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Foto, disegni e baci

"Avevi ragione, sul letto". Lei sospirò di quella che a Blaise sembrò soddisfazione.
In risposta lui rise e la strinse a sé. "Scoprirai che ho spesso ragione..." Le baciò il collo.
Questa volta fu il suo turno di ridere e la stanza sembrò riempirsi di aria fresca.
"Me la fai vedere, la foto? E mi sembra che tu abbia parlato anche di disegni... Quelli me li fai vedere?" Ginny appoggiò le braccia sul suo petto e lo guardò in viso. Oh. Sì, beh, glielo aveva promesso. Ma la foto l'avrebbe rivoluta indietro? Cercò i suoi boxer e se li infilò, mentre si guardava intorno a cercare la bacchetta: doveva averla fatta cadere prima. Vabbè, sarebbe andato nello studio. "Te la vado a prendere, resta qui". Si alzò dal letto e la coprì con il lenzuolo.
"No, vengo con te!" esclamò lei, mettendosi seduta e lanciando un'occhiata al suo vestito.

Infilarsi di nuovo quell'abito sarebbe stato noioso, pensò Ginny, così si allungò sul letto e prese la camicia di Blaise, quella che gli aveva quasi strappato via: per fortuna aveva ancora buona parte dei bottoni. Se la infilò e si alzò per sistemarla e allacciarla.

Lei si portò le mani ai capelli che erano rimasti nel collo della camicia, in un gesto che probabilmente faceva spesso, visto la naturalezza con cui si muoveva, e Blaise si sentì di nuovo pronto a far l'amore.
Chissà se lo aveva fatto apposta; ma Blaise pensò di no, perché Ginny non era una ragazza da giochetti.
"Vengo con te". Si alzò per seguirlo.
No, non lo sapeva di sicuro quanto fosse sexy in quella tenuta. Rimase imbambolato e lei gli passò davanti.

Ginny si ricordava dov'era lo studio e ormai era più che curiosa di sapere tutta la storia della foto. "Che fai, non vieni?" gli chiese, quando, davanti alla porta, dovette girarsi per controllare dove fosse.
Lui fece un cenno affermativo con il capo e sorrise mentre scuoteva la testa.
"Dai, che sono curiosa!"

Per un attimo Blaise si pentì di averle detto della foto, dei disegni e di tutto il resto. Dopo qualche passo, si bloccò nel corridoio. E se a lei non fossero piaciuti? Se avesse detto che erano una cosa da bambini? E se... "Che c'è?" Ginny dovette capire che qualcosa non andava, perché tornò indietro, senza entrare nello studio, e a lui la cosa fece piacere. "Non vuoi..."
"Ho detto che ti avrei fatto vedere la foto, ma..."
Lei infilò la mano nella sua, mentre continuava la sua frase. "E i tuoi disegni. Hai cambiato idea? Non vuoi più farmeli vedere?"
Merlino, rispondere a una domanda diretta era più difficile che tergiversare. "Io..."
"Vorrei dirti che va bene e che rispetto la tua scelta, Blaise, ma... sono curiosa, lo ammetto. E poi voglio proprio vedere questa foto..."
Lui annuì, mentre la rossa gli stringeva ancora le dita: chissà se aveva capito la sua ritrosia. "La foto te la ridò, è giusto. Ma i disegni..." E se non le fossero piaciuti e avesse detto qualcosa di brutto? Lei non avrebbe mai elogiato qualcosa che non le piacesse solo perché era educato farlo.

Ginny gli portò una mano alla spalla e si alzò sulle punte per baciarlo. "Sono in fase post coito di uno dei migliori orgasmi che ho avuto negli ultimi mesi. Sarei contenta anche se tu mi avessi detto che allevi ippogrifi in cantina". Quando notò la sua espressione, all'accenno all'orgasmo, rise. "Troppo diretta?" chiese e rise anche lui, facendole passare una mano dietro la schiena.
"Non cambiare mai."

Stranamente, Blaise si sentì di nuovo sicuro: sicuro di quello che faceva, di quello che era. Aprì la porta dello studio e la portò fin davanti alla scrivania. "C'è un po' di disordine..." si scusò.
"Disordine? Non hai mai visto una stanza in disordine, Blaise. Fidati, questo è niente."
Si avvicinò al tavolo e si allungò per spostare le pergamene. Quando le capitò in mano lo schizzo del suo primo piano a Stin'sen House, la osservò trattenere il respiro. Merlino! Non doveva farglieli vedere, lo sapeva!

