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La nipote dei fiori

Ginny si svegliò e si stiracchiò come se avesse bevuto una pozione di morte apparente: le sembrava di aver dormito per una settimana.
Si girò nel letto e notò che era molto più grande del suo. Velocemente si tirò a sedere e si guardò intorno: dov'era? Aveva un vago mal di testa, ma non troppo forte: possibile che avesse bevuto e non si ricordasse cosa avesse fatto?
Si portò una mano alla fronte, cercando di ricordarsi della sera prima, quando le venne in mente la cena della Magical Children e... Blaise? Sì, lui! Era a casa di Blaise? Non riconosceva quella stanza.
Spostò le coperte per scendere dal letto: il suo vestito era appeso a uno specchio sulla parete, mentre le scarpe, la sua borsetta e la bacchetta erano posate lì accanto, vicino al mantello ripiegato. Oh, ma cosa aveva addosso, allora? Chinò lo sguardo e vide che indossava una maglietta bianca. Una maglietta molto grande: lo scollo le cadeva su una spalla, lasciandola scoperta. Si alzò mentre afferrava l'orlo di stoffa e lo annusò: cedro e vetiver.
"Miss Ginny."
Ginny per poco non sobbalzò alla voce dell'elfa. "Kikky, per Godric, mi hai fatto prendere un colpo!"
"Miss Ginny deve scusare Kikky! Kikky non voleva spaventare la signorina..."
"Sì, sì, Kikky, non preoccuparti! E vedi di non sbattere da tutte le parti, che ho un mal di testa...."
"La signorina vuole che Kikky le porti una tazza di tè? O una pozione antidolorifica?"
Mmm. La tazza di tè era invitante. "Posso farmelo da sola il tè, non preoccuparti". Fece un passo verso lo specchio: era stato lavato e stirato. "Ti sei occupata tu del mio vestito?"
"Sì, Mr Blaise ha detto di spogliare miss Ginny e..."
La ragazza sbuffò: tutti quegli appellativi la infastidivano. "Perché non mi chiami Ginny e basta, Kikky? E cosa ti ha detto di fare, di preciso, Blaise?"
L'elfa le spiegò che il moro l'aveva portata a casa addormentata, facendola sdraiare sul letto e dando istruzioni a Kikky di lavare il suo vestito e di farle indossare una maglietta delle sue, per dormire. Stranamente, sentì le guance arrossarsi a quel pensiero: ma perché, poi? "Mr Blaise ha detto anche di lasciar dormire Ginny fino a quando non si fosse svegliata da sola e di chiamarlo se avesse avuto degli incubi" continuò. Oh, ora il calore sulle guance era fortissimo.
"E adesso lui dov'è?" Allungò il collo verso la porta socchiusa.
"A Londra". Oh. L'aveva lasciata da sola. Beh, sola con Kikky.
Uscì da quella che pensò fosse la camera degli ospiti e si ritrovò nel corridoio dello studio; si diresse verso la cucina con passo sicuro, come un soldato scalzo, coperto solo da una sottile maglietta come divisa.
"Allora mi bevo il tè e me ne torno a casa. Magari scriverò a Blaise per ringraziarlo..." continuò, parlando fra sé e sé.
Si fece il tè e si sedette al tavolo, tirando su i piedi e abbracciandosi le ginocchia: che pace che c'era lì. Poi si alzò e, tirandosi dietro la tazza, si affacciò alla finestra, rimanendo a osservare le strade dall'alto: dovevano essere quasi in periferia, il traffico non era assiduo come quello della Londra babbana, ma neanche deserto come la campagna: un quartiere residenziale, forse? Non riusciva a capirlo.
Continuò a osservare fuori dal vetro mentre sorseggiava il suo tè bollente. Quando si avvicinò troppo al vetro il calore della bevanda fece appannare il vetro e lei con il dito disegnò una scopa fra le bollicine di vapore.
La voce di Blaise alle sue spalle la fece trasalire e si rovesciò metà tazza addosso, gridando poi perché il liquido era bollente.

