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Cose non dette


"Perché non rimani un altro po'?"
La voce di Blaise era intrisa di aspettativa, ma sperava che non si notasse troppo.
Ginny lo guardò e poi fece un sorriso triste. "Devo andare, lo sai. È già così tardi..."
Giusto: il giorno dopo lei si sarebbe alzata presto per andare all'allenamento. Il ragazzo annuì.

Ginny sospirò e si risedette sul letto. "Blaise..." mormorò, accarezzandogli il petto nudo. "Devo pur tornare a casa, no?"
"Sei sicura?" Blaise fece un sorriso sornione, prendendole la mano per intrecciare le dita con le sue.
No. No. Se lui iniziava a fare così, non sarebbe mai tornata a casa; lentamente tolse la mano dalla sua e si rialzò dal letto. Con una mano si avvolse i capelli e poi fece scorrere gli occhi per le lenzuola, cercando la piuma che li aveva raccolti; si chinò sul cuscino del letto matrimoniale per recuperarla e la infilò nella chioma sulla testa.
"Sì, sono sicura" precisò, con un sorriso triste.
Si guardò intorno cercando il resto della sua roba e si avvicinò alla sedia dove aveva lasciato cadere il mantello quando, dopo la cena, si erano materializzati direttamente in camera.
In quel momento un gufo di media altezza si posò sul davanzale della finestra, spingendo l'anta vetrata che, appena socchiusa, era facilmente raggiungibile, per lui.

"Aspetti un gufo?" La ragazza si girò verso il letto e Blaise scosse il capo, alzandosi. Era ancora nudo, ma non ci fece troppo caso, avvicinandosi alla finestra. Il gufo si spostò, allontanando dalla mano tesa del ragazzo la busta che stringeva col becco. Oh?
Si voltò verso Ginny. "Mi sa che è per te".
"Per me? E chi è?" chiese lei, seduta mentre si infilava una scarpa. Blaise alzò una spalla, osservando l'animale: doveva essere un allocco, visto che non raggiungeva la grandezza degli altri gufi e sembrava più scuro.
La ragazza lo raggiunse e il piccolo volatile lasciò che gli sfilasse la busta dal becco, bubbolando in richiesta di cibo.
Blaise prese la bacchetta e appellò un biscotto per gufi dalla cassettiera vicino al letto.
"Oh!" Sentì la rossa esclamare, per poi infilare la lettera nella tasca interna del mantello; Blaise si voltò verso di lei.
"Chi è?"
"Harry" rispose solamente.
Cosa? Harry Potter? Ah. E cosa le scriveva? "E perché ti scrive?"

Ginny si alzò sulle punte e lo baciò sulla guancia. "Quando la leggerò lo saprò. Ora vado".
"No, rimani" disse; il suo tono duro e la sua faccia imbronciata facevano sembrare il tutto un ordine, più che un invito.
"Come chiedi tu le cose..." iniziò, ironicamente, alzando gli occhi al soffitto: avevano già parlato del fatto che lui spesso avesse un atteggiamento autoritario, cosa di cui non si rendeva conto, e che avrebbe dovuto lavorarci su.

Blaise capì che doveva essere una 'di quelle volte' in cui non aveva usato il giusto tono, ma si sentiva spaesato. "Per favore?" aggiunse allora.
Ginny sorrise. "Meglio". Si avvicinò a lui e lo baciò sulle labbra. "Ma devo scappare davvero" concluse subito dopo. Merlino, aveva pensato che bastasse! Non bastava dire 'per favore' per ottenere quello che si voleva? E cosa bisognava dire, altrimenti?

