Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

E se fosse questo, l'amore?

Blaise si materializzò nell'atrio e subito un elfo comparve accanto a lui.
"Buonasera, Mr. Blaise" lo accolse.
"Pokdey. Mia madre è in casa?" Consegnò il mantello all'elfo di sua madre, mentre con un'occhiata adocchiava l'ingresso: era tutto in ordine.
"Nella stanza del cucito" rispose, dopo aver annuito.
Blaise si diresse verso il corridoio sotto le scale e, già prima di arrivare, sentì che sua madre stava conversando con qualcuno. Pensando che fosse Ginny, sorrise prima di entrare.
"Blaise!" esclamò sua madre, con uno strano cipiglio, quando alzò gli occhi su di lui.
"Mamma..." Squadrò la ragazza seduta accanto a lei. "Rachel, mi meraviglia trovarti qui" disse, con calma, cercando di afferrare ogni particolare della situazione.
"Blaise..." Rachel si alzò dal divano, sistemandosi la gonna. "So che non..."
Lui si avvicinò alla madre, la baciò sulla guancia ignorando la ragazza, che si era interrotta quando lo aveva visto spostarsi, e poi si sedette sulla poltrona accavallando le gambe. "Francamente, dubito che tu possa dirmi qualcosa che ho voglia di ascoltare, ma se proprio ci tieni, continua pure". La sua voce trasudava strafottenza e fastidio.
"Blaise non essere maleduc..." iniziò la donna, ma il ragazzo scattò in piedi e alzò la voce.
"Mamma, mi spieghi cosa ci fa lei qui? Hai intenzione di farti fregare un'altra volta?"
Rachel alzò tutti e due i palmi delle mani e prese la parola. "No, Blaise, io sono venuta a scusarmi. So di non essermi comportata bene, ma..."
Blaise tirò fuori la bacchetta e la puntò contro la ragazza senza lanciarle nessun incantesimo. "Porca Morgana, hai derubato mia madre e le hai fatto credere di essere demente!" La sua voce tremò per la rabbia. La ragazza impallidì e si girò verso la strega.
"Zia Maddie..." piagnucolò, in cerca di aiuto.
Blaise sospirò quando si alzò in piedi anche la donna. "Blaise, per favore, metti giù la bacchetta. Rachel è venuta per restituirmi i soldi che mi..." La strega si fermò e Blaise continuò per lei.
"Che ti aveva rubato. Beh, mi sembra il minimo!" Si voltò a guardare la ragazza che arrossì. "Sei stata una stronza: ci hai traditi e ci hai rubato tutto quello che avevamo!"
"Beh, non esageriamo, adesso..." mormorò lei, a voce flebile. "Non erano così tanti soldi..."

Maddie capì, dall'espressione di suo figlio, che lui non parlava più dei fiori e dei vuoti di memoria. Sapeva che i ragazzi non si erano chiariti la volta in cui avevano smascherato Rachel, ma era anche consapevole che dovevano farlo.
"Rachel, forse è il caso che ti scusi con Blaise anche per quell'altra questione."
"Quale altra questione?"

Blaise per poco non la fatturò. "Non fa niente, mamma. Non voglio parlarne."
"Blaise", Maddie si voltò verso di lui. "So che cerchi di non darlo a vedere, ma so che la rottura del fidanzamento ti ha fatto soffrire. Che non ti piace..."
Il ragazzo digrignò i denti. "Che non mi piace che mi si prenda in giro?" Lanciò un'occhiataccia a sua madre, come se il fatto di aver nominato la questione lo rendesse più debole.
"Io non..." iniziò Rachel, ma Blaise la interruppe con un'occhiata.
"Se stai per dire che non sapevi della tresca di Chastity, puoi risparmiare a tutti e due questa bugia, Rachel". Il tono del ragazzo era duro e lo sapeva. Anzi, sperava proprio di trasmettere quello che sentiva dentro: era stato ingannato. Tradito e ingannato. Lo avevano preso in giro.
"Forse dovrei andare..." La ragazza si alzò e Blaise non pensò minimamente a fermarla: per lui non avrebbe neanche dovuto essere lì.

