Capitolo XXV
Quando il Principe Lionel se n'è uscito chiedendomi di cenare con lui mi sono sentita sopraffare da mille emozioni.
Sorpresa, per l'improssiva proposta.
Felice di poter nuovamente mangiare con lui, in via eccezionale.
Curiosa di scoprire le domande che tanto gli premeva farmi, ma...
Insieme alla curiosità un altro sentimento si annidava nel profondo del mio cuore.
Una sorta di ansia, tendente al panico, che temeva la rivelazione imminente di tutti i miei segreti.
Nascosti con fatica per quasi un anno, che negli ultimi mesi si erano fatti sempre più pesanti.
La paura di venir scoperta era però pure accompagnata da uno strano senso di speranza.
Il desiderio, se si può dire, di venir smascherata.
Così da non dover più mentire.
Perché... guardarlo negli occhi senza potergli dire chi io sia sta davvero cominciando a starmi stretto.
Facendomi mancare il respiro, ogni volta che il suo sguardo si posa su di me.
Eppure oggi, anche se in parte oppressa, mi sento in un certo senso sollevata.
La conversazione di ieri è stata piuttosto strana, ma non ha portato a domande troppo compromettenti.
Anche se ho rischiato di cadere nuovamente in fallo, parlando ancora del nostro incontro di otto anni fa.
Cosa che gli ha messo addosso ulteriori dubbi.
Giustamente.
Pure io comincerei a farmi domande su domande, se qualcuno mi dicesse di avermi incontrata. In passato.
Il punto è che, per quanto lui si sforzi, non può arrivare alla verità.
È impossibile ci arrivi.
A meno che non sia io a confessare.
Pertanto... posso star tranquilla, no?
Allora...
Perché così non è?
Forse la colpa è di Lena, che ha provato a spingermi a raccontare la faccenda al moro.
O tutto ciò dipende, semplicemente, dal fatto che io stessa sono tentata di confidarmi.
Eppure, anche così, devo impormi di non cedere a certi desideri.
Più importante di questo c'è ben altro.
Ovvero trovare un modo per avvertire il Principe, riguardo quel mostro, senza espormi troppo.
Quell'uomo può fare a me tutto ciò che vuole, ma se solo tenterà d'avvicinarsi ulteriormente al ragazzo che amo...
Non risponderò più di me.
Sapevo essere lui una persona spregevole, ma arrivare addirittura a sfruttare una giovane orfana...
Non ha davvero mezzo frammento d'anima.
È solo un puro e concentrato estratto di avidità e perfidia.
Un demone travestito da uomo d'onore, che mi auguro vivamente non sia riuscito a risultare simpatico a nessuno della famiglia reale.
In particolar modo a colui al quale ha presentato la falsa me.
Lo stesso ragazzo che mi devo apprestare a svegliare, per fargli cominciare una nuova e fiammeggiante giornata lavorativa.
- Principe Lionel? - busso sommessamente, entrando nelle sue stanze.
Aspettandomi di trovarle buie come ogni mattina.
Invece...
La stanza tutto è fuorché buia.
Anzi, c'è pure troppa luce.
Letteralmente, perché...
Oltre ad esserci le tende tirate, anche il lampadario è acceso. Lì, appeso al soffitto, che tenta di illuminare una stanza che non necessita di luce artificiale.
- Principe, questo è uno spreco di corrente. - spengo l'interruttore, sentendo una strana tensione nell'aria.
Tensione che mi porta ad osservare con più attenzione il quadro generale.
Non solo le tende sono tirate, ma il letto del ragazzo è pure immacolato.
Se non per qualche piega sui bordi, come ci si fosse seduto sopra senza però andarci a dormire.
Conferma che ottengo voltando lo sguardo verso di lui.
A capo chino se ne sta ad osservare dei documenti, in silenzio.
Vestito di tutto punto, ma...
Con gli stessi abiti che indossava ieri.
- Santo cielo... non mi direte che avete lavorato tutta la notte, spero! - mi avvicino a lui, preoccupata.
- Il lavoro non c'entra. - sono le prime parole che gli sento pronunciare, con voce stanca.
- Come? Allora perché non siete andato a dormire? Non vi fa bene passare la notte in bianco. - percepisco esserci qualcosa di davvero strano - State male? Avete bisogno che annulli gli appuntamenti della giornata? -
Lo guardo sempre più confusa.
Che gli prende?
Perché sembra alle prese con un dilemma assai problematico?
Più lo osservo più mi pare di vedere gli ingranaggi del suo cervello vorticare, forsennatamente.
- Sforzarsi così tanto vi farà ammalare. Dovreste vedere come siete pallido. - allungo una mano verso la sua fronte, ma essa viene subito intercettata.