Blaise si smaterializzò a casa: ormai era primo pomeriggio e pensò che la sua ospite se ne fosse andata; aveva avuto delle commissioni da sbrigare e ci aveva messo più tempo del previsto, specialmente quando, in visita alla Gringott, Theo lo aveva monopolizzato per un tempo infinito, cercando di carpirgli qualsiasi informazione utile riguardante la serata.
Appoggiò le sue cose nell'ingresso e si diresse verso la cucina: la casa era silenziosa e non vedeva l'ora di farsi una tazza di tè prima di andare da sua madre.
Quando entrò in cucina, però, rimase paralizzato da quello che vide: una sirena dai lunghi capelli rossi, sciolti sulla schiena, era chinata verso la finestra, a guardar fuori, e le sue gambe snelle e nude, svettavano da sotto la sua t-shirt che a lei stava lunga, ma le aderiva al sedere. E che sedere! Tondo e morbido, sembrava invitare al tocco. Dannazione, dovette fare uno sforzo immane per non raggiungerla e metterle le mani addosso.
Lei si mosse ancora e tracciò delle linee sul vetro della finestra, per poi ridacchiare come una bambina: sembrava serena. "Hai dormito bene?" Si trovò a chiedere, senza pensarci.
La ragazza, spaventata dalla sua presenza non ancora palesata, fece un salto e la tazza che aveva in mano sobbalzò, versandosi sul petto e facendo scorrere il liquido fino alle gambe. "Porca Morgana!" esclamò, saltando e facendo dondolare una mano. Blaise rise, perché l'alternativa sarebbe stato un disastro, così si sfogò così.
"Ma che ti ridi, mi hai fatto prendere un colpo!" Si lamentò la rossa, mentre cercava di tirare su la maglietta che continuava a caderle sulla spalla.
"Non l'ho fatto apposta..." Blaise si avvicinò a lei, prendendo nel frattempo uno strofinaccio dal piano della cucina.
"Non sono proprio scuse, sai?" Appoggià la tazza sul tavolo e afferrò il canovaccio che lui le stava porgendo.

Ginny tentò di tamponare quella che le sembrava un'inondazione, asciugandosi le gambe e non si accorse della maglietta che le si era attaccata alla pelle.
"Ti faccio portare un'altra maglia da Kikky."
Santo Godric, no! Gliene aveva già rovinata una, non era il caso di fargli fuori tutto il guardaroba. "No, tanto stavo andando. Oggi pomeriggio ho appuntamento con Astoria e..."
"È già pomeriggio". Oh. Era vero, pensò, guardando l'orologio.
"Allora mi sa che sono molto in ritardo..." iniziò, pensando a cosa dire. "Io... Grazie per avermi fatto dormire qui..."
"Non potevo lasciarti nel giardino della Tana, no?" Blaise alzò una spalla.
Oh. Sì, giusto. Il suo atteggiamento era strano e lei si sentì a disagio: forse era meglio andarsene alla svelta.
"Certo. Allora prendo le mie cose e vado..."

Blaise si sentiva uno stupido: perché non riusciva a parlarle normalmente? Eh, perché lei era mezza nuda e lui si sentiva così eccitato da pensare di saltarle addosso; l'unica era cercare di mantenere un atteggiamento distaccato.
"Aspetta, ci aggiorniamo stasera?"
"Stasera?" chiese lei, girandosi dopo che l'aveva superato per tornare in camera, probabilmente.
"Sì, vai da mia madre. O pensavi di saltarlo?" Il suo tono era più duro di quello che doveva essere, ma non seppe formulare meglio la frase, dovendo sforzarsi di non guardare come la stoffa della t-shirt che si arrotondava su di lei.
"Oh, sì certo che ci vado. Sul tardi, magari."

Ginny pensò che avrebbe potuto andare da Maddie dopo aver visto Astoria. Cosa avrebbe raccontato alla bionda, ancora non lo sapeva, ma voleva assolutamente uscire al più presto da quella stanza.
In men che non si dica, raccolse la bacchetta, appellò le sue cose e si smaterializzò in camera sua. Guardò il suo letto ancora fatto e si chiese cosa avrebbe detto a sua madre: poteva dirle che aveva dormito a casa di un ragazzo? Forse era meglio di no. Magari le avrebbe detto che aveva dormito da Luna, sperando che l'amica le reggesse il gioco.
Sarebbe stato più difficile con le amiche, in verità: cosa avrebbe raccontato? 'Io e Blaise ci siamo baciati, sono finita a casa sua, mi ha visto mezza nuda, ma non gli interesso abbastanza'? No, era meglio di no. Il suo orgoglio Grifondoro strideva i denti.
Quasi con tristezza, scoprì che in casa non c'era nessuno e andò a farsi una doccia prima di incontrarsi con Astoria. Mentre l'acqua calda le coccolava i pensieri le venne in mente di non aver sognato la battaglia; ma di chi era il merito? Del sonnifero o di casa di Blaise?

