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Pensieri di carta - 26 Dicembre

(25 Dicembre, Anno 1940)

Ciao Sophie.

Buon Natale!

Ieri mamma ha fatto l'arrosto, sai? È la sua specialità: mio fratello Thomas ne ha prese ben tre porzioni e papà le ha detto che anche se, cinquanta anni fa, lei non gli avesse tirato quel libro in testa facendolo innamorare, lui l'avrebbe sposata lo stesso, perchè quel arrosto non si può non sposare.

Mamma è arrossita e ha nascosto il viso dietro i capelli, proprio come una ragazza.

A volte i miei genitori sembrano proprio dei ragazzini, nel modo di scherzare e di parlare. E nel modo di amare, che è ancora lo stesso del primo giorno, come se si fossero appena incontrati e scoppiassero d'amore l'uno per l'altro.

Sempre come il primo giorno, niente di diverso, niente di meno.

Mi piacerebbe un amore così, uno di quelli alla primo giorno per sempre; non uno di quelli a cui guardi con rimpianto, un amore all'imperfetto.

Voglio un amore al presente.

Questa del libro, sai, è una storia che non ho mai ben capito: pare che papà stesse studiando ad uno dei tavoli della biblioteca e mamma, imbranata com'è tutt'oggi, gli abbia accidentalmente fatto cadere un libro di Storia dell'antica Grecia addosso nel tentativo di prenderlo... io non ci credo molto, penso invece che c'entrasse una certa Amy del terzo anno che passava di lì e che papà si era distratto a guardare. Una tutta capelli chilometrici e ciglia svolazzanti, così la descrivere mamma.

Comunque, ti stavo dicendo dell'arrosto di mamma ma, come mi fai sempre notare spazientita, ho perso il filo del discorso finendo a parlare di tutt'altro e perdendomi anche io. Come accade sempre, specialmente con te, che sono tante, forse troppe, le cose che vorrei dirti e il tempo sembra non bastare mai.

Sembra scivolarmi via dalle mani, mentre io vorrei solo poterlo fermare e parlare con te. Bloccare tutto per essere solo tu ed io, niente compiti, niente allenamenti o coprifuochi, niente preoccupazioni... e, soprattutto, niente guerra.

Solo noi e nient'altro fuori.

E di nuovo, ancora una volta, mi sono perso a parlare d'altro. Quasi ti vedo, con la lettera in mano e la bocca storta in segno di disappunto, mentre picchietti le dita sul tavolo chiedendoti quando riprenderò il filo del discorso.

Eccoti accontentata: come ti dicevo, Thomas prende tre porzioni e papà dichiara a mamma che l'avrebbe sposata solo per l'arrosto, mentre io ho pensato a te Sophie.

Ho pensato che, quel arrosto, l'avresti amato e che avresti assolutamente dovuto assaggiarlo.

Non farti prendere dal panico e dall'imbarazzo, ma sì, mi sono immaginato te, a casa mia, seduta al mio fianco.

Poi saremmo andati alla fiera del paese, di quelle feste con bancarelle ovunque e qualche musicista sconosciuto in sottofondo.

Quelle che tanto ti piacciono.

Tu ti fermeresti a ogni bancarella finché non troveresti qualcosa che vale la pena comprare e ti metteresti anche a parlare con chiunque ti trovi davanti.

Perché, come hai detto tu, le feste di paese sono fatte per conoscersi e parlare ascoltando musica scadente, ma di cui nessuno si lamenta mai.

Tutto questo, Sophie, per dirti che ti penso e anche tanto.

Ti penso in ogni momento, quando faccio qualcosa di nuovo e mi chiedo se potrebbe piacerti o quando vedo una di quelle cose tipicamente tue, che vorrei solo girarmi e farle notare anche a te per vederti sorridere emozionata.

Ti penso Sophie e un po', forse, mi manchi.

Con le tue facce buffe e le tue manie improvvise e bizzarre.

Mi manca il modo che hai di arricciare il naso o la tua abitudine di assottigliare gli occhi quando non sei d'accordo su qualcosa.

Mi manca la tua risata cristallina e potente proprio come te e le tue mani che tante volte avrei voluto stringere e che, invece, ho solo sfiorato per paura di rovinare qualcosa che temevo di essermi immaginato, perso com'ero nei tuoi occhi.

Ti ho preso un regalo Sophie, ad una di quelle bancarelle tutte colorate.

L'ho visto e c'eri tu in ogni sua piccola parte.

C'eri tu nei suoi colori e nelle sue forme, e per un attimo mi è sembrato di averti vicina. Come se non fossi poi così lontana.

Ti sento vicina, questa è la verità. Ti sento vicina ed è strano, siamo a chissà quante chilometri di distanza eppure mi sembra quasi di sentire la tua voce o il tuo respiro accanto a me. O il tuo profumo, ne hai uno inconfondibile, sai?

Non saprei dirti di cosa sai esattamente, ho provato per tanto a cercare di capire che profumo fosse, ma alla fine l'unica risposta che sono riuscito a darmi è che è profumo di Sophie. Niente di più, niente di meno.

E quando io lo sento, questo profumo di Sophie, mi giro sempre a cercarti, un po' come i bambini con la mamma in mezzo a una folla.

Io mi giro a cercati, sempre.

Siamo lontani, eppure ora più che mai ti sento, ti so.

So cose di te che non avrei mai pensato di sapere, cose che non sapevo neanche di dover sapere.

Come la tua mania di mangiarti le unghie prima di un compito o la tua avversione per il rosa e il martedì; che io di persone strane ne ho incontrate, ma qualcuno come te, che non sopportasse un colore o un giorno della settimana, arrivando a decidere in uno dei casi più disperati di non uscire dalla propria stanza perché è Martedì, davvero non l'avevo mai conosciuta.

So tanto di te Sophie e tanto ancora saprò, ma ora mi basta sapere che tu credi nel Natale e nella sua magia per cui dovrai aspettare a scoprire cosa ti ho regalo, perché i regali vanno sempre aspettati un po' per apprezzarli a pieno e mantenere quell'alone di eccitazione che portano con sé. È parte della magia di Natale.

Tu però fermati Sophie. Fermati e smetti di correre, prenditi la tua magia di Natale e vivitela a pieno, goditela perché è tua e nessuno può togliertela.

È tua e di nessun altro, e nessuna paura o insicurezza potranno mai vietarti di credere in qualcosa.

Questa magia è tutta tua e non c'è guerra che possa farti dire che è troppo tardi, che l'hai persa, che non puoi più.

È tua e di chiedo di condividerla con me se ti va, di farmela sentire, di insegnarmi a crederci.

Un po' di magia, di quella vera di cui parli tu, non fatta di capelli cilindrici, conigli e parole inventate ma semplicemente di desideri e speranze, la vorrei anche io nella mia vita.

Però fermati Sophie, e aspettami.

Non correre che io arrivo e porto con me un po' del mio mondo pronto ad accogliere questa magia - ad accogliere te.

Aspettami.

Andrew

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