Little Vee
Ginny infilò la busta nel becco di Leotordo e lo guardò andare via, appoggiata al davanzale della finestra. Si girò, prese le pergamene, e senza neanche controllarle le infilò nella tasca del mantello sbuffando. Odiava quando le ordinavano di fare le cose.
Scese velocemente le scale, portando il mantello sul braccio e gridando a sua madre che sarebbe uscita. "Vado da Bill e Fleur, ci vediamo stasera!" Non ascoltò la risposta della donna, prese una manciata di polvere dal camino e la buttò nel focolaio prima di gridare: "Villa Conchiglia!"
*
Ginny si guardò intorno nel salotto di Fluer e subito dopo pensò che avrebbe dovuto smaterializzarsi fuori dall'abitazione e bussare per entrare. Guardò verso il portone d'ingresso: faceva ancora in tempo a uscire?
"Ginnì!" esclamò la cognata, vedendola sul tappeto davanti al camino. La bionda scese sorridendo la scala che portava ai piani superiori e le andò incontro. "Che piacere!" le disse, prima di abbracciarla.
Ginny, che prima della guerra non aveva mai avuto molta simpatia per Fleur, sorrise in risposta e ricambiò l'abbraccio. "Come state? Era un po' che non venivo a trovarvi..."
Quando si staccò da lei, la francese storse il naso. Ginny poté notare le occhiaia che aveva sotto gli occhi e la stanchezza sul suo viso. "Che succede?"
"Quel piccolo mostro non dorme mai!" esordì con gli occhi sbarrati e Ginny scoppiò a ridere. "Non ridere! Non. Ridere!" Poi si passò una mano sul viso stanco e non riuscì a trattenere una risata. "Vieni, preparo un tè..."
Ginny seguì la cognata in cucina e l'aiutò prendendo le tazze e la zuccheriera. Sapeva che Victoire, la bimba di Fleur e Bill, non dormiva molto ed era una bambina molto vivace, in più aveva iniziato a camminare molto presto, così c'era sempre da stare attenti a dove andasse. Quando il bollitore fischiò, la padrona di casa versò il liquido in due tazze, ne allungò una a Ginny e poi, quando lei la prese, non la lasciò andare, costringendola a guardarla.
"Che succede, Ginnì?"
Ginny corrugò la fronte. Che domanda era? "In che senso?"
"Non vieni mai a trovarmi. E l'ultima volta è stata quando..." Ginny sospirò. Era vero, per quanto avesse accettato Fleur come parte integrante della famiglia e sapesse benissimo che era la compagna perfetta per Bill, non andava a trovarla spesso. Per questo aveva chiesto a Zabini se lui conoscesse qualcun altro a cui chiedere per il diario di sua madre. E l'ultima volta che era stata a Villa Conchiglia era stato con Harry, poco prima che partissero per la vacanza in Romania.
"Devo chiederti un favore..." iniziò, allora. Era così brutto, non andava mai a trovarli e lo faceva solo quando aveva qualche tornaconto. Però li vedeva quando andavano a mangiare alla tana, non è che non li calcolasse proprio, così sorrise, sperando che Fleur non ci pensasse troppo.
"Oh, che bello, dimmi, se posso essere utile..." Fleur sembrava quasi contenta. Ginny alzò un sopracciglio, ma decise di non darci troppo peso, si allungò a prendere le pergamene da dentro la tasca del mantello che aveva appoggiato alla spalliera di una sedia e sciolse il fiocco del nastrino che le legava fra di loro.
"Abbiamo... Ho trovato delle pergamene scritte in francese, ma lo sai che io non lo conosco... Ho bisogno di sapere che c'è scritto..." prese i fogli e li aprì come un mazzo di carte sul tavolo. Gli occhi di Fleur si riempirono di meraviglia. Ma quella ragazza stava bene?
"Non sai quanto mi manca il francese..." confessò, prendendo la prima pergamena.
"Guarda che lo abb... L'ho riscritto io, quindi potrebbero esserci degli errori, ma è una sorta di diario..." La biondina alzò su di lei uno sguardo curioso. "Cosa c'è? Non si capisce la mia scritt..."
"Questa non è la tua scrittura, Ginnì."
Stranamente, Ginny sentì le guance scaldarsi. Ma perché, poi? "Mmm, ok l'ho fatto insieme a un'altra persona... Ma puoi aiutarci?"
Fleur abbassò di nuovo gli occhi su quella meraviglia: parole in francese! Il suo francese! Cercò di capire se i fogli avessero un senso logico e ne scambiò di posto due quando capì che erano stati erroneamente invertiti.
