Il Magician Directory
Ginny si infiammò alle sue parole: perché farla andare da Fluer per il diario se lui sapeva già tutto? Perché tutta la storia di ricopiare e tradurre? Lo aveva fatto per... per cosa? Di sicuro non per quello che era successo la sera prima. Si morse il labbro al pensiero di essere stata usata. Usata e beffata. Zabini non voleva dirle tutto. E lei, invece, gli stava raccontando tutto quello che sapeva. "Senti, capisco che magari sono stata impicciona e che questa Caroline non c'entri niente. E va bene. Ti sei arrabbiato e non vuoi parlarne; mi sembra giusto. Ma è corretto che sappia anche io le altre cose importanti per questa faccenda! Non mi hai detto neanche della Parkinson quando ti ho detto di averla vista qui. Non puoi fare così. Altrimenti non ti aiuterò più..." Sentiva da sola che la sua frase sembrava più una lagna da bambina piccola, ma non riusciva a farci niente.
"Sei arrabbiata perché non ho avuto una storia con Pansy?" le chiese. Ginny sbuffò: come al solito non capiva niente.
"Voi maschi capite solo quello che volete..." Poi alzò le spalle. "Sai cosa, Zabini? Vai avanti da solo, io..."
Quando lei tirò fuori la bacchetta per smaterializzarsi, Blaise, forse per la prima volta in vita sua, ebbe paura di non vederla più. "Aspetta!" esclamò, girando intorno alla scrivania con in mano il sacchetto di velluto, ma quando con il ginocchio colpì il legno, imprecò e cadde per terra.
"Zabini... stai bene?" gli domandò la ragazza, avvicinandosi con la fronte corrugata. "Kikky vai a prendere..."
"Sto bene!" gridò lui, agitando il sacchetto in direzione dell'elfa.
La rossa si chinò e il suo sguardo si fece ancora più perplesso. Con la bacchetta indicò i suoi pantaloni e con un incantesimo che lui non conosceva, li strappò all'altezza del ginocchio per vedere il danno. "Ci vuole il ghiaccio o la pomata..."
"Non c'è bisogno: sto bene, ho detto. Non..." Ma quella piccola tempesta alzò gli occhi al soffitto e pigiò la mano sul suo ginocchio, facendogli stendere la gamba suo malgrado: vide le stelle e urlò.
"Kikky mi porti del ghiaccio per favore?"
"Subito, Miss We..."
"Per Godric, 'Miss Weasley' mi ricorda la McGranitt quando mi sgridava a Hogwarts..." borbottò a mezza voce, scuotendo la testa.
"Come devo chiamare la signor..."
"Vai a prendere il ghiaccio" ordinò Blaise, interrompendola, e l'elfa sparì.
"Fa molto Hogwarts, Wea...?" Il ragazzo si bloccò quando lei alzò uno sguardo duro su di lui: non riuscì a chiamarla per cognome: era sicura che qualcuno riuscisse a sgridarla? "Mi sarebbe piaciuto vedere la scena: "Miss Weasley, la smetta subito di lanciare maledizioni a quelli che la guardano male!" tentò di scherzare, imitando la McGranitt e sapeva di riuscirci bene.
Ginny sospirò. "Sei proprio un troll..."
Zabini sorrise. "Vero". A quell'affermazione non riuscì a non ridere e, per un attimo, pensò che fosse un momento intimo e bellissimo, ma Kikky si materializzò subito dopo allungandole un sacchetto di stoffa con dentro del ghiaccio.
"Grazie" disse, stranita dalla sensazione che aveva appena percepito. Così prese il ghiaccio e lo appoggiò sul ginocchio del ragazzo.
"Posso farlo da solo" le suggerì lui, prendendole dalla mano il sacchetto e tenendolo in posizione da solo. Quando si alzò da terra, lo guardò senza aiutarlo, ancora in confusione.
Blaise si sedette sul divano: aveva bisogno di mettere un po' di spazio fra loro. Lasciò la presa sul ghiaccio e sventolò il sacchetto di velluto.
