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Il ricatto

Ginny si era seduta ad aspettare Neville in giardino, perché i piedi avevano iniziato a farle male, in uno dei soliti posti dove si rifugiavano lei e gli altri quando la situazione diventava pesante. Lo aveva sentito arrivare e, non appena si era girata e lo aveva visto, gli era corsa incontro ad abbracciarlo: non si vedevano da due settimane.
"Avevo pensato che non saresti venuto: Luna mi ha detto che Hannah non stava bene..."
Neville sorrise e si passò una mano fra i capelli. "Hannah è a casa, si è coricata, ma io avevo bisogno di vederti..."
Come? Ginny aggrottò la fronte mentre si risedeva sulla panchina. "È successo qualcosa?" Si sganciò un sandalo e appoggiò il piede scalzo sull'erba: il fresco della rugiada sotto le dita e la pianta le diede un sollievo immane.
Il sorriso di Neville si fece più ampio mentre metteva una mano in tasca. "No, no, è solo che..." iniziò, per poi estrarre qualcosa di piccolo. "Guarda: l'ho trovato!" esclamò solamente e la ragazza non ebbe bisogno di sapere nient'altro, mentre spalancava gli occhi felice: l'anello!
"Fammelo vedere!" Ginny non riuscì a contenere la gioia che le aveva preso il petto: Neville avrebbe chiesto a Hannah di sposarlo! Allungò la mano verso di lui, ma quando le mostrò la scatolina scura, praticamente gliela strappò di mano: non riusciva più ad aspettare!
Un'esclamazione poco decorosa le scappò dalle labbra, ma non se ne preoccupò: erano nel giardino sul retro e non era interessante come quello che dava sulla sala da ballo, non c'erano angoli bui dove amoreggiare e aiuole fiorite dove passeggiare, era una enorme e intricata giungla di cespugli e alberi, niente di romantico: un fazzoletto di cortile, con sentieri di ghiaia e panchine scomode. Non c'era nessun altro oltre a loro. Almeno erano vicino a uno dei piccoli lampioni e lei riuscì a vedere bene l'anello.
"È bellissimo, Neville, scommetto che le piacerà un sacco!"
Il ragazzo lo riprese in mano e lo guardò ancora, come se avesse bisogno di un'ulteriore conferma. "Speriamo" mormorò solamente.
Ginny si intenerì: Neville aveva un cuore d'oro e si meritava di essere felice. Gli appoggiò una mano sull'avambraccio e sorrise mentre lo rassicurava ancora.
"Grazie, Ginny" disse, ancora imbarazzato.
Lei si sganciò anche l'altro sandalo. "Lascia che mi tolga queste assurde scarpe e ti abbraccio come si deve, sono così felice per te!"

Neville rise e si chinò verso di lei, sapendo che odiava i tacchi e che le facevano sempre male i piedi, e Ginny alzò le braccia verso di lui, circondandogli il collo. "Sei sempre la solita!" rise lui, sedendosi sulla panchina accanto a lei, e mettendo via la scatolina. "Hai ballato?" le chiese allora, guardando le scarpe abbandonate nell'erba, mentre lei scopriva i piedi e muoveva le dita laccate di uno smalto verde intonato al vestito.
"Sì, non sono riuscita a dire di no al Portiere del Puddlemere United, te lo ricordi? Lo abbiamo visto due settimane fa al party dei Goldstein..."
Neville annuì. "Te lo avevo detto che avevi fatto colpo!"

