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Capitolo XXI

- Mélodie, che accidenti ci fai qua? - Aline mi fulmina, non appena mi vede raggiungerla sul retro del giardino.

- Sono venuta ad aiutarti a stendere, che domande. -

- Non hai capito. - si ferma, puntandomi contro un dito - Perché non sei col Principe Lionel? -

- Perché lui è impegnato con l'incontro delle tre. - la guardo storto.

- Appunto! - getta le braccia in aria.

- Appunto? - ribatto confusa.

- Dovresti essere con lui e "quella". Non certo qua. - scuote il capo.

- Che stai dicendo? Sai bene che possiamo presenziare a certi appuntamenti solo in determinate circostanze. -

- Potresti sempre stare nella stanza affianco o, che ne so, pedinarli. - mi volta, spingendomi verso la porta a vetri.

- Ma senti che assurdità stai dicendo? Un comportamento del genere è da folli. - cerco di farla ragionare.

Comprendo che le sue parole sono atte a spronarmi, ma... anche un po' meno, grazie.

Nemmeno io faccio i salti di gioia a saperlo con una giovane nobildonna, però mica posso mandare all'aria l'incontro.

- L'amore è folle! Perciò... vai. - continua a spintonarmi.

- Aline, basta. - mi blocco, spostandomi - Ti ringrazio per le premure, ma... andrà come deve andare. -

- Come fai ad essere così calma? Se si trattasse di Mathieu io avrei già dato di matto. - scuote il capo.

- Chi ha detto che sono calma? - le faccio un sorriso tirato - Sono combattuta da un conflitto interno che... non hai idea. Ovvio che preferirei trovare un modo per far andare storto l'appuntamento, ma... non sarebbe giusto. Per quanto io abbia determinati desideri, m'importa di più d'essere corretta. Di ingiustizie nel mondo ce ne sono già abbastanza, non serve che io ne aggiunga altre. -

- Sei troppo buona. - sospira.

- Cambiando discorso... - torno ai panni da stendere - Il Principe mi ha parlato della festa che si tiene ogni anno, a palazzo, per noi dipendenti. -

- Oh? Te ne ha parlato lui? - un sorriso malizioso le spunta in volto - Non l'avrà fatto per prenotarsi già un ballo con te? -

La sua domanda mi colpisce in pieno, ricordando la mia audace uscita.

- Mélodie! Che è questa espressione? - mi afferra per le spalle, cominciando a scuotermi agitata.

- Non so di cosa parli. - mento spudoratamente, distogliendo pure lo sguardo dal suo.

- Ti ha davvero chiesto di ballare con lui, quel giorno? - mi studia con occhi più luminosi di un faro nella notte.

- No. - sento sempre più caldo, per l'imbarazzo.

- Bugiarda! Sputa il rospo! - continua a scuotermi con tono curioso.

- Non sto mentendo. - mi mordo il labbro inferiore - Non è stato lui a prenotare me. - confesso, percependo il mio viso essere sul punto di prendere fuoco.

- Non ci credo! Gliel'hai domandato tu?! - un enorme sorriso le spunta in viso - E lui che ha detto? -

- Non mi va di ripeterlo. - riesco a liberarmi dalla sua presa, per coprirmi la faccia con le mani.

- Però, dalla tua reazione... è stata una risposta affermativa, vero? - insiste ad indagare.

Ricevendo in risposta un semplice cenno col capo.

Che mi "regala" un suo urlo di gioia così acuto da far accorrere da noi una delle guardie.

La quale, realizzato d'aver corso per niente, torna al suo posto dopo una bella ramanzina ad Aline.

Che riparte alla carica non appena l'uomo le volta le spalle.

Troppo emozionata per sentirsi sinceramente in colpa d'aver fatto preoccupare la guardia.

- Io te l'ho detto che gli piaci. - si agita sul posto, presa in considerazione da me appena. Perché intenta a svolgere il lavoro che stava facendo prima del mio arrivo.

- Non mi va di discutere di nuovo di questa cosa. - sospiro.

- Questo perché non vuoi ammettere la realtà dei fatti. -

- Pensala come vuoi. - non le do corda.

- Hai paura di fare i conti con ciò che è palesemente di fronte a te, solo... non capisco perché. È colpa della differenza di status? Il Re e la Regina stravedono per te, ti considerano una sorta di apparizione mistica. Un angelo sceso in terra per mettere il loro bambino sulla retta via, che aveva perso. Per questo dubito si opporrebbero ad un matrimonio tra te ed il Principe Lionel. -

- Ohi! - mi volto di scatto verso di lei - Non credi di correre troppo? Matrimonio? Che poi... siamo all'aperto. Non mi va di fare certi discorsi in luoghi così esposti ad orecchie indiscrete. -

- Ma se non c'è un'anima attorno a noi! - sbuffa - Il problema è che non ti va proprio di parlarne. Che sia qui o dentro le mura della tua sicura camera. -

- È vero. - annuisco - Sto ancora chiarendo alcuni punti con me stessa. E le tue ipotesi mi confondono le idee, cosa di cui non ho bisogno adesso. -

- Le mie però non sono ipotesi... - borbotta.

