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Finalmente confessioni

"Lasciami andare!" La rossa, nervosa, quando oltrepassarono uno degli archi e si ritrovarono in una stanza di disimpegno, cercò di liberarsi dalla sua stretta. Blaise la lasciò e lei fece un passo indietro.
"Voglio tutte le foto. Mi avevi dato la tua parola!"
"Ti avevo promesso che ti avrei ridato le foto in cui eri con Paciock. Quella che ho tenuto..." La voce gli mancò per un momento e Ginny scosse la testa: forse non era il caso di specificare ogni cosa proprio in quel momento.
"Che scema che sono..."

Ginny si sentiva una stupida: gli aveva veramente creduto, si era fidata di lui. Voleva fidarsi di lui.
"Non è come credi". Blaise sembrava imbarazzato.
"L'hai venduta a qualche giornale?" Ma poi lei scosse la testa: nessun giornale aveva pubblicato foto su di lei, a parte quelle della cena.
"È a casa mia, nel mio studio. Ginny, è una foto tua, ci sei solo tu. Te l'ho scattata prima che arrivasse Paciock..."

Blaise era riuscito a confessarglielo: si sentiva quasi più leggero. La osservò mentre elaborava la sua risposta. Poi lei si morse il labbro inferiore, ma poi scosse ancora la testa, passandosi una mano fra i capelli: era nervosa, a cosa stava pensando?
"E cosa ci fai, santo Godric, la usi come bersaglio per le freccette magiche?" Lei non capiva. Il suo tono ancora sostenuto sembrava incredulo. Ma non aveva ascoltato quello che si erano detti in salotto poco prima?
Il moro alzò gli occhi al cielo e decise di passare all'attacco sorridendo: fece un passo avanti, coprendo la distanza fra loro e le prese il viso fra le mani, chinandosi a baciarle le labbra con un sorriso. "Ti disegno" ammise, staccandosi da lei, ma tornando a coprirle la bocca quando tentò di fare altre domande. "Baciami, Weasley. Ti spiego tutto dopo. O te lo faccio vedere. Ma adesso baciami, per Salazar!"

Ginny spalancò la bocca alle sue parole, ma poi decise di seguire il suo consiglio: chiuse gli occhi: lasciò che la sua lingua le accarezzasse le labbra, prima di schiuderle, ma soprattutto lasciò che lui le entrasse nella mente. Gli portò una mano sul petto e lui fece scivolare le sue lungo il suo corpo, fino a raggiungere la vita. Era scalza, ma quando lui fece un passo verso di lei, si alzò sulle punte dei piedi per appoggiarsi al ragazzo, e lo sentì gemere mentre le posava la mano sulla schiena per stringerla a sé.
I suoi seni premevano contro il suo petto solido, facendole provare un'eccitazione nuova ma familiare. Improvvisamente, si staccò da lui.

"Ci siamo già baciati!" esclamò lei e Blaise sorrise, contento che lei se lo fosse, finalmente, ricordato.
"Sì."
Lei fece un altro passo indietro, stranita. Riuscì a prenderla per una mano.
"Io..." Si mise una mano sulla bocca e strabuzzò gli occhi. "Mi ricordo: sul tappeto, a casa di tua madre. Kikky ha sparso la polvere e..." Si interruppe, con uno sguardo smarrito.
"Sì" ripetè, tornandole vicino e accarezzandole la guancia con il dorso della mano. Merlino, voleva baciarla, non darle spiegazioni!

Ginny finalmente riusciva a capire molte cose: la sua strana sensazione di deja-vu quando lo aveva baciato alla cena di beneficenza o il fatto di sognare quel momento. Non era un sogno: era un ricordo.
Ma... Quando lui tornò a circondarla con le braccia, decise di non volerci pensare e di abbandonarsi a quel momento. Questa volta fu lei a baciarlo per prima e giurò di averlo sentito sorridere sulle sue labbra.
Un rumore alle loro spalle li sorprese e Ginny si girò, quasi spaventata: Pansy li osservava sorridendo.