Ginny prese in mano un foglio e osservò il disegno impresso: una ragazza con un vestito come il suo era seduta su una panchina ed era girata a guardare qualcosa oltre le sue spalle. Lentamente si disegnò sul suo volto un sorriso: era bellissima. E aveva anche i capelli come i suoi, dello stesso colore e con la stessa acconciatura che aveva durante i balli. Effettivamente l'unica parte colorata erano i capelli e questo dava al disegno un qualcosa in più, come se fosse un dettaglio importante. Sembrava quasi... raffinata. Ecco, forse era proprio il giusto aggettivo: lei era raffinata. Con il dito tracciò il contorno del viso della ragazza, notando che anche lei aveva piccoli puntini intorno al naso: le efelidi che Ginny tanto odiava a quella ragazza stavano benissimo. Si morse un labbro e per un attimo si pentì di aver guardato il disegno.
"È molto bello... Sembra una foto, non avevo mai visto i disegni muoversi..." mormorò, con voce rotta.

Blaise l'aveva guardata per tutto il tempo e seppe dire con certezza che lei era rimasta colpita dalla cosa, ma non gli sembrava del tutto contenta. Sincera, ma non contenta. Ma perché?
"Sì, con l'inchiostro giusto, si può fare: si disegna il primo schizzo, vedi?" Le mostrò una pergamena dove loro erano seduti vicini sulla panchina nel giardino degli Stin'sen. "Poi la si incanta e il disegno scompare. E si ridisegna..." spiegò, mostrando quello che succedeva subito dopo, ossia lei che si alzava per allontanarsi. "Poi si incanta ancora. E sembra una foto, ma si può far fare ai disegni ciò che si vuole".
Poi lei abbassò di nuovo gli occhi sul tavolo e fece scorrere una sull'altra alcune pergamene e quando scoprì quella che rappresentava il loro primo bacio, si allungò a prenderla. "Sei tu..." Il suo tono era sorpreso, o forse c'era dell'altro nella sua voce, ma lui non seppe dire con certezza cosa fosse.
"Sì, beh..." Si passò una mano fra i capelli. "Dovremmo essere noi..."
Gli occhi di lei si alzarono su di lui, sorpresi, per poi tornare a guardare i disegni sulla scrivania e sfiorare con la mano un disegno prettamente esplicito. "Noi?" chiese, come se la cosa non fosse chiara.
"Sì, io e te...." Per un attimo si sentì un po' stupido, un bambino che aveva fantasticato su qualcosa che non c'era. Prese anche lui altre pergamene, mettendole in fila, per mostrare un momento fra di loro.
"Ma quindi questa sono io?"
Come?

Ginny osservò ancora la ragazza con i capelli come i suoi e quella spruzzata di lentiggini sul viso: quella non era lei. Ma il fatto che lui l'avesse disegnata così la fece sorridere. "Sì che sei tu. Non... non ti riconosci?"

La rossa alzò su di lui uno sguardo strano. "Magari fossi così. Ma mi piace che tu mi veda in questo modo".
Ma cosa stava dicendo? Blaise non capiva. "Come ti vedo?"
Ginny rise: una risata sincera. "Bella". Ma...? Per un attimo pensò che lei fosse in cerca di complimenti, che avesse detto quella frase apposta, ma osservandola meglio capì che non era così, lei non lo guardava aspettando una risposta a una sua tacita domanda o qualcosa del genere, ma sfogliò tutte le pergamene, come se volesse osservarle bene tutte e metterle in ordine.
"Ti ho disegnato esattamente come sei" rimarcò.
Lei annuì, guardandolo, ma anche lui capì che la sua era solo condiscendenza. Così, spostò le pergamene per cercare una cosa in particolare e lo fece con un gesto un po' frettoloso, perché lei lo fermò. "Fai piano! Non rovinarle!"
Quando finalmente trovò quello che stava cercando, ossia la foto incriminata, gliela lanciò sulle altre pergamene: lei doveva vederla.