Maddie però, non era dello stesso avviso. "Siediti, Rachel. Non è che puoi chiedere scusa solo a chi è facile farlo..."
La ragazza la guardò sgranando gli occhi, ma lei non voleva che se ne andasse. Suo figlio aveva bisogno di andare avanti. E se non avesse chiuso quella porta, ogni colpo di vento in quella direzione avrebbe riaperto la questione.
Indicò il figlio alla nipote e lei annuì, con il viso cereo. "Sapevo quello che stava facendo Chastity, ma non approvavo. Te lo giuro, Blaise. Le avevo anche detto di lasciarti..."
"Di lasciarmi? Perché?" chiese lui, stranito.

Perché le aveva detto una cosa del genere? Perché non consigliarle di lasciare l'altro?
Rachel alzò le spalle. "Diceva che non sapeva quello che provava per te. Non mi sembrava il modo giusto per affrontare un matrimonio".
"Non ci si sposa solo per amore, sai?" rimarcò; ma perché le ragazze avevano quest'idea così romantica dei matrimoni? Non erano tutti così.
"Io preferirei ti sposassi per amore, però" intervenne sua madre e lui scosse le spalle. Lui si sarebbe accontentato di sposare una ragazza con cui stava bene, si divertiva e faceva cose interessanti. Non c'era bisogno di amarsi. Ma il rispetto sì, era indispensabile. E anche la fedeltà.
"Lei cosa ti ha detto quando ne avete parlato?" Fu sua madre a farle quella domanda, per fortuna.
"Disse che voleva togliersi qualche sfizio prima di infilare l'anello al dito. Mi aveva promesso che una volta sposati non sarebbe più successo."
Porca Morgana! Ma allora non era stata solo una volta? "Ah!" Blaise fece fatica a celare la sua rabbia.
"Li ho coperti solo in un'occasione, perché pensavo davvero che sarebbe stata solo quella volta e invece..."
"Invece lei ci ha preso gusto" finì Maddie e la ragazza annuì silenziosamente. Il ragazzo dovette spostarsi per cercare di mascherare la sua rabbia: odiava che si parlasse di lui così. Soprattutto del fatto che era stato imbrogliato.
"Mi dispiace davvero, Blaise. Te lo giuro. So che non mi crederai, ma è così. Tu ci tenevi così tanto..."
Quando lesse sul viso di Rachel la pietà, per poco non diede un calcio al tavolino che li divideva. Tutti erano convinti che lui provasse teneri sentimenti per quella stronza, mentre invece era seccato perché era stato ingannato.
Era stata infranta la sua illusione d'amore, ma quello che aveva creduto di poter raggiungere stando con Chastity, o con qualsiasi altra, una volta raggiunto il matrimonio: una vita a due, la condivisione delle giornate, il far parte di una coppia. Ora, molto più di prima, faceva fatica fidarsi di chiunque; anelava lasciar andare le sue paure e i suoi dubbi, confidarsi, ma fidarsi lo faceva sentire vulnerabile e diventava sempre più difficile. Aveva sempre fatto fatica anche con i suoi amici, pensò, ricordandosi di Pansy e Theo e della loro ultima discussione.
Si alzò in piedi, nervoso e stizzito: non capivano niente.
Come spiegare che se il suo consulente avesse fatto la stessa cosa, sarebbe stata la stessa cosa, se non peggio? I sentimenti non c'entravano niente, in questo frangente. Lui difficilmente ne provava. Sapeva mantenere la razionalità della cosa e di sicuro non era perché si era sentito spezzare il cuore. A lui non succedeva mai. Non permetteva mai a cose come i sentimenti di mettersi in mezzo. Anche se Pansy diceva che aveva iniziato a essere geloso. Anche se ultimamente faceva sempre più fatica a tenere le cose separate.
"Blaise..." Tentò di chiamarlo la madre, ma lui scosse il capo sbuffando e porse verso di lei la mano aperta, mostrandole il palmo per interromperla.
"Lasciami stare, mamma. Ho bisogno di andarmene" disse, quando capì che non voleva rimanere solo perché era troppo arrabbiato. Si voltò verso la ragazza e le raccomandò: "Questa è l'ultima occasione che avrai di entrare in casa di mia madre. Fai ancora..."

