Capitolo XI
- Semplicemente perfetto, non trova? - mi domanda conferma il sarto di corte, mentre sistema il colletto al Principe.
Durante l'ultima prova del completo realizzato su misura per la festa da ballo.
Un elegante abito chiaro con rifiniture blu notte e bottoni in argento luccicante.
- Non dovrebbe domandarlo a me, più che a lei? - il ragazzo se ne sta composto sul piedistallo, in attesa che l'uomo tolga gli ultimi spilli.
- Scusate la mia scortesia. - s'inchina - Di solito ignorate qualunque mio commento. Pensavo dunque non vi importasse. -
- Ed infatti è così, trovo solo sarebbe stato garbato domandare prima la mia opinione. - ribatte, mettendo l'uomo sempre più in difficoltà.
Ah... che tipo.
Solo ieri quasi piangeva abbracciando la sorellina ed ora?
Di nuovo a far la parte del Principe scorbutico.
Io però lo so che, dentro di sé, sta cambiando.
Non è più convinto delle sue ragioni, come una volta. Ed a conferma di ciò c'è la sua uscita col sarto.
Che per quanto affilata è stata esposta in toni molto più scherzosi che falsamente minacciosi.
Non che ciò fosse il suo intento, volontariamente parlando.
In ogni caso, per porre rimedio al disagio dell'uomo - Principe, perché non mi porgete la giacca? È ciò che resta da sistemare, poi l'abito sarà ultimato. - gli vado alle spalle, per aiutarlo a non far saltare via gli spilli rimasti.
- Mentre, per rispondere alla sua domanda... - guardo il sarto - La Regina adorerà questo completo. Non potrebbe essere altrimenti, tanto è magnifico. - gli sorrido.
- Spero abbia ragione, signorina. - sistema la giacca con cura, preparandosi ad andarsene.
- Il completo volete lo faccia mandare da voi, finché la giacca non sarà ultimata, o posso già spedirlo alle lavanderie? Mi scuso per la mia inesperienza, ma è la prima volta che mi trovo ad aver a che fare con un evento di tale portata. - gli faccio un inchino.
- Non preoccupatevi. - lancia un'occhiata al Principe, di sottecchi - Me ne occuperò io. Non che non mi fidi di voi e del resto del personale, ma tengo molto ad assicurarmi personalmente di ogni dettaglio. Per questo veglio sui capi importanti fino al momento della loro consegna definitiva. -
- Comprendo. Dopotutto i suoi lavori sono delle opere d'arte da indossare. - lo accompagno verso la porta - Allora... direi di lasciar solo il Principe, per un po'. Affinché abbia il tempo di cambiarsi, per renderle il completo. -
- Certamente. - ci giriamo entrambi verso il ragazzo, per congedarci momentaneamente dalla stanza.
Oggi il moro mi sembra più vitale di ieri.
Più pronto a proseguire il discorso del giorno precedente.
Di certo tenterà di sviare la conversazione, ma come si sa non demordo facilmente.
- Dunque... davvero non avete nulla da dire sul completo che è stato confezionato appositamente per voi? - esordisco d'un tratto, rimasta sola col mio capo.
- Una cosa da dire ce l'ho, in effetti. - annuisce, annodandosi la cravatta - Hai fatto troppe lusinghe a quell'uomo, che già si crede di suo una sorta di divinità della moda d'alto borgo. -
- Se non vi foste impegnato così tanto a mettergli soggezione, non avrei dovuto complimentarmi a tal punto. Anche se non ho mentito, quell'abito vi sta alla perfezione. Vi fa quasi sembrare un vero Principe. - lo prendo in giro, puntando lo sguardo sul nodo al suo collo.
È storto od è una mia impressione?
- Spiritosa. - sbuffa una mezza risata, piazzandosi davanti allo specchio. Notando così il nodo storto.
- Guardandovi con quell'abito mi pare d'aver di fronte il vero Principe Lionel. Il giovane leale al suo popolo, dai valori saldi ed il carattere buono. -
- Stai dicendo che, quello che hai ora di fronte, è un falso? - inarca un sopracciglio, guardandomi attraverso il riflesso del vetro.
- Oh, no. Quello che c'è davanti a me non è un falso, ma la maschera dietro la quale vi riparate. - scuoto il capo.
- Ah... la tregua è finita, vero? - sospira. Andando a sedersi di peso sul bordo del letto.
- La verità è che... - non so da dove cominciare - Ho passato quasi tutta la notte a pensare a voi, vostro fratello ed alla Marchesina. E insomma... - inizio a camminare per la stanza.
