Affare concluso
"È quella, la tipa che ci ha provato con Blaise?" Pansy si sedette a un tavolo d'angolo, guardandosi intorno: effettivamente non sembrava un gran posto, ma sicuramente non era frequentato da persone che loro conoscevano.
La Weasley corrugò la fronte mentre osservava oltre il bancone. "Sì".
"E perché non l'hai cruciata?"
Ginny strinse gli occhi e corrugò la fronte. "E perché avrei dovuto? Oh, per quello che hai visto sul giornale... Tu pensi che..." Infastidita dal dover spiegare la situazione e immaginando che in molti da quel momento avrebbero potuto fraintendere il tutto, provò a cercare un modo di spiegarsi.
"Io non penso niente. Io ho visto una foto dove Blaise ti mangia con gli occhi e tu lo baci con passione."
Cosa? Non c'era niente di tutto questo, in quella foto. Vero? Non... "Non è vero, non è stato così" sostenne lei, un po' tentennante.
Pansy rise, perché l'espressione della rossa era veramente strana: non era inorridita, come quando accusi qualcuno di farsela con qualcun altro che odia, ma allo stesso tempo non sembrava sicura di quello che diceva, come se sperava di sbagliarsi.
"No? Vuoi dare un'altra occhiata?" Le mostrò il giornale e notò come lei si incuriosì, non riuscendo a smettere di guardare la foto.
Non riusciva a capire bene la situazione.
Ginny con nonchalance prese il giornale e lo sfogliò, lanciando occhiate non troppo distratte alle varie foto fatte mentre i giocatori entravano nella sala da pranzo e i vari saluti che le coppie dedicarono all'obbiettivo, fino ad arrivare alla foto incriminata: Blaise aveva un mezzo sorrisetto e la guardava con uno sguardo dolce, ma sapeva che stava fingendo. E lei? No, lei si ricordava quello che era successo: quando aveva chiuso gli occhi e posato le labbra sulle sue, il mondo intorno a lei si era sgretolato e si era sentita così strana... Ma sicuramente era stato bello. Troppo bello. Troppo bello perché per un momento aveva scordato che non era vero.
"E chi sarebbe il padre del bambino?" Chiuse di scatto il giornale e tornò a guardare la ex Serpeverde.
Stranamente, la mora sorrise. "Mi piace questa strategia" disse, ma poi tornò seria. "Ma non mi piace se prendi in giro la mia famiglia".
Ginny scosse il capo. "Non c'è niente di vero. Blaise mi ha baciato perché c'era la sua ex e voleva farle un... dispetto? Chiamiamolo così... Sì, solo per questo. Non sto prendendo in giro nessuno, posso garantirtelo".
Pansy la squadrò per qualche secondo e quando capì che stava dicendo la verità, si morse un labbro. "E tu, invece?"
"Io cosa?"
"Tu perché lo hai baciato?" Pansy dovette insistere perché per lei qualcosa non quadrava.
"Per... lo stesso motivo" rispose frettolosamente, guardando fisso un punto alle sue spalle. Ma Pansy continuò a guardarla con insistenza, non lo fece apposta, non era per cattiveria, era proprio perché aveva pensato che ci fosse qualcosa sotto.
"E cosa hai provato?" Una domanda troppo intima per due come loro che poco prima si erano prese a incantesimi, infatti non si aspettava una risposta. Ma la rossa la stupì e mormorò: "È complicato". Poi alzò una mano e fece un cenno, forse apposta, a un cameriere. "Ordiniamo?"
Pansy annuì senza dire altro; ordinarono e solo una volta di nuovo sole, disse: "Ho fatto l'amore con un ragazzo che non è mio marito, il giorno delle mie nozze, e sono rimasta incinta. Penso che difficilmente potrà essere più complicato di così".
Ginny spalancò la bocca e poi sbatté gli occhi. "Effettivamente, mi batti. Al massimo io potrei provare qualcosa per qualcuno che non ricambia i miei sentimenti, ma tu ci vai giù pesante, eh? Il giorno delle tue nozze?"
"Non era una cosa premeditata. È stato un... colpo di testa". La mora seguì con il dito le venature sul piano di legno. "Ma tu sei sicura che Blaise non..." La Parkinson si zittì quando il cameriere di prima portò le ordinazioni: fu contenta che a servirle non era stata la ragazzotta della volta precedente.
"Sai, Parkinson, non è la prima volta che mi succede. Alla fine, non fa niente. Troverò qualcuno per me..." Senza convinzione, sospirò e guardò ancora un punto indefinito, sperando che la mora non continuasse il suo discorso.
Pansy scosse le spalle. "Si può stare anche da sole, non siamo per forza obbligate a stare con qualcuno..." La rossa fece una curiosa espressione e alzò un sopracciglio. Ma poi lei si sentì in dovere di continuare: in fin dei conti erano in vena di sentimentalismi... "Ma ignorare i tuoi sentimenti non li cancellerà. Quando meno te lo aspetti, quando penserai che sei riuscita a passarci sopra e tutto il resto, il tuo mondo verrà capovolto e dovrai fare i conti con te stessa e con quello che provi..."
Ginny aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse; non era sicura di voler affrontare quella conversazione, ma l'idea di confrontarsi con quella ragazza le piaceva, così le domandò: "Quindi è qualcuno che conosci e di cui sei innamorata da tempo?"
La Parkinson bevve un sorso della sua bevanda speciale e storse il naso. "Lui è uno stronzo. E questa burrobirra zero fa schifo". Alzò un braccio e chiese ad alta voce al cameriere di cambiare ordinazione. Ginny avrebbe riso se la situazione non fosse stata così tragica. O triste. Ma non è che bisogna sempre essere seri, comunque.
La loro conversazione andò avanti per un altro po' con leggerezza, come se tutte e due le ragazze non volessero cadere nell'autocommiserazione e preferissero comunque riderci su.
"Tu sai cosa vuol dire quello che ha detto Maddie su Blaise e Rachel?"
Pansy guardò la rossa e piegò la testa di lato prima di risponderle. "Non proprio, so solo che c'entra la sua ex. Hai detto che l'hai conosciuta?"
La Weasley scosse il capo. "L'ho incontrata solo una volta e le ho rivolto tipo... tre parole".
"Quindi non sai perché si sono lasciati?"
Ginny annuì: quello lo sapeva! "Sì, me lo ha raccontato. Così come mi ha detto di quella legge stupida sui soldi della moglie in un matrimonio snob!"
La Parkinson rise. "Quella sulla dote? Che tutto ciò che la sposa porta in dono resta al marito?"
La rossa annuì. "Già, la trovo stupidissima!"
La mora alzò le spalle e scosse la testa sorridendo. "Io non lo so perché si sono lasciati. Sicura che fra voi non ci sia niente? Perché Blaise non è il tipo che si confida con chiunque..."
"Sì, lo so che non chiacchiera molto. Effettivamente non so perché me lo abbia raccontato" . Ginny alzò le spalle: in fin dei conti neanche Astoria conosceva tutta la storia.
Pansy notò come la ragazza prese il bicchiere facendo roteare il liquido che c'era dentro; non era male, era spigliata e simpatica. Sapeva già quanto valesse, aveva passato con lei l'ultimo anno a scuola e l'aveva vista in azione, era una ragazza in gamba; anche il moro doveva averlo capito. E sembrava adatta a Blaise. Lei e Potter si erano lasciati e non c'erano motivi validi per cui suo cugino non dovesse almeno provarci. Possibile che lui non provasse niente? Forse era più probabile che non volesse esporsi e si nascondesse dietro a una bugia. Doveva assolutamente parlargli e capire bene la cosa; in fin dei conti se davvero le aveva raccontato di come era saltato il suo matrimonio, sicuramente qualcosa aveva visto anche lui.
"Sai com'è, a volte fanno fatica..." Scelse di usare le stesse parole di prima e la ragazza rise, lasciando scivolare via la tristezza di poco prima.
*
Quando Blaise raggiunse le ragazze al pub, pensò che fossero ubriache: ridevano come due sciocche e si raccontavano qualcosa a bassa voce, con le teste vicine. Lui le vide dalla porta del locale e lentamente si avvicinò a loro.
"Ragazze..." Si sedette sulla sedia vuota e tutte e due sobbalzarono, troppo prese dalla loro conversazione per rendersi conto di ciò che stava succedendo intorno. Blaise scosse la testa quando loro scoppiarono di nuovo a ridere.
"Scusaci, Blaise, hai ragione. Com'è andata con zia Maddie e Rachel?" chiese Pansy, e lui alzò le spalle: non c'era molto da dire.
"Sembra che Rachel abbia problemi di soldi perché ha litigato con suo padre, che le ha tagliato i fondi. Mia madre è troppo buona, le ha fin offerto un lavoro. Per me le andava dato un calcio nel didietro". Blaise sospirò.
"Quindi è finita così? Lei ha ammesso tutto?" Ginny non riusciva a crederci, ma Blaise annuì.
"Sì. Non ha tentato neanche di negare. È scoppiata a piangere e continuava a dire che le dispiaceva."
"Che stronza! Sarà stata dispiaciuta di essere stata scoperta!"
La Parkinson, al suo fianco, rise forte. "Sai, Blaise, riesco a capire perché lei ti piace!"
Ginny sentì le guance prendere colore e una sensazione strana riempirle il petto. Cosa aveva detto? E cosa avrebbe risposto lui?
Pansy osservò i due ragazzi e notò quando Blaise realizzò la cosa. Le lanciò un'occhiata di sottecchi, ma lei vide benissimo il suo sorriso. Si alzò. "Scusatemi, ora devo proprio andare" si congedò, per lasciarli soli.
"Ehi, Parkinson, se ti va, sai dove mandare il tuo gufo". La rossa alzò una mano, facendo il gesto di impugnare una penna per scrivere e Pansy le sorrise.
