Carte da gioco e foto babbane
Carte da gioco e Foto babbane
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"Ma cos'ha Draco, stasera?"
Blaise alzò gli occhi e si girò verso il biondo, fuori dalla porta, appena Theo ebbe pronunciato quelle parole. "Non saprei. È successo qualcosa, ieri?"
Theo alzò le spalle, radunando le fish che aveva vinto. "E come faccio a saperlo, io? Non eri mica l'unico ad aver qualcosa da fare..."
Come? Il moro tornò a girarsi verso l'ex compagno di casa e corrugò la fronte: che intendeva?
Theo sorrise sornione. "Vi ho visto, mentre vi smaterializzavate..." Non disse di aver notato che guardava l'ora ogni cinque minuti e che quindi immaginava avesse un appuntamento con la Weasley per quella sera.
"Ah, non lo sapevo. Pensavo che ci fosse solo Pansy lì con... Aspetta, eri con Pansy?"
Theo alzò le spalle. "Mmm... Forse..." Un sorriso gli curvò le labbra: si sentiva benissimo, come se avesse vinto la coppa Tremaghi o addirittura avesse salvato il mondo magico.
Blaise lo osservò corrugando la fronte e lui non riuscì a smettere di sorridere.
"Ma sei tu il padre del bambino, allora?" Blaise appoggiò le carte .
Come? Blaise lo sapeva? "Sapevi che Pansy era incinta?" Quando l'amico annuì, si sentì un po' perso. "E perché non me lo hai detto?"
Blaise non riuscì a sostenere lo sguardo del moro: lui sembrava veramente deluso, ma cosa poteva farci? Con tutto quello che era successo, il problema dei fiori di Rachel e sua madre che aveva voluto risolvere la cosa a modo suo, Ginny che lui non era riuscito a capire fino alla sera prima... Perché avrebbe dovuto dire a Theo di Pansy?
"Tu non mi hai detto che eri stato a letto con lei!"
"Perché era il suo matrimonio! Non volevo che sembrasse..." Theo abbassò la voce quando Hermes passò accanto al tavolo per raggiungere Draco che era uscito sul balcone a fumare.
"Che sembrassi uno stronzo?" rincarò Blaise, con tono accusatorio: il giorno del suo matrimonio? Theo non si fermava davanti a niente.
"Che lei apparisse come una poco di buono... Blaise, doveva sposare un altro, ti sembra che io vada in giro a raccontare..."
Blaise sbuffò prima di interromperlo. "Tu racconti sempre di quelle che ti porti a letto! Anche quando non era vero, come ultimamente!"
Theo alzò gli occhi al soffitto: lui non avrebbe raccontato di Pansy. Delle altre non gliene fregava niente, ma di lei...
"Non potevo raccontare che non ci riuscivo più!" Theo infilò una carta nel mazzo, senza guardarlo. Se fosse stato per lui non lo avrebbe saputo neanche Blaise, ma lui lo conosceva così bene che lo aveva capito dai suoi gesti e dalle sue parole. "E non potevo di sicuro dirti perché!"
Blaise sgranò gli occhi: era quello il motivo? "Stai dicendo che le due cose sono collegate?"
Theo sbuffò e il ciuffo sulla sua fronte si spostò: non voleva parlarne. Non in quel momento.
"Senti, ma per Draco?"
"Per Draco, cosa?" Blaise tornò a guardare verso il balcone.
Draco stava spegnendo la sigaretta e parlava con Hermes come se gli costasse fatica anche respirare.
Theo sospirò. "Non dovremmo... che so, fare qualcosa?"
"Tipo?"
"Non saprei, appunto, ma lui non sembra stare bene. Ti sembra che stia bene?" Theo non continuò il discorso perché Draco si era riavvicinato a loro: aveva un bicchiere in mano e non sembrava troppo stabile.
Draco era tornato al tavolo verde, ma non era in vena di giocare: aveva perso tutto quello che poteva perdere quella sera, ma non gli interessava granché.
Finì di bere e appoggiò il bicchiere sul tavolo.
"Draco, tutto bene?" gli chiese Blaise.
"Certo. Non dovrebbe?"
"Sai, non sembri... molto..." Theo tentò di trovare le parole giuste, probabilmente, ma poi guardò Blaise in cerca di aiuto.
"Non preoccupatevi per me, ragazzi" li rassicurò, scolandosi tutto il bicchiere e appoggiandolo per riempirlo di nuovo.
Blaise capì che qualcosa non andava, molto più del solito, e scambiò un'occhiata con Theo. "Perché non riprendiamo a giocare?" chiese allora, chiamando Hermes a gran voce, perché era ancora sul balcone.