- Ti prego, non tergiversare e vai al punto. Pure io arrivo da una nottata passata quasi completamente in bianco. Non ho la forza fisica e mentale per reggere i tuoi sproloqui eterni. - sospira, passandosi una mano tra i capelli.
- Ok. - mi fermo, voltandomi verso di lui - Posso solo immaginare cosa significhi rinunciare al proprio amore, per lasciare che la propria amata coroni il suo. Quello che non comprendo è la complessità del metodo da voi scelto per ottenere tale obbiettivo. Vostro padre non mi sembra una persona irragionevole, motivo per cui... sono certa vi ascolterebbe se domandaste l'annullamento del fidanzamento. Invece di spingere lui e la famiglia di lei a farlo, a causa del vostro atteggiamento disonorevole. Anche se... forse trovate difficile fare una simile richiesta, in fondo resta pur sempre la persona che amate... - spiego, sollevando lo sguardo giusto in tempo per vederlo mutare espressione.
Da una esasperata a... sconvolta?
Perché?
- Principe? - domando confusa, vedendolo alzarsi. Per cominciare lui a girare per la camera.
- Dammi un momento. Ho bisogno di elaborare le tue parole. - solleva una mano, zittendomi.
Che sta... succedendo?
Che mi sono persa?
- Mélodie, comprendo di non averti mai spiegato nulla della situazione, ma... - si blocca sul posto - Come sei arrivata a pensare che io sia innamorato di Julienne? -
- Beh, ecco... è una vostra amica d'infanzia. La conoscete da molto, la chiamate senza utilizzare onorifici e, soprattutto, vi ci siete fidanzato. - non riesco a comprendere la sua domanda.
Perché sembra che io abbia preso un granchio?
Cosa ho travisato?
- Le amicizie possono restare amicizie, con lo scorrere degli anni. E non la chiamo col titolo proprio perché è mia amica. - si volta verso di me - Per ciò che, invece, riguarda il fidanzamento... quella è una questione un po' più complicata. Però posso dire con assoluta fermezza che, gli unici che sono sempre stati innamorati sono Jordan e Julienne. - rivela, con calma e compostezza.
Spiazzandomi.
Dunque il Principe Lionel... non è innamorato di Julienne, giusto?
Questo stanno dicendo, le sue parole.
Ma se è così... - Allora per quale motivo siete fidanzati? Credevo foste diventati promessi sposi per vostra scelta. -
Punta lo sguardo su di me.
Combattuto.
Intento, probabilmente, a domandarsi se è il caso di scoprire definitivamente tutte le carte.
Da qui non si torna indietro e lo sa, ma rivelare certe cose dopo tanti anni di silenzio, deve comunque essere una bella sfida interiore.
- Ah... e va bene. - sbuffa. Sedendosi di nuovo - Oramai che senso ha tacere o cercare di farti desistere? Tanto sei già venuta a sapere della cosa più importante, che speravo rimanesse segreta fino a tempo debito. -
- Parlate... del vostro amore per la Marchesina? - mi avvicino tentennante.
- Ancora con sta storia? - si lascia cadere sul letto, con le gambe a penzoloni.
Il braccio sopra gli occhi, mentre tira un sospiro dietro l'altro.
- Julienne e Jordan sono innamorati fin da quando erano bambini. - comincia poi a parlare - Jordan al tempo era un po' ottuso, tanto da non rendersi conto dei suoi stessi sentimenti. Mentre Julienne era così timida da non permettermi mai di lasciarli soli, tanto s'imbarazzava a star con la persona da lei amata. Tale situazione ha dunque portato fraintendimenti su fraintendimenti tra i due, fino a quel giorno... quando l'atteggiamento di Julienne le si è ritorto contro, in un battito di ciglia. A causa di un qualcosa che, in effettivo, è stato una sciocchezza. Facendoci finire tutti e tre in questo enorme casino. -
- Fatico ad immaginare la Marchesina così timida. Mi ha dato l'impressione d'essere una persona piuttosto spigliata. -
- Con le ragazze è sempre stata più espansiva, ma era diversa anche con loro in passato. Comunque... all'età di dodici anni, quando io ne avevo quattordici, c'è stata una cena con la sua famiglia. Una cosa informale, tra amici di lunga data. Mia madre chiacchierava dei fiori sul tavolo, con la madre di Julienne. I nostri padri discutevano d'affari ed eventi in programma. Mentre noi scherzavamo del più e del meno, come normali ragazzini. - sospira - Tutto pareva essere parte di un tipico pasto tra amici e risate, quando... mio padre se ne uscì con una battuta. -
- Una... battuta? - domando confusa.