***

"Buonasera, Maddie!" Ginny entrò nella stanza del cucito dopo che Kikky l'aveva annunciata. "Come sta?" chiese, notando poi la presenza della Parkinson sul divano, che la squadrò con un'occhiataccia, e che lei ignorò.
"Oh, Ginny cara, vieni a sederti. Io e Pansy stavamo proprio per prendere il tè. Ne gradisci anche tu?" La strega le face cenno di sedersi sull'altro divano e lei ubbidì.
"Sì, Weasley, c'è qualcos'altro che vuoi da noi? Sangue di unicorno o qualcosa del genere?" sussurrò la Parkinson, senza abbassare gli occhi e squadrandola mentre Maddie si alzava per chiamare l'elfa.
"Simpatica, Parkinson. A cosa devo l'onore della tua parola?"
La ragazza le lanciò sul divano una copia di un giornale scandalistico, 'Strega 2000', e fece una smorfia. "Dimmi ancora che siete 'solo amici', come continui a raccontare, che fingerò a crederci..."
Ginny osservò il giornale, che si era aperto a una pagina centrale, dove la fotografia rappresentava lei mentre si sporgeva per baciare le labbra di Blaise. Porca Morgana! Scosse le spalle: come poteva spiegare una cosa del genere? Non poteva! Per un attimo la tristezza le strinse il petto: poteva essere tantissime cose, ma non era nessuna che andasse a suo favore. Vabbè, lo aveva fatto per aiutare Blaise, non doveva crucciarsi. Eppure pensava che non ci fossero più giornalisti alla serata...
"Maddie l'ha già visto?" domandò solamente, con una finta sicurezza, mentre richiudeva il giornale e glielo lanciava vicino.
"No, sei fortunata. Ma non mi inganni: non mi piaci."
"La cosa è reciproca, Parkinson, non preoccuparti."
La mora continuò a guardarla con espressione dura e non disse più niente perché Maddie tornò a sedersi e a portata d'orecchi. "Allora, novità?"
"No, Maddie, nessuna" mentì e si sentì una traditrice. Ma alla fine era vero: non c'erano novità all'orizzonte. Però non guardò la ex Serpeverde dall'altro lato del tavolino. "E qui? Che succede?"
In quel momento comparve Kikky con il vassoio del tè e per poco Ginny non si spaventò, per poi pensare subito che lei avrebbe potuto dire qualsiasi cosa sul fatto che aveva dormito a casa di Blaise. E lì la Parkinson l'avrebbe guardata ancora più male.
Per fortuna Kikky sparì subito e fu la mora a servire il tè.
Quando le passò la tazzina, Ginny le fece un sorriso forzato, ma lei continuò a guardarla con quell'espressione dura. Ma cosa voleva?
"Hai fatto altri unicorni all'uncinetto?" domandò alla strega e notò che la mora sbuffò.
"Vado alla toilette". La mora si alzò in piedi subito dopo aver riempito tutte le tazze.
"Non hai paura che ti avveleni il tè, Parkinson?" sussurrò, continuando a sorridere.
"No, Weasley. Non mi fai paura" dichiarò, con una smorfia che Ginny trovò molto simpatica.
"Perfetto, allora. Buona pipì" le augurò, riprendendo in mano la tazza e alzandola nella sua direzione come per fare un brindisi.
Passò qualche minuto e Ginny e Maddie chiacchierarono di cose un po' banali, ma la rossa non sapeva bene cosa dire, si sentiva confusa e il fatto che Maddie fosse la madre di Blaise, la rendeva nervosa.
Fino a quando Maddie non rimase imbambolata a metà di una frase. "Oh, Santo Merlino, i fiori!" La strega si voltò indietro, verso la finestra e poi tornò a guardare il lavoro all'uncinetto. "È stata mia nipote a chiedermi i galeoni! Sono andata alla Gringott per lei!" Gli occhi sbarrati di Maddie fecero capire a Ginny la gravità della situazione e quando la strega si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, un po' spaesata, capì che doveva calmarla. "Maddie, non ti agitare. Aspetta..."
"Non hai capito: è stata lei. Lei mi ha detto che aveva bisogno di soldi e... Aveva ragione Blaise, appena avessi smesso di respirare la polvere dei fiori, mi sarei ricordata tutto! E ora ricordo! È stata lei!"
Ginny vide il panico negli occhi della strega e subito si alzò anche lei. "Maddie, vuoi che chiami Blaise?"
La donna annuì, dirigendosi verso lo scrittoio che c'era nell'angolo. Ma Ginny tirò fuori la bacchetta: avrebbe potuto mandargli un patronus, avrebbero fatto prima.