"Penso che andrò a casa, invece. Stasera non sembra la mia serata..."
"Dai, rimani per un ultimo giro" propose invece Theo, quando capì l'intenzione di Blaise.
Hermes tornò e si sedette sorridendo al tavolo.
"Sembri molto contento... Ragazze?" Theo, cercando di distrarre l'attenzione da Draco, sorrise a suo cugino.
Hermes alzò una spalla, ma non disse niente.
"O per Salazar, non ti sarai fatto Daphne! Ti avevo detto di stare attento!" esclamò, senza aggiungere un anche tu, perché sarebbe stato veramente poco educato.
Ma la faccia di suo cugino divenne stranita. "Ma no!"
"Perché, con te non ci ha provato?" Draco, incuriosito, tornò a sedersi.
Stranamente, Hermes divenne rosso in viso. "Sì, in verità sì..." Tre paia di occhi lo osservarono mentre lui si passava una mano sul collo. "Ma non..."
"Sei stato a letto con Millie?" domandò allora Draco, ma anche se il suo tono era curioso, non era denigratorio.
"Chi dà le carte?" Hermes, invece, face capire che non voleva parlarne.
Theo prese la bacchetta e lasciò che le carte si mescolassero al centro del tavolo.
*
"Draco, sei sicuro di stare bene?" Blaise si era avvicinato all'amico mentre fumava affacciato alla finestra del corridoio.
"Siete spariti, ieri. Tutti" lo accusò, invece di rispondere. Già: forse non si erano comportati bene. "Sai cosa mi ha detto Daphne?" Draco tirò ancora dalla sigaretta.
"Draco, sei..." Non era andato a letto con Daphne, giusto? Blaise si pentì di non aver prestato tutta l'attenzione al biondo.
"Mi ha detto di smetterla di giocare. Che finché lo faccio con lei va bene, ma che sua sorella sta iniziando a soffrirne davvero. Di pensare bene a quello che voglio e di prendere una decisione" continuò lui, come se non lo avesse interrotto. Poi si voltò e lo guardò negli occhi. "Quel che è peggio è che ha perfettamente ragione: devo smetterla di darle false speranze..."
"Draco, sei un coglione." Blaise si trattenne da sospirare rumorosamente: in quel momento gli mancò Ginny come l'aria. Lei sarebbe riuscita a dire le cose giuste, sicuramente. In quel suo modo sboccato, probabilmente, ma sarebbe riuscita a far ragionare Draco.
"Non sono adatto a lei..."
"Non lo pensi veramente" gli fece notare.
Draco però non rispose e non si giustificò.
"Stai facendo del male a te e a lei, così."
"Ieri le ho detto che deve dimenticarmi". Draco, con una pinghella, lanciò il mozzicone in aria e poi prese la bacchetta per farlo sparire mentre era ancora in volo.
"Ieri?" Blaise era stranito: quando l'aveva vista?
Draco ripensò alla sera prima: aveva fatto una fatica immane, tutto il suo essere voleva abbracciare il corpo caldo di Astoria, baciarla come non era mai stata baciata, amarla come sapeva che lei si meritava, ma poi non aveva avuto il coraggio. Con la morte nel cuore le aveva lasciato un casto bacio in fronte, come uno zio premuroso, l'aveva fatta rivestire e le aveva detto di tornarsene a casa.
Chissà se lo aveva fatto davvero. Chissà che invece non fosse andata da quel tipo, quello con cui l'aveva vista sul giornale, il damerino che giocava a Quidditch...
"Sai, Draco, si arriva a un punto che bisogna fare di tutto per cogliere le occasioni. Se..." iniziò Blaise, ma il biondo alzò su di lui uno sguardo così triste che non riuscì ad andare avanti.
"Chi sono io per rovinarle la vita, Blaise? Lei è convinta di amarmi, ma starmi vicino è difficile e complicato. Io..."
"Immagino che questa dovrebbe essere una sua scelta, no?"
"Anche perché potrebbe scegliere di sposare un altro..." Tutti e due i ragazzi si girarono verso Theo, che era uscito dalla stanza per cercarli e aveva sentito la discussione.
"Forse sarebbe meglio se lo facesse..." Draco sospirò.
"Hai ragione, Draco" gli disse allora il moro e Blaise si voltò verso di lui con gli occhi sgranati, anche se Theo non guardò nella sua direzione. Si avvicinò di un passo e continuò. "Hai ragione: forse la sua vita sarebbe più facile con un altro. Ma allora dovrai sacrificarti".