Ginny si stranì quando vide la famosa foto che la ritraeva: come nel disegno, era seduta sulla panchina, osservando dietro di lei e sorridendo improvvisamente. La prese in mano, pensando che comunque il disegno era più bello; poi la mise vicino alla pergamena giusta e dovette ammettere che erano molto simili. Ma che strano: non avrebbe mai detto di essere lei quella nella foto, se non avesse saputo benissimo dove si trovava quando era stata scattata.
"Quindi?"
Lei scosse le spalle. "Ok, hai ragione: ci assomigliamo molto. Contento?"

Blaise quasi rise: lei era impossibile. La osservò ancora mentre sfogliava le pergamene e poi prese in mano quella dove loro giacevano nudi uno sull'altra, con le mani intrecciate oltre la testa e le loro labbra quasi fuse insieme.
"E questo? Me lo sono scordato?" Un sorriso sornione si dipinse sul viso di Ginny.
Lui si avvicinò. "Ho avuto parecchie fantasie..." Le mostrò una pergamena dove si vedeva la mano di un ragazzo sfilare una piuma da dei capelli ramati raccolti sulla testa e questi cadere in boccoli sulle spalle chiare di una ragazza.
"Questo è facile. Posso accontentarti subito..." Si allungò per raggiungere l'altra parte della scrivania e afferrare una piuma abbandonata sul piano, ma lui la raggiunse e le passò una mano sotto al seno, tirandola verso di sé, prima che lei potesse prenderla. "In verità, ci sono anche altre fantasie interessanti..." sussurrò al suo orecchio.

Il suo respiro le accarezzò la pelle e Ginny sentì un brivido percorrerle il collo, la schiena e il ventre. Si morse un labbro e dovette appoggiarsi con una mano al piano di legno quando lui si fece più vicino ancora e sfiorò la sua schiena con il petto: si inarcò praticamente senza accorgersene e la mano di lui scivolò verso l'alto, circondandole un seno dolcemente. Poi si chinò a baciarle il collo, inumidendole la pelle con la lingua. Un fremito le fece strusciare le cosce fra di loro. "Vediamo cosa hai in mente..." Con la voce un po' ansimante, Ginny si lasciò andare al suo tocco.
Non notò neanche i quadri appesi alla parete davanti a lei, anche se giurò di aver visto un cipresso e il disegno di un volatile colorati di verde e azzurro prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare all'ennesimo orgasmo.

***

Draco si materializzò in salotto e si tolse mantello e scarpe, lasciandoli nell'angolo dove gli elfi li avrebbero trovati, per pulire e sistemato le sue cose. Aveva bevuto abbastanza da aver reso difficile la magia, ma non sufficientemente da impedirsi di pensare.
"Draco."
Il biondo si girò verso una delle poltrone vicino al camino e fece un passo verso di essa appena riconobbe la ragazza seduta sopra.
"Astoria? Cosa fai qui?"
"Mi ha aperto tua madre. Ha detto che potevo aspettarti..."
Oh. E lui che non voleva tornare a casa quella sera! La osservò e notò che indossava un vestito che non le aveva mai visto. "Dove sei stata?" Si morse la lingua prima di chiederle con chi. Fece un altro passo e si avvicinò, mentre lei scuoteva le spalle. Accontentandosi di quella risposta, domandò ancora: "E perché sei qui?"
"Volevo parlarti" rispose subito lei: probabilmente si era preparata. Effettivamente non era mai successo che si presentasse a casa sua e la sua domanda era più che lecita.
Fece un altro passo e si ritrovò proprio davanti alla poltrona. "Riguardo a cosa?"

Astoria si alzò: si era quasi appisolata nell'aspettarlo e ora sentiva freddo, aveva bisogno di muoversi.
"Noi". Fece un passo, avvicinandosi.

Draco la osservò mentre si alzava: una fata o una creatura magica, ecco cosa sembrava. La più bella delle Veele sarebbe parsa meno luminosa al suo confronto.
Prima che lei lo raggiungesse, si spostò affiancandosi al carrello dei liquori di suo padre. Si versò un bicchiere di Firewhisky e fece una risata sciocca.
"Non c'è nessun noi, Astoria. Dovresti saperlo."