"Perché no?" Si infilò il mantello e uscì per smaterializzarsi.
Blaise guardò la cugina uscire e poi si voltò verso la rossa. "Ti ha detto di chi è il bambino?"
Lei scosse il capo. "Non di chi è di preciso, ma mi ha raccontato altre cose".
"Cioè?"
Lei fece una smorfia strana con la bocca. "Se voleva farlo sapere anche a te, te lo avrebbe raccontato direttamente, no?"
Come? Ma... "Che vuol dire?"
"Che non ti dirò quello che mi ha confidato!" Ah. Davvero? Lei dovette leggergli in viso il suo stupore perché continuò. "Pensi che io sia una pettegola? Che racconti in giro i segreti degli altri?" gli chiese, con tono sostenuto.
Cosa? No! Ma come avrebbe fatto a sapere cosa stava succedendo a Pansy se lei non lo avesse aiutato?
"Senti, mi sono sbagliata... Ma non..." Lei si interruppe, iniziando a disegnare righe sul bicchiere della burrobirra.
Ginny si sentì in colpa e pensò di essere una stupida: aveva davvero creduto che fosse stata la Parkinson a ingannare Maddie e aveva tentato di sostenere la sua versione, nonostante Blaise non avesse mai ceduto sulle sue convinzioni, ma non voleva dire che era una persona così malevola da spifferare in giro i segreti degli altri. Forse lui lo pensava perché aveva tentato di fargli odiare sua cugina e magari era convinto che lo avesse fatto apposta.
"Io non sono..." Ma poi non finì la frase.
Blaise non aveva capito cosa fosse successo. Lei, improvvisamente, era cambiata: aveva perso il suo sorriso e il suo viso si era fatto triste e strano. E quella frase sul fatto che si era sbagliata? Su cosa si era sbagliata?
"Ma perché..."
Ginny pensò che lui volesse insistere e non aveva il coraggio di sostenere quella conversazione; purtroppo la ragazzina timida che era stata tanti anni prima, a volte prendeva ancora il sopravvento su di lei.
"Ora vado, stasera ho... un impegno. Tanto noi abbiamo finito, giusto?"
Come? Blaise rimase stranito da quel cambiamento repentino di argomento.
"Eh? Sì, sì, certo..." balbettò, chiedendosi dove dovesse andare. Andava in Romania? Ma perché continuava a pensare a Potter?
"Bene. Mi dai le foto, allora?"
Cosa? Che foto? Ah, le foto di Paciock! "Oh. Sì, certo". Incerto come un bambino, prese la bacchetta e, girandosi a guardare il personale del pub per verificare che non stessero guardando, mentre lei si alzava per rivestirsi, fece riapparire le foto. Notò che in mezzo c'era anche quella dove era da sola sulla panchina, la foto che stava usando a casa per disegnare. Mentre lei era ancora impegnata ad agganciarsi il mantello la fece sparire nella tasca interna: non voleva separarsene.
"Ecco qui" disse e la rossa tornò a guardare verso di lui.
Ginny finì di agganciarsi il mantello con una strana agitazione a cui non riusciva dare un nome. O forse lo sapeva benissimo ma odiava sentirsi così e non voleva ammetterlo.
"Ok". Si girò e guardò le quattro foto che lui aveva fatto apparire sul tavolo. Le prese e per un attimo non seppe se dovesse dire qualcos'altro o meno, così rimase zitta.
Blaise la osservò e pensò che non volesse andarsene. "Tutto bene?"
Lei alzò su di lui i suoi occhi nocciola, ma il moro non riuscì a leggere la sua espressione. "Sì. Ci... vediamo, Blaise" lo congedò, facendo un passo indietro.
Blaise le fece un cenno con il capo, indicando il cameriere che dietro di lei stava passando con un vassoio di bicchieri, ma la ragazza ci finì contro lo stesso.
"Mi scusi" disse al mago e, senza più guardarlo, si avviò velocemente verso l'uscita.
Oh. Sembrava finito tutto in un attimo.
Ginny uscì dal locale e una volta fuori si fermò per riprendere a respirare normalmente. Blaise non l'aveva neanche salutata, le aveva fatto un cenno del capo, come si fa con un conoscente o qualcuno che non ti è particolarmente simpatico. Come se fossero stati ancora a Hogwarts.
Aveva pensato che fosse meglio allontanarsi subito ed era stata così stupida da finire contro il cameriere e non lo aveva neanche aiutato a raccogliere i bicchieri. Chissà cosa aveva pensato Blaise. Beh, in questo caso era meglio non sapere e andare avanti. Sicuramente prima o poi le sarebbe passata. La Parkinson si sbagliava.
Si smaterializzò a casa.
***Eccomi! Il capitolo è molto corto, lo so. Avrei voluto aggiungere anche l'inizio della parte nuova, ma ci stava male, così pubblicherò domani un altro capitolo corto (così da riequilibrare le cose). Ho preferito non pubblicarli tutti e due oggi, per paura di creare confusione nella lettura.
Scusatemi
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