Aveva da poco iniziato a leggere quando il pianto di Vic si sentì dal piano di sopra. La ragazza alzò gli occhi al soffitto: ma quella bambina non poteva dormire almeno quel giorno? Sua figlia era la sua creatura adorata, la bambina più bella del mondo, la più intelligente... ma non dormiva molto fin da quando era nata e lei iniziava a non poterne più. Aveva provato di tutto, tutti i trucchetti e consigli che aveva trovato in giro, nessuno funzionava. E la bambina dormiva ancora pochissimo.
Sospirò profondamente e si alzò, mentre lasciava le pergamene sul tavolo. "Vado a prendere Vic e torno. Non te ne andare" ordinò alla cognata.
Ginny guardò la bionda salire le scale e aspettò pazientemente che tornasse da basso con in braccio la sua nipotina.
La bimba, quando la vide, emise un verso strano, probabilmente cercando di ripetere il suo nome e Ginny batté le mani quando la vide.
"Vieni da me, Little Vee. Vieni dalla zia Ginny. Zia Ginny. Zia. Ginny..." cantilenò, mentre prendeva la nipotina dalle braccia della madre e lei si sedeva per tornare a guardare le pergamene.
Giocò un po' con Vic, facendole battere le mani e provocando un po' di rumoroso baccano, quando notò che Fleur le lanciò due o tre occhiate stanche. "Qui avete scritto male: 'Niece', non 'Neeve', è nipote. Una nipote femmina. Dice che una nipote è andata a trovarla e le ha portato..."
Ginny si sporse, cercando di prestare attenzione, ma Vic, non contenta di non essere considerata, allungò una manina e afferrò una pergamena stropicciandola in parte.
"No, ferma, ferma!" La voce della madre fu così acuta che la bambina si bloccò, per poi scoppiare a piangere subito dopo.
La ragazza osservò lo sguardo della cognata posarsi stancamente sulla figlia e scuotere la testa. Quando chiuse gli occhi, capì che aveva bisogno di un po' di tempo. E di stare da sola. Sua madre aveva detto qualcosa sul fatto che a volte fosse pesante occuparsi tutto il giorno di un bambino piccolo.
"Ascolta, perché non ti riposi un po'? Qui non c'è fretta. Puoi andare a coricarti e..."
"Vic..." iniziò a ribattere la francese, scuotendo la testa.
"Little Vee viene con me. Mi occupo io di lei, oggi" disse, colpita da quell'idea che sembrava meravigliosa. Prese la piccola e la fece sedere sul tavolo, con le gambette e il viso verso di lei. "Ci vieni con me, Little Vee? Andiamo a fare un giretto mentre la mamma dorme un po'? Ti porto a spasso..."
Fleur era titubante. Ma era anche stanchissima. Aveva una gran voglia di mettersi a letto. O di fare una doccia. O di mettersi a letto subito dopo aver fatto la doccia. O il contrario. Doveva decidere. Ma voleva riposarsi. Vic sarebbe stata bene con Ginny. E se Ginny se la fosse vista brutta, sarebbe andata da Molly, lei conosceva Vic e sapeva come tenerla.
"Sicura?" disse, sperando che lei non cambiasse idea dopo averla così illusa.
"Certo. Ora io e la mia bellissima nipotina andiamo fuori..." disse ancora, prendendo le manine della bambina e guidandole per farle fare delle ovazioni da stadio di Quidditch. Vic rideva estasiata.
Ginny sorrideva contenta. Avrebbe preso su Vic per andare da Madeleine. Sì, era un'ottima idea. Sorrise ancora a Fleur: sembrava veramente stanchissima. Come se non dormisse dal giorno in cui era nata la figlia.
"Magari prendi su..."
Ginny le sorrise e poi tornò a parlare con la piccola. "Prendiamo su tutto, vero Little Vee? Tutto quello che ci serve!"
"Ok, va bene. E quando sarete tornate, ti avrò scritto una traduzione decente. Dov'è che avete letto 'macellaio'?" Fleur scosse la testa, sorridendo leggera e Ginny seppe di aver preso la decisione giusta.
E dopo pochi minuti, lasciò Villa Conchiglia con in braccio la bambina, diretta a casa della madre di Zabini.
*
Sbatté forte il batacchio solo per far ridere Vic e la piccola rise fino a quando la porta non si aprì e uno degli elfi di Madeleine aprì il portone.
In imbarazzo come il giorno prima con la Parkinson, balbettò qualcosa mentre entrava in casa e posava Vic per terra: tenere un bambino in braccio era divertente finché non ti facevano male le braccia.
L'elfa le disse di andare direttamente nel salottino del ricamo, dicendo che l'avrebbe preceduta per annunciarla e, ricordandosi che era il nome della stanza del giorno prima, esattamente come l'aveva chiamata Rachel, si diresse sicura attraverso sale e corridoi.