Ginny guardò di sfuggita l'orologio: non aveva raccontato a Blaise della ramanzina di sua madre perché era convinta che lui si sarebbe presentato alla Tana per spiegare alla sua famiglia che lei era al sicuro e altre cose del genere, e non voleva assolutamente che succedesse. Come aveva spiegato a Ron due giorni prima, era solo troppo presto. E poi sembrava una cosa tremendamente infantile! Sgridata dalla mamma perché faceva tardi...
Si chinò per recuperare l'altra scarpa, quando Blaise la prese per una mano e la fece girare, abbracciandola: si ritrovò contro il suo petto e sorrise, nonostante tutto. "Blaise..."
"Ginny" la imitò lui, mentre si chinava a lasciarle un bacio umido sul collo. No. No. Non poteva fare così. Mentre si spostava verso la clavicola e poi ancora la baciava in quel punto così sensibile dove finisce il collo e inizia la spalla, la ragazza sospirò: un sospiro che dovette trattenere perché non si trasformasse in un piccolo, traditore, gemito di piacere.
Quando la mano calda del ragazzo si fece strada lungo il suo corpo per poi approdare sotto la maglietta, lei iniziava già a non ragionare più lucidamente. Con le dita lui spostò il lembo di stoffa per percorrere quella scia sensibile di pelle e Ginny non riuscì a trattenersi. "Santo Godric, Blaise, io..."

Blaise sapeva quello che stava facendo: si spostò appena da lei per chinarsi, alzarle la maglietta dal ventre e riniziare a baciarla su quella pelle morbida. Vide il manico della scopa sbucare dai suoi jeans e, esattamente come la prima volta che l'aveva visto, il sangue gli riempì il basso ventre, rendendolo pronto di nuovo. Mentre si avvicinava con le labbra alla cintura dei pantaloni, sganciò il bottone con un gesto esperto e, all'ennesimo gemito della ragazza, la sbottonò del tutto per poi abbassarle i jeans.

Ginny capiva che lui lo stava facendo apposta, ma a un certo punto decise di non voler più ribattere e si lasciò cadere sul letto, tirandosi dietro il ragazzo.
Notò il sorrisino vittorioso di Blaise, ma ormai non le interessava più niente. "Sei tremendo, lo sai?" disse, prima di baciarlo a bocca aperta.

Blaise sorrise poco prima che lei chiudesse gli occhi e si sporgesse verso di lui per baciarlo con passione. Non dovette più insistere e non fece neanche obbiezioni quando prese in mano il gioco e i loro ruoli si invertirono: lei aveva deciso di rimanere e a lui sembrava di aver vinto la guerra magica.

*

Blaise mescolava da cinque minuti lo zucchero nel tè: aveva una buona rendita e tanti possedimenti, non aveva bisogno di lavorare per vivere, poteva fare quello che voleva. Gli piaceva fotografare e fare disegni; nella prima attività era anche piuttosto bravo, visto che riusciva a vendere le foto al prezzo che decideva ed erano sempre ricercate. Disegnare lo rilassava e forse, se un giorno avesse deciso di mettersi in gioco, avrebbe anche potuto pensare a una sorta di pubblicazione di storie a fumetti. Insomma, la sua vita era fantastica, non aveva bisogno di niente. Aveva amici per bere e divertirsi e, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto avere qualsiasi donna avesse potuto scegliere (o così gli piaceva pensare). Non aveva bisogno di niente. Non doveva per forza far parte di qualcosa, non voleva dipendere da nessuno (di questo ne era convinto solo quando era di buon umore, però). Non gli interessava di niente. Niente a parte sua madre e le sue cose. Ma lei... Lei riusciva sempre a mettergli dei dubbi. Non che lo facesse apposta, di questo era consapevole; e chissà, forse proprio perché capiva che lei non cercava mai di manipolarlo, lui si sentiva così coinvolto.
E ora... ora non riusciva a smettere di pensare a cosa Potter poteva aver scritto a Ginny. E perché gli interessava così tanto sapere cosa lei gli aveva risposto? Iniziava a non riuscire a pensare ad altro e la cosa lo infastidiva parecchio. Anche se a lui non interessava. Anche se sapeva che a lei, Potter non interessava più...

"Sei solo geloso..." Pansy sospirò, mentre ascoltava il monologo di Blaise, lanciando a Theo, che si aggirava per il salotto alle spalle dell'amico, un'occhiata carica di richieste d'aiuto e a cui lui rispondeva con piccoli sorrisi beffardi.
"Non sono geloso!" Blaise batté la mano sul tavolo, come se la cugina lo avesse offeso e lei sospirò ancora, in modo molto evidente.
"Blaise..."
"Non ero geloso neanche quando ho visto Chastity con quell'altro tipo e loro avevano appena fatto sesso!" esclamò, forse con troppa enfasi: per fortuna Pansy era già venuta a conoscenza della storia, altrimenti per la sorpresa, le sarebbe venuto il singhiozzo. O sarebbe venuto al bambino.

"Di quella..." Theo appoggiò una mano sulla spalla di Blaise, ma si bloccò prima di dire una parolaccia, guardando Pansy. "Quella... Di quella là, non te ne fregava niente, mentre della Weasley, invece..."
"Ma non vuol dire che io sia geloso!"
"Non c'è niente di male a essere gelosi. È una situazione fuori dal tuo controllo e ti rende nervoso. Pensi che se riuscissi a tenerli lontani, non potrebbe mai succedere niente fra di loro. Ma non funziona così: non puoi controllare tutto, devi fidarti". Cercò di spiegare allora la ragazza, chinandosi verso di lui e coprendogli una mano con la sua.
"Sì, può essere..." ammise lui. "Ma io mi fido..." Anche Theo sentì il vero e allo stesso tempo il suo disagio a dover ammettere quelle cose: per Blaise era difficile fidarsi di qualcuno e lasciare il comando della situazione. Cercò di sorridergli, ma l'amico dovette capire male, perché tentò ancora di negare. "Comunque, non sempre voglio decidere tutto io o avere il controllo. Non sono così..."
"Il sesso non vale, Blaise" lo interruppe Theo e lui gli lanciò un'occhiataccia.
"E comunque ti dà fastidio che lei non dipenda da te e possa liberamente avere contatti con Potter..." Theo rise all'occhiata che Pansy gli lanciò per le sue parole: se non lo faceva lui, chi lo avrebbe stuzzicato? Doveva scrollarsi di dosso quella rigidità che si era cucito a mo' di corazza sulla pelle tanto tempo prima e che non gli faceva bene per niente.

Blaise sapeva che il fatto di non riuscire a gestire tutto a volte lo rendeva paranoico, ma di solito riusciva a trovare una soluzione per ogni problema, così tutto andava poi per il meglio. Ma questa volta non ci riusciva: era così difficile... "Lei non ha detto a nessuno di noi. A parte quella cavolo di cena, non sono mai stato a casa sua, suo fratello non ha chiesto il mio scalpo, non siamo mai usciti con le sue amiche, non..."
Pansy inclinò la testa e lo guardò con tenerezza. "Blaise, questo non vuol dire che non tenga a te. Magari ha bisogno di tempo anche lei... Forse è solo cauta".
"Ginny fa tutto quello che vuole, non è... cauta". Dover ammettere ad alta voce che se lei non aveva detto ai suoi amici di lui poteva essere perché non credeva nella loro storia, era quasi umiliante.
"La sua ultima storia era sotto gli occhi di tutti. Vuole solo essere discreta."
Blaise sbuffò: non voleva mica che facesse un annuncio! Gli sarebbe bastato che lo sapessero la Granger e la Lovegood. E anche Paciock. Sì, avrebbe voluto che anche lui ne fosse a conoscenza. Sembravano più una coppia quando non lo erano che in quel momento, pensò, ricordando le foto della cena di beneficenza. Aveva dovuto chiedere a Pansy una copia vecchia della rivista per farlo, ma ne era valsa la pena.
Santo Salazar, quando lei stava con Potter lo sapevano tutti e questo, anche se li metteva in una situazione di disagio, era comunque una verità. Non c'era bisogno di dirlo a nessuno: si sapeva e basta. Lo sapeva anche lui e a lui di Potter non gliene era mai fregato niente!
"Perché non lo chiedi direttamente a lei?" propose Theo, cercando di essere conciliante.
"Che cosa?" Blaise non capiva cosa volesse dire, i suoi pensieri viaggiavano velocissimi; l'amico si sedette prendendo una tazza di tè.
"Chiedile cosa le ha scritto Potter. E, se la cosa ti infastidisce, chiedile cosa c'è ancora fra loro."
Non c'era niente fra loro! Ginny stava con lui, Santo Salazar! Forse doveva per forza fidarsi e lasciare che le cose procedessero con calma.
"Non voglio chiederglielo" ammise subito dopo, per poi bere un sorso di tè e scoprire che si era fatto freddo; con una smorfia riappoggiò la tazzina e Pansy impugnò la bacchetta per riscaldarglielo.
"Oh. E come mai?"
Lui scosse le spalle: era difficile da spiegare, ma non voleva farle sapere che lui era... era... era curioso, ecco, sì, era curioso di sapere. Non era geloso. Era solo curioso. Non voleva ammettere di avere quella... debolezza.

