Lo guardai aspettando spiegazioni che solo il Maestro poteva darmi, ma non parlò per quella che mi parve un'eternità.

《Il nostro Servizio Informazioni aveva ragione: Aya ha perso il controllo. Ora è posseduta dalla Furia del Fennec del Deserto》disse in tono mesto.《Anche se il suo comportamento è decisamente strano...》aggiunse, confondendomi ancor di più.

《In che senso?》gli chiesi mentre c'incamminavamo verso la piazza centrale.

Dovevo sapere più cose possibile su di lei prima di affrontarla.

Il Maestro Ike mi diede una lunga occhiata prima di rispondermi.《Lo Spirito che è racchiuso in te è una forza primordiale, indomabile e violenta. La Furia, invece, è il Protettore del Clan della Sabbia, uno spirito che si fa carne solo quando i tempo sono bui ed il male avanza. Fondamentalmente è buono, preposto alla difesa degli innocenti》mi spiegò lui, sottolineando le sue parole con gesti secchi.《È per questo che non capisco come mai ha fatto questo...》aggiunse, alludendo al genocidio che ci circondava.

Ora il quadro si faceva più complicato: se la Furia era davvero uno spirito Protettore, cosa poteva essere successo di così destabilizzante da averle fatto perdere di vista il suo scopo originario?

Scrollai le spalle: dovevo accantonare dubbi e domande per un altro momento perché, ancora pochi passi, e saremmo arrivati in piazza.

Devi liberarmi...

Quella voce oscura e tentatrice continuava a sussurrare la stessa, identica frase come una preghiera, che, però, io non volevo accogliere.

《Kira... Kira!》La voce profonda del Maestro mi riportò bruscamente alla realtà.《Stai bene?》

Stavo iniziando a stufarmi di sentirgli dire quelle due maledette parole.

《Sto benissimo》gli risposi a denti stretti, la voce leggermente alterata a causa dei canini lievemente allungati.

Di colpo il Maestro Ike si materializzo' di fronte a me e mise le sue mani sulle mie spalle.

《Non è vero! Non stai per niente bene e io non posso lasciarti combattere in queste condizioni!》disse severo lui, la voce vibrante di autorità, le dita affondavano nella mia carne sottolineando le sue parole.《Me la vedrò io con la Furia》

《No! Non la lascerò andare a morire!》mi ribellai, scostandomi con forza da lui.

Non potevo permettere che facesse una cosa del genere: Aya l'avrebbe ucciso.

Per quanto avessi piena fiducia nelle capacità del mio Maestro, in cuor mio, sapevo, io lo sapevo, che la Furia non sarebbe stata sconfitta da lui.

Soltanto io e il mio Lupo potevamo farcela.

《Mi dispiace...》mormorò il Maestro Ike prima di colpirmi con forza al collo.

L'ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi furono i suoi occhi amorevoli e determinati.

Lei era arrabbiata, percepivo la sua irritazione sulla pelle, come se un migliaio di formiche mi camminassero sul corpo.

Mi aspettava, ma io non mi ero presentata.

Al mio posto si era trovata davanti ad un uomo dal volto sfregiato e l'aura potente.

Beh...

Poteva essere uno spuntino in previsione del mio arrivo...

Il combattimento era stato cruento e sanguinoso, ma, nonostante la sua forza, la Furia non era riuscita a piegare quell'uomo dall'identità sconosciuta.

Aveva diverse costole rotte, oltre al polso, e il corpo era costellato di lividi e graffi che stillavano liquido scarlatto, ma i suoi occhi...

Quelle pietre castane, calde e determinate, vibravano di forza e vita: lui non si sarebbe mai rassegnato.

Avrebbe combattuto fino alla morte.

La ragazza dagli occhi bianchi e lucenti sorrise, deliziata dalla sfida rappresentata da quell'uomo.

Mentre si apprestava ad attaccare, quasi si rammarico' di doverlo uccidere, ma, dopotutto, non era lui il suo avversario.

《Maestro!!》gridai in preda al panico.

Il cuore mi schizzo' fuori dal petto mentre i miei occhi si spalancarono, tornando di colpo alla realtà.

No...

Non è possibile...

Mi passai una mano sul viso, cercando di calmarmi, ma senza ottenere grandi risultati.

Ero seduta a terra, con la schiena sudata, appoggiata alla calda roccia, che costitutiva il muro portante della casa di qualche sconosciuto, il mio corpo era scosso da tremori e spasmi, un po' causati dallo shock, un po' dalla malattia che avanzava impietosa.

《È... morto...》sussurrai, la voce spezzata da un immenso dolore, gli occhi umidi di lacrime non versate.

Devi liberarmi...

Ancora quelle maledette parole.
Mi presi la testa fra le mani e gridai a lungo fino a graffiarmi la gola.

Urlai la mia sofferenza.

Urlai la mia impotenza.

Urlai la mia rabbia.

Urlai la mia vendetta.

Percepii i muscoli gonfiarsi sotto pelle, il cuore pompare più velocemente, spaccandomi quasi le costole, le unghie allungarsi ed indurirsi, i denti farsi più aguzzi, tanto da graffiarmi le labbra.

Il sapore del sangue invase la mia bocca e il mio cuore cantò, ebbro di felicità: quel gusto inebriante e proibito pervadeva il mio corpo, che ribolliva di furia repressa.

Avrai la tua vendetta...

Lasciami libero...

Volevo assecondare quel sussurro oscuro e così deliziosamente giusto...

Riaprii lentamente gli occhi, verdi e brillanti di una nuova luce, che celavano un'altra personalità, oltre la mia, così sofferente e rabbiosa.

Aprii e chiusi le mani varie volte, per saggiarne la nuova potenza, poi decisi di alzarmi da terra, ma lo feci lentamente, credendo di essere ancora debole, ma...

Mi sentii benissimo, non avevo più alcun dolore né sintomo: pareva che la malattia fosse scomparsa, svanita nel nulla.

Un odore metallico colpì le mie sensibili narici: sangue fresco.

È quello di...

Non riuscivo a pensare al suo nome: non potevo concepire la sua morte.

Vendicalo...

Lui era tutto per te...

Lei te l'ha strappato via...

Stavo camminando sull'orlo di un baratro oscuro, se mi fossi buttata non avrei avuto modo di tornare indietro.

Dovevo fare una scelta.

Forse sarebbe stata quella giusta.

Forse quella sbagliata, ma...

Sarebbe stata quella definitiva.

《Non crucciarti, mortale... Hai fatto l'unica scelta possibile...》