Pansy entrò nel salottino proprio mentre la Weasley tirava fuori la bacchetta e la puntava verso sua zia. "Ehi! Che succede qui? Metti giù la bacchetta!" gridò, sfoderando anche la sua.
"Parkinson, metti via tu la bacchetta, io e Maddie..."
"Ho detto a te di abbassarla, se non vuoi guai!"
Nessuna delle due obbedì all'altra, fino a quando Maddie non si voltò, con in mano una pergamena, dicendo: "Abbassate tutte e due le bacchette, ragazze".
Pansy alzò un sopracciglio: per lei non era una buona idea. Avrebbero dovuto chiamare Blaise: quella ragazza la stava circuendo e probabilmente stava cercando di ingannare anche suo cugino.
"Chiamiamo Blaise!" La mora si girò subito verso la Weasley quando esclamarono le stesse parole. Ma... Cosa?

Ginny corrugò la fronte quando la Parkinson disse la stessa cosa che stava pensando lei: anche lei voleva chiamare Blaise. Possibile che volesse ingannare anche lui? Cosa gli avrebbe raccontato? E poi, lui, a chi avrebbe creduto?
"Gli scrivo subito". Maddie tornò a guardare lo scrittoio.
"Posso mandargli un Patronus: è più veloce" suggerì Ginny.
"Sai fare un Patronus?"
Ginny alzò una spalla: effettivamente era tantissimo tempo che non riusciva a fare un patronus completo; purtroppo i suoi pensieri felici scarseggiavano, ultimamente.
Chiuse gli occhi e l'immagine di Blaise inginocchiato sul tappeto dello studio che le diceva: "Baciami tu", si materializzò nella sua mente. Ginny non ostacolò il pensiero e lasciò che la sua immaginazione baciasse il moro e gli accarezzasse il viso come aveva fatto la sera prima, ma molto più appassionatamente. Mosse la bacchetta automaticamente e sentì la magia muoversi dentro di lei. Aprì gli occhi e il suo cavallo, luminoso nella sua luce blu, maestoso e imponente, nobile come un principe, agitò le zampe e corse oltre la finestra, subito dopo aver scosso la criniera verso di lei.

Pansy rimase esterefatta: per generare un Patronus ci voleva tanta magia ed esperienza. Guardò la rossa di sottecchi, sentendo che, nonostante tutto, iniziava a provare un po' di rispetto nei suoi confronti. Ma zia Maddie non si toccava! Neanche se fosse stata capace di generare una magia oscura.
Si mise seduta accavallando le gambe e incrociando le braccia, continuando però a impugnare la bacchetta; non avrebbe abbassato la guardia: chissà se aveva davvero mandato a chiamare Blaise.

Blaise si era smaterializzato appena il cavallo, con la voce di Ginny, gli aveva dato il messaggio. Era comparso in casa di sua madre e aveva iniziato a cercarla per le stanze. "Mamma!" gridò, mentre apriva la porta della serra, preoccupato che le fosse successo qualcosa.

"Siamo qui, Blaise, nella stanza del cucito" esclamò Pansy, quando sentì la voce del moro gridare lungo il corridoio. Si alzò e andò ad aprire la porta, facendo segno al ragazzo quando la vide.

Blaise entrò un po' agitato. "Pansy? Pensavo che..."
"Ti ho fatto chiamare io". Il moro si voltò verso Ginny che, in piedi dietro la poltrona preferita di sua madre, impugnava la bacchetta e aveva uno sguardo torvo in viso.
"Blaise, hai fatto veramente presto! Questo Patronus..." Sua madre scosse la testa come se non ricordasse più cosa voleva dire e Blaise fece un passo verso di lei. "Mamma, tutto bene?"
La strega annuì. "Sì, mi sono ricordata tutto. So chi mi ha chiesto di prelevare i galeoni dalla camera blindata" annunciò.

Subito dopo la sua dichiarazione Pansy sgranò gli occhi: dei galeoni? Si alzò dirigendosi velocemente verso la Weasley e puntandole la bacchetta. "Hai rubato del denaro a mia zia?"
"Pansy! No!" gridò la strega, mentre dalla sua bacchetta si sprigionava una luce verde.

Blaise aveva visto lo Stupeficium attraversare la stanza e quasi colpire la rossa. Per fortuna Ginny fu agile e si spostò, mentre l'incantesimo si infranse sul quadro della zia Dora appeso dietro di lei, che urlò e corse a nascondersi dietro la cornice.

