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La battaglia del potere

⚠️ Attenzione! Il contenuto di questo scritto presenta scene di violenza non adatte a un pubblico sensibile, pertanto si sconsiglia la lettura ai roditori non coraggiosi. ⚠️

La pace corrompe non meno

di quanto la guerra distrugge.

- John Milton

Pandæmonium, 2000

Gloria, potere... Il richiamo del Fuoco degli Inferi risuonava nel cranio di Asmodeo.

Non solo alla Madre dei Demoni erano state fatte promesse poi liquefatte sotto i carboni ardenti della smania di potere di Lucifero. Il Demone Superiore stava rimuginando nella stanzetta adibita al comandante di settantadue legioni di demoni, seduto sulla sua seduta intarsiata che sperava entro qualche ora di sostituire con il Trono di Ossa. Un piccolo cucciolo di Segugio Infernale si era sistemato fra le ossa delle sue gambe e gli mordeva le dita della mano fino a distruggerle, poi si fermava in attesa e, appena le ossa ricrescevano, il cucciolo si fiondava nuovamente con le sue fauci affilate.

«Oh, Mordica, se non vincerò non sarai mai mia davvero», le lasciò una piccola carezza sulla fronte, ustionandosi. «Devi tornare nelle tue stanze, ora. Se ti vedessero qui potresti finire nei guai.»

Delicatamente, avvolse il corpo infuocato del Segugio con le sue ossa e la posò a terra. «Forza, vai.»

In tutta risposta, l'animaletto, impettito, gli portò via un piede per poi sparire fondendo il muro.

Prima che potesse sgridarla a dovere, i tamburi di battaglia riecheggiarono fra le ossa del Demone Superiore. Il momento del verdetto era giunto, la battaglia finale. Se avesse vinto, avrebbe conquistato ogni cosa: il Trono di Ossa, tutte le sue schiere di Demoni sarebbero salite con lui al potere, avrebbe persino avuto il privilegio di cercare un Segugio Infernale personale da tenere al suo fianco per divorare vittime in compagnia. Quanto lo desiderava!

Si alzò dal suo esile Trono e quando afferrò la sua mazza chiodata con una stretta sicura, i suoi asserviti latrarono nel consueto canto di guerra. Al suo passaggio, si aprirono e si richiusero come per accompagnarlo al combattimento che lo attendeva. Il mantello nero era avvolto dalle fiamme, simbolo che non avrebbe lasciato spazio ai sentimenti durante la battaglia.

Lucifero non avrebbe vinto questa volta. Un tempo, avrebbero dovuto governare insieme, Asmodeo si fidava di lui come ci si fida del proprio sangue. Ricordava ancora le sue parole: «Non mi importa del sangue, tu sei mio fratello, Asmodeo. Siamo ascesi qui per creare un nuovo mondo a nostra immagine e somiglianza.»

Era già rapito dalle parole ammalianti di colui che divenne Satana, e quel "nostra" aveva suggellato la fiducia riposta in lui. Per un breve periodo, erano stati in pace. Insieme, avevano costruito Pandæmonium dimora dei Demoni loro sottoposti. Un luogo dove essere sé stessi, in cui banchettare dal dì alla notte e danzare e nutrirsi delle anime mortali più golose. Tuttavia, Lucifero — grazie alla sua crudeltà — conquistava sempre più terrore fra i demoni che obbedivano per paura a ogni suo ordine. Il Demone Superiore, per amor suo, lo lasciò fare anche se veniva sempre meno alle promesse e lui sempre più tagliato fuori. Il giorno decisivo in cui Asmodeo era stato spodestato, il suo trono — posto di fianco a quello di Lucifero e sempre stato più piccolo di qualche centimetro rispetto al suo — era stato levato. La Corona di Ossa, un tempo spezzata in due, era stata unita per poggiare sulla testa del solo e unico sovrano sotto nuovo appellativo di Satana.

Il popolo sottomesso non si era ribellato e aveva acclamato a gran voce il Re degli Inferi. Non c'era voluto molto a quel cambiamento. I due avevano smesso di rivolgersi parola, se non per ordini impartiti al Demone Superiore.

