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A casa di Mrs. Madeleine




"Parkinson?" esclamò, stupita, Ginny.
"Weasley? Che ci fai qui?" rispose, più stranita di lei, la ex Serpeverde, sulla soglia di casa.
Ginny girò ancora il capo verso il punto in cui era sparito poco prima Zabini e poi tornò a guardare la ragazza. "Sono venuta a trovare Mrs Madeleine. È in casa? Mi ha invitato lei" disse allora, entrando nell'ingresso con passo sicuro.
"Oh. Sì, certo... Se ti ha invitato..." La Parkinson chiuse l'uscio alle sue spalle e, continuando a guardarla con sospetto, l'affiancò e la guidò in quella casa enorme. Era entrata in un atrio molto ampio, da cui si vedeva, in fondo, una scalinata che saliva per dividersi in due balconate che avvolgevano tutta la stanza lungo il suo perimetro fino a ricongiungersi sopra alla porta d'entrata. Ginny cercò di non mostrare troppo stupore, ma non aveva mai visto una casa del genere al suo interno. Vide due corridoi illuminati da delle lampade al piano superiore e rimase a guardarli, come se con l'immaginazione potesse intuire dove portassero e come fossero le stanze che raggiungevano.
"Di qua, Weasley..." La Parkinson la guardò corrugando la fronte e indicandole un corridoio illuminato a lato della scala. La rossa annuì, cercando di mantenere una certa spavalderia.
Camminarono una accanto all'altra studiandosi, ma senza dire niente, e Ginny continuava a chiedersi cosa ci facesse lì e, dalla sua espressione, capì che se lo stava chiedendo anche l'altra.
Prestò poca attenzione ai dipinti alle pareti, ma lanciò un'occhiata lo stesso all'ambiente: non voleva perdersi niente, né le espressioni della mora, né quella casa grandissima ed elegante. Appoggiati ai muri c'erano delle credenze da ingresso con pizzi e vasi dai fiori colorati.
"Mrs. Madeleine mi raccontava di alcuni nuovi fiori che aveva e mi ha invitato a passare per vederli sbocciare" bleffò, quando il silenzio si fece insopportabile e ci passarono davanti, inspirando un delicato profumo.
"Dei nuovi fiori?" chiese allora la mora, guardandola perplessa e con sospetto.
"Sì... fiori che aveva... ehm... piantato?" Lo sguardo della Parkinson si fece tetro e la squadrò da capo a piedi, quando dovette capire che non sapeva niente di giardinaggio.
"Capisco" disse solamente, ma Ginny si sentì morire sotto al suo sguardo. Per fortuna poco dopo entrarono in un salottino delizioso, dove Mrs Madeleine sedeva in poltrona, sventolandosi con un ventaglio, mentre davanti a lei osservava un ferro da maglia intrecciarsi con un gomitolo.
Accanto a lei, seduta su un divano poco distante, una ragazza dai riccioli castani leggeva un libro ad alta voce, mentre dall'altra parte un tavolino rotondo reggeva un altro vaso di fiori. Eh sì, i fiori le piacevano particolarmente, pensò sorridendo. Quando entrò anche la Parkinson, subito dietro di lei, sbuffò sonoramente e Ginny si voltò a guardarla, stupita. La ragazza però non la degnò di un'occhiata e disse ad alta voce: "Maddie, Ginny Weasley è venuta a trovarti. Dice che vi siete viste... Dove hai detto che vi siete già incontrate?"
Ginny fece un sorriso di circostanza verso quella strega che le aveva rivolto la domanda a tradimento: lei non le aveva detto dove si erano conosciute.
"Salve, Mrs Madeleine! Si ricorda di me? Mi aveva detto di passare per vedere..."
La madre di Zabini, quando posò lo sguardo su di lei, sorrise e Ginny capì che l'aveva riconosciuta. Le fece così piacere che si avventurò sicura per la stanza.
"I fiori. Sì, cara mi ricordo. Ma non sono ancora sbocciati, mi spiace. Pensavo di aver detto la settimana prossima..." Quando il viso della donna si fece insicuro, Ginny pensò di aver sbagliato a parlare e andò in suo soccorso.
"No, no, me lo aveva detto, sono io che sono passata lo stesso..." disse ancora, guardandosi intorno.
"Ma cara, hai fatto bene. Vieni, siediti, non stare in piedi. Rachel, puoi far portare il tè per Miss Weasley?"
"No, non si preoccupi, non voglio disturbare..."
La ragazza accanto a Madeleine chiuse il libro di scatto e si alzò. "Nessun disturbo, abbiamo tè per tutti, vero zia Maddie?" Rachel, come l'aveva chiamata la madre di Zabini, le si avvicinò sorridendo e le allungò la mano. "Ciao sono Rachel, la nipote di Madeleine" si presentò.
