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Prologo

Si pensano cose davvero bizzarre mentre la vita scivola via, lontano da te.
E tu, piccolo uomo, che t'affanni e la rincorri senza raggiungerla mai.
Che pena mi fai...



Dovrei proprio decidermi a tagliarli...

I miei lunghi capelli scuri come le tenebre continuavano a cadermi sul volto, infastidendomi enormemente.

Sbuffai, cercando di scacciare quei fili d'oscurità dai miei occhi, ma senza esito.

Stavo per morire, forse avrei dovuto concentrarmi maggiormente su colui che stava per darmi il colpo di grazia, ma non era un comportamento in cui mi rispecchiavo.

In un altro momento avrei reagito, avrei mollato un pugno alla cosa più vicina a me ed avrei scaricato tutta la rabbia che avevo in corpo.

E ne avevo davvero molta.

Ma davanti a me si estendeva un'enorme voragine, dove una volta sorgeva il villaggio del mio Clan ora si vedevano solamente macerie e morti.

Quasi nulla era sopravvissuto: i Maestri, le Sentinelle e persino lo Sciamano erano stati sconfitti, schiacciati dall'enorme potere dei nemici.

I pochi che potevano ancora respirare stavano per assistere ad uno spettacolo che non accadava da molti anni; non sapevo se reputarli fortunati o sfortunati, dopotutto anche il loro destino era segnato.

Dolore si stagliava di fronte a me; i capelli rosso sangue erano scompigliati ed impolverati, l'orecchino d'oro brillava sinistramente sotto la luce del sole morente, gli occhi scuri erano privi di qualsiasi emozione.

Non che mi aspettassi empatia od altro.

Non da lui, almeno.

Dolore era solamente una mera copia, un riflesso del mio vero nemico, che non aveva voluto esporsi in prima persona nella battaglia cruenta e sanguinosa che era avvenuta solo qualche ora fa.

Tutte le persone che ero arrivata a considerare amici, giacevano scompostamente sulla nuda terra, morti ed esangui, la loro anima era stata strappata via da Angoscia, un altro riflesso privo di volontà.

Sospirai, stanca e disgustata dalla mia vita: tanta brava gente si era sacrificata per me ed io mi odiavo per quello.

Un improvvisa staffilata di dolore mi mozzo' il fiato, mi ero dimenticata dei pugnali che mi trafiggevano le mani, inchiodandomi alla roccia.

Provai a muovere le dita e scoprii stranamente di poterlo fare, probabilmente i nervi non erano stati lesionati.

Non che questo facesse una gran differenza.

Ormai la mia fine era giunta e sinceramente non né potevo più di combattere, volevo solo che finisse.

Ma Nadja non era d'accordo con me e lo dimostrò.

La sua snella figura sbuco' dalle macerie alla mia sinistra: come al solito era splendida, coi capelli biondi sciolti e selvaggi sembrava una Sentinella a tutti gli effetti. La divisa nera da allieva dell'Accademia era lacera e sporca, la fusciacca verde incrostata di sangue ormai secco, sul volto trasfigurato dalla determinazione c'erano diversi graffi sanguinanti, ma i suoi occhi chiari brillavano di tenacia e forza.

Non avrebbe mollato.

Mai.

《Perché ti affanni tanto per una come lei?》chiese Dolore con voce atona, quasi indifferente.

Poi schivo' con una facilità disarmante l'attacco rabbioso di Nadja, ma lei non si abbatte', anzi si scagliò nuovamente contro il nemico.

《È mia amica》gli spiegò Nadja col respiro mozzato; era stanca, non sarebbe durata ancora molto.

Il combattimento fu bizzarro: la mia amica tartassava Dolore con pugni e calci che avrebbero messo k.o. qualsiasi altro a persona, ma non lui.

Il ragazzo dai capelli rossi schivava tutti gli attacchi facilmente, spostandosi di quei pochi, ma fondamentali centimetri, almeno finché non si stanco'.

