dirlo, ma lei insistette: voleva che lui lo sapesse, che ne fosse a conoscenza, che le dicesse che aveva scritto le sue stesse parole, sulla pergamena. "Sono seria: anch'io ti amo e mi dispiace che sia andata così, l'altra volta. Pensavo che..."
Blaise le accarezzò una guancia. "Sono stato un idiota. E ti ho fatto credere cose non vere. È a me che dispiace, sono io che mi devo scusare. Ma ho scoperto alcune cose, in questi giorni, e comincerò a lavorare su di me".
Ginny sorrise. "Anch'io sto cercando di migliorare... di non essere più... sì, così...".

Cosa? Blaise corrugò la fronte: cosa stava facendo? "Così, come?"
Lei si staccò da lui e guardò per terra, passandosi una mano sulla nuca: era in imbarazzo. "So di essere troppo istintiva e di parlare troppo. Non voglio che la cosa ti metta a disagio o che il mio comportamento ti faccia fare brutte figure. Non aspettarti grandi cose, eh, ma sto seriamente cercando di controllarmi di più e..."
Quali assurdità stava sentendo? Lei non doveva pensare di modificare il suo atteggiamento. Era quello che lo aveva fatto innamorare di lei! "No! Non devi farlo!"

Ginny non capiva le sue parole: ma non la sgridava in continuazione?
"A me piaci così. Quando ti arrabbi o ti emozioni. Quando un'imprecazione ti scappa dalla bocca, senza che tu ci abbia pensato, mi piace; mi piace perché sei vera e non fingi. Quando generi magia involontaria e la luce alle tue spalle brilla, è come se brillassi anche tu. Non devi contenere quello che sei. Non voglio e non dovresti volerlo anche tu".
Per poco non scoppiò a piangere: erano parole d'amore. Di vero amore.
"Facciamo così: io proverò a resistere un pochino, solo un pochino. E tu ti lascerai andare di più, ma solo un pochino, per non cambiare troppo: anche tu mi piaci così come sei: sofisticato, elegante e preciso. Cosa dici?"

Blaise annuì e la riprese fra le braccia. "Ci aiuteremo a vicenda".
Ginny sorrise con gli occhi lucidi e lui pensò che fosse bellissima. "Tu mi stringerai quando ci sarà bisogno che io mi trattenga e io sarò lì a prenderti quando avrai bisogno di lasciarti andare e ti sentirai instabile. Va bene?"
"Affare fatto."
Tornarono a baciarsi e Blaise capì quanto gli fosse mancata.
"Però arrabbiati ancora. Anche con me. Non lasciare che io dica delle stronzate senza ribattere."
"E se non volessi arrabbiarmi?"
Lui corrugò la fronte: cosa voleva dire? "Sarebbe un peccato: ti trovo così sexy quando ti arrabbi..."

"Stai dicendo che se l'altra volta mi fossi arrabbiata mi saresti saltato addosso?" Ginny rise.
Blaise, che le circondava ancora la vita con le braccia, fece un sorrisetto e scosse le spalle. "Probabile".
Lei si sollevò sulle punte e gli lasciò un bacio sulle labbra. "Allora recuperiamo".

Blaise non se lo fece ripetere.


***

Poco dopo mezzanotte, Blaise si svegliò improvvisamente, senza capire bene cosa lo avesse destato; poi la ragazza che stringeva fra le braccia si agitò ancora e lui intuì cosa fosse successo.
"Ginny..." Si chinò su di lei, sussurrando il suo nome per cercare di calmarla, quando lei mosse di scatto la testa e lo colpì sul naso. "Dannazione!" esclamò e Ginny si svegliò del tutto, girandosi verso di lui.
"Blaise!" gridò lei, mentre Blaise si teneva il naso, mentre il sangue iniziava a gocciolare dalla mano sulle lenzuola.
Senza pensarci troppo, Ginny si allungò e prese la bacchetta che aveva appoggiato sul comodino, puntandogliela contro.
"Perché stavi ballando con un'altra quando te lo avevo chiesto io?"
Cosa? Che idiozia stava dicendo? Cercando di non sporcare troppo il letto e allo stesso tempo di rispondere, si mosse, mettendosi seduto. "Ti dispiace?" le chiese solamente, indicandosi il viso con l'altra mano.

Ginny scosse le spalle e pronunciò l'incantesimo che fece finire l'epitassi, per poi spostare la bacchetta e pulire il torace del ragazzo e il lenzuolo su cui era seduto.
"Grazie per aver pulito anche il letto" disse lui, quasi scherzando, subito dopo.
Ginny sentì il calore colorarle il viso: era una cosa che aveva fatto pensando che a lui avrebbe fatto piacere, prima di conoscerlo lo avrebbe fatto solo dopo molto tempo o, forse, ci avrebbe pensato sua madre. "Non dovevo?"
Lui, che doveva aver capito cos'era successo, sorrise e basta. "Penso che stessi sognando..." disse invece.
Oh, sì! "Sì! Ti avevo chiesto di ballare e invece tu hai preferito farlo con una... una... una stronza!" si inalberò lei, tornando ad agitarsi.