Asmodeo si fermò all'entrata della sala del Trono. Un grande cerchio era stato tracciato con il fuoco blu dell'Inferno. Le schiere di Demoni divise in due mentre Satana sedeva ancora sulla sua regale seduta e osservava Asmodeo con aria di sufficienza.

Con una rapida occhiata alla folla, intravide il mantello viola di Lilith e appena i loro occhi si incrociarono, il tessuto di lei prese fuoco. Occhi spettrali negli occhi spettrali, entrambi leggevano la promessa fatta e le loro speranze e ambizioni future. Ad Asmodeo parve di scorgere anche altro in quegli occhi da megera. Cosa? Era forse paura?

Portò nuovamente lo sguardo sul suo avversario e batté la mazza sul pavimento creando dei solchi. «Si sta comodi lassù, fratello?»

«Non sai quanto!», Lucifero sorrise con un ghigno. «Temo inoltre, caro fratello, che non scoprirai mai com'è la vista da quassù.»

Satana si alzò cominciando a girare intorno al cerchio. Si sfilò l'abito e rimase solo il suo strato incandescente a coprirlo. Asmodeo camminò in senso contrario e si sfilò la cappa fiammeggiante. Si fermò e allargò le braccia attraversando il fuoco. Lembi di carne avvolti dalle fiamme lo circondarono, donandogli un corpo nuovo. Anche Satana quando varcò il passaggio riprese la sua forma umana. Per affrontare la Battaglia del Potere, il Libro Infernale recita che gli sfidanti devono essere di "carne e sangue, per far sì che uno viva e l'altro muoia".

Il suo mastino portò una capra con un pugnale e Asmodeo recise di netto la carotide dell'animale. Il sangue venne raccolto in una ciotola e il Demone intinse la mano per portarsela sul volto. Assaggiò il sapore di quella bestia innocente e le vene gli si infiammarono di nuova vita. Strinse di più la sua mazza, in quel momento pronto a vincere. Lo doveva fare.

I tamburi di guerra rimbombavano nella sala del Trono e la tensione si palpava sottopelle. Non era abituato al corpo di carne, riusciva a sentire tutto. Il suo sangue caldo vibrava all'unisono con le grida dei demoni. Essere senza corna gli rendeva difficile l'equilibrio, ma era uno svantaggio comune al suo avversario. Prese un profondo respiro e sentì il petto gonfiarsi. Mentre i due sfidanti giravano in tondo per studiarsi, gli occhi di Asmodeo, rossi come il sangue, si persero di nuovo in quelli di Lilith. Erano forse bagnati?

«Fossi in te, non mi distrarrei, fratello!», gli occhi glaciali con un balzo gli furono addosso dando il via alla battaglia.

Il mazzafrusto di Lucifero fendé l'aria e Asmodeo riuscì a schivarlo per un soffio prima che causasse un cratere senza fondo sul marmo. Se non si fosse spostato in tempo, sarebbe divenuto cenere. Prese poi la rincorsa, pronto ad attaccare e i due fra colpi e mazzate si sfioravano appena.

Dopo un tempo indefinito, quando pareva che nessuno dei due potesse prevalere sull'altro, Asmodeo riuscì ad affondare la mazza chiodata sulla spalla del suo rivale costringendo Satana ad arretrare con forza per scrollarsela. Con una mano premette sulle innumerevoli ferite da cui usciva un fiume di sangue che si univa scorrendo liberamente sulla gamba. In breve tempo, il pavimento si ricoprì del liquido di Lucifero, mentre un vociare persistente si apriva tra la folla. Acclamazioni e scontento si contrastavano in una nuova musica di battaglia.

«Lo devo ammettere, Asmodeo, non sei rimasto un rammollito d'ossa com'eri un tempo.»

Satana, nonostante la gravità delle lacerazioni, non aveva perso un grammo di altezzosità. Era affannato, proprio come Asmodeo, entrambi disabituati a indossare quei corpi stancabili, ma non mostrava il minimo accenno di cedimento. Si avvicinò al cerchio, dove stava la sua schiera di sostenitori, come a voler mostrare loro che non era finito, che la vittoria era ancora sua nonostante il lago cremisi che portava con sé.

