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Ciliegie e Mela Verde

Ciliegie e Mela Verde


"Ciliegie!" esclamò Blaise a un certo punto, come colto da un'intuizione.
"Come?" Draco alzò a malapena gli occhi su di lui, troppo concentrato sulle carte, mentre Theo lo guardò corrugando la fronte.
"Chiedo all'elfo di portarti delle ciliegie, Blaise?" chiese allora il moro.
Blaise scosse la testa, chiudendo in un mazzo le carte che aveva in mano. La Weasley sapeva di ciliegie. Doveva averne mangiate prima che lui la baciasse, perché non ne aveva sentito il profumo per tutta la sera. Anche sui dolcetti era sicuro che ci fossero fragole e non ciliegie. Dannazione, perché continuava a pensarci?
"Anzi, sì, fai portare delle ciliegie; che siano grosse e scure. E dolci" acconsentì subito dopo: forse così si sarebbe tolto dalla testa quel pensiero.
Le ciliegie comparvero dopo neanche un minuto e, per ironia della sorte, la ciotola che le conteneva era dello stesso colore dei capelli della ragazza a cui Blaise cercava di non pensare.
"Sei strano stasera, Blaise" disse Draco, ridacchiando, mentre allungava la mano a radunare le fiches che aveva vinto perché l'amico si era ritirato.
"Ho dei pensieri..." buttò lì. Se fosse stato il caso, avrebbe preferito parlare dei suoi dubbi sulla madre piuttosto che del bacio alla ragazza.
"Sì, femminili..." Il cugino di Theo, Hermes, aveva la vista lunga, secondo Blaise, ed era anche una persona discreta, ma in quel momento lui non avrebbe ammesso niente.
"In verità, ci hai preso, ma non quello che immaginate voi: mia madre ha fatto delle visite al San Mungo e stiamo aspettando tutti gli esiti..." Sperando che Merlino lo scusasse per quella pantomima, pregò che avesse ragione la Weasley e che sua madre non avesse problemi di salute. La Weasley!
Prese una ciliegia e la osservò mentre Theo controllava le carte mescolarsi senza imbrogli, in attesa del giro successivo. Come aveva richiesto, le ciliegie erano grosse e scure; la mise in bocca e il suo succo dolce gli riempì il palato: buonissime, ma ancora non bastava, non era la stessa sensazione. Ne mangiò altre ma, anche se tutte al massimo del loro sapore, nessuna lo soddisfò.
Quando perse ancora, si alzò e prese il mantello, posato sullo schienale della sedia. "Io vado; serata grama..."
Gli amici lo salutarono e Theo gli augurò qualcosa per la madre, ma Blaise non prestò la giusta attenzione e gli fece solo un cenno del capo.
Una volta a casa sbuffò e lanciò il mantello su una delle poltrone, dirigendosi nella stanza adibita allo studio. Capendo che non sarebbe riuscito a togliersi dalla testa quel piccolo demone rosso e il sapore dolce delle sue labbra, si sedette alla scrivania e tirò fuori la prima foto che aveva fatto alla ragazza: quella di quando era sola sulla panchina e si voltava all'arrivo di Paciock, sorridendogli.
Si allungò a stappare l'ultima boccetta di inchiostro magico e, dopo aver preparato una pergamena pulita, fece la punta alla penna con il temperino e la intinse nel liquido nero.
Appoggiò la foto accanto a sé e iniziò a tratteggiare linee e segmenti finché sul foglio bianco l'immagine del volto della Weasley non iniziò a sorridere a lui.


***

"Dove hai detto che vai?" Ginny si voltò alla voce di Hermione che, sulla porta, sbirciava quello che faceva; salutò anche Luna che, sdraiata sul letto della rossa, giocava con la sua collana di tappi.
"Entra, Herm" la invitò, di sicuro non voleva parlare di Zabini sul pianerottolo di casa sua: alla Tana c'erano orecchie dappertutto. Dopo che l'amica ebbe seguito il suo suggerimento, e dopo che ebbe chiuso la porta, Ginny si voltò verso di lei mentre si spazzolava i capelli e li arrotolava intorno alla mano prima di fermarli sulla testa con una piuma. "Vado dalla madre di Zabini" iniziò a spiegare e raccontò, anche a lei, quello che era successo al San Mungo e la sera prima. Quasi tutto.
"Quello che non ho capito è perché mi abbia dovuto ricattare con le foto di Neville. Se lui me lo avesse chiesto, sarei comunque andata da sua madre. Fra l'altro sembra una signora così gentile, mi sa che lui è stato adottato in segreto..." disse alla fine, sospirando e prendendo l'unguento per le labbra che le aveva dato Luna quando si era scottata.
Hermione alzò le spalle.
"Forse lui non è abituato a questo genere di cose. Magari chi frequenta lui non fa niente per niente..." La voce di Luna era bassa: non aveva bisogno di alzare il tono per farsi sentire, perché ora, anche se strano o sconveniente, quello che diceva veniva ascoltato con attenzione.
"È una cosa triste, ma può essere" commentò Hermione, guardando Ginny che, davanti allo specchio, si spalmava le labbra che divennero di un rosso fuoco, prima di brillare e tornare del loro colore naturale.
"Sì, molto triste. Pover...."
"Ah, no! Povero Zabini proprio no!" Ginny interruppe la frase di Luna e questa la guardò sorridendo, inclinando la testa.
"No?"
"No. Lui è proprio..." La rossa si interruppe e fece una smorfia allo specchio.
"Proprio come?" chiese Luna con innocenza.
Ginny si voltò verso di lei, ma quando la guardò, non fu sicura che la sua domanda fosse veramente innocente e non nascondesse altri fini. Sentì le guance andare a fuoco al pensiero del bacio che le aveva dato Zabini. Sì, perché lei non aveva fatto niente, era stato lui a baciarla, lei non aveva neanche ricambiato. Ci aveva pensato, però, ma non era stata tanto stupida da farlo. E meno male, visto che lui l'aveva baciata solo per farla stare zitta perché era isterica. Ma ci aveva pensato, e un po' di rabbia per questa cosa continuava a provarla. Nei confronti di Zabini e nei suoi stessi confronti. Sbuffò e fece un'altra smorfia: sembrava che Luna le leggesse nella mente, sapesse perfettamente tutto ciò e lo stesse facendo apposta.
"È un Troll" disse, prima di volgere lo sguardo altrove e smettere di guardare l'amica.
"Ti accompagnamo?" le chiese allora Hermione, quando la vide prendere il mantello leggero.
"No, mi vedo con Zabini davanti al Tiri Vispi e lui ci materializza davanti a casa sua. Non ho capito bene perché, ma penso che preferisca che sua madre non lo veda, quindi poi entrerò da sola."

Hermione annuì, per lei effettivamente era logico, e guardò l'amica smaterializzarsi dopo averle salutate.
"I suoi occhi hanno brillato" disse Luna, mentre si alzava dal letto per tornare a casa.
"Come?" chiese Hermione, girandosi verso di lei.
La biondina prese il mantello dalla sedia vicino alla scrivania e lo ripiegò. "Quando ha parlato di Zabini che faceva la foto ai Jobberknoll, mentre era sulla scopa..."
"Dici che è interessata a lui?" Hermione aggrottò le sopracciglia e guardò verso la scrivania, dove l'amica si era specchiata, prima di smaterializzarsi. Possibile? Zabini?
"Io dico solo quello che vedo. E mentre parlava di lui le sono brillati gli occhi. Non succedeva da tempo."
Hermione annuì, ripensando alle parole dell'amica. "Però poi lo ha quasi insultato. No?"
Luna rise. "Sì. Non sembra che sia per lo stesso motivo?"
"Come?" Hermione faceva sempre fatica a capire Luna, anche se le voleva bene, erano spesso su due mondi a parte.
"Lui le fa brillare gli occhi e la fa arrabbiare: Zabini non la lascia indifferente."
"Oh!" Hermione capì e sorrise.

***

"Zabini..."
Blaise si voltò al suono della voce della ragazza che stava aspettando e, come colto con le mani nel sacco, sobbalzò.
Lei dovette accorgersene perché aggrottò la fronte e si avvicinò di un altro passo. "Tutto bene?" chiese, guardando l'orologio sopra la vetrina. "Non sono in anticipo..."
No, lei non era in anticipo. Era lui che si sentiva strano.
La prese per un braccio e la trascinò in un vicolo secondario. "Avevo detto dietro al Tiri Vispi, non... qui!"
La Weasley rise, alzando le spalle. "E che differenza fa? Dietro, davanti... Ci siamo trovati comunque, no?" Blaise sospirò: quella ragazza era impossibile. "O non volevi farti vedere con me?" domandò, ammiccando provocante. "Ti rovino la reputazione con i tuoi amici?"

Ginny scosse il capo ridendo, mentre lui sbuffava. "Non voglio che nessuno sappia dei vuoti di memoria mia madre e non vedo altri motivi per cui dovrei frequentarti..." Zabini volse altrove lo sguardo e non la guardò.
Oh. Giusto.
"Ok, va bene. La prossima volta sarò più discreta..." acconsentì lei, guardandosi intorno.
Zabini alzò un sopracciglio mentre tornava a guardarla. "Sicura di esserne capace?"
Ginny sbuffò e arricciò il naso in una smorfia.

Blaise dovette di nuovo spostare lo sguardo: quella ragazza era ingestibile. Maledettamente intrigante, ma ingestibile. Sapeva quale sarebbe stato un altro motivo per frequentarla, ma non voleva ammetterlo con se stesso, figuriamoci con qualcun altro. Quando lei si sporse verso di lui, notando il suo sacchetto, i suoi capelli gli passarono proprio sotto al naso e Blaise sentì un profumo dolce e invitante riempirgli i polmoni: mela verde. Mela verde e qualcos'altro, ma di sicuro non ciliegie.
"Che hai comprato? Giornali scandalistici?"
"Io non leggo i giornali scandalistici!" esclamò, per poi inclinare la testa. "Weasley... hai una piuma nei capelli..." disse, un po' confuso.
"Sì, sì, ce l'ho messa io" rispose lei, senza alzare lo sguardo dal sacchetto. "Non leggi i giornali, dicevi? Ah, ma è un sacchetto del Tiri Vispi! Ora sono proprio curiosa!" Lei si passò una mano sui capelli e il profumo tornò a sfiorargli i sensi.
Blaise si chiese perché, a quel gesto, sentì tirare i pantaloni. Perché quella ragazza, così priva di grazia e finezza, gli faceva quell'effetto? E perché non gli succedeva mai con le altre damigelle carine e graziose che incontrava per strada o ai balli? Forse perché con loro aveva già avuto a che fare.
Cercò di sistemarsi i pantaloni senza farsi vedere e pensò che il suo corpo stesse subendo il fascino di ciò che aveva sentito la sera prima: una ragazza disponibile era sempre desiderabile, chiunque lei fosse, si mentì da solo.
"I giornali scandalistici sono una perdita di tempo" spiegò con tono saccente, quasi con stizza: doveva mantenere le distanze da lei. Fece un passo indietro. "E poi, non dovevi essere discreta? Perché non impari anche a essere educata e a non impicciarti di ciò che non ti riguarda?" chiese, forse un po' troppo duramente.

Ginny alzò uno sguardo duro su di lui, alzando un sopracciglio: cioè, lei era lì a fargli un favore e lui la trattava così? Pensò di fare dietrofront e di smaterializzarsi a casa, quando si ricordò delle foto: lei non gli stava facendo un favore, lui la stava ricattando. Però quello che aveva detto sulle riviste patinate era giusto. Forse avrebbe dovuto iniziare anche lei a ignorarle. In fin dei conti non aveva ancora controllato se avessero scritto qualcosa su di lei. Lo osservò incantare il sacchetto e frenò l'impulso di scoprire cosa avesse comprato per non dargli l'opportunità di dire altro.
Ma lui continuò lo stesso e Ginny lo lasciò finire con calma, perchè Zabini era partito in quarta. "Non dovresti comportarti un po' meglio? Non dico proprio da signora, posso capire che non ne saresti mai capace, ma almeno provare a essere come le altre? Sai... posata, aggraziata, elegante nei modi..."
Lei gli lanciò un'occhiataccia. "Zabini, non so se te ne sei accorto, ma io non sono proprio come le altre..."

Blaise pensò che lei volesse fare una battuta ma poi, a metà della frase, avesse cambiato idea o le fosse venuto in mente qualcosa di brutto, perché il suo tono cambiò. Fu quasi dispiaciuto della cosa.
"Sì che me ne sono accorto..." brontolò lui sottovoce, ma lei per fortuna non se ne accorse. Lei non era neanche il suo tipo, santo Salazar! A lui piacevano quelle ragazze fini, possibilmente bionde con gli occhi chiari, che sorridono, parlano poco e non ribattono in continuazione. Beh, una così, però l'aveva già avuta. E non era andata bene.

Ginny pensò per un attimo, ma solo per un attimo, di avere effettivamente qualcosa che non andasse bene, ma poi scosse le spalle e scacciò quel pensiero.
"Andiamo? Non ho tutto il giorno" disse, un po' scontrosa.
"Sì, andiamo. Ti lascio davanti a casa di mia madre e poi torno qui, che ho dei giri da fare..."
"Oltre al Tiri Vispi?" Tornò a punzecchiarlo lei, ritrovando il sorriso. Lui alzò gli occhi al cielo, come se avesse a che fare con un bambino piccolo e Ginny trovò la cosa ancora più divertente. "Se oggi scopro qualcosa di interessante, mi svelerai cosa hai preso?" propose giocosamente, ma il suo tono lo fece scoppiare a ridere.
"Certo che sei un'impicciona... Come fa Potter a sopportarti?"