"Io sono..." iniziò Ginny, in risposta, ma la Parkinson alle sue spalle, sbuffò e lei si interruppe, voltandosi a guardarla mentre stringeva la mano alla cugina di Zabini.
La mora scosse le spalle e prese la parola. "Lei è Ginny Weasley. Veniva a Hogwarts con noi..." spiegò, trapassando Ginny con uno sguardo di fuoco.
"Noi?" chiese Rachel e la ragazza tornò a guardarla: aveva un profumo molto intenso, come se se ne fosse messo in abbondanza. Fiori, pensò Ginny, ma non riuscì a riconoscere la varietà.
"Rachel, ti ricordo che io e Blaise eravamo tutti e due Serpeverde e abbiamo frequentato la scuola insieme..." La voce della Parkinson era fastidiosa e il suo tono pesante, come se fare conversazione le costasse fatica e fastidio e Ginny immaginò che non fosse solo nei suoi confronti, a giudicare da come guardava la ragazza."Oh, eri Serpeverde anche tu?" le chiese, alzando un sopracciglio, la nipote di Madeleine.
Ginny scosse appena il capo sorridendo. "No, ero Grifondoro. Io ero con..."
"Oh, Grifondoro!" esclamò entusiasta lei, facendole un gran sorriso. "Eri con Potter, ecco dove ti avevo già visto!"
Ginny si morse una guancia, cercando qualcosa da dire, ma fu fortunata perché in quel momento un elfo si materializzò accanto a lei, con un vassoio, una teiera e tre tazze: non era mai stata così contenta di bere il tè.
"Non sei rimasta sorpresa quando ho nominato Blaise..." La Parkinson si sedette su una delle poltrone, continuando a osservarla, mentre si accomodava sul divano accanto a Rachel, che aveva iniziato a versare il tè.
"Blaise?" chiese, fingendo stupore.
"Blaise è il figlio di zia Maddie..." iniziò a spiegare la ragazza mentre allungava una tazza alla strega più anziana.
"Sì, e tu non eri sorpresa, Weasley. Sapevi già che è suo figlio?"
Ginny mescolò la sua tazza pensando a cosa rispondere: Zabini non si era presentato sulla porta con lei per non far sapere a sua madre che si conoscevano, così che la donna non pensasse che lei fosse lì per controllarla. Forse non era il caso di ammettere di conoscerlo. Poteva sempre far credere che non li avesse collegati l'uno con l'altra. Sorrise alla Parkinson e lei aggrottò ancora di più le sopracciglia.
"Lo so adesso" confermò, ma guardando la ex Serpeverde capì che non le credeva. Non aggiunse niente, però. Avvalorare troppo una causa rischia di far accadere l'effetto opposto.
"Adesso..." La mora mescolò anche lei il suo tè e continuò a guardarla male. "Dicono che ti hanno visto al party degli Stin'sen, ieri" disse ancora.
"Sì, ti hanno informato bene: ero lì" rispose, come se parlasse con una spia.
"C'era anche Blaise."
"Sì, e un sacco di altra gente, Parkinson. Non ho detto che non l'ho mai visto, ho detto che non sapevo fosse suo figlio" spiegò, con tono quasi annoiato.
"E come hai trovato la casa? Come hai fatto a venire qui?" insistette la mora.
"Basta ragazze, non litigate. Maddie, vuoi un po' di latte?" Rachel diplomaticamente mise fine a quel battibecco, ma le due ragazze continuarono a guardarsi duramente.
"Potresti chiamarmi Maddie anche tu: mi farebbe veramente piacere" propose poco dopo la strega alla rossa.
Quando Ginny acconsentì, più per fare un dispetto alla Parkinson che per altro, quest'ultima sbuffò ancora, ma più silenziosamente.
"Tornerò domani. Oggi hai molte visite..." disse la mora poco prima di finire il tè. Poi si alzò, andò vicino alla donna e la baciò sulla guancia, mormorandole qualcosa all'orecchio a cui la signora Madeleine rispose annuendo e con un sorriso.
Lanciò alle due ragazze sedute sul divano uno sguardo indecifrabile e poi, dopo un freddo saluto, si smaterializzò.
"Devi scusarla, Ginny" esordì poco dopo Rachel. "Pansy non è cattiva, è solo una ragazza... ombrosa, sì diciamo così" disse, scusando la ex Serpeverde.
"E ora sta affrontando un brutto momento" rincarò la dose Maddie, appoggiando la tazza sul piattino.
"Davvero, zia? Mi dispiace molto per lei, non lo sapevo. Che genere di brutto momento? Problemi di soldi?" chiese ancora con interesse la ragazza.
Maddie scosse il capo, come se non volesse parlarne e poi sventolò una mano, liquidando la questione.