Ma anche Maddie si alzò in piedi. "Blaise, le tue questioni te le risolvi tu; le mie le sistemo io, ne abbiamo già parlato" specificò. Per quanto avesse ragione a essere arrabbiato, non poteva dettare legge così in casa sua. Lui non abitava più lì e doveva farsene una ragione. Per quanto sapesse di essere stata stupida a farsi imbrogliare, conosceva Rachel da quando era nata e non era una cattiva ragazza, poteva darle un'altra possibilità.
Vide la rabbia negli occhi del figlio fulminarla e per poco pensò che avrebbe generato magia involontaria, come quando da bambino gli succedevano quei rari, ma potentissimi, scoppi d'ira.

Blaise non disse niente e accettò le parole della madre, annuendo: ah, volevano così? Lo avrebbero avuto. Poi se ne sarebbero pentite di sicuro, e quando sarebbero tornate da lui per scusarsi, glielo avrebbe fatto notare.
Girò su se stesso e si smaterializzò a casa.
Quando comparve in salotto si scontrò con Kikky, a cui aveva detto di sistemare. La povera elfa si scusò e lui, sempre più nervoso, per poco non le lanciò una maledizione. Forse era il caso di levare le tende. Pensò a Ginny: lei riusciva a calmarlo. Avrebbe detto una battuta delle sue e lo avrebbe salvato con il suo sorriso. Anche se cercava di non lasciarsi troppo coinvolgere nella loro storia, gli dava fastidio la possibilità che anche lei facesse la stessa cosa. Non doveva andare in quel modo: lei doveva tenerci anche se lui non lo dimostrava, perché in fin dei conti era così, solo, non voleva doverlo ammettere nel caso che lei non fosse stata troppo coinvolta. Come, appunto, con Chastity. E se questa volta lui si fosse fatto prendere davvero?
Pensò al fatto che era proprio a causa della loro storia che non riusciva più a tenere separata la testa e a pensare razionalmente. E se invece fosse stato già così? Se lui fosse stato già... innamorato? Scosse il capo mentre si versava un bicchiere di Firewhisky e se lo scolava tutto d'un fiato. Se ne versò un altro ma poi, prima di berlo, lo guardò: non voleva ubriacarsi. Non ne valeva la pena. Quando capì che era così nervoso da poter avere uno scatto d'ira, pensò di cambiare aria: in campagna era tutto sottosopra, non avrebbe fatto danni irreparabili se si fosse sfogato là.
Chiamò Kikky a gran voce e lei comparve subito, mettendosi ai suoi ordini.
"Vado in campagna. Non so fino a quando starò lì. Se qualcuno venisse qui a cercarmi, di' semplicemente che sono a Redpoppy House a fare dei lavori, ok?"
L'elfa annuì e lui si smaterializzò subito dopo aver vuotato il bicchiere.

