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I fiori blu

Ginny si guardò intorno spaesata, ma poi vide Kikky e, grazie alle parole di Zabini, capì la situazione: la polvere blu. Kikky aveva sparso la polvere che annebbiava la memoria.
"Ho scordato quello che è successo?" Il moro annuì e lei sospirò. "E che è successo?"
L'altra volta aveva lasciato un biglietto in cui aveva scritto quello che probabilmente si sarebbe scordata, ma questa volta no.

"Perché non ho lasciato istruzioni come l'altra volta?" chiese, alzandosi in piedi. "E perché siamo sul tappeto?"
Blaise si passò una mano fra i capelli. "Non hai fatto in tempo. Kikky è arrivata all'improvviso e non si ricordava che ti avrebbe fatto perdere la memoria se ti avesse sventolato le mani addosso..." Lanciò uno sguardo duro all'elfa, ma poi rinunciò: era arrabbiato, ma alla fine non era colpa sua. Prese la bacchetta e si sistemò i pantaloni, che erano rimasti stracciati.
"Kikky non voleva che Miss Ginny scordasse tutto. Kikky si scusa, non voleva! Mr Blaise, Kikky..."
"Oh, Kikky smettila e taci" la rimproverò lui. La rossa gli allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi e Blaise la prese solo per avere il pretesto di toccarla.
"Dimmi cosa mi sono scordata, poi ascoltiamo Kikky."
Blaise stette zitto, ma poi vide il Magician Directory per terra. Fece due passi, si chinò e glielo fece vedere. "Questo lo ricordi?"
La ragazza si avvicinò a lui e gli prese il libro fra le mani. "Il Magician Directory!" esclamò e Blaise capì, dalla sua sorpresa, che non se lo ricordava. Quando iniziò a sfogliarlo e capitò sulla pagina della sua famiglia sorrise. "C'è anche Vic" disse, sempre sorridendo.
"Già..." rispose lui. E il suo tono fece girare verso di lui la Weasley. O Ginny? La Weasley, finché non capiva cosa si ricordasse.
"Oh, per Grodric, l'ho già detto?" Il suo naso si arricciò in un gesto che ormai Blaise conosceva benissimo. Annuì sorridendo e alzando le spalle. "Come sono prevedibile e banale..." mormorò, a se stessa. Chiuse di scatto il libro, esattamente come aveva fatto prima, ma a lui non diede fastidio che lo avesse fatto allo stesso modo, gli lasciò, invece, un senso di familiarità.

Ginny si passò una mano sulla testa. Era nervosa: non sapere cosa fosse successo le ricordava il suo primo anno a Hogwarts quando veniva posseduta da Voldemort e dopo non si ricordava più niente. Ma stavolta era più strano, i suoi vuoti erano a intermittenza. E sapeva che prima o poi, se non avesse avuto altri contatti con la polvere blu, avrebbe probabilmente ricordato. Ma chissà quando. E chissà che le volte che aveva agito su di lei non avessero causato danni irreparabili.
"Odio non ricordare. Capisco tua madre perfettamente. Forse dovresti tenerla lontana da qui per un po'. Avere in continuazione questi vuoti deve essere devastante..." confidò.
Il moro annuì e le andò vicino. "Dimmi l'ultima cosa che ti ricordi" propose.
Ginny ci pensò, ma si sentiva ancora confusa. "Allora..." si guardò di nuovo intorno. Vide Kikky che, in un angolo, si torceva le mani, aspettando solamente il momento di parlare.

"La Parkinson è tua cugina ed è sposata. E non hai avuto una storia con lei. Mi è dispiaciuto. Avevo immaginato pettegolezzi interessanti..." Blaise osservò la rossa che ironizzava sulla situazione. Non disse niente, perché gli sembrava che lei stesse sforzandosi per alleggerire il tutto. "Hai avuto una storia con una tipa di nome Caroline. No, mi hai corretto. Era un altro nome..." Si voltò verso Kikky ma lei non disse niente, continuando a guardare nel vuoto. "Zabini, perché mi ricordo solo cose che riguardano te?" Ma non aspettò risposta, perché subito dopo le vennero in mente altre cose. "Aspetta; hai detto che il denaro veniva dalla camera blindata di tua madre e non da quella di famiglia!" Lo guardò, finalmente, e lui annuì incoraggiandola.
Blaise l'ascoltò e l'aiutò nei buchi di memoria quando raccontò tutto quello che si erano detti. La camera, Pansy, il denaro, la polvere blu. Ma lei non si ricordava del bacio. E Blaise non sapeva se dirglielo o meno. Era stata una sua iniziativa, ma non voleva parlarle del perché si fossero trovati avvinghiati sul tappeto. E quel suo 'No', gridato quando aveva visto Kikky gli dava l'idea di doverne parlare in privato. E magari non in quel momento. Pensò di mandare via l'elfa, ma la ragazza si girò verso di lei e, stando a distanza, le chiese di raccontare quello che aveva scoperto.