Pansy aveva raccolto le scarpe e il mantello della rossa, prima di uscire dalla stanza per andare a cercarli. Quando se li trovò di fronte, avvinghiati come due amanti che si erano ritrovati dopo tanto tempo, sorrise, vedendoli. Purtroppo una scarpa le cadette e loro si girarono verso di lei, accorgendosi della sua presenza.
"Non ci sono, qui. Mi sa che si sono smaterializzati" Pansy alzò la voce, per farsi sentire gli altri che erano rimasti in salotto, ma fece l'occhiolino ai due ragazzi. Porse le sue cose a Ginny e le fece segno di sparire: almeno loro avrebbero avuto un lieto fine.
La rossa prese scarpe e mantello e Blaise le afferrò la mano, prima di smaterializzarsi. Pansy si girò, ancora sorridendo, quando si trovò la strada sbarrata da Theo.
"Hai detto una bugia."
"Io non ho bevuto la pozione" dichiarò, come se ce ne fosse bisogno.
Il moro annuì e alzò un braccio, pronto a bere da una bottiglia. Pansy pensò che fosse un altro liquore, ma poi il colore opaco della bottiglia attirò la sua attenzione: aveva in mano il veritaserum.
Lo osservò mentre beveva un sorso e poi le sorrise, triste.

Theo aveva seguito Pansy subito dopo aver afferrato la bottiglia: Daphne non aveva ancora finito la penitenza che le aveva dato Blaise, mentre Draco continuava a versarsi da bere e Millie e Hermes si erano avvicinati e parlavano fitto, come se fossero gli unici nella stanza.
Pensando che non sarebbe mai più riuscito a farlo, stappò la pozione e ne bevve un lungo sorso, prima di tornare a guardare la donna dei suoi sogni. O dei suoi incubi. Forse ora sarebbe riuscito a dirle tutto.
"Perché lo hai fatto?" Pansy era stranita, beh, un po' lo era anche lui.
"Perché altrimenti non ti avrei mai detto la verità. Oppure non mi avresti creduto..."
"Quale verità, Theo? Che mi hai tradito con Daphne?"
"Non ti ho tradito con Daphne!"
"Davvero?" Ora lei sembrava sorpresa. "E con chi mi hai tradito?" Si avvicinò a lui e  gli prese di mano la bottiglia, guardandola, come se dovesse convincersi che fosse vera.
"Sono andato a letto con Daphne dopo che ci siamo lasciati. L'ho fatto per dispetto: ti odiavo perché non mi credevi, ma non ti ho mai tradita."
"Poi però hai iniziato a fartele tutte". Non era una domanda. Forse perché lei sapeva già la risposta. Era vero: dopo che si erano lasciati, quando suo padre aveva avuto tutti quei casini per i suoi legami con i mangiamorte e lui si era sentito abbandonato, aveva iniziato a bere e ad andare a letto con tutte. Ma fu contento che lei non gli chiedette spiegazione, perché era una cosa triste da ammettere.
"Già..."
"E lo fai anche adesso..." Anche questa volta non era una domanda. "E dimmi, sei... contento?" Pansy non lo guardò negli occhi: Theo non riusciva a capire cosa volesse sapere davvero. Scosse il capo.
"No."
"È per questo che bevi?" domandò ancora lei. Il moro fece un passo avanti e si stupì quando lei non ne fece uno indietro.
"Può essere. Pansy, ma io non vado..." iniziò.
"Devo dirti anch'io una cosa."
"Pansy, io..." continuò, come se lei non avesse parlato.
"Theo, è importante..."
"Pansy, dovrei odiarti e non sai quanto vorrei farlo..."

Pansy accusò quel colpo come se l'avesse colpita un bolide mentre assisteva a una partita di Quidditch. Annuì. Forse era giusto: loro erano stati insieme a Hogwarts, poi una sera lei lo aveva visto mentre baciava Daphne e non aveva capito più niente. Sapeva che probabilmente era stata lei a iniziare la cosa, ma la gelosia le aveva impedito di ragionare lucidamente e la loro storia era naufragata. Lui aveva giurato e spergiurato di non aver fatto niente, che era stata la bionda a baciarlo e che si era tirato subito indietro, ma lei non gli aveva creduto. E quando poi aveva iniziato a girare tutti i letti dei dormitori, era stato troppo, e troppo tardi.
Ora, giustamente, lui la odiava.
Guardò la bottiglia che aveva in mano e ne prese un lungo sorso. Lui alzò un sopracciglio.
"Penso che tu faccia bene a odiarmi, Theo. Mi odio anch'io, a volte..."
Il ragazzo scosse la testa e aprì la bocca per parlare, ma lei lo zittì.
"Ho tradito un uomo favoloso, poco prima che diventasse mio marito. E mi sento una merda".
"È stata colpa mia, sono io la merda, non tu."
La mora sorrise: sotto veritaserum era un bravo ragazzo, alla fin fine. O forse lo era sempre stato e lei, troppo impegnata a criticarlo, non lo aveva capito.
"Per quanto mi piacerebbe dare la colpa a te, Theo, sappiamo tutti e due che non è così..." Allungò una mano verso di lui e gli accarezzò la guancia con dolcezza.
"Ti ho obbligato."
Pansy rise. "Ne sei convinto? Davvero? Ho fatto l'amore con te perché volevo, di certo non perché sono stata obbligata!"