Ginny sentì le guance prendere colore: per fortuna c'era buio e non doveva vedersi molto. Ma Neville la conosceva bene e rise gettando la testa indietro quando vide la sua espressione. "Sono sempre in ritardo, eh? È già successo?" La ragazza annuì e fece un sorriso. "E com'è?"
Ginny alzò le spalle. "Non è male, ma..."
"Non è quello giusto, vero?"
Sospirò. "No..." Alzò gli occhi al cielo e guardò la luna: nessuno sembrava giusto per lei. Neanche Harry Potter, il salvatore del mondo magico. "E poi è così simile a Harry..." Forse non esisteva un ragazzo giusto per lei...
"E Harry come sta? L'ultimo gufo che ho ricevuto è più di un mese fa."
"È molto impegnato, ma sono andata a trovarlo due settimane fa e sta bene."
Neville alzò un sopracciglio. "Sei andata in Romania?" Ginny, come prima, arrossì. Sapeva che lui aveva capito cosa era successo e che non approvava. "Non dovresti tornare là se non riesci a dirgli di no..."
"Non facciamo niente di male, Nev. È solo sesso!" Si stupì a difendere Harry.
"Ma così nessuno dei due riuscirà ad andare avanti..."
"Ma come faccio? L'ho lasciato io!"
"Non per questo devi sentirti in colpa."
"Non mi obbliga mica!" lo giustificò ancora, rendendosi conto che era la verità: non si sentiva mai obbligata con Harry, ma non era più come prima: avrebbero dovuto davvero andare avanti. Oppure...

Blaise per poco non cadde dalla scopa: dalle parole di Draco aveva capito che fosse stato Potter a lasciare lei e non il contrario. Stranamente la cosa gli fece quasi piacere. Anche aver scoperto tutte quelle cose, gli fece piacere, pensò con un piccolo ghigno, mentre dondolava sulla scopa: potevano tornargli utili.
"E se andassi anch'io in Romania? Secondo te dovrei..." La voce della Weasley era bassa e incerta, Blaise non l'aveva mai sentita così insicura: si fece attento.
"Ti direi che è una brutta idea, Ginny. Sarebbe una scelta tua, ma forse devi solo andare avanti e vivere..."
"E se non riuscissi ad andare avanti, Neville? E se..." Blaise osservò la ragazza mentre, nervosa, si passava la mano fra i capelli.
"Hai di nuovo fatto quel sogno?" Il tono preoccupato di Paciock fece aggrottare la fronte all'ex Serpeverde.
La ragazza annuì. "Sembra che da quando non mi occupo più dei problemi di Harry io sia di nuovo in balia di... quello". Di cosa stava parlando?
"Non devi occuparti di qualcun altro, Ginny, devi occuparti di te. Devi affrontare la cosa. Sei andata dallo psicomago?"
La Weasley disegnò un cerchio a terra con il piede e sospirò. "È più facile se sono altre cose a occupare la mia mente. Da quando non tento più di rendere felice Harry..."
"Devi essere felice tu! Non eri felice con Harry, non raccontarti balle."
"Però non sognavo in continuazione la battaglia di Hogwarts. Bellatrix non tentava di uccidermi nel sonno..."
"Adesso ti uccide?" chiese il ragazzo, voltando il viso verso di lei, ma la ragazza scosse la testa.
"No: mi sveglio mentre lei scaglia l'incantesimo. Non salto per schivarlo e non mi uccide, è come se io rimanessi... in attesa."
"Effettivamente è quello che ti sta succedendo..."
"Cosa?"
"Sei in attesa di risolvere questa situazione."
Lei non rispose e si morse un labbro, forse pensando a cosa dire. Ma la sua espressione era seria e quando Blaise pensò che sarebbe scoppiata a piangere, lo stupì, non facendolo. Paciock le circondò le spalle con un braccio e la strinse verso di sé, mentre lei appoggiava la testa sulla sua spalla. Fece una foto, anche se si odiò, e nel momento in cui la pellicola saltò fuori dalla macchina, rimase a guardarla, come a chiedersi se avesse potuto fare qualcosa.
Continuò a lanciare occhiate verso la panchina e poco dopo la ragazza rimase sola: sembrava un po' triste. Posò i piedi sul sedile e con un sospiro si abbracciò le gambe piegate.
Blaise storse il naso e, abbassandosi, tolse l'incantesimo di dissuasione.
"Weasley, che situazione romantica!" esclamò, sperando di riuscire a farla arrabbiare: non gli erano mai piaciuti musi e lacrime. Lei sobbalzò e per poco non cadde dalla panchina.
"Per i denti di Godric, Zabini, vuoi proprio farmi morire di spavento, oggi?"
Lui sorrise: c'era riuscito. "È molto più divertente di un Avada Kedavra!"