Draco annuì: lo sapeva. "Ieri l'ho rifiutata. Le ho detto che non potrà mai esserci niente fra di noi e..."
"Dovrai andartene, Draco" continuò Theo e il biondo spalancò gli occhi: come? "Se le vuoi bene e non vuoi impegnarti con lei, non dovrai più farti vedere, non dovrai essere una tentazione, non dovrai impedirle di essere felice. Perché vedi, adesso lo stai facendo. Lei non riesce a lasciarti andare, perché sei sempre con lei. Se vuoi che lei si dimentichi di te, dovrai fare la tua parte".
"Che caz..." Blaise venne interrotto da Draco stesso.
"No, Blaise, Theo ha ragione: devo lasciarla andare. Devo..."
Blaise notò lo sguardo disperato di Draco e lanciò un'occhiataccia al moro, ma lui gli fece un cenno, come se gli stesse intimando di non immischiarsi. "Devi lasciarla stare davvero: non frequentare più i posti che frequenta lei, non incontrarla neanche per caso..."
"E cosa dovrei fare?"
"Draco, curati. Perché non stai bene per niente. Cerca di volerti bene. Perché se devi rinunciare a lei, potrà accettarlo solo a questa condizione."
"Ma..."
"Vuoi che lei stia male sapendo che tu sei infelice? Non credo proprio."
"No, no..."
Blaise notò come Theo si stesse rigirando un Draco abbastanza ubriaco da non ragionare, ma abbastanza fertile da permettere di piantare un seme.
"Certo, dovrai curarti. Andare dallo psicomago che mi hai consigliato, non sarebbe una cattiva idea..." iniziò anche lui e comunque parlava solo di ciò che sapeva: Ginny gli aveva detto che il dottor Normoon la stava aiutando tantissimo, anche se ancora non aveva superato la cosa. Ma a casa sua aveva dormito benissimo.
Forse perché lui l'aveva stancata per bene, pensò, con un mezzo sorriso.
***
"Sei certa che questa cosa sia sicura?"
Ginny tentò di non ridere al tono incerto della voce di Blaise. "Fidati di me".
Il moro fece un respiro troppo profondo per essere naturale e la ragazza ebbe quasi l'impressione che la stesse prendendo in giro.
"Dovevo bendarti, lo sapevo". Ginny spostò la tenda e lo fece sedere.
"Possiamo sempre farlo stasera" disse, con un sorriso sornione.
"Vedremo. Se farai il bravo..." Si sedette in braccio a lui e quando Blaise le passò la mano sul sedere, gliela spostò più in alto. "Ho detto stasera, non barare" lo riprese canzonandolo.
Blaise si guardò intorno in quell'angusto spazio: sembrava una toilette pubblica. Ma che avevano i babbani nel cervello? Polvere di drago? Dondolò a destra e a sinistra, tenendo la mano sul fianco della ragazza, mentre lei si chinava in avanti a trafficare con una banconota, una fessura e diversi bottoni colorati.
Quando si accese una luce sopra la sua testa, anche Ginny si mise dritta. Gli passò un braccio dietro al collo, e indicò il vetro davanti a loro. "Devi guardare lì". Dove doveva guardare? Blaise si voltò verso di lei, ma lei gli spostò il viso in avanti. "Ho detto lì" rimarcò.
Oh. Blaise si vide riflesso in quello che immaginava fosse uno specchio. Ma cosa doveva fare? Il flash, improvviso e accecante, lo prese di sorpresa: una fotografia! Quella toilette faceva le foto? Ginny ridacchiò e guardò in avanti, dicendogli, fra un flash e l'altro, cosa fare.
Ginny rise alla faccia stralunata di Blaise e, all'ultima foto, invece di fare smorfie in direzione dell'obbiettivo, gli prese il viso fra le mani e lo baciò con passione.
Blaise non capì molto di quello che era successo ma, come ormai succedeva spesso con lei, non si fece molte domande e la seguì. Ginny si staccò da lui e la luce si spense, lasciandoli di nuovo in penombra. "Sai, vero, che non ho la più pallida idea di quello che è successo?"
"Ci siamo fatti delle foto" spiegò lei, accarezzandogli la barba.
Lui sorrise: qualcosa aveva capito, ma le foto dov'erano? E la macchina fotografica? Improvvisamente quella cabina iniziò a emettere degli strani rumori e, dopo che le loro labbra si erano incollate ancora e ancora, come aveva iniziato, smise.
"Sono pronte!" esclamò la ragazza, allungandosi verso un'altra fessura, prendendo quella che sembrava una pergamena lunga e sottile.