***

Dopo ore e ore in cui aveva fatto piccole riparazioni insieme agli elfi di Redpoppy House, il suo animo si era calmato e Blaise poteva considerarsi stanco, ma soddisfatto.
Era arrivato in campagna convinto di far saltare una qualsiasi stanza come era successo nel giardino d'inverno, ma poi aveva ripensato a Ginny e a come lo aveva aiutato a sistemare sorridendo e dicendogli che in quel modo sarebbe riuscito a calmarsi la prossima volta che fosse successo e, seppur controvoglia, dovette ammettere che aveva avuto ragione: non solo non aveva distrutto niente, ma aveva pensato a lei tutto il tempo: doveva crescere, forse. Era giusto che le parlasse chiaro, soprattutto dei suoi sentimenti. Lei non li avrebbe gettati via come avrebbero potuto fare altre ragazze prima di lei, Ginny si sarebbe presa cura delle sue emozioni, senza deriderle o tradirle. Voleva fidarsi di lei.
Possibile che fosse così che ci si sentiva quando si era... innamorati? L'immagine della ragazza gli riempì la mente e si coccolò, come faceva spesso, con il pensiero della morbidezza dei suoi capelli quando le ricadevano sulle spalle. Il suo profumo di mela verde gli riempì il petto, ma lui sapeva perfettamente che questa volta non erano i suoi polmoni a esserne colmi, ma il suo cuore. Voleva vederla, aveva assolutamente bisogno di affondare i viso in quella chioma fulva, lo avrebbe fatto sentire di nuovo se stesso.
Sì, doveva essere quello. Possibile che fosse innamorato e non se ne fosse accorto?
Sempre più convinto, tornò a casa a lavarsi pronto per andare da lei, prima di scoprire che era notte fonda e che avrebbe dovuto aspettare almeno il mattino dopo.
Deciso a fare comunque qualcosa di buono, invece di andare a letto si sedette alla scrivania dello studio, intinse la penna nell'inchiostro arancione e iniziò a tratteggiare capelli, sorrisi e piume galeotte.
Scrisse anche qualche fumetto. E, prima di rendersene conto, partendo da un bacio nel giardino degli Stin'sen, arrivò a una tavola dove un ragazzo scuro stringeva al petto una bellissima ragazza dai capelli di fuoco e le sussurrava di amarla.

***
Ginny bussò alla porta d'ingresso, ma questa si aprì da sola.
"Blaise... sei a casa?" chiese, facendo un passo dentro l'appartamento. Sentiva delle risate lontane, così si incamminò verso il salotto. "Blaise... ci sei?" domandò ancora, ad alta voce; più un gesto di cortesia per palesare la sua presenza, che una vera domanda, comunque.
"Vieni, siamo qui, nello studio!" La voce del moro la chiamò e lei si stranì: 'siamo'? Chi c'era con lui?
Lentamente, ma con sicurezza, oltrepassò il soggiorno e spalancò la porta che dava sul corridoio delle altre stanze, cercando di raggiungere lo studio. Sentì una voce femminile, ma non riuscì a riconoscerla, nonostante capisse di sapere di chi fosse.
La porta dello studio era socchiusa e una luce filtrava da dentro, illuminando un poco il buio corridoio. La spinse lentamente, con una brutta sensazione, ma continuando ad aprirla.
Quando si trovò di fronte Bellatrix, la sua mano impugnò la bacchetta senza neanche pensarci e la spianò contro di lei. Il suo sorriso beffardo fece capolino sul viso scuro. "Ma che carina! Blaise, è lei?"
Ginny si voltò, continuando a tenere la bacchetta puntata verso la strega, in direzione del viso della donna, che si era girata verso la scrivania: Blaise stava disegnando. Era una cosa che faceva spesso e a lei piaceva osservarlo mentre intingeva la penna nell'inchiostro e tratteggiava magie e incanti sulla pergamena. In quel momento, però, non era come al solito: lui sembrava quasi posseduto, come se fosse sotto un incantesimo; disegnava senza sosta e senza la cura che ci metteva di solito.
Si avvicinò per vedere cosa stesse disegnando, quando la voce di Bellatrix si fece dura e velenosa. "Ferma lì! Non ti muovere!"
Stranita da quello che la strega le aveva detto, ubbidì senza rendersene conto e quando si voltò di nuovo verso il moro, mormorò: "Blaise... Cosa sta succedendo?"
Il moro alzò su di lei uno sguardo vacuo. "Sto disegnando la mia casa in campagna, guarda" rispose e alzò la pergamena verso di lei dove un grosso stagno e una casa vittoriana riempivano il foglio. Alcune figure camminavano sull'erba. "Chi hai disegnato?" chiese, perché normalmente lei si sedeva in braccio a lui mentre le spiegava le tavole e in quel momento avrebbe voluto farlo, ma la strega continuava a guardarla e lei non riusciva a muoversi.
"Gli altri. Tutti" spiegò lui, senza invitarla ad avvicinarsi alla scrivania.
"Tutti tranne te!" Bellatrix rise verso di lei, proprio come aveva riso durante la battaglia, ma poi si girò verso Blaise. "Lei non può venire: in fin dei conti è solo una ragazzina..."
Ginny sentì la rabbia salirle lo stomaco: lei non era una ragazzina! La strega tornò a guardarla e le rivolse un sorriso affettato. "Ma certo, cara, non lo sei davvero". Il suo tono sembrava quello di una babysitter svogliata che assecondava un bambino piccolo purché non le desse fastidio.
La ragazza fece un altro passo verso il moro, ma Bellatrix la sgridò ancora, intimandole di non muoversi. "Non starò ferma!" la contraddisse e la donna rise ancora sguaiatamente.
"Ma se lo fai sempre!"