Theo alzò un sopracciglio e si scambiò un'occhiata divertita con Pansy. "Non sarebbe una debolezza, Blaise. Ammettere di tenere a qualcuno e aver paura di perderlo, è normale. Essere gelosi non è..."
Blaise spalancò gli occhi alle parole di Pansy e lì, Theo capì che non si era accorto di aver parlato ad alta voce.
"Non ho paura di perderla. E non sono geloso."
Ora Pansy sbuffò forte. "Certo. Infatti l'hai circuita con il sesso affinché non andasse a casa a leggere la lettera di Potter perché sei una persona cattiva e non perché sei geloso!" esclamò, con sarcasmo.

Blaise si voltò verso Theo, che spalancò gli occhi e alzò i palmi delle mani.
"Ti avevo detto di non dirlo a nessuno!"
"È la mia futura moglie, non ho segreti con lei!" si difese il ragazzo.
"Non diventerò tua moglie" disse Pansy, con calma.

"Come?" Theo voltò il viso verso di lei e strabuzzò gli occhi: i problemi di Blaise già nel dimenticatoio. "Cosa vuol dire?"
"Non ci sposeremo, Theo" rispose lei, alzandosi dalla sedia a fatica, appoggiando le mani sul tavolo.
"Certo che ci sposeremo e diventerai mia moglie! Cosa credi che..."

Blaise sbuffò. "Non potete litigare dopo? Qui si stava parlando di me e Ginny..."
Theo gli lanciò un'occhiataccia. "Veramente si parlava della Weasley e di Potter" precisò, per poi girarsi verso Pansy di nuovo. "Tu..."
"Giusto: di Potter" lo interruppe la ragazza, rivolgendo a Blaise tutte le sue attenzioni e ignorando Theo. Blaise pensò che forse non sarebbe stata una cosa buona.
"Hai..."
"Se dici ancora che ho circuito Ginny con il sesso, ti lancio un silencio!" sbottò Blaise.
"Perché, non è quello che hai fatto?" Anche Theo si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio.
Certo che era quello che era successo, ma dirlo ad alta voce non lo faceva sembrare bello. Cosa avrebbe dovuto dire? Lei sembrava prendere la loro storia in modo leggero. Come se non ci credesse o non volesse farlo sapere in giro. Era andato al campo da Quidditch, ma lì non avevano detto a nessuno di come fosse cambiata la situazione e lui non era sicuro che lei avesse speso qualche parola per farlo sapere alle compagne di squadra. Probabilmente loro pensavano ancora che fossero solo amici. Finti amici, come era all'inizio. Ora avrebbe voluto aver fatto qualcosa di azzardato davanti a loro, come quando aveva baciato Ginny dopo la cena. Ma che idiota che era! Lo aveva fatto quando fra loro non c'era niente e non l'aveva più presa fra le braccia quando c'erano gli altri. Probabilmente un po' di colpa era sua davvero. Ma lei non aveva detto niente, non si era mai lamentata. A Ginny andava sempre bene. E se fosse stato davvero per il sesso? E se a lei non interessava nient'altro? Lui non aveva aiutato la cosa di sicuro...