Ginny rimase ancora un'oretta. Lasciò che Mrs Madeleine le raccontasse altri aneddoti, come al San Mungo, anche se adesso che sapeva che il figlio di lei era Zabini, tutto prendeva un aspetto più divertente.
Rachel si occupò della zia con così tante piccole attenzioni e non la lasciò da sola un momento, che lei non poté chiederle niente su ciò di cui avevano parlato al San Mungo, ma pensando di tornare presto a trovarla, non se ne preoccupò troppo.

***

Blaise alzò una mano quando vide la figura incappucciata della Weasley entrare nel pub, uno dei bui locali che c'erano a Notturn Alley, e lei si diresse subito verso di lui.
"Perché qui, Zabini?" gli chiese, sedendosi sulla panca proprio nell'angolo vicino a lui. La ragazza si guardò intorno mentre faceva cadere il mantello accanto a lei.
"Ho preferito un posto poco frequentato per..." iniziò Blaise, ma guardandosi intorno anche lui, capì che forse aveva commesso un errore.
"Per non farti vedere con me, ho capito. Ma proprio qui?" La Weasley arricciò il naso quando il suo sguardo si posò, nell'angolo opposto del locale, su un mago addormentato che russava con la testa appoggiata al tavolo e una mano nel piatto dove doveva aver appena mangiato una zuppa. "Io non mi farei vedere qui neanche da sola!"
Blaise scosse le spalle per non ammettere il suo errore. "Dai, facciamo presto..."
Lei si riscosse subito e tornò a guardarlo. "Perché mi hai mandato quel gufo? Pensavo che ci saremmo visti direttamente domani pomeriggio".
"Ho delle novità urgenti."
Blaise sospirò: aveva scritto alla ragazza appena aveva scoperto che sua madre quella mattina era andata alla Gringott ed era entrata nella camera di sicurezza, senza sapere bene cosa avesse preso. Per fortuna Theo, che lavorava in banca, gli aveva accennato di averla vista, altrimenti lui non lo avrebbe mai saputo.