"Guardaci!" esclamò.
Ginny mostrò le fototessera a uno stranito Blaise: Hermione e Harry avevano spiegato che i babbani usavano quelle cabine per fare le foto per i loro documenti, ma spesso i ragazzi si divertivano a farsi immortalare facendo delle facce strane come se fossero allo specchio, perché la macchina scattava una foto dietro l'altra e ti coglieva di sorpresa, rendendo la cosa un po' frivola e stupida, ma assolutamente divertente.
"Sono foto?" le chiese il moro, prendendole in mano.
Blaise osservava quelle foto di loro due, che sembravano i vecchi disegni, quelli che non si muovevano. "Sono ferme" disse, quando lei annuì.
"Sì."
Non è che lui non lo sapesse, che le foto dei babbani erano fisse, ma era la prima volta che ne vedeva una. Anzi, quattro: perché in quella striscia di carta c'erano ben quattro foto. Guardò il viso della ragazza, stupendosi ancora di quanto lei fosse così fotogenica, ma quando vide il suo volto si rabbuiò: a parte il fatto che non gli piaceva farsi fare foto, lui sembrava un idiota, mentre lei rideva. Solo l'ultima foto era bella, quella dove lei lo aveva preso alla sprovvista e lo aveva baciato.
Quando vide la sua espressione, Ginny pensò di aver sbagliato, così, si scusò: "Avrei dovuto dirti cosa sarebbe successo..."
"In verità le foto scattate all'improvviso a volte sono più belle di quelle studiate ad arte" iniziò lui. "Ma dipende dal soggetto..." spiegò ancora, colpendo la sua faccia sulla foto in modo denigratorio.
"Non è vero!" esclamò lei, strappandogliele dalle mani, quando capì cosa intendeva. "Tu sei bellissimo" sussurrò, dopo essersi alzata ed essersi riseduta a cavalcioni su di lui.
Blaise sorrise quando lei gli leccò il labbro inferiore, dandogli una prova di quello che diceva. Si baciarono ancora e poi disse: "Facciamo altre foto", e si stupì lui stesso di averlo anche solo pensato.
Lei si allungò a inserire un'altra banconota nella macchina, non senza difficoltà, visto che non voleva staccarsi da lui, né scendere dalle sue gambe. "Ok, allora pronto che parte".
Quando lei si avvicinò ancora per baciarlo, lui cambiò idea: voleva giocare? Lui poteva farlo. "No" disse, spostandosi all'ultimo e lei, stupita fece un'espressione così meravigliata che Blaise rise, proprio mentre la prima foto veniva scattata.
"Vai!" esclamò, allora lui, girandosi e mostrando la lingua all'obbiettivo.
Ginny spalancò gli occhi: l'aveva presa in giro! Sorrise anche lei e gli prese il naso, facendogli fare una smorfia, mentre lei riusciva a girarsi verso il flash e farsi immortalare. Blaise le fece perdere l'equilibrio, mentre lei scoppiava a ridere e le foto continuavano a scattare e loro a lottare davanti al vetro.
Quando ritirarono le foto, avevano già mescolato risate e baci, mentre continuavano a dondolarsi sullo sgabello girevole e Blaise faceva finta di farla cadere.
"Siamo venuti bene, stavolta. Forse io di più" la prese in giro, ammiccando.
Ginny non riusciva a smettere di ridere. "Fammele vedere!" gridò, allungando la mano, mentre lui spostava il braccio fuori dalla sua portata. "Oddio, hai ragione, guarda che faccia che ho..." rise ancora lei, con un'altra smorfia della bocca.
"Se non avessi finito i soldi, ti sfiderei a farne ancora!"
Blaise alzò un sopracciglio: una sfida? Tirò fuori la bacchetta e gli occhi di Ginny si spalancarono, come la sua bocca. "Che fai?" sussurrò, guardando verso la tenda che, anche se tirata, non li nascondeva del tutto alla Londra babbana. "Non..."
"Perché non taci e mi baci?" propose invece lui, tirandola verso di sé e agitando la bacchetta verso il vetro: la macchina iniziò a scattare foto a tutto andare.
"Tu sei matto!" La ragazza rise e gli prese di nuovo il volto fra le mani per assaggiarlo, ma subito dopo si girarono insieme verso l'obbiettivo e tutti e due, senza essersi messi d'accordo, arricciarono le labbra e corrugarono la fronte in modo molto poco elegante.
Blaise scoprì quel pomeriggio che, a volte, fare qualcosa di non premeditato, un po' stupido, un po' folle e con relativa documentazione di ciò che era successo, non era male.
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