Ginny si svegliò di soprassalto, contenta, per una volta, di tutto il casino che arrivava oltre la porta della sua stanza. Si mise seduta, cercando di ricordare il sogno che aveva fatto e di capirlo ma, alla fine, pensò che non fosse un sogno particolarmente rivelatore, forse era solo un incubo di quelli che capitano a tutti. Cosa c'entrava Bellatrix con Blaise, in fin dei conti? Niente. Forse la sera prima aveva mangiato troppo.
Però erano due problemi che doveva risolvere: il sogno della strega e il comportamento di Blaise. Possibile che lui avesse davvero rubato la sua lettera? Non riusciva a crederci. Non credeva fosse possibile. E se allora si fosse sbagliata anche su tutto il resto? Magari anche la questione della casa di campagna non era come lei aveva pensato... Come si chiamava? Glielo aveva ripetuto Kikky la sera prima quando, dopo aver parlato con Pansy e Nott, era andata a cercare Blaise per parlargli, ma lui non c'era. E l'elfa le aveva detto che stava facendo dei lavori alla casa in campagna. Continuava a sfuggirle il nome. SunFlower, forse? No, era un altro fiore... Ma perché lei non sapeva niente di fiori? Oh, Santo Godric, non se lo ricordava!
Si alzò dal letto diretta in bagno e sul pianerottolo si scontrò con George e sua madre che confabulavano già di prima mattina. "Buongiorno" li salutò.
"Oh, Ginny!" L'entusiasmo di Molly era esagerato e lei lo percepì benissimo: sperò che non avesse bisogno di qualcosa, ma si ricredette quando notò George scappare alla chetichella appena aveva notato la madre che si rivolgeva a lei.
"Mamma" ricambiò lei.
"Oggi verranno Teddy e Vic, tornerai presto per aiutarmi con loro? Ron e George hanno già inventato scuse..."
Ginny sospirò. "Mi spiace, mamma, ma dopo l'allenamento devo per forza andare..." Cercò una scusa plausibile da rifilare a sua madre per non dover ammettere che voleva parlare con Blaise, ma non le venne in mente niente. "Sì... Beh..." Si morse un labbro e Molly sbuffò.
"Ho capito" ribatté stizzita.
No! Sua madre pensava che non volesse farlo e invece aveva davvero un impegno: era solo che non voleva farlo sapere a lei. "Ma no, mamma, è che..."
"Lascia stare" insistette, girandole le spalle e marciando per il corridoio diretta alle scale.
Ginny sospirò e si diresse in bagno, ancora insonnolita: sapeva che il sogno che aveva fatto non c'entrava con i soliti sogni sulla battaglia, era solo la situazione così strana che le dava da pensare. Doveva assolutamente parlare con Blaise, ma avrebbe potuto andare a cercarlo solo dopo l'allenamento. Una volta uscita dal bagno, decise di prendere la scopa: non c'era niente di meglio di una buona corsetta per chiarirsi le idee.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro