Capitolo 3.9
Sentivo qualcosa di freddo ed umido colarmi dalla fronte, irritandomi.
Cercai di alzare una mano per asciugarmi il volto, ma non riuscivo a muoverla: era come imprigionata, in una gabbia calda e sicura.
《Kira...?》Una voce stanca e speranzosa chiamò il mio nome, facendolo suonare come una domanda.
Tentai di rispondere, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono: allora, cercai di aprire gli occhi, senza, però, riuscirci.
《Aspetta... Te la tolgo...》E subito percepii la mano destra libera e fredda mentre il possessore della voce affaticata mi levava dal volto il panno umido.《Ora va meglio?》
Mi passai la mano sul viso, asciugandolo e stropicciandomi gli occhi per poi riaprirli.
La prima cosa che vidi fu un uomo: aveva capelli castani con un ciuffo bianco candido, una lunga cicatrice gli divideva il volto a metà, una barba incolta che gli conferiva un'aria trasandata e due occhi scuri che mi scrutavano apprensivi.
Io lo conoscevo quell'uomo.
Lo conoscevo molto bene, ma...
《Maestro... Ike... Lei... Io l'ho
vista...》balbettai confusa.
Doveva essere un sogno: non poteva essere altrimenti visto che lui
era...
《Sto bene. Ora che ti sei svegliata sto decisamente bene...》disse in tono sollevato, come finalmente si fosse tolto un grosso fardello dalle spalle.《Lo so cos'hai visto. Ero morto...》rabbrividì leggermente al ricordo.《Ma tu... Quando hai liberato la Furia, sei riuscita a... Come posso spiegarti... A "sistemare le cose", diciamo così...》
Io continuavo a guardarlo allibita senza quasi ascoltare quello che mi stava raccontando.
Era vivo.
Parlava, respirava, gesticolava...
Lui era...
《Vivo! Lei è vivo!》esclamai prima di gettargli le braccia al collo, stritolandolo in un abbraccio.
Provavo dolore in ogni parte del corpo, ma era il mio ultimo pensiero: m'interessava solamente toccare con mano il miracolo che mi stava accanto.
Dopo una piccola incertezza, il Maestro Ike ricambio' il mio abbraccio, una rarità per me, stringendomi piano, come se avesse paura di farmi di male.
《Ed è solo grazie a te...》mi spiegò lui quando si scosto' da me.
Era seduto su una scomoda sedia in legno mentre io mi trovavo sopra un comodo letto dalle lenzuola gialline.
《In che senso? E, comunque, dove siamo?》gli domandai sempre più confusa.《E perché si è tinto i capelli?》Non so come mai, ma il mio sguardo continuava a posarsi lì, sul suo ciuffo bianco nuovo di zecca.
Il Maestro Ike mi spiazzo' scoppiando in una grassa risata, da cui si percepiva il suo enorme sollievo, ma anche del nervosismo in sottofondo.
《Ragazza mia! Bentornata!》
Il suo entusiasmo era sconcertante: solitamente era un tipo abbastanza riservato e tranquillo, una solida roccia a cui appoggiarsi.
Mentre ora...
Pareva un ragazzino tanto era felice.
《Risponderò a tutte le tue domande, ma prima... Come ti senti?》
Capii dal suo sguardo attento che la domanda era importante, di un'importanza quasi vitale. Quindi riflettei a fondo prima di rispondergli: stavo bene, a parte i vari dolori disseminati per tutto il corpo.
《Sono un po' frastornata e mi fanno male parti che non credevo potessero fare così male, ma per il resto...》
Scrollai le spalle, con noncuranza e, in quel momento, l'occhio mi cadde sui polsi, entrambi bendati. Alzai un dito e lo passai lentamente sulla fascia bianca mentre mi tornavano in mente tutti gli avvenimenti delle ultime ore.
Poi una mano più grande della mia mi prese il dito tremante, coprendo le ferite alla mia vista.
《Kira...》mi richiamò il Maestro, facendomi sollevare lo sguardo《Ti devo la vita. Se tu non avessi usato il Lupo, probabilmente non saremmo qui ora. Sono così orgoglioso di
te...》
《Non è vero...》Anche se avevo solo mormorato quelle parole lui le sentì e si bloccò.《Lei era ferito, ma ha continuato a combattere. È lei quello coraggioso, l'eroe della situazione... Quando ho assistito alla sua... morte... io mi sono sentita lacerata, invasa da un dolore troppo grande da sopportare. Volevo vendetta, volevo sangue. E ho liberato il Lupo. Volontariamente.》
Abbassai lo sguardo piena di vergogna e disgusto per la mia debolezza. Ma quello che avevo detto era la pura e semplice verità: volevo far male ad Aya, volevo vederla sanguinare, volevo che provasse il mio stesso dolore.
Volevo ucciderla.
《Sai, Kira, sono le scelte che determinano la persona che siamo e, soprattutto, quella che vogliamo diventare. Nonostante il dolore che provavi, sei riuscita a sigillare lo Spirito del Lupo Vendicativo, fermandoti in tempo. Aya è viva, Leif è vivo... Io sono vivo... Che tu lo voglia o no, hai salvato l'intero Clan della Sabbia. Hai anche distrutto la Furia del Fennec del Deserto,
ma... Non si può avere tutto dalla vita, no?》La voce del Maestro Ike era priva di biasimo e rimprovero, anzi, era pacata come al solito, come se non avessi quasi distrutto il mondo.
《Io... io...》Non sapevo come ribattere mentre il nodo che avevo in gola minacciava di sopraffarmi.
《Tu sei un'ottima persona, ma, come ogni essere umano, ogni tanto le tue scelte si riveleranno azzardate o sbagliate. Ma non oggi. Oggi sei stata magnifica e ti meriti i ringraziamenti miei e del Clan della Sabbia.》Mi strinse le spalle con un braccio e mi diede un leggere bacio sulla tempia prima di alzarsi.《Ora riposati mentre io vado a prenderti qualcosa da mangiare e avverto gli altri che ti sei svegliata.》
Il lieve rumore di una porta chiusa mi fece capire che ero sola, cosa che, in quel momento, non mi piaceva per nulla, ma avevo bisogno di due minuti in solitudine.
Ne avevo un disperato bisogno.
Lentamente le lacrime che avevo trattenuto davanti al Maestro Ike fecero capolino e scivolarono silenziose sul mio viso, bagnandolo. Sollevai le gambe e me le strinsi al petto per poi nascondere il volto fra le mani.
Il Maestro era troppo buono e indulgente, quando lo Sciamano fosse venuto a conoscenza di quel fatto, della liberazione del Lupo, mi avrebbe fatta incarcerare per salvaguardare la sicurezza del villaggio. E, sinceramente, non me la sentivo di biasimarlo: non avevo scusanti per il mio comportamento avventato, non avevo agito come una Sentinella, ma come una ragazza arrabbiata e sofferente.
Mi vergognavo enormemente, anche se il Maestro Ike mi aveva rassicurata, io non mi sarei mai perdonata.
Però, c'era una cosa che non avevo capito.
Chi sono "gli altri"?
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