Astoria osservò il biondo mentre si versava una dose abbondante di liquore e si avvicinò ancora a lui. Sentì l'odore di alcool nel suo respiro quando gli fu davanti e gli prese il bicchiere. "Sembra che tu abbia bevuto abbastanza".
"Sono stato a casa tua. Tua sorella ha voluto giocare a Veritaserum o Imperium e Theo ha versato da bere" disse, a mo' di spiegazione.
A casa sua? "Ah. Tu eri a casa mia, mentre io ti aspettavo qui? Simpatico..." Ironica, Astoria, pensò con invidia a Daphne. Ora che lei non era sempre con loro, cosa faceva sua sorella? E cosa faceva Draco con sua sorella? Scosse le spalle, cercando di scacciare il pensiero e prese un sorso di liquore.

Draco la osservò mentre, con la fronte aggrottata, pensava. Avrebbe voluto passare la mano sulla sua guancia e rassicurarla: quello che stava pensando era sicuramente sbagliato. Invece, si versò un altro bicchiere.
"Sai, stasera sono uscita con un ragazzo..." iniziò lei e Draco prese il bicchiere, bevendo in un sorso tutto il suo contenuto.
"Ottimo. Mi fa piacere" mentì, subito dopo.
Astoria si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi: diretta, dura, quasi cattiva.
"Davvero?"
Draco alzò una spalla, senza rispondere.
"Ah."
"Eri venuta per dirmi solo questo?" le chiese, versandosi ancora da bere.

Astoria pensò di aver sbagliato ad aspettarlo e lo odiò per quello che stava dicendo, ma seppe leggere sul suo viso qualcosa di diverso.
"Volevo darti un'ultima possibilità, Draco..."
"Per cosa?" La sua voce sembrava troppo dura per essere reale: non poteva essere davvero così indifferente.
"Per permetterti di scegliere me."
La ragazza prese un altro sorso, quando capì che la sua voce tremava quanto le sue mani.
La risata di Draco la fece sentire piccola. E insignificante.

Draco avrebbe voluto meritarsi una ragazza come Astoria. Davvero. Lo desiderava tanto. Ma non poteva darle quella croce. Lei poteva avere molto di più di uno come lui. Anzi, se lo meritava. Così fece quella cosa orribile: rise di lei. Anche se in verità rideva di se stesso.
"Non mi interessi, Astoria" mentì, e infatti non la guardò, mentre lo diceva.
"Sei sicuro?" La voce della ragazza tremò ancora, ma questa volta Draco sentì il fruscio della stoffa e si girò a guardarla: il suo vestito era caduto per terra e lei era lì, nuda nel suo salotto. Bellissima.
Con le budella in fiamme, cercò di mantenere una parvenza di autocontrollo e si versò ancora da bere. Si avvicinò a lei con il bicchiere in mano, guardandola negli occhi, cercando di non far scorrere lo sguardo su tutto quel ben di dio.

Mentre lui si avvicinava continuando a bere piccoli sorsi dal bicchiere, Astoria si sentì esposta, come se avesse messo a nudo, invece del suo corpo, la sua anima e il suo cuore; per un attimo pensò che era proprio quello che aveva fatto, gli aveva dato il potere di farla felice o di ucciderla.
Lo guardò mentre si avvicinava piano e quando fu a pochi respiri da lei, le portò una mano alla nuca, chinandosi a posarle le labbra sulla pelle calda.

***


"Stai dicendo che ti sei offerta a lui e quel troll ti ha dato un bacio in fronte?!" Il tono della rossa dava l'idea di quanto fosse sconvolta, mentre esclamava quella frase alla fine del racconto di Astoria. La bionda fece un sorrisetto mesto e annuì.
Ci aveva fatto una grama figura, ma almeno aveva fatto quel passo e non se ne pentiva.

"Ma che è, rincoglionito?" sussurrò Ginny verso Pansy, seduta accanto a lei al tavolo di una graziosa sala da tè vicino a Diagon Alley. La mora alzò le spalle e Ginny sbuffò: possibile che quel troll se la fosse fatta scappare così? Prima di riuscire a chiedere ad Astoria qualunque cosa, sentì Pansy chiederle: "E poi che hai fatto?"
Ginny sbuffò e alzò gli occhi al soffitto, mentre alzava la mano per chiamare il cameriere. "Si è rivestita e si è infilata nel letto di Fastball!" rispose per lei.
"No!" Il viso di Astoria era sconcertato: i suoi occhi erano spalancati e anche la sua bocca aveva preso la stessa espressione.
Ginny alzò una spalla e, con un sorriso sornione, disse: "Avresti dovuto".