Facendomi sussultare.
E portando il mio cuore a mancare un battito, non appena vedo lo sguardo del giovane posarsi su di me.
- Mélodie, potresti sederti, per favore? - mi domanda, con tono strano, ma dolce.
- Come desiderate. - lo assecondo, senza obiezioni.
Vedendolo chiudersi in un silenzio tanto pesante quanto riflessivo, con lo sguardo puntato sui documenti nella sua mano sinistra.
Mentre la destra non accenna a mollare la presa su di me, che salda, ma gentile rende tutta la situazione estremamente singolare quanto confusa.
- Principe... - lo vedo scuotere il capo, durante la lettura dei fogli che sta guardando.
Con occhi assai... stanchi, perplessi... increduli.
- Che vi succede? È accaduto qualcosa? Sto cominciando ad agitarmi... - un principio d'ansia inizia ad infastidirmi alla bocca dello stomaco - So che sono questioni che non mi riguardano, ma... si tratta del Regno? Dei vostri genitori? O state forse male? In tal caso dovrei andare a chiamare uno dei medici di corte. -
- Mélodie... - sospira in fine, puntando finalmente lo sguardo nel mio.
- Sì? - sussulto.
- Sai cos'è questo? - mi porge il primo foglio della serie che tiene in mano.
- Posso... leggerlo? - lo fisso titubante.
- Certamente. - libera l'altra mia mano, annuendo.
Mi trovo così di fronte ad un documento assai... particolare.
Una sorta di "curriculum".
Di quelli che vengono spediti ai genitori dei giovani rampolli d'alta classe. Che elencano le qualità della nubile, o del celibe, di turno.
Per un attimo la mia mente subito era andata all'ipotesi che si trattasse di una pretendente del Principe, ma...
Solo ad una seconda occhiata tutto è stato più chiaro.
"Mélodie Christelle Doupont" è il nome che si erge sul foglio.
Marchiato quasi a fuoco sulla carta, come sulla mia pelle.
Dunque... ha cominciato a far pressioni, eh?
Dopo un solo incontro.
Frettoloso, il mostro.
- È... la nobile che è venuta in visita accompagnata da Lena, giusto? - domando, tastando il terreno.
Reprimendo la voglia di strappare la carta tra le mie mani.
Leggere il mio nome lì, consapevole dell'utilizzo che ne sta facendo... mi fa salire il disgusto, come una rabbia viscerale che mi spinge a desiderare di riempire quell'uomo di schiaffi.
E non solo.
- No. - il Principe mi riporta a lui, di scatto.
Con una semplice e diretta sillaba.
- No? - lo fisso confusa.
- No. - ripete, annuendo.
Gli occhi seri incastrati nei miei.
- Di che state parlando? - il corpo comincia a formicolarmi.
Mentre il respiro mi si fa più pesante.
- La ragazza descritta in quelle righe non è quella che ho conosciuto. -
- Non... non vi seguo. - i miei occhi tornano sul foglio.
Che sta dicendo?
E perché a me?
- Pensate che il Conte vi abbia scritto delle falsità? - azzardo.
- Anthony Bastien Doupont non mi ha mentito, sul carattere della ragazza. Me ne parlò di persona, il giorno in cui mi propose di conoscerla. E ciò che mi disse è stato poi confermato dal comportamento della giovane, venuta in visita. - spiega, puntando un dito contro la presentazione tra le mie mani - Ma se parliamo di colei che è descritta lì... la questione cambia. Mélodie Christelle Doupont, quella che ho conosciuto... non è tenace, men che meno sagace. Non sa uscire da discorsi scomodi o che non comprende. Non è elegante come decantato in quelle righe e riesce a fatica a dialogare. Tanto è timida e... timorosa. Sembra più un pulcino smarrito che una giovane nobile. -
- Che... si sia sentita intimorita da voi? - sento il peso sul petto farsi sempre più opprimente.
- Sai... - sospira, poggiandosi sullo schienale della poltrona - La presentazione tra le tue mani è stata mandata dal Duca Doupont. Il padre della Duchessina. -
Sussulto, a tali parole.
Davvero?
Perché diavolo...?
E quando?
Io non ne sapevo nulla.
- La portò poco più di due anni fa, per mio fratello. - spiega, guardandomi di sottecchi - Non sembrava essere particolarmente interessato a far accasare la figlia, ma disse che se si trattava di un bravo ragazzo poteva pure farci un pensierino. - mi si stringe il cuore - Scherzò addirittura con me. Dicendomi che ero più io in linea coi gusti della ragazza, perché più difficile da gestire. Perciò... perfetto per il carattere pungente della sua bambina. -
Buon... cielo!!