Ginny fece un passo verso Kikky, ma poi si fermò stando a distanza. "Scusa se non ti vengo vicino, ma la polvere che hai sulle mani..."
"Kikky lo sa. E Miss Ginny aveva capito che avrebbe perso la memoria. Anche l'altra volta Miss Ginny lo aveva detto. Aveva detto: "Kikky quando te lo chiederò, dovrai dirmi tutto quello che hai visto o che ti ho detto io..."
"Davvero?" Ginny si voltò verso il moro. Lui fece qualche passo per avvicinarsi, ma lei lo tenne a distanza. "Non avvicinarti troppo..."

Come? Blaise si sentì ferito da quella frase. Forse per quello che era successo poco prima. Magari lei si ricordava tutto e faceva finta per non dover ammettere che... Che cosa, Blaise? La Weasley non sembrava il tipo da giochetti e da fronzoli inutili, era più il tipo che se voleva qualcosa se la prendeva o la faceva. Non era il tipo da sciocche sviolinate, da far finta, per poi... Lei non era Chastity.
Dal suo sguardo, però, lei dovette capire che lui aveva frainteso perché sorrise e spiegò sottovoce: "Se ci imbrattasse di nuovo di polvere, andrebbe a finire che saremmo in due a non ricordarci più niente ed è il caso che uno di noi si ricordi sempre tutto quello che abbiamo scoperto".
Blaise annuì. Quindi era per questo che lo aveva allontanato durante il bacio? E come fare a chiederlo? E lei poteva saperlo davvero? Se lo sarebbe ricordato?
Ancora preso da mille paranoie, si perse la domanda che la Weasley fece a Kikky e rimase stupito dalla sua risposta. "Sono i fiori blu che lasciano cadere la polvere. Quelli di cui Rachel ha portato i semi: gli agapanti".
"I fiori di Rachel non sono ancora spuntati, però" constatò la ragazza, girandosi verso di lui. Blaise alzò una spalla: non sapeva niente di fiori. Né di che cosa avesse portato Rachel a sua madre.

Ginny non capì bene l'espressione di Zabini, così chiese a Kikky dove si fosse sporcata le mani in quel momento. "Nella stanza di Mrs Maddie" rispose.
"Sono solo lì?"
L'Elfa scosse il capo. "Sono un po' in tutte le stanze, ma Miss Pansy ha detto a Kikky di cambiarli e di mettere altri fiori. Dice che quelli non vanno più bene."
Ah. Era stata la Parkinson a dirle di cambiarli? Si girò ancora verso il moro e lui la guardò con lo sguardo corrucciato. "Pansy non voleva più i fiori?" domandò, ma non a lei in particolare.
"Che sia stata lei, allora? Forse aveva paura di essere scoperta. O forse avevano già svolto il loro compito?" Ginny si girò di nuovo verso l'elfa. "La Parkinson sapeva che la polvere fa perdere la memoria?"
L'elfa iniziò a torcersi le mani e a sbarrare gli occhi. "Kikky non lo sa. Miss Pansy non lo ha detto. Kikky non può rispondere..." Come notò che aveva l'intenzione di dare una capocciata contro la porta, cose verso di lei. Non riuscì a fermarla e la prima volta che sbatté le testa, il rumore fu per lei assordante.
"Va bene così, Kikky, va bene così. Non sbattere contro quella porta, porca Morgana!" esclamò, un po' provata. Si girò verso il ragazzo e gli gridò contro: "Diglielo anche tu, Zabini! O inizierà a dare testate al muro!" Perché lui era così tranquillo e pacifico, praticamente sempre, e lei si faceva prendere dall'agitazione?

