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Capitolo 3.8

Aprii gli occhi di colpo e divenni consapevole di tante, troppe, cose tutte assieme, che mi fecero quasi barcollare.

L'aria era carica di elettricità e tensione, ci trovavamo in mezzo ad un cratere, probabilmente causato dallo scontro, le case vicine a noi erano state rase al suolo e la sabbia si era raccolta in piccolo mucchietti accanto ai muri rovinati degli edifici come se gli abitanti volessero proteggere il villaggio da noi.

Il mio naso ipersensibile capto' principalmente odore di sangue e morte, ma in sottofondo percepii anche la paura, sua e mia.

Puntai i miei occhi brillanti nei suoi bianchi e lucenti.

《È ora di finirla...》La voce mi usciva stentata e roca a causa della continua lotta che dovevo sostenere col Lupo.

Mi hai dato carta bianca, ricordi?》pronunciò lui con la mia stessa voce affaticata.

Poggiai la mano destra sulla tempia, in un vano di tentativo di alleviare il feroce mal di testa che stava martellando il mio povero cervello.

L'altra mano era decisamente impegnata.

Infatti stringeva il fragile collo di Aya mentre gli artigli scuri, che avevo al posto delle unghie, perforavano la sua tenera carne.

Anche lei come me era costellata di graffi e lividi, ma, al contrario di me, aveva numerose ossa rotte: notai, infatti, il braccio destro immobile lungo il fianco mentre, dalle gambe, vidi spuntare il chiarore dell'osso fra il rosso del sangue.

Ho fatto un bel lavoro, vero? Ora lasciami finire...》continuò il Lupo, cercando di convincermi a farmi da parte un'altra volta.

《Non puoi... Ora... Devi
ritirarti...》

Man mano che parlavo percepivo la presa del Lupo farsi più debole, ma lui non era ancora pronto a lasciarmi: voleva continuare a massacrare Aya per poi passare alla distruzione degli altri Clan.

Lei ha ucciso il tuo mentore, l'unica persona che amavi è morta. Non vuoi vendicarti? Preferisci che lei continui ad uccidere innocenti?

Probabilmente le sue parole sarebbero state più convincenti se io non avessi visto il Maestro Ike in sogno: il suo discorso era così facile da assecondare come la sua brama di sangue, era semplice lasciarsi andare alla sete di vendetta, ma...

Avevo fatto una promessa.

Dovevo sigillare nuovamente il Lupo.

Le parole del Maestro Ike continuavano a rincorrersi nella mia mente mentre il calore del suo abbraccio mi riscaldava il corpo, gelido di violenza repressa.

《No. Non voglio intraprendere il sentiero oscuro della vendetta. Aya, ormai, non rappresenta più un pericolo quindi non vedo la necessità di ucciderla.》

Mentre parlavo al mio eterno ospite, gli occhi bianchi della ragazza mi scrutavano sospettosi e mi sfuggì un sommesso ringhio di avvertimento.

Te ne pentirai... Quando i tempi saranno maturi non dovrò più sottomettermi a te... Sarò libero ed il mondo diverrà rosso sangue...

Improvvisamente lo Spirito del Lupo Vendicativo svanì: artigli e zanne si ritrassero così come l'istinto di uccidere e rimanemmo solamente io, Aya ed un'enorme spossatezza.

《Lui l'aveva detto... Che saresti arrivata... Ma non...》La voce della giovane ragazza che tenevo ancora per il collo era sconosciuta, ma familiare allo stesso tempo.

《Lui chi? Hai un complice?》l'incalzai, combattendo contro la stanchezza che mi aveva attaccato all'improvviso.

Non avevo ancora mosso un dito, tenevo stretto il collo di Aya mentre i suoi piedi annaspavano in cerca in un appiglio. I suoi occhi possedevano ancora quel bagliore bianco e lucente quindi la Furia non era scomparsa, anzi si agitava inquieta nel suo corpo spezzato.

《Sconosciuto... Non... Complici... Io volevo... Salvare... Clan...》La voce della ragazza si faceva sempre più flebile man mano che il sangue, e la vita, uscivano dal suo corpo.

Molto probabilmente avrei dovuto mollare la presa, ma non sapevo cosa fare. Se l'avessi lasciata, la Furia si sarebbe ripresa e mi avrebbe attaccato nuovamente; d'altra parte se non prendevo una decisione, la mia incertezza l'avrebbe uccisa.

Non avevo tempo di escogitare una strategia.

Non avevo tempo di stendere un piano.

Non avevo tempo di fare nulla.

Nemmeno di pensare.

Potevo solamente agire e sperare di aver preso la decisione giusta.

《Capisco...》 Lentamente abbassai il braccio, portando il corpo, praticamente inerte, di Aya di fronte a me.

《Cosa... Fai...》sussurro' quando i suoi occhi bianchi si persero nei miei verdi e brillanti di forza.

《Non preoccuparti...》cercai di rassicurarla, ma probabilmente non mi riuscì particolarmente bene perché continuava a tremare, anche se cercava di non darlo a vedere.
《Non voglio ucciderti. Voglio solo...》

Volevo farle capire il mio pensiero, il mio punto di vista, ma non trovavo le parole adatte, quelle giuste. Alla fine ci rinunciai e andai avanti col mio proposito: avvicinai il mio volto al suo così da tanto da mischiare i nostri respiri.

《Abbi fiducia...》

Poi appoggiai le mie labbra alle sue, senza alcun intento amoroso: il mio scopo era quello di estirpare la Furia del Fennec del Deserto dal suo corpo senza ucciderla.

In quel momento preciso, stavo seguendo un'ispirazione che non capivo neppure io da dove proveniva, ma sapevo che stavo facendo la cosa giusta.

Lentamente dalle sue labbra uscì un soffio bianco e lucente che mi trasmetteva calore e pace: più il suo respiro entrava in me più dai suoi occhi si spegneva quel luccichio a cui mi ero abituata, facendoli ritornare del loro colore naturale.

Quando finalmente la Furia lasciò il suo corpo esauto e martoriato, adagiai Aya a terra con molta delicatezza, non volevo arrecarle altro dolore, oltre a quello che già le avevo causato.

La sorella di Leif emise un flebile mugolio prima di sprofondare nell'incoscienza.

E ora?

Cosa credi di fare?

Vuoi usare la Furia contro di me?

Quasi mi venne da ridere nell'ascoltare le macchinazioni del Lupo: peccato che avesse toppato in pieno.

《La Furia del Fennec del Deserto è lo spirito protettore del Clan della Sabbia》gli spiegai, allontandomi leggermente da Aya e portandomi al centro esatto del villaggio.《È ora che svolga il suo compito...》

Stranamente il Lupo rimase in silenzio: forse non aveva realizzato appieno le mie intenzioni.

Mi portai il polso sinistro alla bocca e lo morsicai con forza, tranciando carne e vene, poi feci lo stesso col polso destro.

Lentamente, quasi con timore, dalle ferite fresche, sgorgo' un liquido pallido e lucente.

Ma cosa...?

Sei una stupida!

Quando sarò libero, io...

《Ma stai zitto!》brontolai al Lupo mentre la vista mi si appannava e le gambe iniziavano a cedere.《Tu non puoi capire... Questo... È il mio modo... di fare...》

... Giustizia...

Mi sentii precipitare in un baratro scuro, ma non ebbi alcuna paura.

Avevo fatto la scelta giusta.

Ne ero più che certa.

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