《Scappa! Mettiti al sicuro!》gridai così forte da ferirmi la gola.

Strattonai le braccia per cercare di liberarmi, ma mi feci solamente del male.

Dolore si mise una mano dietro la schiena ed evoco' una lancia dalla lama lucente; aspetto' immobile che Nadja si avvicinasse, cosa che lei fece con la furia negli occhi, e poi colpì.

Bastò un solo affondo e vidi la lama trapassare il petto della mia prima amica, fuoriuscendo malignamente dalla sua schiena.

Sul volto di Nadja apparve la sorpresa più totale; non si aspettava un colpo del genere, dopotutto lei era un'ottima combattente, puntava sempre alla vittoria.

La vista mi si appanno' mentre grosse lacrime salate mi scendevano lungo il volto sporco e graffiato.

《NADJAAA!!!》

Il mio grido disumano risuono' nella vallata distrutta, ma purtroppo la mia amica non poteva più rispondermi.

Nei suoi occhi chiari la morte aveva già messo radici, ancor prima di toccar terra la sua anima aveva abbandonato l'involucro che era il suo corpo.

《Se non hai conosciuto il dolore vero, non puoi affermare di aver vissuto》sentenzio' Dolore con voce monocorde.

Come si permetteva?!

Secondo quella brutta copia io non avevo conosciuto il "dolore vero"?

Fin da quando avevo memoria, le persone del mio stesso Clan mi avevano emarginata, non mi avevano mai considerata, anzi mi trattavano come un'appestata tanto da non voler neppure guardare nella mia direzione.

Come poteva dire una cosa del genere proprio a me?

La rabbia, una furia cieca ed indomabile, iniziò ad invadere il mio corpo, riscaldandomi.

Percepii le unghie allungarsi mentre una forza primordiale premeva sulla mia coscienza per inghiottirmi nell'oscurità; in un atto estremo chiusi gli occhi, mordendomi le labbra fino a farmi uscire sangue, ma neppure tutta la concentrazione del mondo avrebbe potuto salvarmi.

Nadja era morta.

Per colpa mia.

Quello era un fatto indiscutibile.

《Torniamo a noi...》L'odiosa voce di Dolore risuono' nella vallata distrutta, i pochi superstiti ci guardarono in attesa dell'ultimo atto.

《Perché?》

Parlare mi costava una fatica immensa, era come camminare in una palude, uno sforzo difficile e sovrumano.

Sul mento sentivo il sangue raccogliersi in lacrime rosse prima di cadere a terra, sporcando la nuda roccia ai piedi.

《Per costruire un nuovo mondo quello vecchio deve scomparire.》

Stranamente Dolore mi rispose prima di avvicinarsi a passi lenti e sicuri, brandendo nella mano destra la lancia dalla lama rossa del sangue di Nadja.

《E speri che liberando la Bestia tutto si sistemi?》chiesi a mezza voce.

Faticavo a rimanere lucida e presente, eppure dovevo resistere, dovevo liberarmi altrimenti sarebbe stata la fine.

《Sei solo un mezzo per raggiungere uno scopo.》

Dolore si posiziono' di fronte a me, il volto impassibile mentre stendeva il braccio armato all'indietro.

《Non... farlo...》

Era inutile chiedere pietà ad un essere senz'anima come lui, lo sapevo, ma le mie possibilità di sopravvivere erano praticamente nulle.

Senza mutare espressione, fece scattare il braccio e subito un dolore senza pari si diffuse in me: Dolore mi aveva affondato la lancia nello stomaco, esattamente dove si trovava il Sigillo che tratteneva la Bestia.

I miei occhi si rovesciarono all'indietro, la mia coscienza fu risucchiata nell'oblio, la mia anima fu lacerata da artigli scarlatti mentre la Bestia esplodeva in tutta la sua potenza.

Chi ci salverà ora?

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