- Come, scusa? - inarco un sopracciglio.

- Niente. - mi fa la linguaccia, chiudendo l'argomento con un ultimo appunto - Aspettati la visita di un sarto, in questi giorni. Ti prenderà le misure per confezionarti un abito per la festa. -

- Ok, grazie per l'avviso. - annuisco, potendo finalmente concentrarmi sul mio lavoro e... sui miei pensieri.

Aline è così convinta che io sia ricambiata, ma... come può essere?

Come può il Principe Lionel essere interessato di una ragazza di cui non sa nulla?

Perché... di me non sa niente.

Certo, durante le nostre giornate abbiamo parlato spesso di noi, ma... mai a fondo.

Tutto si ferma ad una conoscenza superficiale, per ovvi motivi.

Ah...

Caschiamo sempre là.

Per quanto io voglia espormi con lui, non posso permettermelo.

- Se lo facessi Lena e gli altri... - le lacrime mi pungono gli occhi, facendomi vedere sfocato il corridoio di fronte a me.

Per quanto io ami questo luogo... loro mi mancano.

Tantissimo.

Sono tutto ciò che rimane della mia famiglia e non poterli vedere mi provoca un dolore immenso al cuore.

Senza contare che non so nemmeno come stanno, sotto la tirannia di quel perfido uomo.

Mi è stato promesso che li avrebbe trattati tutti bene, in cambio della mia resa e del mio silenzio, ma... che stiano davvero bene?

- Oh Lena... - sospiro, avviandomi verso il mio prossimo incarico.

Trovandomi d'improvviso a sentire una voce, alle mie spalle, assai familiare.

- Signorina, siete voi? - mi gelo sul posto.

Devo avere le allucinazioni uditive.

Poco, ma sicuro perché...

Mi pare di aver sentito la voce di Lena.

- Signorina Mélodie? - ripete, facendomi voltare di scatto.

Ed ecco dunque che mi ritrovo davanti alla capo cameriera di casa Doupont.

La donna che, assieme a mia madre e mio padre, mi ha cresciuta.

La stessa che è sempre stata più una zia che una dipendente della residenza.

Quella che mi consolava, quand'ero piccola, se piangevo per le assenze lavorative dei miei genitori.

Colei che mi è stata accanto nei momenti belli, brutti, rabbiosi, scherzosi... che la vita mi ha riservato.

- Lena... - sussurro, temendo quasi possa sparire nel caso pronunciassi il suo nome ad alta voce.

- Oh buon Dio. - gli occhi della donna si riempiono di lacrime, mentre si copre la bocca con le mani.

- Sei davvero tu o sto sognando? - non ho il coraggio di muovere un passo, mentre osservo ogni centimetro della sua figura.

È realmente lei?

E se fossi caduta sbattendo la testa?

Forse questo è tutto frutto del mio subconscio.

Dopotutto... perché dovrebbe essere qua?

- Questo... dovrei chiederlo io. - mi sorride tra le lacrime, avanzando a passo deciso verso di me. Per potermi accogliere tra le sue salde e rassicuranti braccia.

Braccia vere e calde.

Che mi fanno realizzare di non essere in un sogno.

- Sei davvero qua. - la stringo a mia volta, aggrappandomi a lei in maniera quasi disperata.

Sentendo il cuore esplodermi di gioia e gratitudine, nel petto. Mentre cedo alle lacrime, coccolata dalla sua stretta.

- Oh, bambina mia. - mi accarezza i capelli - Ero così preoccupata per voi. Vedervi in salute è un sollievo tale che... non avete idea. -

- Lo stesso vale per me. - il suo familiare profumo mi rilassa come quando ero bambina.

- Sono così felice, ma... non capisco. - mi afferra le spalle, allontanandosi per guardarmi in viso - Che ci fate qui? Dovreste essere a lavorare in una villa del nord, alle dipendenze di una famiglia di Visconti. -

- Visconti? - ripeto confusa.

- Lucas spia regolarmente i documenti di quel mostro, per darmi notizie della mia piccola. - prende il mio viso tra i suoi palmi - Per questo credevo foste altrove. -

- Io lavoro qua da più di due mesi. - bofonchio, a causa della sua presa - È probabile che la Diligence abbia dato informazioni false, a quella persona. Proprio come sospettavo. Non mi lascerebbe mai qua consapevolmente. -

- Vi trovate qui da più di due mesi?! - sbarra gli occhi - Questo... è magnifico! - s'illumina - Stando qua avrete modo di avvicinarvi al Re ed alla Regina, così da smascherare quel maledetto. -

- Oh, Lena io... - non posso.