- Già. - leva il braccio, per guardarmi di sbieco - Guardò Julienne che mi tirava per una manica e le disse "Certo che ti piace proprio Lionel. Sembrate quasi una coppia." Al che lei diventò rossa come un pomodoro, mentre suo padre rilanciò con un'ulteriore stoccata. "E se lo diventassero ufficialmente? Certe cose vanno decise per tempo, no?" -
- Ma è... assurdo! - sento il sangue defluirmi dal volto - Come si fa a prendere certe decisioni così alla leggera? -
- Oh, ma questa è solo la punta dell'iceberg, Mélodie. - mi fa un sorriso tirato, rimettendosi composto - Al tempo pure io ero parecchio tardo e non avevo notato minimamente i sentimenti di Jordan e Julienne. Per quel che mi riguardava eravamo semplicemente tre amici. Motivo per cui non compresi la situazione se non anni dopo. Però... andando per ordine, torniamo a quella maledetta cena. Mio padre rispose all'amico che dovevamo essere noi a decidere certe cose, frase che portò l'uomo a fare una serie di domande alla figlia. -
- Oh, vi prego... ditemi che le fece in un secondo momento, in privato con lei. - inizio ad immaginarmi il proseguimento del racconto.
- Ovviamente... no. - si scompiglia i capelli - Davanti a tutti noi le chiese se le piacevo, se secondo lei ero un buon partito, se le dava fastidio l'idea di sposarsi con una persona come me... domande su domande, che la fecero sprofondare sempre più nelle sabbie mobili in cui ci avevano buttati. Finirono così per decidere di discuterne ulteriormente in un secondo momento. Scelta che prese mio padre, che in confronto all'amico voleva parlarne in privato con me. -
- Oh cielo... - mi sistemo nervosamente la gonna, consapevole di com'è la situazione attuale.
- Non puoi nemmeno immaginare come siamo finiti qua. - scuote il capo - All'inizio rifiutai con garbo. Non amavo Julienne, motivo per cui trovavo il fidanzamento senza senso. Senza contare che a quattordic'anni nemmeno m'interessava la prospettiva di sposarmi, in futuro. Insomma, era l'ultimo dei miei pensieri. - fa spallucce - Mio padre aveva cominciato da poco a rendermi più partecipe delle questioni del regno, dandomi ben altro a cui pensare. -
- Dunque... cosa ha poi cambiato le carte in tavola? - sono sempre più confusa.
Come sono finiti immischiati in questo assurdo fidanzamento?
- La mia ingenuità e la leggerezza di mio padre. - sospira - Pur essendo il primogenito della famiglia non sapevo dei molti nobili che avevano, già da anni, cominciato ad ingraziarsi i miei genitori. Nel tentativo di accattivarseli per poter ottenere un matrimonio di convenienza con le loro figlie. Mio padre li aveva sempre tenuti a bada, ma dopo la proposta del Marchese... un'idea cominciò a balenargli per la mente. Se mi fossi fidanzato con Julienne, anche solo a parole, avrei potuto proseguire le mie giornate con serenità. Senza dover subire la tortura d'incontri su incontri, con le giovani rampolle, che sarebbe di lì a breve stato costretto a farmi fare. Le pressioni su di lui si stavano accentuando, pur considerando la mia giovane età, e ciò mi avrebbe portato ad avere a che fare con un sacco d'impegni "inutili" per gli studi che stavo facendo. Così... cominciò a spingermi verso la prospettiva di un fidanzamento, a detta sua, provvisorio. Una promessa non ufficiale che avremmo dovuto poter sciogliere a nostra discrezione. O renderla ufficiale, in futuro, con un ricevimento. -
- Però... così non è stato. O sareste già tutti e tre liberi da questo pasticcio. -
- Esatto. - guarda l'orologio al suo polso, alzandosi per sistemarsi allo specchio - Mio padre non aveva considerato un dettaglio assai importante. Ovvero che, il padre di Julienne, ritiene le promesse sacre. Legge. Spezzabili solo in casi di estrema necessità che, a quanto pare, non contemplano l'amore della figlia per qualcun altro. -
- State dicendo che... siete ancora promessi sposi per il padre di lei? È lui a non voler sciogliere il fidanzamento? - mi alzo per andare ad aiutarlo coi capelli, sconvolta, ma diligente come sempre.