Pansy scosse la testa: ma cosa aveva quel ragazzo? "Lei ci tiene a te" iniziò, prendendo degli altri biscotti dal mobile e tornando a sedersi per scartare la scatola.
"A volte non sembra così. Come se stessimo insieme solo per fare... quello. A parte voi, non sembra che abbia detto a qualcuno che..."
Pansy sospirò: i ragazzi non volevano mai esporsi, ma poi la cosa gli piaceva se ci pensava qualcun altro. "Blaise, la sua ultima storia seria è stata con un ragazzo di cui si era innamorata da bambina, quello che ha salvato il mondo e di cui ha letto sui giornali qualsiasi cosa, sia vera che falsa. Pensi che il suo primo pensiero, adesso, sia quello di sbatterti su 'Strega 2000" o qualcosa del genere? Di far sapere a tutti che forse è riuscita ad andare avanti dopo che con il suo primo amore non ha funzionato? Vorresti che il mondo magico puntasse il dito su di voi e facesse scommesse?"
Blaise scosse la testa. "Non avevo pensato ai giornali" ammise lui. E per forza non l'aveva fatto: a lui non interessavano e non li leggeva mai! Ginny le aveva detto che era stata lei a dovergli dire della loro foto che era apparsa sui tabloid. "Dici che è per questo allora? Non che sta con me solo per il..."
Pansy alzò gli occhi al cielo. " Allora:, sono sicura che non ti sta usando solo per fare sesso!"
"E tu lo sai perché..."
"Perché frequenta i giocatori di Quidditch!" sbottò Theo, sedendosi accanto alla ragazza, ma continuando a lanciarle occhiate minatorie. "Perché dovrebbe venire a cercare te?"
"Oh, grazie mille" disse il moro, stizzito, e Pansy rise.
"Effettivamente..."
"Pansy, almeno tu..."
"Ma dai, lo ha detto anche lei: l'ultima volta lo aveva fatto con Stonewall dei Puddlemere United[Ok1] !" rimarcò Theo.

Blaise storse la bocca: sì, era presente quando lo aveva detto, anche se lui lo sapeva da quando l'aveva raccontato a Paciock nel giardino degli Stin'sen.
"A me ha anche detto che era piuttosto..."
Blaise per poco non le lanciò una fattura e la interruppe per non farla continuare. "Potete smetterla? Non mi interessa sapere quanto le piacesse farlo con quello là!" Pansy gli sorrise e posò una mano sulla sua.
"Ma mi ha anche confessato che lui non le piaceva del tutto. Che le ricordava troppo Potter perché fra loro potesse funzionare oltre a quello" continuò, con dolcezza.
Come? "In che senso?"
Theo scosse le spalle. "Che è troppo perfetto" disse, al posto della ragazza, che lo guardò male.
Oh. "Perfetto?"
"Sì: bello, ricco, con i suoi stessi interessi, bravo a letto: perfetto. Devi esserne contento, visto che non sei così e, chissà perché, le piaci lo stesso."
Blaise non era sicuro di quello che gli stava dicendo l'amico. "Le piaccio perché non sono perfetto?"
"Esatto!" Theo rise e Blaise si chiese se lo stesse prendendo in giro.

Pansy scosse il capo e diede uno scappellotto a Theo perché, come al solito, ci stava mettendo del suo. "Ascolta, Blaise. Lei non sta con te perché non può stare con nessun altro. Lei ha scelto te fra tutti. Quindi vuol dire che..."
"Che qualcosa di buono devi averlo per forza anche tu, lì, nascosto da qualche parte!" concluse, di nuovo, il suo quasi ex fidanzato, se avesse continuato così.
"Theo!" Pansy si alzò e Theo, ridendo, scappò intorno al tavolo, per non farsi prendere.