Blaise si avvicinò lentamente alle due: ma non doveva stare lontano? Lo avrebbe preferito anche perché non sapeva ancora cosa raccontare alla rossa di quello che era successo dopo che aveva fatto cadere il libro.
"Dai, Kikky, smettila, non vedi che Ginny si agita se inizi a farti male?"
"Perché quando parli a lei, mi chiami Ginny?"
Blaise alzò le spalle. "Lo hai detto tu che chiamarti per cognome fa molto la McGranitt che ti sgrida..."
"Oh..." Il suo viso divenne rosso e si intonò ai capelli. "Giusto... Ma non intendevo... Non devi..." Ricordandosi di quello che si erano detti mentre si baciavano, Blaise aspettò di capire se lei si fosse ricordata. "Non sei obbligato..."
Quando capì che lei non si era ricordata niente, ci rimase male. "Ok" rispose, solamente.
Lei dovette fraintendere la sua espressione, perché divenne ancora più rossa. "Vabbè, chiamami come vuoi. Ma io non ti chiamerò 'Signore'!"
Nonostante tutto, Blaise scoppiò a ridere.

Ginny sorrise di nascosto e si voltò verso l'elfa. "Dai Kikky, non..." Purtroppo l'elfa riprese proprio in quel momento a dare testate alle porta. "No, Merlino, no!" gridò lei.
Zabini in pochissimo l'affiancò e prese Kikky per le spalle, bloccandola contro il muro vicino alla porta. "Smettila subito, Kikky" ordinò, con voce calma, come se le avesse detto di andare a raccogliere le patate. "E tieni ferme le mani".
L'elfa si immobilizzò come incantata da una bacchetta. Oh. Così?
Si voltò verso di lui e il moro la guardò con uno sguardo curioso. "Che c'è?"
"Come cazzo fai a rimanere sempre così calmo?"
Lui alzò una spalla e lasciò andare Kikky. "Farsi prendere dal panico non serve a niente..."
"Ma tu sei troppo calmo comunque. Non è... normale che tu sia così controllato. Ti lasci mai andare, Zabini? Fai mai qualcosa di istintivo? Tipo..." Si interruppe perché la sua frase avrebbe potuto avere un doppio senso e lei non voleva darglielo. Non questa volta, non dopo che le era venuto in mente ciò che era successo in cucina. C'era da dire però che se quando si faceva prendere dall'istinto era quello ciò che faceva, era una cosa che gli riusciva bene.

"Fuori dal mio controllo, intendi? Raramente. Ma mi è capitato" ammise lui, mentre faceva un passo indietro.
"Davvero? E cosa deve succedere perché accada?"
Blaise alzò una spalla in un gesto che avrebbe dovuto sembrare noncurante ma che non lo fu. "Disastri, morti improvvise, tradimenti..."
La rossa aprì la bocca e i suoi occhi si allargarono così tanto che avrebbero potuto occuparle tutta la faccia. "Ma dici davvero?"
"Pensi di essere l'unica ad avere incubi per un evento tragico? Pensi di essere l'unica ad aver subito sfighe nella vita?" Riuscì a fermarsi prima di dire altro di cui si sarebbe pentito.
"Oh... Mi... dispiace" mormorò lei, abbassando gli occhi. Ma perché le aveva risposto così? Si passò la mano fra i capelli, infastidito dal proprio comportamento.
"Scusami. Io non sono sempre calmo, sbotto all'improvviso" tentò di giustificarsi.
"Quando sbotto io, a casa scoppiano le uova" mormorò lei sottovoce verso di lui, in una sorta di confidenza, ma che ebbe un effetto devastante sul suo basso ventre. E lui ci credeva. L'aveva vista: era spontanea, istintiva, mai falsa. Non sorrideva per nascondere qualcosa, ma perché le piaceva affrontare la vita così. Era una forza.
"Vorrei vederlo, una volta. Ma dopo aver visto te e tuo fratello, preferirei che non fossi arrabbiata con me..."

Ginny rise piano, ma l'opinione che aveva di lui stava cambiando. Si portò una mano al viso: si sentiva strana.
"Tutto bene?" le chiese lui, ma non era sicura della risposta anche se annuì comunque. "Kikky, come si arriva al posto dove sono i fiori che mettevi nei vasi?" domandò direttamente all'elfa, per deviare i pensieri.
"Passando dal giardino. Kikky può accompagnare Miss Ginny e Mr Blaise, se loro vogliono."
Ginny si voltò verso il moro e anche lui annuì, girandosi verso la porta finestra. Quando l'elfa le passò davanti per fare strada, la ragazza le disse di fermarsi un attimo, poi, prese la bacchetta e la puntò verso le sue mani. "Evanesco" pronunciò, ma la polvere non sparì. "Merlino..." mormorò.