Papà!!
Ma che... oddio...
Lo so d'essere sempre stata un peperino, ma che diavolo... doveva proprio uscirsene con un discorso del genere? Proprio con questo ragazzo?
Comunque...
Cercando di tenere per me l'imbarazzo che provo - Perché mi state raccontando tutto ciò? -
- Perché mi ero dimenticato di tale incontro. L'ho ricordato solo dopo aver trovato la presentazione, tra i documenti nello studio. - risponde - Leggere quelle righe mi ha fatto riflettere molto. Perdere entrambi i propri genitori dev'essere uno shock allucinante, ma... non giustifica uno stravolgimento caratteriale di questo genere. Il Duca mi aveva descritto la figlia come una giovane tenace, ma ingenua. Perspicace sotto molti punti di vista, tanto quanto ottusa per altri. Insomma... un bel mix. -
- Mentre la ragazza che avete incontrato... - prosegue per me - Non assomiglia a ciò nemmeno di striscio. -
- Capisco. - gli faccio un cenno del capo, leggendo con più attenzione le note segnate sul foglio.
Alcune un po' assurde, come se il tentativo di mio padre fosse stato quello di farmi scartare.
O forse di spingere qualcuno a saperne di più della strana nobile descritta, fuori dai classici standard.
- Non comprendo comunque il motivo di questa conversazione. - aggiungo poi, vedendolo porgermi un altro foglio.
- Quando arrivai qui per la prima volta quasi mi minacciaste di licenziarmi, perché avevo intravisto gli argomenti dei vostri documenti. - mi sfugge dalle labbra una risatina carica di tensione.
Uno strano presentimento sta prendendo possesso dei miei pensieri, ma...
Non può essere, giusto?
- Però, come da te detto, quella non fu realmente la tua prima volta a palazzo. Giusto? -
- Vero. - annuisco, sempre più agitata - Perché? -
- Sai cos'è il foglio che ti ho dato? - rilancia con un'altra domanda.
- Ecco... - comincio a leggere, sbiancando subito dopo - Principe... non credo sia bene mostrarmi il resoconto di un incontro lavorativo della famiglia reale. -
- Non preoccuparti. - me lo leva di mano - Posso sempre farti io il riassunto. -
- Non penso che la cosa cambi la situazione... -
- L'incontro di cui si parla... - ignora la mia lamentela - È avvenuto molti anni fa. In tale occasione, il Duca e la Duchessa Doupont, avevano portato con loro la figlia. Al tempo dodicenne. - il sangue mi si gela nelle vene, comprendendo essere il giorno del nostro primo incontro.
- Presenziai anch'io, a tale evento. Che mi portò a passare del tempo con la Duchessina, prima d'andare tutti nella sala musica. Per una mia esibizione col violino, accompagnato da mio fratello al piano. - continua imperterrito - Di quel giorno ricordo gran poco, ma, fortunatamente, mia madre è il tipo di persona che annota anche ciò che non riguarda gli affari. -
- Buon per voi, credo. - costringo la mia voce a non tremare - Ancora non comprendo, però, dove vogliate arrivare. -
- Davvero? - il suo sguardo si posa su di me, serio... stressato.
- Io... - un nodo mi si forma in gola.
A questo non posso rispondere.
Sarebbe una menzogna troppo grande.
- In effetti ci sto girando troppo attorno. - sospira, rilassando le spalle - È solo che... una parte di me crede ancora che io sia impazzito. -
Sospira nuovamente, sporgendosi verso di me.
Tendendo una mano nella mia direzione.
- Mélodie... so d'essere un soggetto assai complicato. Come sono consapevole di non aver alcun diritto di chiederti ciò, ma... vorrei che ti fidassi di me. - mi guarda con sguardo carico di dolcezza e... affidabilità.
Con occhi così sinceri da lasciarmi senza fiato.
Quindi è questo che si intende quando si dice che uno sguardo vale più di mille parole.
Perché, per quanto io già mi fidi di lui, è merito del modo in cui ora mi sta guardando se...
Se ho preso la mia decisione.
La piega del discorso sta virando verso una direzione che credo di aver compreso, ma... per la prima volta sento di essere davvero pronta per ciò che mi attende.
Perché lui è qui.
Di fronte a me a mano tesa.
Pronto a sostenermi, ascoltarmi... credermi.
Pertanto, è giunto il momento di fare un vero e onesto passo verso di lui.
Cominciando con l'afferrare questa salda e sicura mano.
Che per quanto pensi di non meritarlo ha guadagnato alla grande la mia fiducia.
Nello stesso modo in cui ha conquistato il mio cuore.
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