Theo si coccolò con le sue parole. "Mi volevi?" Appoggiò la guancia alla sua mano.
La ragazza si allontanò e si passò una mano sul collo. "Theo, io ti voglio ancora. Ogni volta che ti incontro penso che mi farai impazzire e cerco di starti lontana, ma..."
"Non devi starmi lontano!" Theo fece un passo per coprire la distanza che li separava e la strinse, posando le labbra sulle sue. Quanto aveva desiderato quel momento! Come avrebbe voluto non smettere mai di baciarla!
Sentì il suo corpo abbandonarsi contro di lui e il moro l'abbracciò, mentre sentiva le sue guance inumidirsi. Si staccò da lei e notò che stava piangendo. "Perché piangi?"
"Perché sono una stronza."
"Stai con me, Pansy. Sono uno stronzo anch'io, andremo d'accordo."
Lei rise e scosse la testa, mentre con una mano si asciugava gli occhi.
"Non è lui l'uomo per te: sono io, credimi" tentò ancora di convincerla. Le posò le mani sui fianchi e avvicinò il viso al suo, facendo toccare le loro fronti.

Pansy avrebbe voluto che fosse vero. Forse lui ci credeva, ma non bastava. Non bastava adesso. Forse sarebbe bastato prima.
"Theo, sono incinta."
Lo vide spalancare gli occhi e poi scuotere la testa. "Non fa niente. Stai con me. Ci mettiamo d'accordo. Io... vi prendo tutti e due".
"Ci mettiamo d'accordo? Che vuol dire?" Sospettosa, sperò che non intendesse qualcosa di drastico: non era sicura che il suo cuore avrebbe retto a una proposta del genere, in quel momento.
"Con tuo marito: potrà vedere il bam..."
"Il bambino è tuo". Lo stupore sul suo viso si mischiò a uno strano sorriso di gioia, ma poi lui tornò a fare quella faccia perplessa e Pansy non seppe più cosa pensare.

Theo sentiva girare la testa, ma capì che quella volta non era colpa dell'alcol. Pansy aspettava un bambino da lui ed era una notizia meravigliosa! Ma perché non glielo aveva detto prima? Ah, forse perché lei era sposata con un altro!
"Lui lo sa?" Lei annuì in risposta. "E...?"

Pansy fece un passo indietro per mettere un po' di spazio fra loro.
"E niente."
"Come, niente? Che ha detto? Sa che è mio?"
"Lui... Noi..." Si morse il labbro, nervosa. "Sa che non è suo. E ha accettato di..."
Lui la interruppe: "Ha accettato cosa?"
"Di annullare il matrimonio. Noi... non siamo più sposati..." Ammetterlo era un po' come dover dire ad alta voce di aver fallito, ma in quel momento sapeva che era la cosa giusta, verisaterum o meno.

Theo spalancò gli occhi: il matrimonio di Pansy era stato annullato? Era fantastico!
"Allora stai con me. State con me."
"Theo, non funzionerebbe."
Lui si stranì. "E perché non dovrebbe?"
"È passato tanto tempo. Siamo due persone diverse. Io penso che tu..."
"Che io?"
"Ho paura che tu possa tradirmi" ammise, ma poi fece un altro passo indietro e guardò per terra.
Il ragazzo si avvicinò a lei, le mise due dita sotto al mento e le fece alzare il viso. "Tesoro, capisco che tu possa non fidarti di me, ma io non ti ho mai tradita, né mai ho desiderato farlo. Non..."
"Theo, hai avuto tante ragazze. Io non sono..." Si passò ancora la mano sul collo e lui riuscì a vedere tutta la sua insicurezza, come la prima volta che avevano fatto l'amore.
"Nessuna è come te. Te lo giuro. Ti ho cercato in ogni ragazza che ho avuto, ma non ti ho mai trovata. E poi ultimamente non ci riesco più..."
"A fare che?"
"Stare con qualcuno che non sia tu. Blaise lo ha detto prima, è vero: faccio finta di andare a letto con le ragazze, perché dal giorno del tuo matrimonio, io... non riesco più a farlo con nessun'altra..."
Pansy sospirò pesantemente e lui capì che la sua sicurezza, il suo essere così rigida nei suoi confronti, la sua postura e tutto il resto, erano tutta una finzione, la sua maschera per vivere, proprio come il provarci con tutte era la sua. "Mi ami, Pansy?"
"Sì" rispose, dopo essersi leccata le labbra e aver trovato una lacrima. Lei era ancora sotto pozione e Theo sorrise: era il momento giusto.