Blaise la vide mordersi il labbro. "Per una volta devo dare ragione a mio fratello: gli elfi sono diversi..."
Lui si avvicinò e le mise una mano sulla schiena, come per consolarla. "Vero. Ma può darsi che si possa fare lo stesso..." mormorò, osservando il suo viso rattristato. "Kikky, riesci a far sparire la polvere dalle tue mani?" domandò, a voce più alta.
"Certo". L'elfa annuì e si guardò le mani, senza effettivamente fare niente.

Ginny si impensierì: non c'era riuscita? "Ma..."
Zabini, al suo fianco, rise. "Giusto. Ho sbagliato io: Kikky, fai sparire la polvere dalle tue mani e portaci a vedere dove hai raccolto i fiori" le ordinò.
Kikky obbedì prontamente: la polvere blu sparì in un battito di ciglia e poi l'elfa si girò per riprendere il cammino. Si smaterializzò e riapparve fuori dalla finestra.
"Per tutte le tuniche di Merlino!" La ragazza spalancò la bocca.
"Lo avevo detto che bisogna sapere come chiedere le cose agli elfi... Vieni, seguiamola". La mano del moro, ancora sulla sua schiena, le provocò un piccolo, caldo piacere e Ginny si lasciò guidare, forse per la prima volta, verso la finestra.
"Piccoli elfi stronzetti..." mormorò sottovoce, mentre si avvicinava ad aprire la porta a vetri che dava sul terrazzo. "C'è quasi buio, però..."

Blaise sorrise della sua esclamazione e accese la bacchetta prima di uscire, ma senza togliere il contatto da lei. Non voleva lasciarla. Era abbastanza sicuro che la Weasley non si fosse mai lasciata guidare da nessuno e che in quel momento stesse godendo di un privilegio più unico che raro.
"Ti piace ballare, Weasley?" Le chiese. Per ballare la donna, il più delle volte, doveva lasciarsi condurre dall'uomo. Ma Blaise era sicuro che lei non avrebbe lasciato il comando a qualcun altro. L'immagine di lei nuda che si stringeva un lenzuolo al petto, gli riempì la mente: e a letto, come sarebbe stata?
La ragazza girò il viso verso di lui e lo guardò dal basso. "Ma non dovevamo chiamarci per nome?" chiese la rossa, senza rispondere.
Lui alzò una spalla. "Ci proverò".
"Sì, mi piace ballare. Perché questa domanda?" domandò subito dopo.
"Curiosità" ammise lui.

Ginny lo guardò stringendo gli occhi, per valutare se fosse sincero o no, ma non lo capì. Alla fine scosse le spalle. E, quando vide l'elfa smaterializzarsi prima della scalinata che portava al giardino, allungò il passo.
Zabini rimase indietro e per un attimo lei pensò che si sarebbe materializzato anche lui in fondo alle scale, ma non lo fece: doveva essere quella sorta di galateo di educazione di cui parlava tanto sua madre.
"Quindi se ti incontrassi a un ballo, la prossima volta, e ti invitassi a ballare, diresti di sì?"
Ginny si bloccò a quella domanda: che voleva dire? Il ragazzo però continuò a fare due o tre passi e quando si fermò e si girò, se lo trovò di fronte.
"Questa non è curiosità" costatò.

Blaise la guardò negli occhi: lei era sincera e ci teneva a contraccambiare la cosa. "Beh, un po' sì."
"Perché vorresti ballare con me?" chiese lei, riprendendo a camminare. Blaise la raggiunse e camminò al suo fianco, cercando allo stesso tempo di non perdere d'occhio Kikky e di seguire la conversazione. Ma quando fu sul punto di rispondere, la ragazza tornò alla carica. "E non rispondere curiosità!"