Trovò la porta aperta e, non sapendo bene come ci si comportasse in certi momenti, bussò delicatamente sullo stipite di legno prima di entrare. "Permesso... Mrs Madeleine?" la chiamò, quando la vide in poltrona, chinata su un lavoro a maglia.
L'elfa apparve davanti alla strega, spaventando Ginny e Vic, che iniziò a gnolare. "Madame Zabini, Miss Weasley è venuta a trovarla."
Maddie alzò gli occhi dal lavoro quando sentì il pianto di un bambino e, subito dopo aver visto Ginny e una deliziosa creatura bionda, Kikky l'annunciò.
"Grazie, Kikky, puoi andare" disse, rivolta alla creatura domestica, poi si alzò e andò incontro alla ragazza sorridendo. "Ginny! Ma chi è questa bellissima bambina?" Si avvicinò ancora alle streghe e, proprio mentre Ginny spiegava chi fosse, si chinò davanti alla bimba. "Mi scusi, Maddie, è mia nipote. Sua madre aveva bisogno di riposarsi un po', così mi sono offerta di..." Ma la strega non l'ascoltava più. "Come ti chiami, piccola?" le chiese, allungando una mano verso di lei. La piccola sorrise nel vederla e le prese un dito con tutta la mano. "Vee!"
"Come?" domandò, gioendo di quella vocetta piccola e melodiosa.
"Lei è Vic. Victoire Weasley, per la precisione. Ma io la chiamo Little Vee , perché lei è una piccola Veela, vero, cucciola?" disse, prendendo la bambina per i fianchi e facendola girare in aria, mentre la piccola scoppiava a ridere: era meraviglioso vederle e sentirle.
Si sedette sul divano quando sentì le lacrime salirle agli occhi.
Ginny vide la strega sedersi e passarsi un fazzoletto sul viso. Che era successo? "Maddie... si sente bene?"
La donna sorrise tristemente. "Sì, scusami cara, stavo solo pensando che avrei voluto dei nipotini e..."
O Santo Godric Grifondoro! Ginny si passò una mano fra i capelli, imbarazzata: cosa avrebbe dovuto rispondere? "Ehm... Forse Zab... suo figlio... prima o poi... Sì... troverà qua... Cioè... Bo... " rispose, piuttosto indaffarata a tenere sotto controllo i pensieri; non sapeva cosa dire, ma era sicura che dire a una madre che per suo figlio sarebbe stato difficile trovare qualcuno che lo sopportasse non era una bella cosa.
Maddie sospirò: stava mettendo la ragazza a disagio e non voleva. "So che è presto, lo so. E so che i bambini sono impegnativi, non capricci da prendersi così! Blaise, quando era piccolo mi ha fatto dannare! Era così vivace..." Sospirò al ricordo di quegli anni intensi. Prima di andare a Hogwarts Blaise era davvero un bambino scapestrato. E quando si trovava con i suoi amici, poi... Ripensò anche a Bert, ma decise di non parlarne con la ragazza per non rattristarla.
"Davvero? Ma... ne è sicura? Za... Blaise, il Blaise che conosco io?" La voce della ragazza era divertita e incredula e Maddie rise ancora della sua espressione. La osservò sedersi mentre lanciava occhiate alla bambina che aveva iniziato a trotterellare da sola in giro, così si sedette vicino a lei, sul divano.
"Oh, sì, proprio lui!"
Ginny ascoltava la madre di Zabini parlarle ancora del figlio e scoprire quante marachelle avesse fatto da ragazzino la fece ridere tantissimo: lei lo aveva conosciuto a scuola, quando già, in coppia con Malfoy, facevano a gara a chi fosse più serioso e pomposo. Non avrebbe mai ammesso di essere così sorpresa. Ma lo era stata anche quando aveva scoperto che volava così bene sulla scopa.
Era ancora presa dalle sue fantasticherie che non si accorse che Vic si era avvicinata al lavoro a maglia di Maddie, allungando le manine. Quando tentò di tirare un filo, la trattenne. "No, Vic, stai ferma..." Una volta anche lei si era lasciata tentare dai ferri di sua madre, ma Molly si era arrabbiata quando aveva scoperto che lei aveva sfilato tutte le maglie dai ferri perché convinta così di aiutarla.
"Lascia, lascia stare. Ora lo metto via" la tranquillizzò.
"So che se salta una maglia è un casino, mia madre mi terrorizza ancora..."