Ginny stava ascoltando Zabini che gli raccontava della visita della madre alla Gringott, quando vide una ragazza tarchiata portare un cestino di ciliegie verso il fondo del locale. Per essere un posto così tetro e malfamato, però, il cibo doveva essere buono.
"Dovete ordinare?" chiese con voce poco cortese la ragazza che, tornando indietro verso il bancone, aveva notato il loro tavolo vuoto.
"No, grazie" rispose lei, continuando a osservare il cestino delle ciliegie sul tavolo in fondo.
"Non potete rimanere senza ordinare: è una regola del locale."
"Oh. Sì, ok, aspetti..." rispose Ginny, allungando la mano sul menù: poteva sempre prendere la cosa meno cara della lista. O forse l'acqua sarebbe stata gratis?

Nel momento in cui la Weasley prese il menù, Blaise ci appoggiò una mano sopra e allungò alla cameriera una manciata di monete, con l'intento di comprarsela: non voleva che fossero disturbati. "Portaci due burrobirre" ordinò.
Lei sorrise melliflua e riconoscente, e annuì. Accanto a lui la Wealsey sbuffò e disse: "Nella mia puoi aggiungere dello sciroppo di ciliegia?"
La ragazza, che stava ancora guardandosi la mano, alzò gli occhi su di lei, corrugando la fronte. "Del... cosa?"
"Sciroppo di ciliegia. Si fa con le ciliegie, lo zucchero e l'incantesimo addensante..." Il tono tagliente della ragazza fece quasi ridere Blaise.
"Portaci un cestino di ciliegie e siamo a posto, grazie". Blaise mise la mano in tasca e tirò fuori altre monete e la ragazza spalancò gli occhi annuendo.
"Subito, signore."
"Le hai dato troppi soldi" brontolò la Weasley e lui scosse le spalle: quello non era un problema. Tirò fuori dalla tasca del mantello un plico di pergamene e le appoggiò sul tavolo.
"Abbiamo altro di cui preoccuparci."

Ginny non sapeva bene cosa dovesse dire per il fatto che avesse pagato l'ordinazione e si concentrò su ciò che lui aveva appoggiato sul tavolo: fogli di pergamena scritta con una calligrafia fitta e minuta. "Cos'è?" chiese.
"Il diario di mia madre. Quello che tu le hai consigliato di fare: scrivere ciò che le succede. Questo è ciò che ha scritto ieri e oggi" disse. Ginny neanche alzò lo sguardo dal tavolo e girò verso di lei le pergamene: non riusciva a leggerle, però, sembravano scritte in... "È francese" spiegò lui e la ragazza annuì.
"Io non so il francese" ammise Ginny tornando a guardarlo. "Riguarda la visita alla Gringott?" chiese ancora, sbirciando i fogli.
Zabini scosse le spalle e poi si passò una mano fra i capelli: erano scuri alla luce delle candele e un po' più lunghi di quando andavano a scuola e quando lui fece scorrere la mano fino alla nuca, notò che si arricciavano sul collo. Il pensiero di voler sapere se fossero morbidi come sembravano le fece scorrere un brivido lungo la parte bassa della schiena.
"Neanch'io. E non so cosa ci sia scritto. Potrebbe riguardare la Gringott, o potrebbe essere altro... Quando ero piccolo mia madre mi aveva insegnato un po' di francese, ma poi quando sua sorella morì, non l'ha più parlato con me."
Zabini guardò da un'altra parte e lei non disse niente: sembrava una confessione intima, così cercò di non essere indiscreta.