«Sicuro di farcela, Luci? Mi appari spossato. Magari hai solo bisogno di stenderti in un letto comodo, invece di sedere su quel trono spigoloso», ghignò Asmodeo stringendo la mazza, pronto a non farsi scappare l'occasione di finirlo.

«Io mi chiamo Satana!», tuonò il suo rivale. I muri tremarono e ogni demone nella sala portò le mani alle orecchie e si strinse su sé stesso dolente. Satana gettò a terra il suo mazzafrusto e partì all'attacco stringendo i pugni. «Con questo colpo, tu morirai. La tua ora è giunta, fratello! Perisci!»

Asmodeo per un millesimo di secondo, quel tanto che bastò, rimase confuso. Non poteva attaccare qualcuno disarmato. Perché mai aveva compiuto un gesto simile?

Accadde tutto rapidamente, troppo rapidamente. Udì solo il rumore delle carni lacerate da parte a parte. Sentì il calore del sangue scorrere sulla sua pelle. L'aria arrivava a fatica ai polmoni. Tossì quando sentì il gusto metallico in bocca, sporcando il viso del suo aggressore di macchie rossastre. Una impregnò i denti di Lucifero, che aveva la bocca contorta in un sorriso empio.

Asmodeo spostò lo sguardo sul petto. Lì dove vi era il suo cuore pulsante di umano, un pezzo di corna, le sue corna, era conficcato, premuto dalla mano di chi aveva amato. Il suo punto debole, il suo unico punto debole l'aveva tradito. Non sarebbe mai più rinato se ucciso con la sua stessa cartilagine.

«Forse credevi che in questi anni io fossi rimasto con le mani in mano. Ma vedi, fratellino, io a differenza tua sono sempre pronto a tutto per vincere», Lucifero spinse ancora, fino a sollevare il corpo di Asmodeo come fosse un fuscello. «Questa l'ho tagliata appena abbiamo deciso di creare Pandæmonium insieme. Questo Regno è e sarà per sempre mio, tu non hai il fegato nemmeno per tentare di uccidermi, figurarsi governare qui. Ora muori guardando me che vivo con la consapevolezza che vivrò in eterno. Addio, fratellino

Le forze lo abbandonarono mentre Lucifero lo lasciò cadere a terra. L'ultimo suono che udì prima di spirare l'ultimo respiro era la folla che acclamava a gran nome Satana e i versi dei segugi, che sarebbero dovuti diventare suoi, latrare in segno di resa.

Lilith sentiva la paura e una punta di dissenso verso sé stessa. Ancora una volta aveva lasciato il fardello dei suoi desideri in altre mani.

Incrociò lo sguardo di Asmodeo, pronto a morire per un sogno non solo suo. Quante volte era già stata delusa dal genere maschile! E ancora si ostinava a elargire fiducia.

Adamo... quel traditore! Lilith era stata scelta per essere la prima donna al mondo, ma la sua colpa era di voler essere al pari di un uomo. Lei non voleva essere schiava di nessuno e benché meno di un primitivo con la foglia di fico a mo 'di mutanda.

Adamo era stato chiaro fin dal principio: «Tu non sei nata per stare sopra di me, come io non sono nato per stare sotto di te. Tu devi giacere sotto di me, questo è il tuo destino.»

Portò di nuovo alla realtà l'attenzione e incrociò ancora gli occhi di Asmodeo, poco prima che la battaglia cominciasse. Si schernivano spesso, loro due, ma quell'ossuto scheletrino non voleva stare sopra di lei perché donna, voleva stare sopra di lei per ambizione. Ciò le bastò per aprire uno spiraglio di speranza, il passato non si sarebbe ripetuto, non poteva accadere.

A quel tempo era stata sostituita ed esiliata come fosse un parassita, relegata nel posto più infimo della terra nelle coste del Mar Rosso. Solo morte, carestia e pestilenze aleggiavano in quelle oscure terre. Non vi erano alberi, fiori o frutti come nell'Eden, ma solo polvere e disperazione. Più passava il tempo e più il suo cuore si avvizziva. Lilith sentiva solo odio. Non riusciva a provare null'altro.