- Per l'appunto. - borbotta, passandosi nuovamente una mano tra la folta chioma.
- Principe, così mi risulta difficile sistemarli, se poi me li scompigliate di nuovo. - comprendo la sua ansia.
- Scusa. È solo che... l'argomento mi innervosisce. Trovo questa situazione così folle. - sbuffa - L'incontro col Conte è alle nove e trenta, vero? -
- Sì e... vi comprendo, tutto ciò è davvero fuori da ogni logica. Per quanto abbiate acconsentito a questo, nessuno dovrebbe impedirvi di fare retromarcia. Anche perché, pure se vi foste messi insieme per amore, non è detto che ad oggi provereste ancora gli stessi sentimenti. Gli amori come quello tra vostro fratello e la Marchesina non sono impossibili, ci sono persone che s'innamorano da bambini continuando ad amarsi per tutta la vita, ma... è anche vero che in molti casi si può parlare di amori fanciulleschi. Amori che con la maturazione delle persone mutano, perciò... trovo che, spingere due ragazzini a qualcosa di così vincolante, sia senza senso. Privo di ogni buon senso o riguardo nei confronti della propria figlia. -
- Non dirlo a me. Quando scoprii dei suoi sentimenti, ricambiati, per Jordan provai a far capire a suo padre che era bene mettere da parte la storia del fidanzamento, ma... non potendo rivelare tale segreto per lei, mi ritrovai in un'impasse. Tentai pure di mentire dicendogli che mi ero innamorato di un'altra, ma non mi credette, pensando che stavo solo cominciando a spaventarmi all'idea del matrimonio. Sempre più vicino, a detta sua. -
- E provaste a far parlare il Principe Jordan con lui? Forse se sapesse del suo amore per la figlia... - vengo interrotta - Appena tentai di accennare il discorso, Jordan mi prese per pazzo. Ti sembrerà pazzesco, ma... mio fratello è convinto che sia io l'amato di Julienne. A causa del suo atteggiamento da piccola o forse per la sua accettazione della promessa... i dubbi in effetti avrebbero anche ragione d'esserci, se non fosse che Julienne lo guarda in maniera assai inequivocabile. Come sai... se n'è resa conto pure Lily, dei loro sentimenti. -
- A pensarci... voi vi siete preoccupato che potessi dirlo in giro, ma credo basti dar loro un'occhiata per rendersene conto. - rifletto.
Eppure... nessuno al castello sparla della cosa.
Dopo un mese e mezzo di permanenza, avrei dovuto sentire almeno una voce, ma nulla.
- Anche se hai ragione, Jordan non farebbe mai nulla per dar adito a certi pettegolezzi. Consapevole della situazione non si espone mai nei confronti di Julienne, il che... evita di metterla nei guai, facendoli passare per semplici amici d'infanzia, ma le impedisce pure di trovare il coraggio di dichiararsi. -
- Siete sicuro che, in altri frangenti, riuscirebbe a confessare i suoi sentimenti? Da ciò che mi avete detto, io non ne sarei così convinta... -
- Quando tentai di sciogliere il fidanzamento si rese conto in cosa eravamo finiti invischiati e... cominciò a "svegliarsi fuori". A causa della posizione in cui siamo, ed anche per colpa del padre che ha, non può reagire come vorrebbe, però... un giorno la sentii per caso lamentarsi con sé stessa. Si dava la responsabilità della faccenda e rifletteva su cosa era fattibile fare per uscirne. - sorride tristemente - Tirò fuori tante idee tenere, degne della ragazzina di sedic'anni, innamorata ed ingenua, che era. Fu lì che mi resi conto che certe vie dirette erano inutili. Bisognava andarci giù drastici. Creare una situazione estrema che avrebbe portato mio "suocero" ad allontanarmi dalla figlia. -
- Oh, Principe... - gli occhi cominciano a pungermi.
Tutto è nato per amore.
Non quello tra la coppietta incasinata, ma... quello del Principe Lionel.
L'amore nei confronti di suo fratello, che vorrebbe felice assieme alla donna che ama.
E l'amore altrettanto fraterno che prova per la Marchesina, che desidera serena proprio perché parte della sua famiglia.
Amore, smisurato amore che l'ha spinto verso il suo attuale se stesso.
A discapito della sua di gioia.
Eppure... un dubbio mi tormenta.
Un qualcosa che non riesco proprio a lasciar perdere.
Davvero... questa era l'unica via?
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