Blaise fu contento di avere una distrazione, in quel momento, e osservò la ragazzotta di prima arrivare verso di loro con un vassoio, le burrobirre e le ciliegie.
Quando si chinò sul tavolo notò che la sua camicetta era più sbottonata di quando aveva preso l'ordinazione, perché, avendolo fatto proprio di fronte a lui, mostrò una buona parte di quel seno generoso. Blaise alzò gli occhi sul suo viso e vide che sorrideva. Ammiccò in risposta e la ringraziò. Poi la ragazza se ne andò dopo avergli lanciato un'occhiata intensa.
"Scommetto che stasera non dovrai neanche pagarla, quando la seguirai di là" disse la Weasley, accanto a lui.
"Cosa?" chiese Blaise, convinto di aver capito male. Di cosa blaterava?
Lei prese una ciliegia dalla ciotola sul tavolo e la mise in bocca, lasciando il picciolo fuori dalle labbra. "Sto dicendo che non..." Innervosito dal fatto che lei parlasse con la ciliegia in bocca e che lui non riuscisse a toglierle gli occhi dalle labbra, sbottò: "Non ho mai pagato per fare sesso!"
Ma la ragazza rise e gli lanciò uno sguardo sornione. "Sì, certo" acconsentì svogliata, poco dopo, quando lui non disse niente. Ma la Weasley, quella nanerottola rossa, alta quanto mezza bacchetta, lo stava davvero prendendo in giro? E perché non riusciva a difendersi? Quando la sua lingua sbucò dalle labbra e il picciolo roteò su se stesso, pensò di aver perso il lume della ragione. "Cosa stai facendo?" esclamò, impugnando il rametto della ciliegia.
"Ehi!" ribatté, quando lui le tirò fuori il picciolo e il nocciolo dalla bocca. "Cos'è, le avevi ordinate solo per te?"
Blaise, incredulo, scosse la testa: non poteva reagire così. Non poteva. Guardò verso la cameriera, che sembrava disponibile anche se non altrettanto attraente ai suoi occhi, ma non era dietro al bancone.
"Non si mangiano così le ciliegie..." la rimproverò, e si sentì la McGranitt nei suoi giorni migliori. "Non è... decoroso..."

Ginny sbuffò e prese un'altra ciliegia. Ma cosa voleva da lei? "Ti sembra un party del Ministero, qui?" chiese, ironica. Perché doveva stare attenta alle buone maniere in quel pub trasandato che puzzava di burrobirra vecchia?
"Oh Santo Salazar, Weasley, bisognerebbe portarti in giro legata!"
Ginny rise, subito dopo aver lasciato cadere un altro picciolo con attaccato il nocciolo, sul tavolo: era un gioco che facevano alla Tana e quelli che vincevano sempre erano lei e suo fratello Fred. Quel pensiero le diede un po' di malinconia e senza accorgersene si morse il labbro inferiore senza riuscire a ribattere.

Blaise la vide zittirsi e rattristarsi e un po' gli dispiacque, così cercò di rimediare. "Ti devono piacere molto, le ciliegie, ne hai mangiato anche ieri sera, anche se non so dove tu le abbia trovate, visto che non erano al buffet."
"Come? Non ho mangiato ciliegie, ieri."
"Sì, che le hai mangiate" insistette lui. Certo che lo aveva fatto! "Tu... profumavi... di ciliegie" precisò. Non era riuscito a dire che lei sapesse di ciliegie, perché continuava a sentirlo sulle labbra e non gli piaceva quella cosa, se glielo avesse detto magari gli avrebbe riso in faccia.
"Veramente il mio profumo è mela verde e latte zuccherato..." precisò lei e Blaise dovette ammettere che aveva ragione, perché quel pomeriggio lo aveva sentito quando si era chinata su di lui.
"Tutti profumi dolci... Strano. Anche se effettivamente le mele verdi sembrano dolci dal profumo e poi dentro sono acide. Forse si adatta bene, dai" la stuzzicò, facendole un buffetto su una guancia, come ai bambini piccoli, quando si sentì vulnerabile.
"Simpatico, Zabini..." disse ironicamente. "Il profumo me lo prepara Luna e dice che invece è adatto a me perché... Ah, aspetta, ieri avevo messo l'unguento per le labbra alla ciliegia, come doposole. Anche quello me lo ha preparato Luna... Sì, hai ragione. Non pensavo si sentisse il profumo..." disse poi, allungandosi a prendere la burrobirra posata di fronte a lui. "Quello che mi avevano dato al San Mungo aveva un sapore terribile e non volevo metterlo, così lei me ne ha preparato uno alla ciliegia, anche se ora vorrei mangiarmi il vasetto..." La sua bocca, che non aveva ancora smesso di osservare, sorrise ancora.
"Che fai?" chiese ancora Blaise, quando capì che voleva bere dal suo bicchiere. Iniziava a sentirsi un imbecille, infastidito perché continuava a pensare al bacio della sera prima e forse il suo tono fu un po' troppo nervoso.
"Bevo la tua burrobirra..." spiegò lei prima di bere, per poi prendere un lungo sorso.
Incredulo dal fatto di essere coinvolto in quella storia con una ragazza che si comportava in modo così assurdo, afferrò il bicchiere davanti a lei e lo portò alle labbra: doveva tenere impegnati i sensi. Quella storia delle ciliegie lo aveva piegato come un adolescente infestato di ormoni. "Sono abbastanza sicura che quella" continuò, indicando con il capo la cameriera che li stava ancora guardando dal bancone, "abbia sputato nella mia".
Blaise iniziò a tossire, sputacchiando quel sorso che aveva appena bevuto e poi indicò le pergamene: era meglio finirla al più presto. "Devo scoprire cosa c'è scritto qui e perché lo ha scritto in francese".