Ginny sospirò rumorosamente mentre Zabini si sedeva accanto a lei, posando la scopa alla panchina. "Che facevi?" gli chiese, corrugando la fronte. "Mi spiavi?"
"Ti piacerebbe, eh?" le rispose, ammiccando. Lei arricciò il naso: ma quanto era odioso!
"Mi piace scattare fotografie. È stato un caso" spiegò, ma poi, come se si fosse pentito di aver detto quella frase, tirò fuori due fotografie e ghignò. "Foto che potrebbero interessare a qualcuno, guarda!"
La ragazza lanciò un'occhiata curiosa a ciò che teneva in mano e vide, stampato sulla pellicola, il momento in cui Neville le aveva fatto vedere l'anello e lei che sorrideva. Non si era accorta della cosa, ma aveva mosso la testa e sembrava proprio che stesse annuendo. Spalancò gli occhi quando capì ciò che intendeva il moro e, senza neanche guardare l'altra foto, si allungò verso di lui per strappargliela di mano.

Blaise si era aspettato una reazione del genere da parte sua. Era stato attento a capire quando lei si sarebbe arrabbiata e avesse provato a rubargli le foto, così non era impreparato: allungò il braccio oltre la panchina allontanandola dalla sua portata.
"Brutto Troll!" gridò, mentre lui rideva.
"Dici che qualcuno potrebbe pensare che lo stesse chiedendo a te?" disse il ragazzo, mentre faceva finta di osservare la foto, sempre tenendola lontana.

Poco dopo lui nominò uno dei giornali scandalistici che Ginny odiava tanto e si bloccò, stupida da quel colpo basso: perché?
"Sarebbe un gesto esagerato anche per uno come te. Non puoi essere così infame!"
Zabini, a sentire quelle parole, fece una faccia strana: se Ginny non lo avesse conosciuto così bene, avrebbe pensato quasi che fosse rimasto colpito da ciò che lei aveva detto, ma probabilmente era stato qualcos'altro a stupirlo. "Comunque Neville chiederà a Hannah di sposarlo proprio domani, quindi non faresti in tempo!" mentì, consapevole del fatto che sapeva benissimo che Neville voleva farle la proposta alla fine di maggio.
"Potrei provare..." rispose lui e, abbassando appena la mano, sussurrò: "Non dovrei dirtelo, ma si capisce subito quando menti, sai?" E rise ancora.
In preda al nervoso, lei si sporse ancora e tentò di rubargli la foto. Ma lui fu più veloce, abbassò la mano verso la bacchetta, con un 'Evanesco' la fece sparire e, prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, le posò le mani in vita per rimetterla al suo posto.
"Smettila di saltarmi addosso, o potrei iniziare a pensare male! Non ti bastano più Potter, il giocatore e tutti gli altri?"
Il tocco del ragazzo le provocò un brivido strano, qualcosa di istintivo e primordiale, ma non ci diede troppo peso, pensando alle parole che lui aveva appena pronunciato.

Quando il viso della ragazza divenne rosso sotto all'abbronzatura, Blaise sentì uno strano formicolio al petto. Lei però si arrabbiò subito e gli diede una manata sul braccio. "Non sono una put... Oh, vaffanculo, Zabini! Perché mi tormenti?"
Blaise le fermò il braccio quando si rese conto che lei stava per prendere la bacchetta e, seriamente, disse: "Non l'ho mai pensato".
Stranamente, la Weasley dovette credergli perché la sua mano rallentò e, anche quando prese la bacchetta, non gli lanciò nessun incantesimo. "Cosa vuoi da me?" chiese ancora. Per un attimo Blaise ebbe qualche fantasia a cui mai la sua bocca avrebbe dovuto dar voce: erano tutte compromettenti e riguardavano lui e la ragazza che gli sedeva vicino e ben pochi vestiti. Quando si immaginò a baciarle le labbra, dovette tirarsi indietro e passarsi una mano fra i capelli per tornare alla realtà.