Pansy spalancò gli occhi quando Theo si inginocchiò e le prese la mano: cosa stava facendo?
"Allora sposami. Ti amo anch'io e voglio passare il resto della vita con te". Poi il suo viso si addolcì e allungò la mano libera verso il suo ventre. "Con voi..."
La ragazza non tentò neanche più di frenare le lacrime. "Theo..."
"Dimmi che mi vuoi anche tu."
"Certo che ti voglio."
Poi si inginocchiò davanti a lui e lo baciò.

***

Ginny si sentiva stordita, ma non seppe dire se fosse per colpa dei bicchieri di Firewhisky o della smaterializzazione. O forse per via di tutta la situazione che aveva scoperto. Quando Blaise li fece apparire nel suo salotto, si girò verso di lei e la baciò ancora. E ancora.
Quando, ancora allacciati, camminarono verso la zona notte, Blaise si fermò. "Non vorrei essere insistente ma... cosa ti ha detto lo psicomago, di preciso, sul sesso?"
Ginny rise. "Mi ha detto di non fare sesso con nessuno per un mese".

Blaise si staccò a fatica da lei. Merlino, davvero? E ora? Sarebbe riuscito a fermarsi? Ma poi, perché lei stava ridendo? "Ah..." Tornò a baciarla: Merlino era così difficile! "Quindi non..." Fece un passo indietro per paura di non riuscire a controllarsi. Avrebbe dovuto farle quella domanda prima di materializzarsi a casa. O prima di sfiorare la sua pelle calda.
"Blaise..." sussurrò lei, portandogli una mano sulla nuca, fra i capelli e avvicinandosi così tanto a lui da far aderire i loro corpi.
Sospirò silenziosamente. "Sì?"
"Mi ha detto anche un'altra cosa."
Il moro sperò che non fosse una brutta notizia come quella che lei gli aveva appena dato, che il suo cervello cercava di metabolizzare, ma che il suo corpo, per colpa di quello che lei stava facendo, non riusciva ad assorbire. "Cosa?" praticamente gemette sulle sue labbra e lei sorrise.
"Che da oggi posso fare l'amore con chi voglio". Ginny sorrise, facendo scorrere la mano e spingendolo verso di lei.
"Ottima notizia" concordò lui, tornando a baciarla con passione e stringendola a sé mentre cercava di raggiungere la porta del salotto. In quel momento si maledisse per aver scelto la camera in fondo al corridoio.
Dovette averlo detto ad alta voce perché lei gli rispose: "Andiamo sul divano..."
Come? No, no. Voleva farlo per bene. Non voleva di sicuro prenderla in pochi minuti mentre era ancora vestita.
"Mi sa che quello romantico sei tu" rise lei, mentre gli leccava le labbra e strusciava il bacino contro di lui: così lo avrebbe fatto impazzire. "Oppure potresti farmi vedere la foto... In fin dei conti niente ci trattiene dal farlo subito..." Piccola, audace tentatrice!
Blaise, però, sorrise.
"Ti penso da quasi due mesi. Non voglio aspettare: voglio vederti nuda. Voglio sfiorare il tuo tatuaggio e baciare la tua pelle. Voglio sentirti fremere e implorare di non fermarmi" iniziò, mentre scendeva a baciarle il collo. Lei gemette davvero. "Voglio..." Fecero ancora qualche passo e alla fine lui riuscì ad arrivare alla camera da letto, aprendo la porta.