Blaise osservò Theo e Pansy quasi rincorrersi e alzò gli occhi al cielo. "Sì, vabbè..."
"Ascolta..." Pansy si fermò accanto a lui, sperando probabilmente che Theo non facesse altrettanto e non interrompesse il suo giro intorno al tavolo. "Parla con lei. Sono sicura che, qualsiasi problema abbiate, sia solo una questione di comunicazione. Sarà un sassolino di cui stai facendo una montagna, questa storia del 'non lo sa nessuno': a lei piaci tu, non Potter o quell'altro..."
"Il bel figo" si intromise Theo e Pansy lo fermò serrandogli un braccio.
"Lei sta con te. E se sei così insicuro è perché..."
"Perché Potter verrà in Inghilterra per il matrimonio di Paciock e hai paura che se si rincontrano possano finire a let..." Pansy diede un pizzicotto al moro e Theo si lagnò, interrompendosi.
Quindi era questo che c'era scritto nella lettera? "Dici che tornerà qui per questo?"
Theo alzò le spalle mentre si massaggiava la pelle dove la ragazza lo aveva pizzicato. "Beh, erano amici e Paciock si sposa... Fai tu le tue conclusioni, no?"
Giusto. Giusto.
Poteva essere. Ma allora perché lei non glielo aveva detto? La gelosia gli prese la bocca dello stomaco e strinse fino a fargli venire la nausea. Gli occhi di Theo ridevano, mentre immaginava quello che stava pensando.
"E tu sei così insicuro perché non hai il controllo della situazione. Come è giusto che sia."
Blaise annuì e si alzò: iniziava a mettere insieme le cose: non su tutto si poteva avere il controllo, specialmente su una ragazza imprevedibile come lei.
"Dovresti parlarle. Vedrai che risolverete tutto. E Blaise..." Lui fissò gli occhi su di lei. "Io ti conosco: hai paura di perderla perché sei innamorato e non ti è mai successo prima" spiegò, con un sorriso, girandosi quando Theo la raggiunse da dietro e le mise una mano sulla pancia. Poi tornò a guardarlo. "Ma devi fidarti, per una volta. So che è difficile, dopo Chastity. Ma Ginny non è così: lei non tradirà la tua fiducia".
Blaise abbassò gli occhi quando la cugina disse quella frase perché aveva capito davvero il suo punto debole. Ora, però, l'unica cosa che voleva fare era stringerla fra le braccia. E baciarla. Sì, magari anche altro, ma visto che probabilmente era alla Tana, si sarebbe accontentato.

Il moro si smaterializzò e Theo si chinò sulla ragazza per baciarle il collo: doveva trovare il modo per convincerla a sposarlo.

***

Ginny era sdraiata sul vecchio lettino a sdraio, quello che sostava nel cortile della Tana da quando lei era piccola ma che ancora non si era disfatto del tutto, e guardava la trasformazione del cielo, in attesa della cena. Sospirò, un po' stanca.

Ron si materializzò al suo fianco e lei sobbalzò, girandosi verso di lui.
"Volevo spaventarti". Le allungò una bottiglietta di burrobirra.
"Come?" Allungò la mano verso la burrobirra chiedendo spiegazioni.
"Volevo proprio spaventarti: ti ho visto qui, così tranquilla... Non sembravi neanche tu". Ron sorrise come quando aveva sette anni e l'aveva aiutata a imparare a tenere in mano una piuma.

Ginny fece tintinnare la bottiglietta con quella che teneva in mano il fratello e tornò a guardare il cielo prima di prenderne un sorso. "Sono solo un po' stanca..."
Anche lui bevette e poi guardò il cielo striato di rosso, mentre si sedeva su una sdraio accanto a lei. "Almeno ora è per motivi differenti" mormorò.
La rossa si voltò velocemente verso di lui. "Sai dei sogni?" Da quando aveva cominciato le sedute dallo psicomago, aveva iniziato anche a parlare più apertamente dei suoi sogni: non erano più una cosa proibita o di cui vergognarsi, ma erano un problema che stava affrontando e che sembrava avere una soluzione.