"Ok. Forse potresti aver ragione. Ma solo le informazioni per... questo. Nient'altro."
Lei sorrise. "Certo. Non voglio sapere di Caroline. Cioè sì, sono curiosa, ma non devo per forza sapere..." Si sedette accanto a lui e prese il sacchetto di velluto dalle sue mani. "Cos'ha di particolare?" chiese, subito dopo, così da dargli l'opportunità di cambiare argomento.
"Non si chiama Caroline. Si chiama Chastity" la corresse, nonostante non volesse parlarne. Ma poi sospirò: nessuno, a parte lui, Rachel e Pansy, sapevano cos'era successo di preciso. Non lo aveva raccontato neanche a Draco o Theo: non era sicuro che avrebbero capito, aveva dato solo vaghe spiegazioni.
"Oh, scusa" rispose la rossa, ma senza convinzione. Aprì il sacchetto e tirò fuori i galeoni. "Quindi la nipote di cui parla tua madre nel diario è la Parkinson?" chiese, subito dopo. Infastidito dal fatto di non capire se lei non fosse davvero interessata o facesse finta, sbuffò.
"Penso di sì. Pansy è la figlia della sorella di mia madre. Loro sono... erano... sì, insomma francesi..."
"E da qui il fatto che avesse scritto in francese..."
"Sì, Pansy non so se lo conosce, è probabile, però. Per questo..." continuò Blaise.
Ginny fece roteare fra le dita un galeone come le aveva insegnato Fred e lo studiò come se contenesse i segreti del mondo. "Ma è sposata?" chiese. Nel diario si parlava di problemi con un marito, ma Kikky la chiamava 'miss' quindi era un po' confusa.
"Sì, ma non so bene come sia la faccenda... Il suo matrimonio c'è stato poco dopo che..." Zabini si fermò e sospirò, prendendole un galeone dal sacchetto. "Diciamo che quando lei si è sposata io non ero in piena forma e non ho ben seguito la cosa..."
"È sposata da poco o che? Che vuol dire che non hai 'seguito la cosa'?"
Blaise alzò le spalle. "Il matrimonio dovrebbe esserci stato il mese scorso, mi sembra. Non ci sono andato, non mi ricordo. Ma mia mamma sì. E so che da quando è morta mia zia, anni e anni fa, Pansy viene qui da lei quando ha bisogno di una..."
"Quando ha bisogno di una mamma. Sì, forse capisco. Ma allora perché Kikky la chiama Miss? Kikky! Dove sei? Vieni subito qui!"
La Weasley faceva presto a prendere confidenze con i luoghi, le persone e gli elfi. Kikky si materializzò subito. "Kikky è qui" disse, facendo un delizioso inchino. Ehi! Ma a lui aveva mai fatto una riverenza simile?
"Kikky, perché chiami la Parki... mmm aspetta..." disse, arricciando il naso. Blaise capì che non sapeva come formulare la domanda in modo semplice.
"Kikky, Ginny vuole sapere perché chiami Pansy 'Miss' anche ora che è sposata."
La Weasley si voltò verso di lui con uno sguardo così stranito che lui la ricambiò. Non voleva sapere quello? Perché lo stava guardando così?
"All'inizio Kikky si sbagliava. Non c'era abituata.. E miss Pansy ha detto di continuare a chiamarla così. Diceva che andava bene comunque, visto che ora il suo matrimonio sarà annullato. E dice che non le piace quando la chiamano 'Signora'."
"ANNULLATO?" domandarono insieme, quasi gridando.
L'elfa continuò a guardarli con l'espressione un po' vuota.
La rossa si girò verso di lui. "Tu lo sapevi?" Blaise scosse il capo. "Però sapevi che aveva problemi..." Questa volta alzò una spalla.
"Non ho prestato molta attenzione. E Pansy... A dir la verità, non ne abbiamo mai parlato... Ultimamente non ci siamo visti molto; non so che tipo di problemi ha o potrebbe avere..."
"Va bene. So di essere impicciona e pettegola, e so quando devo farmi gli affari miei, ma..." disse, facendo girare lo sguardo per la stanza. "Non dovremmo mandare via Kikky prima di discutere così? E se poi glielo va a dire?" sussurrò verso di lui, per non farsi sentire dall'Elfa, probabilmente.
Blaise scosse la testa: non aveva proprio capito come funzionassero gli elfi. "Non racconterà mai niente di ciò che accade qui. È un elfo domestico, non..." tentò di spiegarle, ma poi alla fine concluse che fosse più facile mandare via Kikky e basta. Annuì e disse a Kikky di smaterializzarsi.
La ragazza guardò l'Elfa sparire e poi si voltò di nuovo verso di lui.
"Dicevamo... Pansy potrebbe avere problemi economici? Perché qui abbiamo qualcuno che sta cercando di circuire tua madre per spillarle del denaro. Che sia una nipote o solo qualcuno che frequenta questa casa, non lo sappiamo, ma qui c'è da stringere il cerchio se vogliamo saltarci fuori."
Blaise annuì e sospirò. "Allora, sul diario che so leggere, quello che lei sa che io leggo, parla solo di Pansy e Rachel. Solo loro la vengono a trovare spesso negli ultimi tempi: lei si vergogna del fatto di scordarsi le cose, così non ha invitato più nessuno e molte sue amiche sono in vacanza in campagna, ora. Quindi rimangono solo loro. Ma, appunto, di Pansy non dice quasi niente..."
Ginny si morse un labbro e guardò il soffitto. "E Rachel? L'ho vista solo una volta, ma mi è sembrata gentile e disponibile".
Zabini spostò lo sguardo da lei. "Rachel può essere falsa e meschina, se vuole".
La ragazza alzò di nuovo un sopracciglio a quella confessione: quando aveva specificato che Rachel fosse nipote di sua madre ma non sua cugina, aveva avuto lo stesso tono duro. "Qualcosa mi dice che sei di parte. È successo qualcosa che ti ha fatto arrabbiare con Rachel? Potrebbe essere una ripicca nei tuoi confronti?"
Blaise scosse il capo. "No. Lei era in torto e lo sa. Io non le ho fatto niente. E poi, vuole bene a mia madre, non le farebbe del male". Sperò di non sbagliarsi.
"Fondamentalmente nessuno ha fatto del male fisico a tua madre. Stanno solo cercando di farle prelevare galeoni di nascosto dalla camera e portarglieli via. Sei andato alla Gringott? Hai guardato quanti galeoni mancano?"
Blaise sospirò. "È questo il guaio" spiegò, prendendo dalle mani della rossa il sacchettino di velluto blu. "Questo non viene dalla nostra camera di sicurezza alla Gringott..."
La Weasley si stupì. "No? E da dove viene?"
"Da quella di mia madre."
"Tua madre ha una camera sua?" La Weasley sembrava stupita: effettivamente era difficile che una donna avesse una camera di sicurezza personale, al di fuori di quella di famiglia.
"Mia madre ha avuto... qualche marito prima di..." Blaise si passò una mano fra i capelli.
Era una storia complicata e i pettegolezzi ogni tanto tornavano a fargli girare la testa. Erano gli stessi per cui suo padre aveva litigato con la sua famiglia di origine e per cui sua madre non aveva più contatti con loro.
Ginny capì che per lui parlarne era un problema. Così si alzò e gli allungò il sacchetto. "Non devi dirmi tutto tutto. Va bene" concesse.
Zabini la guardò con un misto di gratitudine e ammirazione che le fecero accaldare le guance. Si girò per non farsi vedere e si diresse verso la libreria di fronte alla scrivania solo per mettere distanza fra di loro e nella conversazione.
Spulciò i titoli sui dorsi dei libri, solo per tenersi impegnata, fino a quando non ne trovò uno che le fece fare un versetto. Allungò la mano e prese il volume, sfilandolo dagli altri.
Blaise si alzò e la raggiunse: lei aveva trovato il Magician Directory.
"Magician Directory..." lesse lei e il suo sguardo divenne quasi divertito. "Il libro maledetto..." Poi lo aprì e sfogliò le pagine, fino ad arrivare all'albero genealogico della sua famiglia.
"C'è anche Little Vee!" esclamò, leggendo il nome della nipotina e la sua data di nascita: 2 maggio 2000.
Blaise annuì. "Viene aggiornato tutti gli anni" spiegò, ma poi lei sospirò e, tenendo il libro aperto con una mano sola, con l'altra passò il dito sul nome del fratello Fred e sulla data di morte.
Lo scatto che fece fare al libro quando lo chiuse per poco non spaventò il ragazzo, ma avrebbe dovuto aspettarselo: non era una persona che rimuginava, si piangeva addosso o si lamentava. Lei reagiva e sembrava possedere una notevole quantità di risorse inaspettate: sarebbe stata una fantastica Serpeverde, pensò per un attimo.
"La morte di un fratello ti resta dentro per tutta la vita..." Neanche si accorse di averlo detto ad alta voce. Ma lei dovette capire tutto.
"Avevi fratelli, Zabini?" chiese, sbarrando gli occhi. Quando lui non rispose lei tornò a guardare il libro e fece il gesto di riaprirlo: no!
"No! Non farlo..." Pensò di fermarla e allungò la mano verso di lei, ma si sentì male, la testa iniziò a girargli e si guardò intorno spaesato; forse per la prima volta, il mondo iniziava a non essere più un posto sicuro. La stanza ondeggiò e la rossa fece cadere il libro a terra, quando alzò gli occhi su di lui.
"Non cadere. Non cadere" sussurrò. Gli prese la mano e, lentamente, lo accompagnò a sedersi per terra. "Fai piano. Piano, ecco..." Lo guidò ancora, fino a quando lui non si sedette sul tappeto e lei si inginocchiò davanti a lui.
Quel dannato ragazzo aveva più segreti di tutti quelli che conosceva messi insieme! Lo fece sedere per terra e poi si mise davanti a lui, per capire se stesse ancora male. Gli prese il viso fra le mani. "Va meglio?" gli chiese e lui la guardò con uno sguardo così strano che si preoccupò. Ma subito dopo annuì e tentò di alzarsi. "Stai fermo" gli intimò con fermezza Ginny e lui, stranamente, obbedì.
Blaise non voleva essere lì. Si sentiva così vulnerabile e aveva una paura fottuta che lei potesse approfittare della cosa. Ma le sue mani erano calde e lo erano anche i suoi occhi.
"Stai fermo" ordinò e il ragazzo non si mosse più.
Per un po' non dissero niente e rimasero in silenzio così, con lei che gli accarezzava le guance e lo guardava con dolcezza.
"La tua barba punge" infranse il silenzio, dopo un po', e Blaise rise. "È una cosa molto... eccitante. L'altra sera..." continuò, facendo scorrere le dita lungo il mento, guardandogli le labbra e sospirando a mezza bocca.
Il ragazzo però non riuscì a stare zitto. "Mi hai detto tu di non baciarti più!" mormorò, scontroso. Lei non voleva, lo aveva detto chiaramente quando erano a Londra.
"Non voglio che mi baci quando ti sembro isterica o perché vuoi darmi una lezione! Vorrei baciarti per... Che idiota, cosa sto dicendo..." Sospirò più forte e fece per togliere le mani dal suo viso, ma Blaise riuscì ad afferrarle un polso.
"Allora baciami tu" suggerì, sottovoce.
Ginny aveva abbassato lo sguardo e si stava girando per spostarsi da lui quando il ragazzo aveva pronunciato quelle parole, impedendole di allontanarsi. Tornò a guardarlo e ciò che vide in quelle pozze scure le agitò il petto. Non voleva che lui la baciasse ancora perché pensava che lo avrebbe fatto solo per dispetto, per dimostrarle qualcosa o per qualsiasi altra stupidaggine, mentre lei voleva solo baciarlo per godere delle sue labbra. I suoi occhi le stavano dicendo, però, che forse si stava sbagliando e che a lui sarebbe piaciuto.
Senza farselo dire due volte, si chinò sul suo viso, perché in ginocchio era più alta, e coprì la sua bocca con la sua. Questa volta non rimase inerme, sapeva già cosa voleva: schiuse le labbra e lasciò che la sua lingua incontrasse quella di lui, che rispose, lasciando che i loro pensieri si mischiassero.
Tornò a posargli le mani sulle guance e poi le fece scorrere fino alla nuca, passandole fra i capelli mossi. Gli tirò appena indietro la testa e lui l'assecondò, posandole le mani sulla schiena e avvicinandola a sé.
Blaise sapeva di peccato e di avventure. Di corse sulla scopa e di vento fra i capelli. Le sue labbra erano morbide e quando iniziò a darle piccoli morsi, pensò di svenire dal piacere. Era solo un bacio, con cui la stava divorando, ma riusciva a svegliarle pensieri intimi ed eccitanti che pensava sopiti e sepolti.
"Mi hai chiamato per nome, prima..." sussurrò, quasi ansimando.
"Se vuoi, lo faccio ancora" propose lui, abbandonando la sua bocca per posarle le labbra lungo il collo. Non fu sicura di aver replicato qualcosa, ma sperò di aver risposto affermativamente.
Quando le sue mani scivolarono sotto la maglietta e si posarono, calde e morbide sulla sua pelle, la ragazza sospirò e tornò a cercargli le labbra, massaggiandogli la testa con le dita.
"Miss Ginny! Miss Ginny!" La voce dell'elfa la fece girare verso la porta dello studio, dove Kikky si era appena materializzata, correndo verso di lei e mostrando le mani tinte. "Kikky ha trovato la polvere blu! Kikky sa da dove viene! E miss Ginny aveva detto che Kikky doveva dirglielo subito se lo avesse scoperto!"
L'unica cosa che riuscì a pensare Ginny in quel momento, fra le braccia del moro, l'unico che avesse baciato con vero piacere negli ultimi mesi, fu che se Kikky si fosse avventurata su di loro, si sarebbero scordati tutto.
"No!" gridò, spalancando gli occhi e guardando Zabini, che la guardava con uno sguardo stranito. Gli mise una mano sul petto e lo spinse via, sperando di riuscire a spostarlo perché fosse lontano dalla portata di Kikky, mentre lei indietreggiava sulle ginocchia. Qualcuno doveva ricordarsi di quel bacio e lei non sapeva dove sarebbe finita la polvere, ma se fossero stati abbastanza lontani, uno dei due avrebbe salvato il ricordo.
"No!" aveva gridato lei e Blaise era rimasto sconvolto dal tono spaventato della sua voce. Non voleva farsi vedere da Kikky? Perché aveva urlato? Non aveva senso, la cosa. Quando lo spinse via con la mano ebbe il timore che lei si fosse pentita di essersi lasciata andare e nel momento in cui lo guardò spalancando gli occhi non riuscì a capire niente.
Per fortuna Kikky, che stava correndo, riuscì a fermarsi quando le andò vicino e sventolò le mani sulla ragazza senza sbatterle addosso: una pioggia di puntini blu cadde dall'alto, perché lei era ancora inginocchiata per terra ed era più in basso dell'elfa.
Oh, Kikky aveva capito da dove venisse la polvere!
"Fantastico!" esclamò, nonostante fosse ancora turbato da prima. "Hai sentito cosa ha detto Kikky?" chiese, direttamente alla rossa.
Lei starnutì due volte e poi lo guardò con gli occhi lucidi, come se fosse stata a contatto con qualcosa che le provocasse un'allergia.
"Che il matrimonio della Parkinson verrà annullato? Sì, ne abbiamo parlato prima..."
"No, Ginny, quello che ha detto adesso: ha trovato la polvere blu!"
Notò la ragazza aggrottare la fronte e guardarsi intorno spaesata. "Ah..." disse, con poca convinzione. "Ma perché mi hai chiamato per nome?"
Blaise spalancò la bocca: lei si era scordata del bacio!
***Eccomi!
Ci tengo a precisare solo una cosa: il "Magician Directory" è una libera ispirazione al Burke's Peerage, il libro della nobiltà inglese uscito nel 1826.
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