"Sei stata tu!" gridò invece Ginny, spianando la bacchetta e prendendo la mira.
"Ragazze! Basta!" gridò Maddie mentre, da vicino lo scrittoio, si avvicinava a loro. "Ginny, cara, per favore, metti giù la bacchetta. Ti assicuro che Pansy non ti lancerà più niente. E tu, Pansy", si voltò verso la mora, "non dovresti nelle tue condizioni..."

Blaise ci stava capendo poco: Ginny lo aveva fatto chiamare con urgenza dicendogli di andare subito a casa di sua madre, ma ora non capiva cosa fosse successo; forse doveva tenere separate le due ragazze? E perché, poi?
"Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?" chiese, allora, facendo cenno a tutte e due di abbassare le bacchette.
Ginny si sedette sul divano, ma tenne la bacchetta in mano. "Tua madre si è ricordata che la Parkinson le ha fatto prelevare i galeoni..."
"Non ho fatto nulla del genere! È stata lei a darle i fiori che le fanno perdere la memoria!" Pansy la interruppe e poi si voltò verso di lui, per spiegargli quello che pensava fosse successo, accusando la rossa. Come? No.
"Allora sapevi che erano i fiori a farle perdere la memoria!" esclamò Ginny, con sguardo bellicoso.
"Sì! Per questo ho detto a Kikky di toglierli da tutte le stanze! Solo che ce ne erano dei nuovi tutti i giorni! Eri tu a farceli mettere!"
Ok, doveva calmarle. "Ragazze..." le chiamò e Pansy si voltò verso di lui, indicando Ginny.
"È stata lei" l'accusò ancora sua cugina e Blaise scosse il capo.
"No, Pansy, non è così."

Come? Pansy aggrottò la fronte e poi si voltò verso zia Maddie: cosa stava dicendo? "Zia?"

Maddie alzò tutti e due i palmi delle mani e fece un passo avanti. "Non è stata nessuna di voi: i fiori sono di Rachel. E deve essere stata lei a fare quell'impianto di irrigazione con la pozione per la memoria, perché mi sono ricordata che mi aveva chiesto del denaro, ma non voleva che tu lo sapessi, Blaise. Così io avevo prelevato i galeoni dalla mia camera privata per non fartelo scoprire..."
Ecco, ora si stava ricordando tutto; ogni cosa tornava, ogni singolo episodio finalmente tornava nitido.

Ginny arricciò le labbra. Rachel? Quella ragazza sembrava così simpatica e gentile... già era proprio così che erano, le persone false, però.
Lanciò un'occhiata alla Parkinson, chiedendosi se dovesse chiederle scusa o cruciarla per aver tentato di lanciarle un incantesimo, quando notò la mora mordersi il labbro e sedersi a peso morto sul divano.
"Stai bene, Pansy?" Maddie sembrava preoccupata mentre si rivolgeva alla mora.
"Sì, zia, sto bene. Andiamo da Rachel, però, perché ho voglia di lanciarle qualcosa..."

Maddie scosse il capo: no, assolutamente no. Non era ancora rimbambita; non aveva bisogno della balia.
"Vado da sola da Rachel, ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere a tu per tu."
"Non mi sembra una buona idea, Maddie. Forse Blaise può..." tentò di rabbonirla Ginny, ma Maddie la squadrò con un'occhiataccia.

Quando le rivolse quello sguardo, Ginny abbassò gli occhi: per Godric doveva averlo imparato da sua madre quel pomeriggio che avevano passato insieme!

Blaise decise di intervenire. "Mamma, io penso..."
Ma sua madre riservò a lui lo stesso trattamento. "Lasciami parlare con lei da sola, poi potrai venire anche tu. So che avete dei conti in sospeso, e magari è la volta buona che vi chiarite una volta per tutte". Blaise si sentì sbiancare: sua madre sapeva che Rachel era a conoscenza della tresca di Chastity? E da quanto tempo lo sapeva?
"Oh, io..." Si passò una mano fra i capelli un po' nervosamente e poi annuì. "Ti lascerò un po' di tempo e ti raggiungerò dopo, allora." Le concesse e sua madre si smaterializzò subito.
Si voltò verso le ragazze e fece un passo verso di loro: e ora?