Ron alzò una spalla, continuando a guardare lontano: era stato il primo in famiglia a notare che la sorella non dormiva, ma era stato un troll perché non aveva capito quanto fosse grave il problema.
"Chi te lo ha detto?"
"Ho detto a Hermione del fatto che ti beccavo spesso sveglia quando tornavo a casa e da lì..."
"E Hermione mi ha tampinato finché non è riuscita a estorcermi tutto."
"Mi dispiace..."
"Per avermi fatto importunare da Hermione?" chiese lei, sorridendo.

"Per non averlo capito prima..."
Ginny si fece seria. "Non..."
"Scusami. Io ero così concentrato su di me che..."
Ginny si voltò verso di lui e lo guardò con attenzione. "Sei molto serio. È successo qualcosa? Hermione è incinta?"

Ron si tirò su così velocemente che un po' di burrobirra gli macchiò la maglietta. "Merlino! Ma te lo ha detto lei?"
Ginny rise forte e riprese a bere. "Scusami, sembravi così maturo... Pensavo che fosse successo qualcosa di... grosso. Non volevo spaventarti" disse, ridendo ancora. "O forse sì!"
Ron scosse il capo e aspettò che lei smettesse di ridere.
"In verità mi ha scritto Harry."

Ah. Ecco perché era uscito a parlare con lei. Ginny annuì e non disse niente, tornando a bere.
"E che ti ha scritto?" chiese, dopo un po'.
"Dice che Neville gli ha chiesto di fargli da testimone."
Ah, davvero? Ginny chinò il capo: beh, in fin dei conti avrebbe dovuto aspettarselo.
"Allora tornerà" disse, prima di prendere un altro sorso.
"Così sembra..."
Ginny si girò verso il fratello. "Ron, non sarai offeso perché torna per il matrimonio di Neville e non per..." La ragazza non riuscì a finire la frase perché suo fratello si tirò su dalla sdraio con uno sguardo stranito, così non sentì la sua rassicurazione sul fatto che non avrebbe dovuto prenderla male se Harry sarebbe tornato per il matrimonio e non per venire da lui.

"Zabini!" Ron aveva visto l'ex Serpeverde materializzarsi in giardino e aveva sgranato gli occhi: erano arrivati a questo punto? Lui si presentava già a casa così? Ma Ginny non aveva detto che la cosa doveva rimanere 'solo sua' per un po'? Se lui avesse detto qualcosa sul fatto che non aveva trovato sua sorella in camera e che la stava cercando avrebbe dato di matto. "Che ci fai qui?"
Per fortuna anche Ginny sembrava sorpresa, ma gli lanciò un'occhiataccia e lui prese un altro sorso di burrobirra, facendo finta di niente.

Ginny si girò verso di lui e si tirò su per sedersi: effettivamente, cosa ci faceva lì? Ma di sicuro le parole di Ron erano state esagerate. "Blaise, è successo qualcosa?"
"Vorrà chiederti scusa per averti fatto fare di nuovo tardi, ieri. O forse vuole scusarsi direttamente con la mamma... chi lo sa..."

Blaise guardò i due fratelli che lo osservavano straniti. No, non era successo niente, se non quella dannata lettera di Potter. Ma le parole del rosso lo fecero sentire in colpa.
"No, io..." Si ritrovò a dire; poi, imbarazzato si passò una mano sulla nuca; il suo sguardo passò da uno all'altra. "Ma sei stata sgridata da tua madre per colpa mia?"

Ron sorrise, mentre sua sorella gli lancivaa un'altra occhiata che, ne era sicuro, a breve avrebbe generato magia involontaria. Aveva notato quanto il moro fosse sorpreso da ciò che aveva detto lui e sarebbe rimasto lì solo per stuzzicarli, ma si sentiva di troppo, così decise che era il momento migliore per levar le tende. "Vabbè, ragazzi, me ne vado... Non fate... Vabbè, state attenti..." Fece un cenno con il capo al ragazzo e alla sorella e si incamminò verso la porta della cucina.[Ok1]
Solo mentre stava entrando si ricordò di non aver detto a Ginny ciò per cui era uscito: Harry li aveva invitati tutti in Romania, e Hermione gli aveva detto che lui avrebbe dovuto parlarle della situazione prima di partire. Si voltò verso lo spiazzo con le sdraio e vide Zabini sedersi sul fondo del lettino della sorella, mentre lei si sporgeva a baciarlo: forse non era il momento giusto. E forse, era il caso che lei non pensasse a Harry.