Astoria invece scosse il capo: era difficile da spiegare a qualcuno che conosceva Draco solo da fuori, senza aver visto ciò che lui era veramente, ciò che lei conosceva. Però... E se lui fosse andato da un'altra? Una ragazza più grande o più interessante di lei? Sentì quei pensieri imprigionarle il cuore come una ragnatela tessuta da un ragno paziente.

Pansy notò come Ginny posò delicatamente la mano sulla sua amica e la consolò quando i suoi occhi si riempirono di lacrime: era una ragazza un po' troppo estroversa e spesso parlava senza pensare, ma aveva un gran cuore.
"Forse, quando era a casa con Daphne..." Astoria sospirò senza finire la frase, ma Pansy la zittì subito.
"Tua sorella si è comportata da sciocca e ti assicuro che Draco non ha fatto niente con lei, se è questo che stai pensando!" Bleffò, perché lei e Theo se ne erano andati via prima di lui, ma loro erano amici e Pansy conosceva Draco come le sue tasche: non avrebbe mai fatto niente con Daphne.
La bionda divenne rossa sulle guance e i suoi occhi si spalancarono ancora.

"Oh, per Godric, non penserai mica che sia stato con tua sorella!" Ginny alzò la voce e quando se ne rese conto l'abbassò di nuovo. "Ti assicuro che quel ragazzo vuole te. E non so perché sia così cocciuto da rifiutarti costantemente, ma lui ti vuole..."
"Beh, anche Theo diceva che voleva me, ma intanto se l'è fatte tutte..."
Ginny e Astoria si voltarono di scatto verso la mora: cos'è che aveva detto? "Come?"
Santo Merlino, Nott! Ginny lo sapeva che doveva essere lui! Ma cosa aveva fatto?
Si voltò verso Astoria e lei ricambiò il suo sguardo con uno sguardo stranito, muovendo la testa in segno che non aveva capito neanche lei.

Pansy scosse le spalle mentre un cameriere si avvicinava e non disse più niente se non ordinare un tè con zenzero e cannella: ormai iniziava a non sopportare più certi odori e zia Maddie le aveva consigliato quella bevanda per evitare le nausee. Fu solo quando il cameriere se ne andò con le ordinazioni di tutte che tornò a guardarle e a dar loro la novità della sera prima. "Beh, ragazzina" disse, rivolta alla rossa, "tu sarai anche scappata da casa Greengrass senza scarpe e con le mani di Blaise nel tuo vestito, ma non sei l'unica che ieri sera ha lasciato la festa insieme a qualcuno..."
Dopo aver parlato tutto d'un fiato, però, abbassò gli occhi, come se quella confessione fosse stata una grossa rivelazione, da parte sua.
Astoria, dall'altro lato del tavolo si strinse le mani al petto: anche Pansy avrebbe voluto avere tutta la sua fiducia nell'amore.

Ginny strabuzzò gli occhi e rise. "Cavolo, Nott!" Ma poi si fermò perché non aveva capito dall'espressione della ex Serpeverde cosa dovesse pensare, chiese: "Cioè, siamo contente, giusto?"
Pansy alzò il viso e sorrise, con un impercettibile segno del capo. "Non sono proprio convintissima, ma sì, la cosa mi piace..."
Astoria si alzò e andò ad abbracciare l'amica di là dal tavolo. Ginny, che era accanto a lei, si allungò e le passò un braccio intorno al collo.
"Merlino, ragazze, non fatemi piangere..." La mora, che era quella meno espansiva di tutte, tentò di ribellarsi, ma gli ormoni dovevano aver iniziato a fare scherzi.
"Raccontaci tutto!" Astoria tornò a sedersi.
Ginny apprezzò il fatto che fosse felice per l'amica anche se a lei non era andata bene la sera prima: era proprio una cara ragazza.
"In verità io ero venuta per sapere tutto di Ginny e Blaise..." Pansy liquidò la questione, spostando l'attenzione sulla rossa.
Astoria batté le mani. "Giusto, Pansy ha detto qualcosa sul tuo vestito e le mani di Blaise, mi ero lasciata confondere! Oh, ma dovete assolutamente partire da capo e raccontarmi tutto!"
E Ginny raccontò tutto.

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