Lui rise e Ginny si sentì un po' stupita dalla piega che aveva preso la cosa. Ma c'era bisogno davvero di sapere perché lui volesse ballare con lei? No, non c'era. A meno che... "Guarda che è se per far finta che vuoi corteggiarmi per non dover dare spiegazioni se ci vedono insieme, possiamo fingere di essere amici e basta" chiosò.
"Come?" Lui sembrava davvero stranito.
"Se hai bisogno di spostare l'attenzione da tua madre, va bene, ma non c'è bisogno di metter su una sceneggiata. Si possono frequentare anche gli amici..."

"Giusto..." l'accontentò Blaise, sospirando: non era quello che aveva avuto in mente, ma magari poteva accontentarsi. O forse no. "E con i tuoi amici, balli?" le chiese. Com'è che era partito con l'idea che non sarebbe mai riuscito a interessargli una ragazza come lei, per finire a non riuscire ad accettare un no per un dannato ballo?
Continuarono a camminare e superarono il gazebo.
La ragazza si voltò verso di lui, sempre stranita, ma con un sorrisetto che neanche si rendeva conto di fare, probabilmente. "Vuoi ballare con me? Balliamo qui, adesso. Non c'è bisogno di andare a un ballo. Con Neville ho ballato tantissime volte nei giardini delle ville che ospitavano i gran galà del Ministero!" La rossa si girò verso di lui e alzò le braccia in attesa di un immaginario cavaliere.
E con Potter? Anche con lui ballava nei giardini? Blaise riuscì a non chiedere per orgoglio. Si sentì molto Grifondoro e sbuffò, mentre le si avvicinava. Lei dovette interpretare male il suo gesto e scosse le spalle, facendo cadere le braccia. "Allora niente..." E quello che gli diede più fastidio fu che non sembrò rimanerci male.
"Ma non hai neanche un vestito adatto. O le scarpe..." ribatté, illuminandola con la bacchetta e osservando i suoi vestiti: i jeans che la fasciavano e le scarpe da ginnastica. Merlino, ma perché gli interessava? Doveva accettare e basta!
Abbassò la bacchetta e la spense: rimase solo la penombra data dai lampioni che costeggiavano il vialetto.
Ginny sorrise e fece un passo verso di lui per sussurrargli all'orecchio. "Ho ballato così tante volte scalza, che ormai non presto più attenzione a cosa indosso quando mi diverto" confessò, e il suo respiro, come la sua risata e la luce nei suoi occhi, riempirono la mente di Blaise di troppi pensieri peccaminosi. Dovette fermarsi e lasciarla andare: non riusciva ancora a dare un nome a quelle emozioni.

Ginny tornò a camminare lungo il vialetto che stavano percorrendo fino a quando, dopo una leggera svolta, si ritrovarono in una nicchia del giardino, una zona quasi isolata da alcune siepi punteggiate di fiori bianchi. "Per la sottana di Morgana!" esclamò, appena passò sotto un archetto intrecciato di piante e si ritrovò davanti una vetrata con una distesa di fiori blu al suo interno. Cos'era? Una serra?
Si voltò verso Zabini, che non aveva ancora visto lo spettacolo e stava mormorando: "Niente abito, niente scarpe, niente comportamento adeguato..."
La ragazza tornò indietro e lo prese per un braccio per velocizzare la cosa. "Sì, Sì, Mister calma e perfezione, abbiamo già constatato che non sono una signora, vieni a vedere, e subito!" Lo trascinò fino a quando anche lui vide la distesa di fiori dietro al vetro. "Porco Salazar sotto a un..."
Ginny alzò gli occhi al cielo.

Blaise si ritrovò davanti a tutto quel blu illuminato da piccoli lampioni accesi come se fosse pieno giorno. Stava imprecando come un povero babbano senza futuro, ma la ragazza gli diede una manata sul ventre per fermarlo. "Ehi. Vabbè che non mi impressiono, ma non esagerare: potresti risultare un umano anche tu, Mr Zabini!" lo stuzzicò. Quando si voltò verso di lei, notò che stava trattenendo una risata, ma poi divenne seria subito dopo, tornando a guardare il giardino d'inverno.
"Cos'è? Perché hai una serra in cortile?"
"È il giardino d'inverno. Un luogo dove mettere le piante più delicate quando inizia a fare troppo freddo. Mia madre ci coltiva i fiori durante la brutta stagione, perché le manca farlo. Quest'anno abbiamo già portato fuori tutte le piante, di solito è inutilizzato, d'estate. Oppure ci rimangono gli attrezzi" spiegò, corrugando la fronte e passandosi una mano sul mento. Mentre si accarezzava la barba gli venne in mente il bacio nello studio e lanciò un'occhiata alla ragazza accanto a lui, cercando di capire se per caso le tornasse in mente qualcosa.
Fu deluso.
"Cosa facciamo? Entriamo? E se poi... ci scordiamo tutto?" Lui alzò le spalle: non sapeva cosa fare e doveva trovare una soluzione. A tutto. "Secondo me, tua madre non lo sa che sono qui..."