Pansy continuò a guardare il tappeto anche dopo che Maddie se n'era andata, scioccata da ciò che aveva sentito.
"Come facevi a essere sicuro che non fosse stata lei?" gli chiese, indicando la ex Grifondoro con il capo.
"Le ho chiesto io di venire qui a capire la situazione."
"Ah!" Oh, ma davvero?
"Quindi hai davvero dubitato di me. Pensavi che io potessi far del male o derubare zia Maddie?"

Ginny sentì la delusione e la tristezza nel tono della Parkinson e per un attimo ebbe pietà per lei. "No!" Si avvicinò di qualche passo e la mora, nonostante tutto, l'unica cosa che fece fu di voltare lo sguardo verso di lei. "Blaise non ha mai pensato che fossi stata tu. Ma io sì. L'ho pensato e ho tentato di convincerlo con diverse teorie. Pensavo davvero quello che dicevo e ti assicuro che di solito sono molto convincente, ma lui non ha mai dubitato di te".
La Parkinson non cambiò espressione: era una cosa un po' triste, come se lei fosse rassegnata a qualcosa di troppo grosso. "Scusami, Weasley, se ho tentato di schiantarti. E grazie per le tue parole, davvero, ma quando menti se ne accorgerebbe anche un bambino". Poi lei si alzò, ma Ginny notò che la mano che impugnava la bacchetta le tremava e che quando la mise via, lo fece con fatica.
"Abbiamo letto sul diario di Maddie che hai... hai dei problemi con tuo marito. Magari..." Ginny fece una fatica enorme ad andare avanti, ma lo fece. "Magari ne vuoi parlare?" La mora scosse la testa e si risedette: sembrava stare sempre peggio.

Blaise osservò Ginny parlare educatamente con Pansy e ci capì meno di prima. Ma poi la ragazza gli lanciò delle occhiate strane, indicando sua cugina con la testa; ma cosa voleva? "Valle vicino!" gli sussurrò. Come? E per far che? Lei dovette capire, perché subito dopo mimò sulle labbra: "Parlale!"
Ehm, sì, certo. E che doveva dire? Fece un passo verso sua cugina e si schiarì la voce. "Kikky ci ha raccontato che il vostro matrimonio sarà annullato..."

Pansy alzò il viso verso il moro: così sapevano proprio tutto, eh? Che vergogna! Si morse il labbro e provò a spiegare: "Sì, Blaise, il mio matrimonio sta andando a rotoli dopo solo due mesi..." Chissà come avrebbero riso di lei, quando lui lo avesse raccontato agli altri. "Sai anche che sono incinta? Che è per questo che abbiamo deciso di chiedere l'annullamento?"
"Perché dovreste far annullare il matrimonio se sei incinta?"
Pansy vide la rossa alzare gli occhi al cielo e avvicinarsi al moro, per prenderlo per un braccio. "Blaise, direi, così su due piedi, che se il bambino fosse di suo marito, non penserebbe di annullare il matrimonio, giusto?" Voltò il viso verso di lei, come se le avesse fatto la domanda direttamente. Pansy annuì, sospirando.
"Che vuol dire? Come fa a non essere figlio di Oscar?" Blaise spostò lo sguardo dall'una all'altra. Pansy quasi rise quando notò la rossa alzare ancora gli occhi.
"Scusalo, è un maschio: a volte fanno fatica..." disse, e la mora le fu quasi grata.
"L'ho sentito dire..."

Ginny prese in mano la situazione. "Allora facciamo così: Blaise, tu raggiungi tua madre. Io e tua cugina andiamo a berci una burrobirra nel... Ah, no, aspetta: puoi bere la burrobirra? Vabbè, altrimenti ti prendi un tè. Andiamo in quel grazioso pub dove la cameriera ti inviava messaggi subliminari verso la sua camera da letto. Dopo vieni lì e ci aggiorni. Che dici, Parkinson?"

Blaise, che aveva seguito i loro discorsi senza poter dire niente, corrugò la fronte, ma quando si accorse che era passato il tempo giusto per permettere a sua madre di parlare con Rachel prima che entrasse in azione lui, annuì.
"Per me va bene" acconsentì. "Ma la cameriera non mi ha..."
"Sì, sì, come vuoi..." lo liquidò Ginny con la mano e sorridendo verso Pansy. "Sei pronta, tu? Ti porto io, in quel locale così fine e carino. Sai tuo cugino ha proprio un senso del raffinato che neanche ti immagini!"
Blaise alzò gli occhi al soffitto mentre sentiva sua cugina soffocare una risata: almeno non si era messa a piangere.
"Allora ci vediamo dopo, ragazze" si congedò e sparì.

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