Lui non rispose subito e Ginny pensò che non avesse capito. "Cosa vuoi in cambio delle foto?" domandò di nuovo, più precisa. Non voleva tirare in ballo Neville. La sua vita era già incasinata così, che almeno non ci andassero di mezzo i suoi amici...
"Le foto?" La voce di Zabini era strana, ma lei non ci diede peso.
"Sì, genio, cosa vuoi per darmi le foto che hai fatto? Non penso tu voglia soldi... Cioè, spero di no, perché io proprio non ne ho..." blaterò poco dopo, come se parlasse da sola.

Blaise decise di cogliere al volo l'occasione e provò a prendere due piccioni con una fava. "Voglio che tu vada a trovare mia madre, che passi del tempo con lei e le dici che ti piacciono i suoi fiori" disse, con calma e pazienza come se avesse premeditato tutto da giorni.
"Da tua madre?" chiese lei, confusa. Aggrottò in un modo molto grazioso il naso e Blaise pensò che se lei avesse avuto il dono della Legilimanzia, gli avrebbe tirato un pugno o più probabilmente una fattura. O forse tutte e due.
"Sì, devi essere gentile con lei e capire se le sta succedendo qualcosa. Se i suoi vuoti di memoria sono veramente causati dall'età o invece..."

Ginny annuì mentre il ragazzo le dava le indicazioni. Ma che cosa strana: perché ricattarla per una cosa così? Lei lo avrebbe fatto anche se glielo avesse chiesto come favore: Mrs Madeleine le era anche simpatica. Non riusciva a crederci che fosse figlio suo. Per paura che poi le chiedesse qualcos'altro, però, non glielo disse.
"Voglio prima vedere tutte le foto che hai fatto" dichiarò. Non era abituata a cedere così facilmente, non quando cresci in una casa con tanti fratelli.
"Dammi la tua bacchetta."
Cosa? "Perché dovrei darti la mia bacchetta?"
"Pensi che sia un Troll? Vuoi vedere le foto per farle sparire."
Ginny alzò gli occhi al cielo. "A parte il fatto che mi stai ricattando e ti starebbe solo bene, ma no, non lo farò. Hai la mia parola" spiegò.
"E dovrebbe bastarmi?" Lo sguardo del ragazzo era curioso, come se lui non capisse se poteva fidarsi o meno.

Blaise osservò la ragazza alzarsi dalla panchina e camminare a piedi nudi sull'erba: fece qualche passo e poi posò la bacchetta su un masso piatto che giaceva vicino al sentiero di ghiaia. Tornò verso di lui e sorrise enigmatica. "Non farò niente senza averle viste" disse ancora.
Il ragazzo osservò la bacchetta della ragazza sul sasso e poi guardò di nuovo lei. Annuì. Impugnò la bacchetta e fece comparire le foto che aveva scattato. Quasi tutte. Quella dove lei era da sola non gliela mostrò. Tanto lei voleva vedere solo quelle 'incriminanti'. Gliele mostrò tutte e quattro: quella in cui lui le dava l'anello e lei sorrideva, quella dove Paciock si chinava ad abbracciarla e altre due, di quando erano seduti vicino sulla panchina. Effettivamente agli occhi di un estraneo, loro sembravano due piccioncini. Sorrise del fatto di sapere benissimo che non era così.
"Ok. Andrò da tua madre e poi mi ridarai le foto."
"Una volta sola?" chiese lui, dubbioso.
"Ci andrò più volte. Ma la settimana prossima voglio le foto" trattò.
"E se non scoprissi niente?" Si stava agitando e lui non si agitava mai.
Lei sbuffò silenziosamente e arricciò il naso. "Vedrò di scoprirlo".
Blaise annuì: non poteva fare nient'altro che crederle.
"È vero che hai avuto anche tu un vuoto di memoria?" le chiese, ricordandosi di ciò che aveva letto sul biglietto.

***Scusate se sembra interrotto a metà (beh, non è che lo sembra, è che è proprio così...) Ma se lo mettevo tutto diventava troppo pesante... Mi farò perdonare pubblicando la seconda parte prima della settimana prossima, promesso.

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