Aveva passato anni in quel gelido posto a lottare per la sopravvivenza, a patire la fame e la solitudine, fino a quando non aveva trovato Lucifero. Era riverso al suolo col viso immerso nella polvere e la schiena lacerata da due enormi solchi da cui fuoriusciva copioso sangue. Avrebbe potuto ucciderlo e nutrirsene, ma si fece incantare dalla sua voce suadente e dalla sua carne volubile. Le raccontò di essere un angelo caduto, che le sue ali gli erano state strappate perché voleva il potere e la libertà. Sognava di governare un regno senza regole né costrizioni, un posto in cui commettere anche le più terribili efferatezze.

Si era presa cura di lui con la promessa che un giorno l'avrebbe portata alla gloria poggiandole sulla testa una corona. Era stato il primo uomo con cui si era beata dei piaceri carnali. Le sue carezze, allora, erano in grado di scaldare quel poco che rimaneva della sua anima, bastava un suo sguardo per farla sentire unica al mondo. Aveva cominciato a crederci davvero, era un ottimo menzognere, Lucifero.

Lo vide fendere il suo mazzafrusto contro Asmodeo e ogni colpo la faceva sussultare. Per quale vita temeva?

Ricordava ancora quando era scappato via, e tutto quel sogno si era infranto. Il giorno in cui aveva abbandonato Lilith, aveva rotto quel poco che era rimasto intatto in lei. Il suo cuore era diventato nero come la pece e le sue urla, pregne di dolore, erano diventate pura tempesta. Aveva riversato la sua ira sul mondo, acquistando potere. La terra calpestata dai suoi piedi diveniva arida come il deserto, interi villaggi spazzati via con un solo sussurro, e gli uomini impazzivano solo incrociando il suo sguardo.

Il dolore in quel momento parve trapassarle il petto, proprio come fosse appena successo. Portò una mano sul cuore mentre tornava alla realtà e si accorse che nella sala era calato un silenzio tetro. L'unico rumore udibile era un regolare cadere di gocce sul marmo.

Sollevò lo sguardo e vide il corpo di Asmodeo a terra in una posizione innaturale, abbracciato da una pozza di sangue.

Senza pensarci neanche un secondo si fece strada tra la folla delirante che la separava dal cerchio di fuoco, e fece l'affronto che mai aveva osato neanche immaginare: presa dall'ira crescente si scagliò contro Satana.

Sorreggendo il corpo di Asmodeo con un braccio, approfittando della distrazione di Lucifero — preso dalla gloria della vittoria — Lilith lo colpì con tutte le sue forze. Le tenebre uscirono dal petto della Madre dei Demoni: lampi neri scagliarono il corpo di Lucifero dalla parte opposta della sala e la folla si aprì per evitare quella carne come fosse infetta.

L'impatto del corpo di Satana contro il marmo della sala del Trono fu talmente forte da scuotere il terreno, tutti i presenti rimasero pietrificati. Nessuno aveva mai osato torcere un capello a Satana.

Lilith si chinò su Asmodeo, incurante di ciò che stava accadendo intorno. Sentiva tra le mani l'anima scivolare pian piano: stava morendo e con lui anche la promessa. Emise un urlo carico di rabbia che creò un'onda d'urto tale da innalzare i detriti e creare crepe su tutta Pandæmonium.

«No! Non mancherai anche tu alla promessa fatta, mucchietto di ossa!», tuonò Lilith.

Si portò di scatto la mano al petto scavando con le unghie affilate. Rivoli di sangue bluastro cominciarono a uscire dal suo torace, dove era riuscita a infilare tutta la mano. Tirò fuori un pezzo nero e raggrinzito dal suo petto e lo mise con forza in quello di Asmodeo.

Il cerchio si dissolse, un corvo si librò in volo e appena toccò la spalla di Lilith, lì dove un attimo prima due cuori si erano uniti, il nulla.




Bentornati, piccoli roditori!

Anche questa volta, tagghiamo Gomez miryel Addams che con il suo prompt per 4SDP delle Sfide dell'Angolo ci ha ispirato per raccontare un altro pezzo della nostra storia.

Dopo tutto questo svelare, ho proprio bisogno di banchettare. Sicuramente il mio personale Segugio Infernale, Cagnaccio_Infernale, vorrà compagnia. 

Ricordate di chiudere a chiave la porta delle vostre dimore stanotte, ci divertiamo di più con qualche ostacolo.

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