Ginny si sentì quasi mancare quando lui scese a baciarla fino all'orlo della stoffa facendo cadere la parte sopra. E il vestito ora le copriva a malapena il seno. Si sentiva eccitata al massimo e, senza accorgersene, s'inarcò, porgendosi a lui.
Lo sentì armeggiare con la cerniera dietro la schiena e sussurrò qualcosa tipo: "Fai un evanesco. Anch'io non vedo l'ora di essere nuda, ma prima..."
Blaise la guardò con uno sguardo scuro di passione e Ginny si sentì maledettamente desiderabile.
"Prima?" chiese, e la sua voce resa roca dal momento, la fecero fremere di eccitazione. Allungò le mani alla sua giacca e gliela abbassò dalle spalle alle braccia.
"Dai anche a me qualcosa da guardare. E da baciare..." Incominciò a slacciare i bottoni della camicia, dopo avergli sfilato la giacca.

Quando lei si avvicinò a Blaise e gli baciò il petto, facendo scorrere la piccola mano calda sui suoi addominali, lui pensò di cadere per le vertigini. La prese per il vestito e la trascinò verso il letto, per poi lasciarsi cadere addosso a lei. Ginny rise e si contorse sotto di lui: le portò le mani al viso e le accarezzò la guancia, per poi scioglierle i capelli. Era bellissima. Ed era tutta sua. Si chinò a baciarle le labbra. Lei continuò ad accarezzarlo e in men che non si dica, la sua camicia finì da qualche parte in fondo al letto.
Sentì le sue dita sulla cintura dei pantaloni ed ebbe qualche problema: le sue mani erano tremendamente eccitanti.
"Vuoi farmi morire..." borbottò e lei sorrise.

Ginny decise di averne abbastanza del vestito che la copriva e si inarcò, sperando che lui riuscisse a far passare la mano fra lei e il copriletto.
Blaise, per fortuna, riuscì ad accontentarla con semplicità, senza bisogno di bacchette o incantesimi, semplicemente facendo scorrere la zip lungo la schiena. Tornò a baciarla mentre lei sentiva il fruscio del vestito accarezzarle il ventre e poi sempre più giù, denudandola.

I suoi piccoli seni puntavano verso di lui e Blaise non pensò neanche a cosa stesse facendo, quando si chinò su quelle punte turgide e calde, mentre lei gemeva e iniziava a dire cose poco comprensibili. Appoggiò una mano di fianco a lei, per sollevarsi un pochino, ma continuando a baciare e leccare, mentre il vestito le scivolava oltre le gambe. Continuò la sua esplorazione, scendendo con le labbra e lei infilò le dita fra i suoi capelli, stringendogli le ciocche in un gesto istintivo e possessivo.
La baciò sopra la stoffa delle mutandine e lei si inarcò, offrendosi il più possibile al piacere, senza vergogna. Blaise sorrise: non l'avrebbe mai voluta diversa, quand'è che aveva pensato che una ragazza composta sarebbe stata una compagna ideale? Si sbagliava. Si sbagliava di grosso.
Sentì la ragazza invocare più santi e chiedergli effettivamente di non fermarsi, così le tolse anche l'ultimo indumento, lasciandola completamente nuda. Nuda per lui.

Ginny  riuscì ad avere qualche attimo di lucidità solo quando Blaise, sfilandole lo slip, si fermò in quella carezza intima così bruciante e passionale, pensando che lui fosse ancora troppo vestito perché le cose stessero procedendo nel modo giusto.
"Spogliati, Blaise, voglio..."
"Sh... abbiamo tempo" la interruppe lui, prima di tornare a chinarsi su di lei, e Ginny non pensò più a niente che non fosse abbandonarsi al piacere, mentre lui entrava in lei con la delicatezza e la sicurezza di chi sapeva cosa stava facendo e di come farlo al meglio.

Blaise sentì il corpo della ragazza intorno alle sue dita e continuò a baciarla fino a quando lei non si morse la mano e tremò di desiderio.
Dopo poco, Ginny gli prese il viso fra le mani e lo tirò su, per baciarlo con passione. Lo baciò e giocò con la sua bocca, fino a quando non lo spinse con la schiena sul letto e si sdraiò su di lui.
Di quello che successe dopo, Blaise ne ebbe solo una vaga idea  per un sacco di tempo: le labbra della ragazza su di lui, il suo respiro che gli accarezzava la pelle, le sue dita che sfioravano punti sensibili, un continuo senso di esplosione di piacere, fino a quando fu lei a decidere il momento e il ritmo, scendendo su di lui in movimento fluido e che lo fece tornare sulla terra solo per il tempo necessario a stringerle i fianchi e godere mentre la guardava arrendersi ancora al piacere.

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