Blaise scoppiò a ridere. "Ti rendi conto che era un sogno, vero?"
Lei borbottò qualcosa e fece un broncio adorabile, prima gi girarsi. "Però ci sono rimasta male..."
Lui non disse niente e le si avvicinò, abbracciandola da dietro. Lei era impossibile. Imprevedibile. Non ragionava. E lui adorava tutto ciò. "Non ballerò con un'altra". Si chinò a darle un bacio sul collo.
"Promesso?"
Lui sorrise. "Promesso".
"Va bene" disse, e si girò verso di lui per ricambiare l'abbraccio.
Poco dopo riuscì a farla sdraiare e continuò a baciarla.

Ginny sospirò felice quando lui le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Troneggiava su di lei, ma rimaneva appoggiato sui gomiti per non pesarle addosso. Pensò che anche quello fosse un gesto d'amore.
"Non mi hai risposto" disse lei, dopo un po', cercando una scusa per toccargli il viso e accarezzargli la barba, un po' più lunga del solito.
"Riguardo a cosa?"
"Cosa risponde lei nella tua storia?"
Lui sorrise con fare misterioso e Ginny pensò che non glielo avrebbe mai detto.

Blaise guardò quella ragazza che aveva stravolto il suo mondo, il suo modo di pensare e anche la sua stessa vita. Rispondere che nel suo fumetto era riuscito soltanto a farle dire che lo amava anche lei, gli sembrava troppo poco. "Risponde che le piace molto il regalo che lui le ha fatto".
"Quale regalo?" esclamò lei con sorpresa, tirandosi su di colpo. Questa volta Blaise se lo aspettava e riuscì a scansarsi prima di essere colpito di nuovo.
"Quello che lui le fa per il suo compleanno" rispose, senza stare a spiegare che lei avrebbe potuto di nuovo dargli una testata.

Ginny corrugò la fronte. Quale compleanno? Poi capì: era il suo compleanno, era il giorno 11 agosto.
"Che dici, lo vuoi il tuo regalo?"
"Mi hai fatto un regalo?" sussurrò lei, in risposta. Blaise le aveva fatto un regalo per il suo compleanno nonostante avessero litigato?

Blaise si spostò quel tanto che bastava per permetterle di sedersi e si sdraiò sulla schiena, piegando le braccia e mettendo le mani sotto la testa. "Sì. E se lo vuoi, dovrai essere carina con me" disse, con spavalderia. Ginny rise e si appoggiò su una mano per avvicinarsi a lui. "Sono stata carina con te proprio poco fa!" esclamò, ridendo.
Blaise cercò di non scoppiare a ridere, e riuscì solamente a sorridere. "In verità era ancora ieri... oggi non sei proprio stata..."
La manata che lei gli diede sul petto lo interruppe e lo fece piegare, ma non riuscì più a contenere la risata.
"Io sono sempre carina con te!" continuò a perorare la sua causa la rossa. Blaise ormai aveva le lacrime agli occhi, da tanto rideva. La ragazza si sdraiò accanto a lui e lo stuzzicò con la mano. "Dai, dimmi cos'è".
Blaise adorava il fatto che lei fosse così curiosa e tenace. Le prese la mano, stringendola nella sua, e si allungò per baciarla. "La maglia dei Bats" sussurrò sulle sue labbra quando si staccò da lei.
Appena Ginny mise a fuoco le sue parole, tentò ancora di dargli una pacca sul petto, ma questa volta lui se lo aspettava e riuscì a trattenere la mano che ancora stringeva, mentre scoppiava a ridere.

Ginny non riuscì a trattenere la risata e rise anche lei: assistere a Blaise che rideva sincero era sempre un'esperienza fantastica. Si sdraiò accanto a lui facendo combaciare i loro corpi e appoggiò la testa sul suo petto: lui le stringeva ancora la mano, così lei iniziò a giocare con le loro dita intrecciate. "Non è che devi diventare stupido tutto d'un colpo, eh..." brontolò, con un sospiro.
Blaise le fece scivolare un braccio sulle spalle e l'abbracciò. "Lo vuoi davvero? Di solito non ti piacciono i regali..."
Ginny sentì di nuovo le guance rosse. Ok, era vero. Però... Orgogliosa come Godric Grifondoro, non voleva ammettere di non sapersi contenere come una bambina il giorno di Natale e disse: "Visto che me lo hai già preso, tanto vale che tu me lo dia, no?"
Blaise scoppiò ancora a ridere: doveva aver capito. Senza dire niente si alzò dal letto scansandola dolcemente e, nudo com'era, andò verso il mobile in fondo alla camera, aprì il primo cassetto e ci frugò dentro.
"Dovresti smetterla di guardarmi il sedere, però" scherzò, come se potesse vedere davvero che lei gli stava fissando quel punto.
"Dovrò pur far qualcosa di piacevole mentre aspetto, no? Sei così lento..." lo stuzzicò con ironia.
Blaise si girò quando trovò quello che stava cercando e lei continuò a fissarlo. "Non è quello, il tuo regalo" disse, ridendo, ma senza né coprirsi né avvicinarsi al letto.
"Sei sicuro?" Solo in quel momento lei alzò lo sguardo fino ai suoi occhi.