Ginny si sentì in colpa per la burrobirra, così propose: "Potrei chiedere a Fleur, mia cognata... Però se tu avessi qualcun altro, in ballo, sarebbe meglio..."
"Potrei chiedere a mia cugina, ma non voglio che sappia..." Zabini si passò ancora una volta la mano nei capelli e Ginny dovette volgere lo sguardo perché la cosa iniziava farla sentire strana. Come se fosse troppo sensibile. E lei non lo era mai stata.
"Non vuoi che sappia di tua madre. Ok, ci sta. Va bene, dai, fammi fare una copia..." Tirò fuori la bacchetta e la puntò verso le pergamene. "Ge..."
"Niente magia!" La cameriera, che non doveva aver tolto loro gli occhi di dosso, fu subito davanti al tavolo a indicare un cartello appeso al muro alle sue spalle: Ginny si voltò e lesse il divieto di fare incantesimi all'interno del locale e la comunicazione che le smaterializzazioni erano protette da un incantesimo.
"Ma... perché?" chiese lei, così stranita dalla cosa.
"Ci sono stati disordini e il padrone non ammette più l'uso della magia da parte dei clienti."
"Assurdo..." Ginny scosse la testa e poi si voltò a guardare il ragazzo: ma dove l'aveva portata?

Blaise, infastidito dalla cosa, raccolse le pergamene con le mani e le fece sparire nella tasca del mantello, appoggiato accanto a lui; raccolse il suo e anche quello della ragazza. "Andiamo" disse allora, prendendo la Weasley per un braccio e alzandosi: appena fuori dal locale si sarebbero smaterializzati altrove.
"Oh, aspetta!" La ragazza, che doveva aver capito le sue intenzioni, si allungò verso il tavolo prendendo, con la mano libera, il cestino di ciliegie. Blaise la trascinò fuori dalla porta d'entrata e si smaterializzò subito.
Una volta a casa, appoggiò la bacchetta sullo svuotatasche dell'ingresso, prese le pergamene dal mantello e le mise vicino alla bacchetta, poi appese l'indumento.
Quando si voltò verso di lei per prendere anche il suo, notò che aveva fatto qualche passo verso il salotto. "Carino qui, è casa tua?" chiese, voltandosi appena e osservando un affresco che troneggiava sopra il divano.
Blaise annuì e, raccolte le sue cose, la raggiunse, accendendo tutte le lampade.
"Potevamo andare in un altro pub..."
"Qui non ci disturberà nessuno" disse Blaise, appoggiando le pergamene sul tavolino davanti al divano e dividendole.

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