Quella frase scappò dalle labbra di Blaise senza che lui se ne accorgesse, ma se ne pentì quando notò che gli occhi della ragazza si adombrarono per un secondo. Poi lei tornò a sorridere. Un sorriso diverso, triste forse, ma tenace. "Non mi sopporta, è scappato in Romania..." sussurrò e non lo guardò, spostando tutta la sua attenzione su un bimbetto al di là della strada.
"Se scopri almeno due cose interessanti, ti dico cosa ho preso" acconsentì il ragazzo, alzando il prezzo, capendo di voler perdere nel momento in cui lei non tornò a punzecchiarlo.
La Weasley non rispose e annuì e basta. Ma in che casino si era messo? Le porse il gomito piegato, per farsi prendere sottobraccio, ma lei gli guardò la manica della camicia aggrottando la fronte. "Che c'è?"

Zabini sbuffò ancora, le prese una mano e se la passò sotto al braccio, facendola posare all'interno del suo gomito e, subito dopo, Ginny sentì lo strappo della smaterializzazione.
Quando comparvero davanti al portone di una bellissima villa vittoriana, prima ancora di guardarsi intorno, tolse velocemente la mano dal suo braccio e cercò di minimizzare l'imbarazzo.
"Tutto ok? Nausea?" le chiese lui, con uno sguardo preoccupato.
"No, no, tutto bene..." mentì. Quella strana sensazione non era dovuta alla smaterializzazione di certo. Ma a cosa era dovuto? "Bello qui..." disse, poco dopo, per vuotare la mente.

"Sì, sì, ascolta..." Blaise le fece le ultime raccomandazioni, liquidando il suo complimento: sua madre non doveva sapere che era stato lui a mandarla da lei. Doveva raccontare che l'aveva cercata sul Magician Directory e si era presentata per vedere i suoi fiori.
La Weasley disse qualcosa sul fatto che non avesse senso, ma lui scosse le spalle: in fin dei conti poteva dirle quello che voleva, visto che sua madre non si ricordava molto neanche della visita al San Mungo. "Ma se le dici che ti ho chiesto io di venire, diventerà sospettosa e non riuscirai a scoprire niente, perché pensa che io stia esagerando..."
"E se invece le raccontassi di come mi stai ricattando? Anche a quel punto penserebbe che stai esagerando?" lo punzecchiò lei, ma sorrise, come a smentire le sue parole.
"Ti giuro, Weasley, che avrei preferito che mia madre avesse incontrato chiunque altro al San Mungo, invece di vedere te. Chiunque altro a cui avrei potuto chiedere tranquillamente di venire qui e..."
Lei sbuffò e fece un passo verso la porta, bussando con il batacchio. "Magari se me lo avessi chiesto decentemente, invece di ricattarmi, avrei acconsentito anch'io a venire tranquillamente! Anch'io sono interessata a scoprire..." Il suono forte e deciso del ferro si sentì all'interno della casa, come se rimbombasse in ogni stanza.
"Ma non è vero!" la interruppe Blaise, prima che finisse. "Lo stai facendo solo perché non ti ho dato scelta! E probabilmente ti impegnerai un po' di più soltanto perché sei un'impicciona e vuoi sapere cosa c'è nel sacchetto..."

"E poi sono io quella che pensa male..." Ginny scosse la testa, parlando da sola e subito dopo, quando si sentirono dei passi al di là del portone, si voltò verso di lui, dicendo: "Qualunque cosa tu abbia comprato, te l'ha venduta mio fratello e, se volessi, potrei scoprire cos'è stasera a cena, razza di Troll!" Dal suo sguardo, la ragazza capì che lui non ci aveva neanche pensato, così scosse la testa e sospirò come se avesse a che fare con un pixie particolarmente fastidioso. "E ora sparisci!" ordinò e lui si smaterializzò nello stesso istante in cui si aprì la porta.
Continuò a guardare lo spazio occupato dal ragazzo poco prima e si voltò lentamente quando sentì la porta iniziare ad aprirsi. Appena riconobbe la persona sull'uscio, però, il suo sorriso svanì.
"Parkinson?" esclamò, stupita.

***Eccomi! Vi ero mancata almeno un po'? Vi piacciono le immagini? Devo ancora imparare bene a usare l'intelligenza artificiale, ma pensavo anche di creare il Magician Directory. Per ora buona lettura, gente e spero che i miei ragazzi vi piacciano. 

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