Blaise fece un sorrisino sornione: Ginny non fingeva mai, non ne aveva bisogno e lui sapeva che era una qualità da non sottovalutare mai.
"Se questo proprio non lo vuoi..." Si avvicinò al letto, mostrando una bustina di carta e facendola dondolare.
"È del negozio dei folletti orafi che c'è a Diagon Alley?" chiese lei, stupita, quando riconobbe il nome del negozio sulla carta.
"Il 'Folletto dorato', sì."
Lei fece una faccia strana. "E cos'è?" domandò ancora, ma non allungò la mano per rubarglielo.
"Dovrai aprirlo per scoprirlo. Spero che ti piaccia..."

Ginny lasciò che fosse lui a porgerle il regalo, mentre le faceva gli auguri: il fatto che fosse di una gioielleria l'aveva messa a disagio. A lei i gioielli costosi non piacevano molto. Sperò che non fosse niente con pietre troppo vistose, come quelle che aveva visto in giro di recente.
Convinta di aspettarsi qualcosa di non adatto, aprì la bustina di carta e tirò fuori la scatola che c'era dentro. Una scatola quadrata, grande, con i colori del negozio. "Spero che tu non abbia speso troppi soldi..." mormorò, mentre staccava lo scotch per sfilare il coperchio della scatolina.
"Sai già che non ti piacerà, per questo me lo stai dicendo?" le chiese lui, ma quando Ginny lo guardò, sentendosi in colpa, notò che lui non sembrava turbato.
"No, io..." si interruppe, non sapendo come andare avanti. Nel frattempo tornò a guardare la scatolina aperta, mentre il suo contenuto era ancora coperto da un velo di velluto. Cosa avrebbe trovato?
Blaise si sedette accanto a lei, ma Ginny non ebbe più il coraggio di guardarlo.
Spostò il velluto e un braccialetto argentato fece capolino nella scatola. Oh! Non era brutto! Non era pacchiano, non era vistoso. Era un bellissimo braccialetto liscio che brillava come se fosse stato pieno di brillantini e, intorno alla circonferenza, una decina di ciondolini erano adagiati nella confezione. Con un sorriso, tirò fuori il braccialetto e se lo mise subito al polso, alzandolo per vedere cosa rappresentassero i ciondoli allegati.
"È bellissimo!" esclamò, senza neanche accorgersene.
Blaise al suo fianco non disse niente e le accarezzò il polso, mentre lei con l'altra mano osservava i piccoli pendenti: una bottiglia di Veritaserum proprio come quella che c'era a casa dei Greengrass, la piuma di un JobberKnoll, un piccolo libro con la scritta 'Magician Directory' in copertina, un piccolo quadratino d'argento dove loro due si muovevano e si davano un bacio, la sua maglia da Quidditch, smaltata di verde, un fiore blu... Mentre li faceva scorrere con la mano, si sentì il petto riempirsi di calore. "Ma siamo noi! Sono tutti... sono... noi!"
Ginny gli saltò al collo, per abbracciarlo. "Per Godric è fantastico. Non ho mai avuto niente di simile, io..." Tornò a guardare il braccialetto, mentre lo agitava in giro, gesticolando con le mani mentre parlava.

Blaise fu felice della sua reazione: subito lei sembrava restia, ma lo aveva previsto, dopo ciò che si erano detti in occasione dell'acquisto dei regali, così non aveva detto niente, sperando di non aver sbagliato. E ora sapeva di aver fatto giusto. Gli rimaneva solo un dubbio.
"Sicura che ti piaccia? Avevo pensato che il braccialetto avrebbe dovuto avere solo riferimenti a te, perché è il tuo compleanno, ma quando sono stato in negozio e ho iniziato a spiegare ciò che volevo, mi sono reso conto di aver immaginato questi ciondoli e..."
"Mi piace tantissimo, invece! E io sono sono io anche grazie a tutto questo!" esclamò lei, con uno sguardo dolce. "E ora sarò felice di essere molto carina con te!" disse, posandogli una mano sul petto e spingendolo supino sul letto per salirgli a cavalcioni.
"In verità, dovrebbero spettarti solo coccole, oggi..."
"Non faccio mai le cose come le fanno tutti, io" sostenne lei.
Blaise rise forte. "Già, lo avevo notato..."



***Eccomi qui! Scusate il ritardo, ma ho iniziato la scuola (sì, sono tornata a scuola alla mia età! :-) ), sono stata ammalata e il tempo per scrivere se n'è andato sotto l'uscio.
Questo era l'ultimo capitolo. Ci sarà un (breve) epilogo, giusto per rivedere i nostri amici prima di salutarli.
Per ora vi ringrazio tutti e mi scuso ancora, ma vi assicuro che è merito vostro se la storia ha raggiunto finalmente la fine, perchè dai miei ricordi, è iniziata parecchio tempo fa e probabilmente se non ci foste stati sarebbe stato molto diverso.
Grazie ancora a tutti. Un grosso bacio.

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