Come non posso spiegarle perché ciò mi è proibito.

Se lo sapesse mi direbbe d'agire, a discapito della sua stessa incolumità.

- Che avete, Signorina? - mi accarezza il capo con estrema dolcezza.

- Mi sei mancata tanto. - afferro la sua mano, portandomela al petto.

Passarei le ore a bearmi di questi momenti che temevo di non vivere più, ma... una domanda non molla la mia mente.

- Tu come mai sei qua, invece? Non ricordo una sola volta in cui tu abbia lasciato la nostra casa. - realizzo solo in quel momento d'essere con lei in mezzo ad un corridoio del piano terra.

Portandola di conseguenza più in disparte.

- Oh Signorina... - si agita sul posto, cominciando a guardarsi attorno - Non potete nemmeno immaginare che sta combinando quella persona. - bisbiglia tesa.

- Ti ha mandata via? - la gola mi si secca.

Lena è la colonna portante della casa.

Colei che gestisce con gentilezza e fermezza tutti gli altri dipendenti.

Una persona che tutti rispettano ed ammirano, provando per lei pure un forte affetto.

- No, no. Non preoccupatevi, finché avrò vita nessuno riuscirà a togliermi la gestione della vostra dimora. Soprattutto ora che è sprovvista dei legittimi proprietari. - stringe le mie mani a sé.

- Allora non capisco... che sta facendo? - sento salirmi una nausea nervosa.

- Oh Signorina... - i suoi occhi si gonfiano di nuovo di lacrime - È successo circa due mesi fa. Se n'era stato via per più di una settimana quando, al suo ritorno, ha portato con sé una ragazza. A gran voce ci ha chiamati tutti in sala per dirci delle agghiaccianti parole "Siate contenti, la vostra Mélodie è finalmente tornata". -

- Cosa? - la fisso confusa, prima d'arrivare ad un'assurda ipotesi - Non mi dirai che... -

- Sì, cara... parlava della giovane portata a casa. Come voi ha dei lunghi capelli scuri e gli occhi grigi. - le trema la voce - Non vi somiglia affatto, ma essendo che non avete mai partecipato a molti eventi mondani... ciò non ha creato un gran problema. Il più della gente ricorda solo i vostri colori, più dei lineamenti del viso. -

- Avrai anche ragione, ma... tutto questo è comunque folle. Perché prendere una mia sostituta? E lei... come può essere d'accordo con una cosa del genere? -

- Quel piccolo pulcino non ha colpe. - scuote il capo triste - È una ragazzina di diciassette anni che ha vissuto metà della sua vita in strada a far la fame, perché abbandonata dai genitori. Ed il resto in un orfanotrofio. Lui l'ha scelta perché consapevole che, portandola con sé, sarebbe presto riuscito a renderla manipolabile al punto giusto. È una giovane molto dolce e docile, perfetta per ciò a cui punta... -

- E sentiamo... - mi sento ribollire - A cos'è che punta? Già si è preso tutto ciò che era mio. -

- Dimenticate che è Duca solo provvisoriamente. - il suo volto si tinge di disgusto - Tra qualche anno dovrebbe restituirvi il ruolo di capofamiglia, ma... non serve che vi dica che non era sua intenzione farlo, fin dall'inizio. Per questo ha escogitato un piano che trovo tanto disgustoso quanto assurdo. - serra le labbra per trattenersi dal dire una parolaccia.

Facendo quell'espressione che da piccola mi faceva tanto ridere.

- Dopo averci presentato la ragazza col vostro nome... ci ha detto di gioire per lei, futura Principessa e Regina del Regno di Lys. Da lì ha iniziato a farla istruire in maniera assai serrata. Lezioni di etichetta, danza, portamento, storia del regno, cultura generale, equitazione, piano... tutto ciò che spesso viene insegnato ai giovani dell'aristocrazia. Tutto al fine di presentarla alla società, di portarla al cospetto... del Principe. - sospira, facendomi mancare un battito.

Mentre la testa mi si affolla di mille pensieri.

Uno più folle dell'altro, ma tutti stranamente sensati, nella loro pazzia.

Per quanto assurdo tutto mi porta ad una sola conclusione.

Una verità che preferirei fosse solo frutto della mia fervida immaginazione, ma che... sono oramai certa non lo sia.

Ed è così, col cuore in gola, che domando conferma del mio presentimento.

Sperando ancora, seppur invanamente, di sbagliarmi.

- Il Principe Lionel? -

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