Ginny fece posto a Blaise sulla sdraio, indicando l'ultima parte libera. "Vieni qui, dai" gli disse; lui sembrava strano e non credette subito alle sue parole.

Blaise si sedette e lei si sporse per baciarlo; chiuse gli occhi e si lasciò andare, coccolandosi con quella bella sensazione, ma poi si ricordò quello che aveva detto Weasley. "Hai avuto problemi con i tuoi, ieri?" le chiese, sentendosi di nuovo in colpa.
Ginny rise nervosamente e si toccò i capelli. "Ieri, in verità, no. Sapevo già che mia madre si sarebbe arrabbiata, così ho cercato di evitarla..."
Ah. Merlino. Lei glielo aveva detto che doveva andare, ma lui aveva pensato che lei avesse insistito per via della lettera di Potter. Iniziava a sentirsi uno stupido. "Mi dispia..." iniziò a scusarsi, ma lei si sporse ancora e lo baciò di nuovo.

Ginny non voleva sembrare un'adolescente che doveva ubbidire alla mamma; in fin dei conti aveva quasi vent'anni, un lavoro e una vita sua. Avrebbe ucciso Ron quella stessa sera, per averle fatto fare quella figura grama. Appena Blaise si mostrò dispiaciuto (e probabilmente lei gli stava anche facendo pena!) lo baciò per distrarlo.
Fu mentre gli passava le mani fra i capelli che lo tirò verso di sé e si ritrovarono sdraiati sul lettino, in una posizione scomodissima, ma a stretto contatto.

Blaise alzò il viso oltre la spalliera della sdraio e osservò le finestre della casa: qualcuno poteva vederli? Lei dovette capire il suo interrogativo, perché sussurrò: "Gli altri non sono ancora tornati, mia madre è in cucina e da lì non si può spiare, qui".
Decise di non chiederle come potesse esserne così sicura: era un posto dove si imboscava con Potter? Praticamente lui viveva lì, da quanto aveva capito.
Poi, però, pensò al fatto che suo fratello non aveva fatto storie, e li aveva lasciati soli, senza chiedere niente. Ma quindi lui sapeva? Lei glielo aveva detto? Guardò ancora verso la cucina, ma effettivamente non si vedeva niente.



Ginny vide il viso pensieroso del moro, ma non voleva che pensasse che fosse una bimbetta, così, gli prese una mano e se la portò sul seno. "Non mi credi?" gli chiese e lui perse quello sguardo strano.
"Sì, ti credo" rispose, baciandola e iniziando a muovere il pollice cercando la punta sensibile, che non tardò a farsi trovare.
Dopo pochi minuti, la sua mano finì sotto la maglietta e il suo reggiseno aveva già subito un evanesco. Quando il suo respiro iniziò a farsi affannato, però, lui si fermò. "A che ora cenate, di solito?"
Ginny gli tirò il colletto della camicia verso di lei e sulle sue labbra mormorò: "Tardi".
"Ci materializziamo da me?" le chiese, con uno sguardo sornione.
No, voleva dimostrargli che non era una ragazzina. "No" rispose, smaterizzandosi e facendoli riapparire in camera sua, sul suo letto.

Blaise fu felicissimo che lei avesse scelto la sua camera: si guardò intorno, curioso e affamato di dettagli, quando vide sulla scrivania il mantello posato disordinatamente e lì, accanto, la busta di Potter, stropicciata; non era ancora stata aperta.
Con un sorriso diabolico, alzò la maglietta della ragazza e si chinò sulla sua pelle sensibile, deciso a farla impazzire di piacere.
E così fece.

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