Ginny si avvicinò, ma rimase comunque a distanza. "Kikky, Mrs Maddie è a conoscenza che questi fiori sono qui?"
L'elfa scosse la testa. "Kikky non lo sa".
"Chi li ha piantati?" La voce di Zabini non tradì nessuna emozione, mentre continuava a guardare il vetro, avvicinandosi lentamente.
"Miss Rachel ha portato i semi" dichiarò.
"Li ha piantati lei?" L'elfa scosse le spalle e si stritolò le dita delle mani mentre si vergognava di non poter rispondere per la seconda volta.
La ragazza sbuffò leggermente. "Ma tu cosa pensi?"

Blaise si voltò verso di lei: cosa stava facendo? "Gli elfi non hanno opinioni!" esclamò.
Ginny si girò, lanciandogli un'occhiata dura. "E tu che ne sai? Sono esseri con una magia superiore alla nostra, perché non dovrebbero avere un'opinione personale? Ci scommetti che se chiediamo a lei cosa pensa di tutta questa faccenda ci dice subito come stanno le cose?"
Lui scosse la testa. "No. Non funziona così" insistette.
La ragazza sbuffò più forte e si avvicinò all'elfa, che aveva raggiunto il moro davanti alla vetrata. "Si entra da qui o da dentro?" chiese, facendosi distrarre dalla composizione della struttura.
"Da tutte e due le parti, normalmente, ma l'ingresso da dentro la casa è bloccato, adesso. La porta è lì, comunque" rispose lui, indicando una parte della vetrata. "Vuoi entrare?" le domandò, ma alzò un sopracciglio.
"Vorrei vedere i fiori da vicino, sì. Ma tanto poi non mi ricorderei niente..." Frustrata, sospirò. "E se tu stessi dalla porta mentre io vado vicino ai fiori? Kikky, che fiori sono quelli?" chiese subito dopo, senza aspettare la risposta del ragazzo.
"Sono Agapanti, miss..." Ginny la interruppe prima che dicesse di nuovo il suo nome.
"Mai sentiti..." Si voltò verso Zabini e lui scosse le spalle.

Blaise tornò a guardare i fiori attraverso la vetrata. "Quindi sono questi fiori che perdono la polvere blu?" Quando l'elfa annuì, lui non la vide, così si voltò e si trovò la ragazza vicino: lei aveva visto Kikky affermare la cosa.
"Ma sono così tutti gli Agapanti o solo questi?" chiese, nello stesso momento in cui lo pensò anche lui.
"Non ero così bravo in erbologia, mi sa... Forse il tuo amico..."
"Neville!" esclamò lei, e Blaise sentì una morsa strana stritolargli lo stomaco, vedendo i suoi occhi brillare. Ehi, ma Paciock non sposava un'altra? "Neville una volta mi ha spiegato" iniziò, posandogli la mano sul braccio e abbassando la voce con fare cospiratorio "come si possono rendere magici i fiori!"
Nervoso per come lei fosse felice della cosa, brontolò. "Potevi dirlo prima..."
La sua mano si spostò dal suo braccio per dargli una leggera spinta sulla spalla. "Ehi! Apprezza ciò che ti viene dato. Ti sto dicendo che forse so come sia possibile che facciano scordare le cose". Si voltò verso Kikky e lo abbandonò. Per un attimo pensò di allungare la mano per trattenerla o una cosa così, ma poi non lo fece.
Mi hai baciato. Mi hai baciato. Cerca di ricordartelo...

Ginny raggiunse l'elfa e si chinò verso di lei. "Kikky, sei tu a innaffiare i fiori?" L'elfa scosse il capo e indicò un bidone che si vedeva attraverso il vetro, proprio in mezzo alla distesa blu. Lei si voltò verso Zabini sorridendo: forse aveva capito. "Ora ci tocca entrare davvero" disse.
Lo chiamò con la mano e iniziò a spiegargli cosa avesse in mente.

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