"Oh, non è un lavoro a maglia, guarda..." le spiegò, mostrando il lavoro: effettivamente non sembrava un maglione o una sciarpa o una coperta, come le cose che faceva Molly. Mise in un cestino una palla di fili intrecciati e tirò fuori un'altra cosa: il pupazzo di uno snaso. "Oh! Mia madre non fa questi!" esclamò, prendendolo in mano e osservandolo: era proprio un pupazzo a tutto tondo, con le zampe, la testa e le orecchie.
"È uncinetto, non uso i ferri da maglia. E mi piace fare i pupazzi. Di solito li faccio per l'associazione... Come si chiama? Ah, Sì. La Magical Children!" Oh! Sì, conosceva anche lei quell'associazione. Ogni anno organizzava eventi e cene per raccogliere fondi per il San Mungo e altre attività di beneficenza. Lei aveva sempre partecipato, con Harry.
Vic aveva visto un pupazzo fra le mani della zia e si era buttata verso di lei. Non camminava ancora bene, più che altro trotterellava e si lanciava di qua e di là, sperando di trovare qualcosa a cui reggersi, ma quella volta non ci pensò molto, troppo impegnata a osservare il pupazzo. Fece quei tre o quattro passi e poi si lasciò cadere contro le gambe di Ginny, allungando le manine e allargando le braccia.
Ginny non vide Vic arrivare, e si spaventò quando la piccola abbracciò il pupazzo senza lasciarlo più andare. Oh, Merlino! E ora?
Maddie sorrise quando vide la bambina ridere mentre stringeva le manine intorno allo snaso. "Vic..." aveva iniziato Ginny, ma la donna le aveva posato una mano sul braccio per interromperla. "Portatelo a casa. Te lo regalo. Io ne farò un altro al più presto, tanto non ho niente da fare..."
Ginny non disse niente, ma annuì. Dover strappare un giocattolo dalle mani di un bambino non sarebbe stato per niente facile. Ringraziò e poi seguì con lo sguardo Vic che continuò il suo trotterellare verso la porta finestra che dava sul terrazzo.
"È ora di andare, va... prima che lei diventi ingestibile..." disse, allora, alzandosi.
"Perché non facciamo una passeggiata in terrazza? Gira intorno alla casa, così ti faccio vedere anche il giardino" propose la donna e Ginny acconsentì. "Chiamo Kikky e poi usciamo" disse ancora, prendendo la bacchetta.
L'elfa apparve appena la padrona di casa l'ebbe chiamata e Ginny si guardò intorno: aveva già notato che c'erano vasi da fiori un po' dappertutto, quindi il giardino doveva essere pieno di fioriture diverse. Aveva visto più di un tipo di fiore, in quei giorni, e l'unico che lei conosceva erano i girasoli che troneggiavano in un vaso blu alla sua sinistra. Si avvicinò per osservarlo meglio: effettivamente era proprio del colore della polvere che aveva visto sulle mani di Maddie al San Mungo. E lei aveva le mani sporche di terra.
Si voltò verso la donna, ma lei era girata verso l'elfa. "Miss Rachel non è venuta. Faccio portare il tè più tardi?" Mentre la donna annuiva e dava altre istruzioni, Ginny fece un altro passo e allungò una mano per toccare il vaso, quando il rumore di un vetro che sbatte le fece voltare lo sguardo verso la portafinestra: Vic picchiava la manina libera contro lo stipite della porta, tentando di aprirla.
"Vic, ferma. Ferma..." Raggiunse la bambina e la prese in braccio, per assicurarsi che non combinasse guai, e tornò verso il vaso che aveva attirato la sua attenzione.
Allungò una mano, accarezzando uno dei girasoli e poi scendendo giù, lungo lo stelo e sfiorare la ceramica decorata.
"Little Vee, ricordati 'vaso blu', se dovessi perdere la memoria, ok?" bisbigliò alla piccola, che però non la stava guardando. Stava per toccare un intricato disegno a mosaico, quando la voce di Maddie la fece trasalire. "Andiamo?" chiese infatti la donna e Vic si agitò in braccio a lei, tentando di scendere.
"Sì" rispose Ginny, colta di sorpresa come se stesse commettendo un reato. Fece scendere la bambina e, velocemente, posò il palmo sulla superficie del vaso. A parte una leggera freschezza, nient'altro attirò la sua attenzione. Tolse la mano e se la guardò: pulita, niente puntini. Da un lato fu contenta, perché se anche avesse trovato la soluzione al problema, se la sarebbe scordata e non sarebbe servito a niente, ma dall'altra, era ancora pensierosa.
"Ginny, vieni?" La ragazza si girò verso il portafinestra, dove Maddie teneva per mano una Vic abbastanza smaniosa di uscire sul terrazzo.
"Sì, arrivo."
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro